La vita dissoluta del Presidente del Consiglio italiano sta generando nel mondo cattolico un’interessante discussione riguardo la coerenza tra i principi della fede e i comportamenti concreti dei credenti, che spesso la gerarchia ecclesiastica trascura, in nome della conservazione del potere temporale a scapito di quello spirituale. Qualche giorno fa, il Cardinale Bagnasco aveva raccomandato molto pacatamente a Berlusconi di usare più sobrietà nella propria vita privata, proseguendo ipocritamente la tradizione cattolica di condannare solo la manifestazione esteriore di comportamenti individuali ritenuti eticamente riprovevoli. Ma ecco che, di fronte ai sempre più evidenti atteggiamenti licenziosi e alle ambigue frequentazioni femminili del capo del Governo, si sviluppa un crescente dissenso nella base cattolica alla cui guida si collocano alcuni prelati e, ultimamente, Don Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, il settimanale italiano più venduto. Il giornale pubblica le lettere indignate di alcuni lettori mentre il direttore, in un vibrante editoriale, tuona che “a tutto c’è un limite e quel limite è stato superato”. “Il problema dell’esempio personale”, spiega Don Sciortino, “è imprescindibile per chiunque accetta una carica pubblica… l’autorità senza esemplarità di comportamenti non ha alcuna autorevolezza e forza morale. E’ pura ipocrisia o convenienza di interessi privati. Chi esercita il potere, anche con un ampio consenso di popolo, non può pretendere una zona franca dall’etica. Né pensare di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa”… che a sua volta, “non può abdicare alla sua missione e ignorare l’emergenza morale nella vita pubblica del paese”.
Tanto di cappello al prete – giornalista, ma temo che anche stavolta come nella plurimillenaria storia della Chiesa Cattolica, il dissenso tendente a ripristinare principi di vita coerenti con i valori morali e spirituali del cristianesimo, verrà ignorato o represso. L’ultimo grande tentativo di riportare allo spirito originario il cattolicesimo fu la Riforma protestante, ma riuscì solo in parte. In Italia, soprattutto, la repressione della Chiesa bloccò sul nascere qualsiasi fermento riformatore e, dopo la Controriforma, il nostro popolo continuò a comportarsi come un “gregge” privo di coscienza civile, avendo affidato la propria coscienza religiosa individuale al controllo e al giudizio del clero, dal canto suo sempre pronto a dispensare generosamente perdono e indulgenze agli umili peccatori.
Ora, direte voi, cosa c’entra l’inquietudine del mondo cattolico con il problema ambientale e con la gestione delle risorse naturali? C’entra, c’entra. Nel mondo occidentale, l’etica laica ecologista a cui mi sento di appartenere, che propone stili di vita meno consumistici e dissipativi, non può che avere come riferimento nel mondo religioso, una morale cristiana genuina che recuperi quell’anelito spirituale delle origini orientato a una vita meno attratta dai valori materiali e dalle lusinghe del benessere terreno, di cui il nostro San Francesco d’Assisi fu uno dei più grandi, ispirati ed integrali assertori.
Tanto di cappello al prete – giornalista, ma temo che anche stavolta come nella plurimillenaria storia della Chiesa Cattolica, il dissenso tendente a ripristinare principi di vita coerenti con i valori morali e spirituali del cristianesimo, verrà ignorato o represso. L’ultimo grande tentativo di riportare allo spirito originario il cattolicesimo fu la Riforma protestante, ma riuscì solo in parte. In Italia, soprattutto, la repressione della Chiesa bloccò sul nascere qualsiasi fermento riformatore e, dopo la Controriforma, il nostro popolo continuò a comportarsi come un “gregge” privo di coscienza civile, avendo affidato la propria coscienza religiosa individuale al controllo e al giudizio del clero, dal canto suo sempre pronto a dispensare generosamente perdono e indulgenze agli umili peccatori.
Ora, direte voi, cosa c’entra l’inquietudine del mondo cattolico con il problema ambientale e con la gestione delle risorse naturali? C’entra, c’entra. Nel mondo occidentale, l’etica laica ecologista a cui mi sento di appartenere, che propone stili di vita meno consumistici e dissipativi, non può che avere come riferimento nel mondo religioso, una morale cristiana genuina che recuperi quell’anelito spirituale delle origini orientato a una vita meno attratta dai valori materiali e dalle lusinghe del benessere terreno, di cui il nostro San Francesco d’Assisi fu uno dei più grandi, ispirati ed integrali assertori.
3 commenti:
Non sono in pochi a sostenere che San.Francesco fosse stato il primo grande ecologista, quando ancora ecologia non si sapeva bene cosa volesse dire.
Sulla Chiesa: tuonare contro le esteriori dissolutezze di Berlusca può anche andar bene; sarebbe meglio però conservare la parte migliore delle energie per frenare la bramosia di centrali nucleari e di inceneritori, business per pochi e senza futuro reale.
La parte migliore delle religioni è tutta slow-energy e basata su povertà, rinnovabilità e condivisione, per cui non posso che concordare.
....Oggi San Francesco credo parlerebbe anche di popolazione sostenibile ed impronta ecologica della medicina, fra l'alro....
PS : Berlusconi non mi piace per niente ma parlare della sua mediocrità non ci distolga dalla necessità di tagliare almeno il 20 % della spesa pubblica per risanare debito pubblico/rinnovabili/ riduzione cuneo fiscale : chi non aprla di taglio radicale della spesa pubblica non è altro che un pifferaio magico, magari senza harem personale, a differenza di Berlusconi....
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