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martedì, aprile 14, 2009

Grillo e l'idrogeno

Strano paese il nostro, dove i comici si buttano in politica e i politici tentano di fare i comici raccontando barzellette. Sono ambedue espressioni di quel disprezzo per la politica che è un tratto distintivo del carattere nazionale e una conseguenza diretta dello scarso senso dello Stato di cui si sono nutrite generazioni di italiani, a ciò indotte dalla letale influenza della Chiesa Cattolica e dal secolare succedersi di dominazioni straniere nel nostro paese. Tra due anni ricorreranno i primi centocinquanta anni dall’Unità d’Italia, temo inutilmente senza una riflessione impietosa sulla nostra storia, materia di cui gli italiani hanno purtroppo scarsa conoscenza.
Ma non voglio divagare troppo e passo subito a parlare di un personaggio che da qualche anno imperversa nelle piazze italiane con un eloquio da tribuno della plebe, Beppe Grillo. Anticipo subito che mi piace e giudico davvero esilarante la satira del comico genovese, ma comincio a trovarla un po’ sgradevole da quando l’ha messa al servizio di una strategia politica fondata su una formula di sicuro successo in Italia: parlar male della politica per avere successo politico assicurato. Inoltre, non apprezzo in Grillo il discorso demagogico e il tono perentorio, la tendenza al monologo ossessivo che concede poco al dibattito democratico, come dimostrato in una recente trasmissione televisiva, l’esaltazione della democrazia che promana direttamente dal popolo, rappresentata dai gruppi locali a lui affiliati, ma che rischia, a mio parere, di trasformarsi nell’ennesima fucina di consiglieri e assessori comunali.
Eppure, anche il nostro comico convertito alla politica può prendere delle cantonate come un qualsiasi comune politico di casa nostra. Qualche anno fa, con tronfia sicurezza, sbeffeggiando i politici di turno, Grillo si esibiva sul palco con un furgone ad idrogeno, inalando i fumenti di vapor d’acqua, spalmando di balsamo all’eucalipto il tubo di scappamento. E prendendosela con i petrolieri che tramavano nell’ombra per scongiurare la soluzione finale che li avrebbe portati inevitabilmente sul lastrico.
Ma con mia grande sorpresa, ascoltando qualche giorno fa un comizio di Grillo in televisione, l’ho sentito lanciarsi con la stessa sicumera in una requisitoria feroce contro l’automobile, definendola una tecnologia “finita”, senza futuro industriale.
Non avendone mai condiviso l’ingenuo e poco scientifico ottimismo per l’auto a idrogeno, sono contento di questa conversione di Grillo, che sembra averne finalmente capito i limiti: i modi di produrre l’idrogeno non eliminano la dipendenza dai combustibili fossili e causano il preoccupante fenomeno del consumo di ossigeno atmosferico e/o sono estremamente inefficienti dal punto di vista energetico ed economico. L’utilizzo dell’idrogeno per autotrazione è quasi una chimera a causa dei problemi industriali connessi all’accumulo sui veicoli, ai costi e all’affidabilità delle tecnologie di utilizzo di tale vettore, la rete di distribuzione sarebbe estremamente costosa e non si sa ancora come superare i problemi di sicurezza.
Spero almeno che durante il suo comizio – spettacolo abbia ammesso, come l’Ispettore Rock di una famosa pubblicità degli anni ’60: "Anch'io ho commesso un errore".

sabato, gennaio 19, 2008

Un diamante troppo caro


E' stato appena firmato un accordo tra Enel e la Provincia di Firenze per la realizzazione di un impianto fotovoltaico che illuminerà il parco di Villa Demidoff a Pratolino. Il parco è un autentico gioiello, meta di bellissime scampagnate estive per i fiorentini, e il progetto, per non essere da meno, è stato definito un diamante che produce energia dal Sole.
Benissimo, non può che far piacere che simili iniziative prendano piede. Finché però non si va a guardare i numeri. L'impianto è montato su una struttura di 8 metri di diametro, composta da 70 facce triangolari, di cui 38 sono costituite da pannelli appunto triangolari. La potenza di picco installata è dichiarata essere di 20 kW di picco, in questo comunicato, ma facendomi due conti delle superfici e assumendo l'efficienza dei migliori monocristallini, mi tornerebbero 13 kWp. I pannelli non sono orientati ottimamente, essendo spalmati su una semisfera, per cui, con qualche conto, si trova che il tutto è comparabile ad un impianto tradizionale di circa 8 kWp. Quello che vorrei riuscire (condomini permettendo) mettere sul tetto per alimentare 4-5 appartamenti.

Il tutto per un costo complessivo di un milione di euro! No, non ho sbagliato a scrivere, sono circa 77 mila euro a kW di picco, 125 mila se si considera la minor resa rispetto ad un impianto tradizionale. Tanto per dare un'idea, i prezzi correnti per un buon impianto fotovoltaico, chiavi in mano, viaggiano sui 7-8 mila euro per kWp, prendendo il meglio del meglio. Il tutto produrrà un risparmio per la Provincia, in termini di energia elettrica, di 50 mila euro (in 25 anni, secondo i miei calcoli, cioè in tutta la vita dell'impianto).

Ma leggendo per bene si scopre l'inghippo: nell'impianto è compreso un sistema di accumulo ad idrogeno, con 3 sfere di un paio di metri di diametro per immagazzinare il gas in idruri metallici. Dai dati disponibili non si capisce quale sia la capacità del sistema, e quindi quali siano i costi per kWh accumulato. Si può però fare qualche confronto con i costi di sistemi alternativi. E senza tener conto dell'efficienza, che in un sistema ad idrogeno difficilmente supera il 50%, più probabilmente, anche con le costosissime celle a combustibile, è intorno al 40%.

