sabato, aprile 05, 2008

Il rapporto della commissione interministeriale rifiuti



L'anno scorso, ho fatto parte di una commissione che aveva come nome esteso "commissione interministeriale per le migliori gestione e smaltimento dei rifiuti". Era detta "interministeriale" perché era un'iniziativa congiunta del ministero dell'ambiente e dello sviluppo economico. La commissione ha prodotto un rapporto che sta su internet ormai da quasi un anno e che ha avuto un certo successo dato che lo vedo citato e riprodotto abbastanza spesso. Perciò, credo che vi possa interessare la storia di come sono andate le cose.

Quello che è successo è che già da un certo tempo la questione dei rifiuti mi incuriosiva. Non che io sia un esperto di smaltimento o di combustione; non mi chiedete di fare il tuttologo. Però, studiando l'estrazione delle materie prime di origine minerale, viene logico chiedersi dove vanno a finire dopo che sono passate attraverso il ciclo industriale. Una volta che si entra in questo ordine di idee, si comincia a ragionare in termini di "ecologia industriale", ovvero di come il sistema industriale sia una cosa apparentata sotto molti aspetti ai sistemi biologici. Il sistema industriale, però, a differenza di quello biologico non è "chiuso". Ovvero, nei sistemi naturali non ci sono rifiuti, mentre in quello industriale ci sono e sono un imperfezione del sistema. Un sistema industriale ben organizzato dovrebbe produrre zero rifiuti.

Su questi argomenti, ci avevo lavorato sopra e avevo scritto qualche articoletto. Per esempio, uno che descriveva esplicitamente questi cicli e come la curva di produzione dei rifiuti rispecchia quella della produzione industriale (ne trovate qui una versione aggiornata). Ero poi andato a studiare la questione delle nanopatologie da inceneritore, che avevo descritto in questo articolo.

Queste e altre cose le avevo mandate al ministero dell'ambiente in un mio curriculum e - sorpresa - mi è arrivata una lettera di convocazione per la commissione interministeriale rifiuti. Non so se è stato perché gli è piaciuto il mio CV o perché hanno messo tutti i nomi in un'urna e li hanno estratti a caso. Incidentalmente, se vi incuriosisce, la lettera specificava fin dalle prime righe che i membri della commissione avrebbero prestato la loro opera gratuitamente. Ho sentito parlare di "stipendi d'oro" per certe commissioni sui rifiuti, ma non ho ancora capito dov'è che si fa domanda.

Così, ci siamo ritrovati a Roma in una commissione di quattro membri: io, Ennio Macchi del Politecnico di Milano, Antonio Cavaliere dell'Università di Napoli, e Fabrizio Fabbri del ministero dell'ambiente. Già il fatto di essere soltanto quattro era un buon inizio. In altre occasioni ho partecipato a commissioni di più di venti persone e il risultato è pura cacofonia dalla quale non esce fuori niente di buono. Per funzionare bene, una commissione non deve avere più di 5 o 6 membri, oppure, se sono di più, deve essere strutturata e gestita in modo draconiano da qualcuno che si prende la briga di farlo, ma questo è difficile che succeda.

Ciò detto, ognuno di noi nella commissione rifiuti aveva una sua storia professionale e una sua diversa visione. Come vi dicevo, io tendo a vedere i rifiuti come parte del ciclo delle materie prime e quindi bruciarli mi sembra uno spreco per definizione. Su questo punto, Fabbri è vicino alla mia posizione come esperto di gestione dei rifiuti. Sia Macchi che Cavaliere, invece, sono esperti di combustione e tendono a essere più favorevoli all'incenerimento dei rifiuti come una parte necessaria del ciclo di trattamento.

Quindi, nella commissione c'erano opinioni abbastanza diverse e sarebbe potuto anche succedere che avremmo passato tutto il tempo a litigare senza fare niente di buono. Invece, non è andata così. In una serie di riunioni nei vari ministeri a Roma, in stanze ovattate e sotto grandi lampadari di cristallo, siamo riusciti a metterci daccordo. Nel rapporto abbiamo trovato una serie di compromessi secondo il vecchio principio della "diplomazia della torta", ovvero il buon diplomatico è uno che riesca a fare delle fette di torta tali che a ognuno sembra di avere quella più grossa.

Può darsi che un fattore che ci ha spinto a trovare un accordo sia stata la contrapposizione del nostro modo comune di vedere le cose e un certo atteggiamento dei funzionari ministeriali che ci avevano convocato. Nella convocazione c'era scritto, e ce lo hanno anche ripetuto a parole più di una volta, che il nostro compito era di fare un "elenco" delle migliori tecnologie di smaltimento. In sostanza, si aspettavano da noi che facessimo una specie di "Festival di San Remo delle tecnologie" dove la giuria (la commissione) alla fine decide qual'è la canzone (la tecnologia) più bella. E' un modo di vedere le cose tipico del politico; che incasella tutto con accanto una crocetta sul "si" o sul "no", destra-sinistra, buono-cattivo, bello-brutto, eccetera.

