domenica, aprile 27, 2008

Come le migliori intenzioni possono fare grossi danni: il caso della filiera lunga dei biocombustibili



Burocrazia e incompetenza messe insieme possono fare danni immensi. Su questo punto, mi è sempre rimasta in mente una nota che aveva scritto James Gordon nel suo libro "La nuova scienza dei materiali resistenti". Gordon descriveva le leggi che regolavano la tassazione dei trasporti navali in Inghilterra e notava che a un certo punto queste leggi avevano fatto si che si costruissero navi che avevano forme della stiva adatte a minimizzare le tasse ma inadatte a tenere il mare.

Questa storia mi è ritornata in mente qualche giorno fa quando ho sentito una conferenza di Gianni Tamino sulla questione dei biocombustibili. Tamino ha raccontato delle tantissime iniziative per nuove centrali elettriche a biomassa in Italia. Ebbene, nessuna di queste centrali si farebbe se non fosse per il supporto finanziario che ricevono informa di "certificati verdi", soldi pagati dalle nostre tasse giustificati, in teoria, per la protezione dell'ambiente.

Ma perché una centrale a biomassa è considerata cosa buona per l'ambiente? Beh, si suppone che sia "neutrale" nei riguardi della CO2 emessa. Ovvero, si suppone che la CO2 che viene emessa quando si brucia la biomassa sia CO2 previamente assorbita dalle piante e che - quindi - non aumenta il totale di CO2 nell'atmosfera.

Vero, in teoria. Ma in pratica c'è un piccolo problema che Tamino ha fatto notare. Queste centrali sono piuttosto grandi - altrimenti non sarebbero un affare - e quasi mai la biomassa prodotta localmente è sufficiente per alimentarle. Spesso i promotori (quando sono onesti) dichiarano esplicitamente che importeranno olio di palma come combustibile, tipicamente arriva dall'Indonesia. Quando sono un po' meno onesti non dicono da dove arriva il combustibile e quando sono decisamente poco onesti dichiarano che arriva da fonti locali. Ma l'olio di palma dall'Indonesia è il combustibile che costa meno di tutti e in quasi tutti i casi si sa che è l'olio di palma che alimenta la centrale; perlomeno in parte.

Ora, in primo luogo portare l'olio di palma da grandi distanze vuol dire usare petrolio per il trasporto, il che è già un modo di produrre CO2 irreversibile. La CO2 viene anche prodotta dai macchinari agricoli, fertilizzanti e cose del genere. Un problema ancora più grave è che per piantare le palme e fare olio di palma - molto richiesto in Europa per queste centrali - in Indonesia stanno distruggendo ogni anno la foresta tropicale su una zona grande come la Toscana.

Il problema vero, fa notare Tamino, è che una piantagione di palma da olio assorbe circa 1/10 della quantità di CO2 che la foresta tropicale assorbiva per la stessa area. In altre parole, col cavolo che la centrale a olio di palma è "neutrale" in termini di emissioni di gas serra!

Si può essere pro o contro le centrali a biomassa per tante ragioni. Se usassero veramente risorse locali, potrebbero essere una cosa buona, sempre che si stia molto attenti alle emissioni. Ma è inaccettabile che i soldi delle nostre tasse vengono usati in nome dell'ambiente per sostenere attività che danneggiano l'ambiente.

Purtroppo, non tutti hanno chiaro questo punto e continuano a sostenere la "filiera lunga".



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7 commenti:

Weissbach ha detto...

Professore, anche lei
ha quel libro di James E. Gordon!

Devo dire che continua a darmi
molte piacevoli sorprese.

raimondo ha detto...