In una giornata estiva il "diamante" può produrre, all'incirca, 50 kWh. Mi servono circa 100 kWh di batterie, per poterle usare al 50% della capacità e migliorarne la durata. Posso utilizzare accumulatori al piombo appositi, per un costo di circa 30 mila euro. Usando batterie a litio-polimeri i costi sono dell'ordine dei 120 mila euro, ma la durata è molto maggiore. Il sistema mi restituisce in entrambi i casi almeno 40 kWh, il doppio di quanto faccia quello ad idrogeno, il che significa che posso utilizzare un impianto grande la metà per soddisfare gli stessi bisogni di elettricità.

A Pratolino sarebbe stato innovativo sfruttare le potenzialità del mini-idroelettrico. Il parco è ricco di corsi d'acqua, piccoli bacini, non sarebbe stato complicato crearne di nuovi e sfruttare i dislivelli naturali per pompare l'acqua in salita di giorno e usarla di notte per produrre corrente. Non è banale, 50 chilowattora sono quasi 400 metri cubi d'acqua sollevati di 50 metri. Ma rientra ancora nel fattibile, con efficienze un po' peggiori delle batterie (sicuramente non disastrose come per l'idrogeno) e costi che non credo proprio arrivino al milione di euro.

Comunque anche facendo i conti di un sistema ad idrogeno, i costi non risultano poi così spaventosi. Un sistema di celle a combustibile da 8 kW costa qualcosa intorno a 70 mila euro, e il sistema di accumulo probabilmente qualcosa di meno. Non ho dati sulla durata, le celle a combustibile sono oggetti delicati.

Considerando i pannelli "su misura", la soluzione artistica, ecc. è comunque difficile superare i 400 mila €. Uno sproposito, ma ancora meno della metà del costo previsto. Bé, almeno non si fanno danni come per i biocombustibili. Speriamo solo che non faccia passare l'idea che il fotovoltaico è solo un giocattolo carissimo, sarebbe un'ulteriore conferma che l'idrogeno è il peggior nemico delle rinnovabili.

mercoledì, dicembre 05, 2007

Jeremy Rifkin: il Venditore ... (live)


Lunedì 3 dicembre si è tenuta al Teatro Regio di Torino l'inaugurazione dall'Anno Accademico. Tra i vari interventi c'è stato anche quello del famoso economista e scrittore Jeremy Rifkin:
"Introducing Research and Education as Key to a Sustainable Future".


Ho voluto andare all'evento proprio per poter vedere e seguire personalmente questo studioso, dall'indiscutibile impatto mediatico. Ho preso qualche appunto e ho registrato il discorso; ma mi sono sfuggiti dei passaggi dell' american english :-) e la qualità audio del mio telefonino era quella che era. Fortunatamente, in rete sono disponibili i file audio, ai link che seguono.

(intervento)

(conferenza stampa, solo per i giornalisti)

http://www.110.unito.it/podcast/001_Mercalli_1_2007_12_03.mp3
(commento di Luca Mercalli)

Vorrei spendere due parole sulla comunicazione non-verbale di Rifkin, prima ancora che sui contenuti: questi ultimi infatti ricalcano molto quelli del suo libro "Economia all'Idrogeno", che sono già stati discussi in un post.
Rifkin appare molto sicuro di sè. E' in grado di intrattenere per quasi un'ora la platea con uno stream di parole, praticamente senza mai esitare su un fonema, su un concetto. Si muove in continuazione, su e giù per il palco, tra il tavolo delle autorità accademiche e il pubblico. All'inizio, impone alcuni perentori "OUT !" a un cameraman che si era avvicinato "troppo" al palco (questo non lo troverete nel podcast).
A livello di contenuti, Rifkin propone una miscellanea esplosiva. La sua scaletta è di 4 punti:
1. Clima
2. Aumento della mortalità nei paesi poveri
3. Tensioni politiche nei paesi del Golfo
4. Fine dell'Era del Petrolio.
I 4 punti mi facevano ben sperare a un ordine logico nei concetti; l'oratore ha invece optato per un "jumping" piuttosto marcato. Ha parlato dell'importanza dei risultati dell'IPCC: +3 °C in un secolo, con un impatto enorme sulla sopravvivenza di flora e fauna. Ha affrontato il "sunset of fuels", e in particolare del Petrolio. Secondo la sua versione, i pessimisti prevedono il Peak Oil tra il 2010 e il 2020.
Rifkin, però, è fiducioso: ci sarà una 3° rivoluzione industriale, in cui scomparirà il concetto di produzione di Energia "centralizzata". Ogni utente potrà produrre Idrogeno con delle fuel cells, alimentandole con energia rinnovabile (sole, vento, maree, bacini, geo etc), stoccarlo, poi utilizzarlo o scambiarlo in una immensa rete neurale globalizzata. Per tutti i nostri bisogni, trasporti inclusi.
Non voglio demolire gratuitamente questa idea: ci saranno aspetti fattibili, e altri no. Ci sono in particolare alcune cose che mi lasciano perplesso:
- la tecnologia potrà essere applicata, e autosostenersi sui numeri globali? (800 milioni di veicoli; centinaia di milioni di abitazioni)
- l'Idrogeno è veramente il vettore di stoccaggio da preferire?
- Rifkin ha improntato il suo discorso sull' entusiasmo e sulla "vision" personale. Perchè non cita studi dettagliati e autorevoli di fattibilità tecnologica, confrontando l'Idrogeno con il resto del parco tecnologico?

Se in questa giornata Rifkin doveva essere un protagonista, l'obiettivo è stato raggiunto. Per la parte operativa, se ne riparlerà.

[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono inviare materiale che ritengono interessante per la discussione a franco.galvagno.3@alice.it. Esso potrà essere rielaborato oppure pubblicato tal quale (nel caso di post già pronti), sempre con il riferimento dell'autore/contributore]

giovedì, novembre 15, 2007

Rifkin: il venditore di olio di serpente

Gli americani parlano di "snake oil" (olio di serpente) per quel tipo di intrugli miracolosi che dovrebbero far bene ai calli, curare il mal di testa, e far andar via anche le emorroidi. Da noi, tendiamo a correlare i venditori di questi intrugli alla ormai storica figura di Vanna Marchi.