Questo "elenco" delle tecnologie nel rapporto ce lo trovate, ma ci siamo rifiutati di limitarci a questo. Nella questione dei rifiuti, non c'è una tecnologia miracolosa che li fa sparire spedendoli nella galassia di Andromeda. Quello dei rifiuti è un problema di gestione, cosa che abbiamo scritto fino dalle prime righe del rapporto. Ovvero, lo smaltimento è un processo che va in diversi stadi, dove il primo, e quello più importante di tutti, è quello di creare meno rifiuti possibili. Dagli scarti che non si può fare a meno di creare, occorre recuperare il massimo possibile attraverso tecniche come la separazione, la raccolta porta a porta, e altre cose. L'ultimo stadio, quello dello smaltimento vero e proprio, può voler dire mettere i rifiuti in discarica, oppure anche bruciarli. Ma l'obbiettivo e di farci arrivare la minor quantità di materiale possibile.

Come vedete, abbiamo scritto cose semplici e addirittura ovvie. Ma sembra che prima del nostro rapporto queste cose non fossero state dette con la stessa chiarezza in un dibattito che è ormai ridotto a una barbarica contrapposizione fra inceneritori-si e inceneritori-no. Da questo, il modesto successo del nostro rapporto che potrebbe - forse - anche generare qualcosa di buono se ci decideremo finalmente a cambiare atteggiamento e considerare i rifiuti come una risorsa e non come un fastidio. Non è detto, però, e la gente alle volte rimane ancorata alle vecchie idee come un naufrago ai rottami del Titanic che affonda (vedi questo esempio, fra i tanti)

Ecco di nuovo il link al rapporto della commissione. Per approfondire, potete leggere anche l'ottimo libro di Antonio Cavaliere che si intitola "il mucchio selvaggio"



[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono inviare materiale che ritengono interessante per la discussione a franco.galvagno@gmail.com. Esso potrà essere rielaborato oppure pubblicato tal quale (nel caso di post già pronti), sempre con il riferimento dell'autore/contributore]

9 commenti:

Frank Galvagno ha detto...

Bruciare i rifiuti è un business, forse addirittura maggiore che seppellirli in discarica.

Se dobbiamo scegliere cosa fare delle "rimanenze", si spera poche (non come oggi, quindi, in cui trionfa il consumismo), teniamo ben presente che le discariche si oggi saranno con una certa probabilità le miniere di domani.
Che non è niente di avveneristico, è semplicemente quello che succede giò oggi alle nazioni a PIL prossimo o minore di zero da una serie di anni "sufficientemente lunga".

Occhio agli USA ragazzi, nei prossimi 2 lustri

Francesco Aliprandi ha detto...

Oh no, un altro libro da aggiungere alla coda di lettura!

Rimanendo sul tema dei rifiuti, ho trovato che sia una vera miniera di informazioni "Il rovescio della produzione" di Ercole Sori. E' un saggio piuttosto impegnativo (nel senso che serve un interesse particolare per l'argomento, altrimenti credo possa risultare pesante) che parla del passato, e non del presente, dei rifiuti, ma c'è sempre da imparare dalle azioni dei nostri avi, se non altro per non ripetere i loro errori.

Anonimo ha detto...

A proposito di rifiuti stasera 5 APRILE 2008 alle ore 21.00 nella Limonaia della Villa Montalvo, Via Limite 15, Campi Bisenzio (FI) sarà ospite il dott. STEFANO MONTANARI ricercatore di nanopatologie e problemi connessi all'incenerimento dei rifiuti.

Anonimo ha detto...

A proposito di rifiuti stasera 5 APRILE 2008 alle ore 21.00 nella Limonaia della Villa Montalvo, Via Limite 15, Campi Bisenzio (FI) sarà ospite il dott. STEFANO MONTANARI ricercatore di nanopatologie e problemi connessi all'incenerimento dei rifiuti.

Anonimo ha detto...

per informazioni su montanari a campi
bisenzio stasera 5 aprile
vedi la pagina

http://www.stefanomontanari.net/
index.php?option=com_content&
task=view&id=596&Itemid=1

Matteo ha detto...

Scusate la divagazione, volevo sapere cosa pensate di questo gruppo di investitori "picchisti"

http://www.energyandcapital.com/


E se vi siete fatti un'opinione su questo presunto gigante giacimento americano

http://www.energyandcapital.com/articles/bakken-oil-trade/658

Grazie

Anonimo ha detto...

@Civero

Il giacimento gigante americano della Bakken Formation è costituito, stando all'articolo, da "shales". Parliamo di scisti bituminosi, peggiori anche delle sabbie bituminose in coltivazione oggi in Canada.

Direi che è un metodo fenomenale per buttare via i propri soldi.

fausto

Anonimo ha detto...

Qualcuno può commentare questo articolo di Franco Battaglia:

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=252918

Matteo ha detto...

Fausto,
questo passaggio ti dice qualcosa di più?

Unlike the heavy oil that's still undiscovered in northern Saskatchewan, the oil from the Bakken is 41 degree light, sweet crude. In other words, it's a lot more desirable by oil producers

Comunque anche gli investitori sostengono che il giacimento potrebbe non modificare gli scenari petroliferi (le stime più alte parlano di 500 miliardi di barili estraibili) ma che sicuramente ci saranno diverse opportunità di investimento, soprattutto su azioni di compagnie estrattive là operanti.