Chiarissimo Prof. Bardi
Questo suo intervento è corretto e condivisibile ma finisce per porla nel nascente partito di chi si oppone all'uso delle biomasse.
Dalla Bonino a Tremonti adesso è in arrivo in Italia (ma è già partita in altri paesi europei) un ondata anti-biocombustibili e anti-biomasse con la scusa PRETESTUOSA per cui sarebbero la sola causa dell'aumento del prezzo dei cereali, affamerebbero il mondo o perchè sarebbero peggio dei combustibili fossili.
Io non sono d'accordo: le mettere all'indice le biomasse è una forzatura di giornalisti che non capiscono dei problemi complessi e posizioni politiche di comodo o funzionali al sostegno ad esempio del nucleare.
(Se si tagliano fondi all'agricoltura europea ecco che spuntano i soldi per fare altri investimenti e in primis il nucleare).
I politici stanno per fare dei danni irreparabili all'agricoltura europea, favorendo la massiccia importazione di prodotti agricoli da paesi sempre più lontani e pagando gli agricoltori perchè smettano di coltivare.
Questo mercato globale non fa costare i prodotti di meno.
E' vero il contrario i biocarburanti sono convenienti solo se le materie prime sono a basso prezzo. Perciò il prezzo alto da solo fè un freno sufficente al settore. (Piuttosto l'incentivo dei sussidi o le leve fiscali sono da combattere perchè favoriscono scelte tecnologiche sbagliate come produrre etanolo dalla farina di mais anzichè dalle parti non commestibili delle piante o dalle alghe).
Chiudo il diascorso politco.
La pregherei di porre specificare meglio il suo punto di vista (e quello dell'ASPO) con almeno un post che suoni come un SI alla "filiera corta" delle biomasse.
Per allargare ancora il discorso 'agricoltura e energie rinnovabili': Si ricorda quello che la commissaria europea Fisher-Boel ha fatto al settore bieticolo e saccarifero italano con la scusa di far costare meno lo zucchero?
Il prezzo al supermercato non mi pare sia dimezzato.
Mi faccia sapere se è interessato a un approfondimento su questo argomento.
Con stima
R.Barbera

Anonimo ha detto...

Senza dubbio il biocombustibile non è la soluzione. Anzi, può essere un problema.
La produzione di elettricità, forma d'energia totalitaria nel futuro prossimo, potrà essere fatta nell'altro mix senza disboscare.

Pininfarina, stilista dell'auto, ha dichiarato come l'industria automobilistica abbia programmato nei prossimi anni la sostituzione dell'intero parco auto delle mini e medie autovetture in mezzi elettrici: da qui nuove e diverse necessità di produzione e distribuzione

Francesco Sanesi

Anonimo ha detto...

halt! al tempo !!
esistono anche piccole centrali a biomasse che reggono i riscaldamenti locali come quelle che vanno a scarti di segherie in tirolo che sono ecologicissime e non hanno bisogno di oli strani (guarda la villa in val badia)
esistono poi le bufale come dice bardi che tirano per la maggiore.
quanto al fatto di ricavare benzine da alimenti e' un vero crimine contro l'umanita'.
roberto de falco

Ugo Bardi ha detto...

Per Barbera; grazie del commento, ma attenzione: non ho criticato la biomassa per via degli aumenti dei generi alimentari. Se i biocombustibili siano un fattore importante nei recenti aumenti è discutibile e credo che sia corretto dire che al momento è marginale. Il punto della mia nota è che stiamo pagando con i nostri soldi per un'ipotetica riduzione delle emissioni di CO2 che - in realtà - non esiste.

Poi, putroppo, tutte le questioni finiscono ultrasemplificate quando si entra in politica. Bisognerebbe dire "Biomassa, si ma con la filiera corta" ma alla fine andrà a finire che ci si polarizza su una scelta binaria: si/no alla biomassa. E' sempre la stessa cosa; non si riesce a trovare una via di mezzo

raimondo ha detto...

Grazie della puntualizzazione professor Bardi.
Un'altra cosa:
come la vede una joint venture ENI-ENEL per lo sfruttamento dei "giacimenti" geotermici per produrre energia elettrica?

R.Barbera

Ugo Bardi ha detto...

Non sono un esperto di energia geotermica. Se ENI e ENEL fanno un buon lavoro, ben venga. Ma di solito i gestori degli impianti geotermici in Toscana si sono comportati molto male nei riguardi delle popolazioni locali che ora di geotermico non ne vogliono sapere. Male, perché è una cosa utile