Con qualsiasi termine lo si voglia definire, un venditore di intrugli di grande successo è Jeremy Rifkin che continua a imperversare con le sue idee sull'idrogeno. E' un ospite regolare - sempre a pagamento da quello che si sente dire - di conferenze e dibattiti. Ultimamente, lo abbiamo visto come ospite addirittura del parlamento italiano, osannato da quasi tutti i parlamentari.

Così come l'olio di serpente viene detto curare le malattie più svariate, Rifkin ci propone l'idrogeno come rimedio universale dei guai più vari. Se le idee di Rifkin sono grandiose, sono anche molto confuse. Ci sono perlomeno tre concetti che possiamo identificare nella proposta di Rifkin, e forse anche di più.

1. L'idrogeno come mezzo di stoccaggio dell'energia rinnovabile. Questa è un idea nel complesso sensata. L'idrogeno potrebbe essere una delle tecnologie che ci permetteranno di risolvere il problema dell'intermittenza delle fonti rinnovabili. L'efficienza del ciclo dell'idrogeno come stoccaggio energetico non è molto alta e ci potrebbero essere alternative migliori, ma potrebbe funzionare se ci lavoriamo sopra.

2. L'idrogeno come vettore energetico. Rifkin parla di un'analogia fra la produzione di idrogeno e l'Internet. Ovvero, dovremmo tutti produrre idrogeno a casa, essere interconnessi casa per casa con delle tubazioni che trasportano idrogeno e scambiarselo a seconda delle necessità; un po' come facciamo con la posta elettronica. L'idea è sotto certi aspetti affascinante ma, dal punto di vista pratico, è il disastro totale. L'idrogeno è un pessimo vettore energetico; ha una bassa densità volumetrica di energia, rovina i tubi in metallo, è pericoloso da trasportare in bombole, la conversione è energeticamente inefficiente e, soprattutto, i costi di un sistema del genere non sarebbero nemmeno stratosferici; sarebbero interstellari! Insomma un'idea insensata sotto tutti i punti di vista. Tanto più che esiste un vettore energetico molto migliore è che ha già una sua rete di distribuzione: l'elettricità

3. L'idrogeno come sostituto dei combustibili fossili, in particolare nei veicoli stradali. I problemi qui sono molteplici: hanno a che fare con la difficoltà di trasportare l'idrogeno in bombole o sotto forma di liquido criogenico e con la mancanza di un sistema di distribuzione dell'idrogeno come combustibile. Inoltre, l'idea di un veicolo stradale a idrogeno ha senso soltanto se si usano pile a combustibile per convertire l'idrogeno a elettricità, altrimenti sarebbe terribilmente inefficiente. Ma le pile a combustibile utilizzabili su un veicolo hanno moltissimi problemi, fra i quali quello di dipendere da costosi catalizzatori al platino. A parte il costo, non c'è abbastanza platino su questo pianeta per fare abbastanza pile per equipaggiare i veicoli esistenti. I problemi sono molteplici e, apparentemente, estremamente difficili da risolvere: sono più di vent'anni che si fanno prototipi di veicoli a pile a combustibile e ancora non ne esiste uno che sia in produzione. Ciononostante, si continuano a spendere soldi pubblici per ulteriori prototipi.

4. Infine, ci sono vari e vaporosi slogan di Rifkin, come "la terza rivoluzione industriale," l'"economia basata sull'idrogeno" e altri. Ma non bastano gli slogan per fare cose serie.

Va detto anche che nessuno di questi concetti è veramente originale. Rifkin si è limitato a recuperare idee sviluppate da altri ben prima di lui e a impaccarle insieme. Lo ha fatto mettendole in una forma accattivante che andava a soddisfare l'appetito sia del pubblico come dei politici per una soluzione facile e indolore dei gravissimi problemi che abbiamo di fronte. Rifkin, in sostanza, ha fatto soltanto del marketing.

Su questo, è stato veramente bravo. Un grande venditore che è riuscito a vendere l'idea dell'idrogeno come cura universale a tutti i mali del pianeta. E i governi hanno ingoiato non solo l'esca, ma anche la lenza e tutta la canna da pesca. Le idee di Rifkin sono state accettate e finanziate a suon di miliardi senza che ci fosse stato nessun dibattito critico serio su quanto valessero veramente. Una cosa che la dice lunga su come i processi decisionali dei governi siano alla mercé delle mode del momento e su come il nostro destino sia affidato a persone del tutto incompetenti sulle basi tecniche di quello che stanno facendo.

Cosi', in gran parte grazie a Rifkin, l'idrogeno è diventato immensamente popolare nell'immaginazione del pubblico e dei politici. Il risultato è che stiamo impiegando grandi capitali e risorse per inseguire una tecnologia, quella dell'idrogeno come vettore o come combustibile per i veicoli stradali, per la quale ci vorranno perlomeno decenni di lavoro per arrivare a qualcosa di pratico (come ammesso dagli stessi proponenti). Lo stiamo facendo senza nessuna chiara evidenza che ci arriveremo mai e nemmeno che ne valga la pena. Non solo, ma qualsiasi processo produca o faccia uso di idrogeno, anche se parte dai più sudici combustibili fossili, viene visto come qualcosa di buono per definizione. Anche un processo che trasforma combustibili fossili in idrogeno viene a volte definito come "rinnovabile" e addirittura finanziato come tale con soldi pubblici. Tutto questo è stato un grave danno per le tecnologie rinnovabili vere. Un danno paragonabile sotto certi aspetti allo scandalo del CIP6, anche quello il risultato di una voluta confusione fra ciò che è rinnovabile e ciò che non lo è.

Negli ultimi tempi, politici, funzionari e scienziati che si sono impegnati pubblicamente sulle idee di Rifkin stanno cominciando ad accorgersi di aver fatto un'immane fesseria. Purtroppo, non sanno come uscirne senza fare una figuraccia. Il re continua a camminare pavoneggiandosi come se avesse addosso una pelliccia di visone. Ma sta cominciando a rendersi conto di essere nudo.





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domenica, agosto 19, 2007

La retorica dell'idrogeno

L'idrogeno è uno dei 92 elementi naturali della tavola periodica. Come tale, ha certamente una sua dignità, ma per qualche ragione negli ultimi anni è diventato qualcosa da invocare come il salvatore del pendolare motorizzato a lunga percorrenza; ormai stremato dal caro-benzina. E' il concetto della mitica auto a idrogeno, pulita e efficiente, il cui scarico alla marmitta può essere addirittura bevuto, come ha fatto vedere Beppe Grillo in uno dei suoi spettacoli

A proposito dell'idrogeno come combustibile per veicoli, l'analisi di ASPO-Italia non è molto favorevole, anzi e demolitiva. Viene fuori dai nostri dati che l'idrogeno è terribilmente inefficiente, costoso, poco pratico e pericoloso. E' possibile che l'idrogeno possa essere utile come mezzo di stoccaggio dell'energia rinnovabile, ma per i veicoli è un disastro sotto tutti gli aspetti. Per questo, ci siamo impegnati sul concetto del trasporto elettrico a batterie; molto più efficiente, sicuro, e pratico.

La nostra analisi comincia ad essere nota. Cercando su google, vengono fuori più di 13.000 link che contengono entrambe i termini "ASPO" e "idrogeno; niente male! A una scorsa informale, sembra che la maggioranza delle pagine linkate siano favorevoli alla nostra posizione. Ovviamente non tutte, ce n'è una recente dal blog "l'Occhio di Romolo" dove leggiamo che l'ultimo articolo di Massimo de Carlo a proposito del confronto fra idrogeno e batterie è:

la conferma dell’avversione non-razionale dei “picchisti” italiani nei confronti del vettore idrogeno

Bene; in un post precedente si era parlato di retorica e si era detto nei commenti che quando uno è a corto di argomenti non gli resta che provare a offendere l'avversario. Evidentemente, i fautori dell'idrogeno come carburante cominciano a essere veramente a corto di argomenti



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giovedì, agosto 02, 2007

Ma quando arriva questo idrogeno?

Ieri, sul GR di Isoradio, han dato la notizia del "massimo storico" del prezzo del petrolio. E' cominciata una piacevole discussione tra gli occupanti dell'auto (colleghi, in car pooling) e a un certo punto è saltato fuori l'inevitabile commento "Ma speriamo che l'idrogeno arrivi presto".
Ho faticato non poco a spiegare che l'idrogeno è un vettore, non una fonte di energia, e pure con i suoi difetti, si perde metà energia per strada e in un serbatoio per auto non ce ne sta molta. Oggi esistono batterie che danno prestazioni migliori, e che soprattutto si comprano "chiavi in mano".

Ho provato quindi a riflettere sui motivi per cui l'idrogeno è così popolare. La prima tentazione è pensare a una generica malafede: si prospetta una soluzione che non esiste (o che serve ad altro) per fare un po' di torbido e nascondere il problema vero. Insomma, non preoccupatevi, il petrolio sta per finire ma l'idrogeno è lì dietro l'angolo. In parte sarà anche questo, ma non credo che sia spiegabile solo così l'enorme numero di persone che lavorano, anche seriamente, nel campo.
E quindi credo si tratti di un fenomeno diverso: l'idrogeno consente di arrivare a un mondo basato su energie rinnovabili per piccoli passi concettuali, ciscuno dei quali semplice da capire. Ciascuno ha anche costi nascosti, ma basta non dirli. In breve, si tratta di un'inerzia psicologica, che ci porta a desiderare e considerare attraenti le soluzioni "business as usual".

Sottolineo, a scanso di equivoci, che penso esistano possibilità di uso serio dell'idrogeno. Non voglio demonizzare questa tecnologia, solo voglio capire come mai la gente è disposta a spendere e sperare in una ipotetica "auto ad idrogeno", che costera' sempre uno sproposito, quando oggi esistono e funzionano auto elettriche con le stesse prestazioni, efficienze molto migliori, nessun grosso problema tecnologico (es. per creare una rete di distribuzione dell'idrogeno, la rete elettrica esiste già) e costi decisamente migliori.

Le auto a gas oggi esistono, e sono sostanzialmente uguali a quelle a benzina. Il gas è qualcosa che capiamo, usiamo, ci si riscalda, ci si produce energia elettrica, e inquina relativamente poco (più di quanto si voglia far credere, comunque). Sostituire un gas con un altro, che inquina pure meno, è un passo sensato e logico. Non si deve capire nulla, e tutto rimane esattamente o quasi come prima.
Ma l'idrogeno non esiste in natura. Questo è un passo che buona parte della gente non ha fatto, ma per chi lo fa ci sono soluzioni pronte. Gli idrolizzatori sono apparecchi relativamente semplici, l'elettrolisi dell'acqua la si impara in qualsiasi scuola superiore ad indirizzo tecnico-scientifico, e alla fine il messaggio, rassicurante, è che l'idrogeno te lo puoi fare pure a casa, se vuoi. Chiaramente non sarà così, ci sarano fabbriche di idrogeno da qualche parte, ma si può fare, e usando energie "pulite". Sai che potresti far tutto da te, senza i cattivi delle multinazionali. Meglio della benzina, che il pozzo di petrolio in giardino non lo puoi perforare.

A questo punto abbiamo già un quadro che per la persona media è quello del "problema risolto": si fa idrogeno con energie rinnovabili, che sono gratuite, e quindi l'idrogeno dovrà costare per forza poco. E lo si usa dovunque oggi si usa il gas: per cucinare, scaldare, far andare la Pimpra turbo 16V alimentata a gas.
Il politico piu smaliziato però comincia a farsi due conti di rese energetiche, magari grazie alla pulce nell'orecchio di qualche fisico disfattista. E allora scopre che la cosa non funziona poi tanto bene, l'idrogeno non solo non è una sorgente, è uno spreco enorme di energia. Il produttore di auto, che deve prepararsi ad affrontare il cliente che vuole la suddetta Pimpra, prova a dimensionare il serbatoio, e scopre che deve occupare i sedili posteriori per dare un'autonomia dignitosa. Come fare? Servono soluzioni drasticamente nuove, fuel cell, sistemi di stoccaggio in assorbitori, ecc. La Pimpra Hydrogen assomiglia sempre di più ad un'auto elettrica, e costa sempre di più.

Il problema è che una volta imboccata quella strada, per arrivare a un'auto a gas con un gas diverso, lasciando tutto uguale, non si torna facilmente indietro. E sostituisci tutto lasciando solo il gas.
Ma se proponi il passo diretto verso l'elettrico la gente storce il naso. Un'auto elettrica è il quadriciclo usato per scarrozzare i clienti dell'albergo a 30 all'ora, non certo la Tesla Roadster (che per inciso costa meno di un'auto a fuel cell). Alla fine del percorso "idrogeno" arriva comunque ad un'auto elettrica, ma comunque la alimenta ad idrogeno, cosa c'è dentro il cofano non li riguarda troppo, e comunque a furia di piccoli passi non se n'è accorto nessuno.

venerdì, luglio 20, 2007

Non si può abrogare la legge di gravità



Su internet girano le cose più strane. In fondo, vi passo una lettera che sostiene la petizione per "Auto a idrogeno subito" che ha avuto grande successo con più di 10.000 firme al momento. La petizione chiede che ogni distributore di benzina abbia accanto un distributore a idrogeno e la lettera chiede "800.000 firme per fare abbassare la testa ai padroni del petrolio"

La petizione sulle auto a idrogeno ha l'aspetto di una delle tante bufale anonime che girano su internet, per esempio quelli che parlano di una cospirazione delle compagnie petrolifere che impedirebbero lo sviluppo e la messa in commercio dell'auto ad aria compressa. In realtà, la petizione sull'idrogeno ha un nome e cognome, il sig. Stefano Pino, che ha un sito a http://www.automobileidrogeno.com/. Ma aver identificato l'origine della petizione cambia poco. Il sig. Pino sembra essere uno dei recenti convertiti alla "religione dell'idrogeno" (come l'ha efficacemente chiamata Maurizio Pallante) della quale Jeremy Rifkin è il massimo profeta. Per qualche ragione, l'idrogeno ha colpito la fantasia della gente, come nota Debora Billi in un recente post sul suo blog "petrolio" dove riporta di aver trovato gente convinta che l'idrogeno si vende in buste di plastica del supermercato.

Tanto interesse nell'idrogeno è una dimostrazione della buona volontà degli italiani di liberarsi dal petrolio e di respirare un aria più pulita. Purtroppo, questo tipo di petizioni, pur bene intenzionate, sono completamente fuori dalla realtà. Sono l'equivalente della richiesta di abrogare la legge di gravità come la leggenda vuole che abbia fatto il il consiglio comunale di non si sa quale paese.

Non ci sono leggi della fisica che impediscano di fabbricare macchine a idrogeno. Ci sono però delle leggi dell'economia e della tecnologia che rendono la cosa per il momento impensabile se non a livello di prototipi ultra-costosi. Chi ha messo in giro la petizione sui distributori a idrogeno non si è chiesto, evidentemente, quanto costerebbe mettere accanto a ogni distributore di benzina un distributore a idrogeno, soprattutto se questo idrogeno dovesse essere generato utilizzando energie rinnovabili. Considerate le varie inefficienze del processo di produzione di energia rinnovabile, di elettrolisi e di stoccaggio, considerata la necessità di impianti, sistemi di distribuzione e tutto il resto, parliamo di centinaia, forse migliaia di miliardi di euro in termini di costi. Chi dovrebbe pagare? La petizione questo non lo dice; forse questi soldi ce li porterebbe Babbo Natale?

La petizione ignora anche le problematiche tecniche dei veicoli a idrogeno, che al momento semplicemente non esistono come tecnologia che possa viaggiare su strada e essere utilizzata da quei comuni mortali che non possono permettersi di viaggiare con i "siluri" a idrogeno, mostrati anche nel sito in questione.

Se volete firmare la petizione sull'idrogeno, indubbiamente dimostrate che ci tenete a un cambiamento di certe cose. Tenete conto però che rischiate di dare importanza a una grave distorsione delle priorità. Al momento già un bel po' di soldi sono stati sprecati per creare "distributori di idrogeno" per macchine che non esistono.

Pensateci sopra. Segue la petizione come gira su internet:

(notate anche la figura in alto a sinistra, con l'improbabile benzinaio - o idrogenaio - in camicia bianca immacolata. E' presa dalla pubblicita di una macchina del tutto normale che però si porta dietro un piccolo serbatoio di idrogeno liquido per dare l'impressione di essere "ecologica")

Auto ad Idrogeno Subito!
Un cittadino italiano ha finalmente deciso che gli fa troppo malerespirarele polveri sottili e vedere persone a cui vuole benemorire di cancro intorno a sé per il benessere delle multinazionalipetrolifere e hachiesto alla commissione europea (dipartimento dell'ambiente) dicreare unalegge che obblighi i padroni del petrolio ad installare accanto adognidistributore di benzina almeno un distributore ad idrogeno e diincominciarea produrlo utilizzando energie rinnovabili.In parole povere questa legge favorirà l'introduzione sul mercatodelle automobili ad idrogeno a ***ZERO INQUINAMENTO*** e ad alteprestazioni!!!Finalmente potremo respirare a pieni polmoni e anche i figli deinostri figli!L'auto del futuro esiste già ed in vari modelli!Bastano 800.000 firme per far abbassare la testa ai padroni delpetrolio.Firmate la petizione per voi, i vostri amici e parenti!Cogliamo questa opportunità e facciamone un'arma, anche per altrepiccolebattaglie.Io l'ho giá fatto e sono il numero 2087!!!FIRMA LA PETIZIONE A QUESTO INDIRIZZO:
http://www.petitiononline.com/idroge...tion-sign.htmlPS: per favore, fatela girare, questa e' seria ... non diciamo poi chenoncambia mai niente se non ci impegniamo almeno in queste occasioni.(non inoltrate semplicemente o vengono tutti quegli odiosi segnetti,copiateil testo e incollatelo in un NUOVO MESSAGGIO (anche personalizzato)!!!







domenica, luglio 08, 2007

Idrogeno, energia del futuro?

Come i lettori di questo blog avranno capito, condividiamo un certo scetticismo sula cosiddetta "economia dell'idrogeno". Ma personalmente mi ritrovo piuttosto a disagio ad avere un'opinione che cozza contro quello che è il senso comune. E quindi cerco di capire cosa succede tra chi di idrogeno se ne occupa professionalmente.

Recentemente sono incappato nell'interessante opuscolo dell'ENEA sull'uso energetico dell'idrogeno, Idrogeno, energia del futuro.
Si tratta di una pubblicazione veramente fatta bene, interessante accurata, con un sacco di notizie che a me sono risultate utilissime. Ho scoperto, ad esempio, che contrariamente a quanto pensassi, un'auto ad idrogeno è meno pericolosa di una a benzina, in caso di incidente l'idrogeno, anche se piglia fuoco, brucia salendo velocemente verso l'alto, disperdendo il calore e producendo relativamente pochi danni. L'opuscolo si fa i suoi conti sull'efficienza energetica di un'auto a cella a combustibile e, dati i rendimenti bassissimi di un motore a combustione interna, la prima riesce persino a fare di meglio, nonostante i passaggi necessari a produrre e utilizzare l'idrogeno.

Comunque le cose più interessanti sono quelle non dette, come al solito. O quelle che si ricavano prendendo i numeri e ragionandoci sopra. Per chiarire subito dove voglio arrivare, il "non detto" è il confronto tra idrogeno e batterie come vettore energetico, l'opuscolo confronta sempre e solo idrogeno con motori a combustione interna, ipotizzando di ricavare comunque l'idrogeno dai combustibili fossili. Il vantaggio principale di questa ipotesi sarebbe la maggior facilità nel sequestrare la CO2. L'idrogeno, quindi, sarebbe un sistema per ridurre l'effetto serra. Ma se l'idrogeno serve a trasportare energia (elettrica) va confrontato con gli altri modi per farlo, che esistono oggi.


Il primo numero da prendere in considerazione è il costo. Attualmente, secondo l'opuscolo, un motore a celle a combustibile costa circa 10.000 euro per kW, cento volte il costo di un motore a benzina. Un'utilitaria ha bisogno di circa 15 kW, e quindi il motore costerebbe, oggi, 150 mila euro. Il guaio (non detto) è che questi costi sono difficilmente riducibili, in quanto una discreta fetta è costituita da platino. Sono trent'anni che si cerca di costruire celle a combustibile con molto meno platino, o con qualcos'altro al posto del platino, senza grandi successi.

Se come vettore energetico, invece dell'idrogeno, si utilizzano batterie, il costo è dovuto soprattutto a queste ultime. Dipende dall'autonomia che si desidera, ma per prestazioni confrontabili con quelle dell'idrogeno (che pure ha i suoi problemi di immagazzinamento e quindi di autonomia) usando batterie al litio servono 1500 euro/kW, un sesto che per l'idrogeno. I prezzi stanno inoltre calando, è ragionevole pensare di arrivare, con la produzione in serie, a valori non troppo più alti di quelli di un motore a benzina.

Se pensiamo di utilizzare energie rinnovabili, in fondo il motivo principale per passare ad auto elettriche è la prospettiva di un esaurimento del petrolio, diventa cruciale calcolare l'efficienza energetica. Quindi occorre confrontare la resa del ciclo completo dell'idrogeno, dal pannello solare (o dalla centrale nucleare, se credete che l'uranio cresca sugli alberi) fino alla ruota. Qui l'opuscolo non ci viene in aiuto, ma guardando altrove, si trovano efficienze massime del 40-50% (e tipiche intorno al 25-30%) per l'idrogeno, e dell'80-85% per le batterie. In altre parole, con la stessa energia elettrica facciamo andare un'auto ad idrogeno, o tre auto a batterie.

Infine si può, leggendo tra le righe, capire il livello di maturità tecnologica dell'idrogeno. L'opuscolo ci dice quanto siamo avanti nel cercare di risolvere i problemi di produzione, stoccaggio, distribuzione, conversione ad energia elettrica. Ma è chiaro, leggendo, che in tutti questi campi siamo lontani da una soluzione consolidata. Abbiamo soluzioni funzionanti, ma sono costose e poco efficienti. Servono grossi passi avanti tecnologici, che possiamo solo sperare arrivino in tempo. Per la trazione elettrica tutte le soluzioni, abbastanza consolidate, ci sono, o sono comunque molto più vicine. Esistono batterie, in veicoli commerciali, che durano 20 anni e si ricaricano in un quarto d'ora.

Conclusioni? Be', l'opuscolo mi ha convinto che l'idrogeno è comunque qualcosa su cui val la pena di ricercare. Se arriverano celle a combustibile più economiche (molto più economiche) qualche uso poi si troverà. L'idrogeno può essere prodotto nei momenti di esubero di energia, ed utilizzato, anche se con rendimenti quasi catastrofici, nei momenti di carenza. Ma si tratterà sempre di un utilizzo relativamente poco importante, e condizionato a miglioramenti tecnologici che appaiono comunque lontani. Nel frattempo conviene puntare su altro: miglioramenti, soprattutto economici, delle batterie al litio, abbattimento dei costi delle energie rinnovabili, tutto il necesario lavoro di ingegnerizzazione per arrivare a soluzioni di serie. Puntare sull'idrogeno, costoso, inefficiente, lontano nel tempo, significa allontanare la prospettiva di soluzioni reali ai problemi che abbiamo davanti.

martedì, maggio 15, 2007

Confessioni di un idrogenista pentito

Un bel po' di anni fa (forse troppi) mi occupavo di idrogeno Era il 1980 quando arrivai a Berkeley, in California, a fare il post-doc al Lawrence Berkeley Laboratory. Era appena passata l'ultima fase della prima grande crisi del petrolio; il massimo valore storico dei prezzi era stato nel 1979. In America, era tutto un fiorire di progetti di ricerca, di nuovi centri e istituti, tutti dedicati alle energie alternative.

A Berkeley, lavorai per più di due anni sulle pile a combustibile; la tecnologia che doveva servire a trasformare l'idrogeno in energia elettrica e che era - ed è - essenziale per il concetto di "economia basata sull'idrogeno" (Rifkin non ha inventato nulla, erano cose già ben note allora). Era un lavoro interessante, anche affascinante, ma molto difficile. Finito il mio contratto, cominciai a cercare lavoro. Ma, come mi è capitato spesso nella vita, mi trovavo in controfase con il resto del mondo. Nel 1982, i prezzi del petrolio si erano già molto abbassati. L'interesse sulle energie alternative era calato e - con la lungimiranza tipica degli esseri umani - si cominciava già a pensare di chiudere i centri di ricerca messi su negli anni '70. C'era poco spazio, di conseguenza, per un esperto in pile a combustibile. Il meglio che riuscii a trovare fu un'offerta per lavorare in un centro di ricerca nel Montana. Non mi attirava molto e alla fine decisi di tornare in Italia. Provai a continuare a lavorare sulle pile a combustibile, ma da noi non glie ne importava niente a nessuno, nemo propheta in patria sua. Così dopo qualche anno mi dedicai ad altre cose.

Mi ricordo che quando ero ancora in America ero venuto a sapere che a Vancouver, in Canada, c'era un certo Geoffrey Ballard che aveva messo su un piccolo istituto di ricerca per studiare le pile a combustibile. Pensai vagamente di mandargli un curriculum, ma poi me ne scordai. La ditta di Ballard, a quel tempo, era poco più di un garage con qualche entusiasta dentro intento a saldare fili e a far bollire strane soluzioni.

Ma Ballard era destinato a grandi cose. Più o meno al tempo in cui io me ne andavo da Berkeley, Ballard sviluppava un tipo di pila a combustibile completamente nuovo, la "PEMFC" o "PEFC" (polymer electrolyte membrane fuel cell) o semplicemente PEM, una cosa che rivoluzionò il campo. La PEM usava un polimero solido come elettrolita, cosa che la rendeva più efficiente dei vecchi tipi che, invece, usavano un elettrolita liquido. Fece un rumore incredibile; rese possibile il primo autobus a pile a combustibile (1993) e tanto per dirne una, Ballard fu nominato "Eroe del Pianeta" nel 1999 dalla rivista "Time."

Non per dire male di Ballard, che mi risulta essere una bravissima persona, ma forse chiamarlo "eroe del pianeta" è stata una cosa un po' esagerata. A parte questo, tuttavia, negli anni '90 mi è venuto diverse volte da pensare (con una certa rabbia) che se nel 1982 avessi mandato quel curriculum forse avrei potuto essere uno degli sviluppatori di quello che - all'epoca - sembrava la rivoluzione del secolo: la pila a combustibile a membrana polimerica, il congegno che avrebbe reso possibile l'economia basata sull'idrogeno. Avrei fatto anche un po' di quattrini!

Quando cominciò l' "uragano Rifkin", nel 2002, mi trovavo a essere uno dei pochi in Italia che avevano veramente esperienza pratica sui concetti tecnici dell'economia basata sull'idrogeno. Mi invitavano alle conferenze a parlarne. Per un certo periodo ne ho parlato anche bene, pur senza grande entusiasmo. Oggi, dopo averci ripensato sopra, credo che dedicare la mia vita all'idrogeno e alle pile a combustibile non sarebbe stata una grande idea. Anzi, credo che sarebbe stata pessima. Non sono il solo a pensarla così; ho conosciuto diverse persone che hanno dedicato anni di vita alle pile a combustibile e all'idrogeno ma che poi hanno abbandonato il campo, delusi. Siamo gli "idrogenisti pentiti", persone che hanno lavorato, e magari anche creduto, nella promessa dell'idrogeno ma che poi si sono resi conto che - se magari non la possiamo proprio definire una bufala - è una cosa talmente difficile e lontana nel tempo che non ha nessuna rilevanza per la soluzione dei problemi attuali.

Ci sono moltissimi problemi con il concetto di "economia basata sull'idrogeno" ma uno dei principali è la conversione dell'idrogeno in energia utile - ovvero energia elettrica. Farlo con un motore termico è possibile, ma l'efficienza è terribilmente bassa. Quindi il concetto ruota molto intorno alla possibilità di usare pile a combustibile che promettono efficienze molto maggiori. Ma le cose non sono facili.

Gia nel 1980, a Berkeley, ci rendevamo conto di qual'era il problema principale delle pile a combustibile: il catalizzatore. La reazione fra idrogeno e ossigeno, di per se, è lenta a temperature relativamente basse. La pila funziona soltanto se gli elettrodi contengono platino, sulla cui superficie la reazione avviene molto più rapidamente. Il platino è un metallo raro e costoso e i due anni e più che ho passato al Lawrence Berkeley Lab sono stati dedicati a cercare di mettere meno platino, o qualcosa al posto del platino, sugli elettrodi della pila. Non ero solo io a lavorarci, era tutto un gruppo di ricerca, uno dei molti impegnati sull'argomento. A quel tempo, non andava di moda il termine "nanotecnologia", ma eravamo perfettamente in grado di fare delle particelle nanometriche di platino. Più erano piccole le particelle, maggiore era la superficie e di conseguenza ci voleva una massa minore.

Ahimé, uno dei problemi delle nanoparticelle è che quanto più le fai piccole tanto più sono attive. Si muovono, reagiscono fra di loro a formare particelle più grandi e, alla fine, il tuo elettrodo non funziona più. Ne abbiamo provate di tutte per stabilizzarle: una delle cose su cui ho lavorato di più è stato sulle leghe di platino. Sembrava una buona idea - funzionava bene per un po' - salvo poi de-allegarsi e dover buttar via tutto. Niente da fare - platino era e platino rimaneva.

Oggi, dopo un buon quarto di secolo di lavoro di molta gente, siamo davanti allo stesso problema. Le PEM hanno ancora bisogno di platino e una PEM dell'ultima generazione richiede qualcosa come 1000 dollari al kW di solo platino; una vettura a pile a combustibile dovrebbe contenere platino per un costo superiore alla vettura stessa! Al che si aggiunge il fatto che la membrana costa un sacco di soldi, che il platino si avvelena facilmente, che gli elettrodi si rovinano per tante ragioni, e tanti altri problemi. La PEM è ancora ben lontana da essere in grado di salvare il pianeta per opera dell'eroico Geoffrey Ballard.

Ma il problema non è solo nei costi; è proprio nella quantità di platino. Non c'è abbastanza platino su questo pianeta per costruire pile PEM in numero sufficiente a rimpiazzare gli attuali veicoli su strada e a realizzare l'idea dell' "economia basata sull'idrogeno". Era una cosa che sapevamo già nel 1980 e che non è molto cambiata da allora.

Certo, ci si può lavorare sopra, ma non è facile. Quando mi metto oggi a dare un'occhiata allo stato della ricerca nelle PEM vedo con un certo stupore che ancora la gente lavora sulle stesse cose su cui lavoravamo a Berkeley negli anni '80, apparentemente con non molto maggiore successo. Uno degli ultimi "nuovi sviluppi" è stato, indovinate un po', usare leghe di platino! Proprio la cosa che facevo io. Magari queste leghe funzioneranno meglio delle nostre, magari questi qui (di Brookhaven) sono più bravi di come eravamo noi al Lawrence Berkeley Lab; chi lo sa? Ma mi sembra che stiamo girando in cerchio senza arrivare da nessuna parte. C'è chi ha detto di aver trovato buoni catalizzatori nanostrutturati non basati sul platino. Saranno abbastanza stabili sul lungo periodo? Può darsi, mi permetto però di essere un tantino scettico.

Si riuscirà mai a produrre una pila a combustibile che usa poco (o per niente) platino e che si vende a un prezzo ragionevole? Non è impossibile, ma sembra molto difficile. Sono ormai più di trent'anni che si parla di pile a combustibile "moderne" ma ancora ci sono soltanto prototipi. Se ce ne sono in vendita o sono giocattoli dimostrativi oppure sono a prezzi tali che li possono comprare solo istituti di ricerca.

Venticinque anni fa, quando lavoravo alle pile a combustibile, sapevamo che il petrolio era ancora abbondante e che la crisi era passeggera. Potevamo permetterci di pensare che avevamo tempo, che prima o poi saremmo riusciti a far funzionare le pile; che avremmo ottenuto quel "breakthrough" necessario. Non sono bastati 25 anni; adesso il picco del petrolio sta arrivando e forse è già arrivato. Quasi certamente, non abbiamo altri 25 anni per cercare il miracolo in una tecnologia che - per ora - rimane inutilizzabile in pratica. Continuiamo pure a lavorarci sopra, ma non contiamo su qualche eroe tecnologico che verrà a liberarci dal petrolio all'ultimo momento con qualche super-PEM.

La liberazione dal petrolio verrà da tecnologie più semplici e già collaudate: le buone vecchie batterie che stanno vivendo una nuova vita con l'ultima generazione di batterie al litio. In fondo, non c'è bisogno di grandi rivoluzioni tecnologiche per cambiare -più che altro bisogna volerlo veramente.







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mercoledì, febbraio 28, 2007

Qualcuno vuol comprare il colosseo?


La persistenza di certe bufale è stupefacente, quelle che hanno a che fare con l'energia sembrano avere una vitalità particolare negli ultimi tempi. Ne fa fede quella dell' "HHO," intesa come una molecola uguale, ma "diversa" dalla normale H2O, ovvero acqua.

Se vi volete divertire, cercate su internet "aquygen", oppure "gas di brown"; da li' si apre tutto un universo di fesserie in cui vi raccontano che la famigerata HHO è un mirabolante metodo per fare buchi nell'acciaio, per mandare le automobili, e probabilmente anche per mandar via i calcoli al fegato.

La bufala è ricomparsa di recente sul "Daily Telegraph" e quelli di voi che masticano bene l'inglese possono farsi quattro risate guardando il video qui di seguito

http://www.news.com.au/dailytelegraph/story/0,22049,21103512-5011660,00.html

A proposito di HHO, qualcuno vuol comprare il Colosseo? Ottimi prezzi, svendita ancora solo per pochi giorni. Le pietre sono già numerate, si può smontare e rimontare anche in Texas.




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