giovedì, novembre 15, 2007

Rifkin: il venditore di olio di serpente

Gli americani parlano di "snake oil" (olio di serpente) per quel tipo di intrugli miracolosi che dovrebbero far bene ai calli, curare il mal di testa, e far andar via anche le emorroidi. Da noi, tendiamo a correlare i venditori di questi intrugli alla ormai storica figura di Vanna Marchi.

Con qualsiasi termine lo si voglia definire, un venditore di intrugli di grande successo è Jeremy Rifkin che continua a imperversare con le sue idee sull'idrogeno. E' un ospite regolare - sempre a pagamento da quello che si sente dire - di conferenze e dibattiti. Ultimamente, lo abbiamo visto come ospite addirittura del parlamento italiano, osannato da quasi tutti i parlamentari.

Così come l'olio di serpente viene detto curare le malattie più svariate, Rifkin ci propone l'idrogeno come rimedio universale dei guai più vari. Se le idee di Rifkin sono grandiose, sono anche molto confuse. Ci sono perlomeno tre concetti che possiamo identificare nella proposta di Rifkin, e forse anche di più.

1. L'idrogeno come mezzo di stoccaggio dell'energia rinnovabile. Questa è un idea nel complesso sensata. L'idrogeno potrebbe essere una delle tecnologie che ci permetteranno di risolvere il problema dell'intermittenza delle fonti rinnovabili. L'efficienza del ciclo dell'idrogeno come stoccaggio energetico non è molto alta e ci potrebbero essere alternative migliori, ma potrebbe funzionare se ci lavoriamo sopra.

2. L'idrogeno come vettore energetico. Rifkin parla di un'analogia fra la produzione di idrogeno e l'Internet. Ovvero, dovremmo tutti produrre idrogeno a casa, essere interconnessi casa per casa con delle tubazioni che trasportano idrogeno e scambiarselo a seconda delle necessità; un po' come facciamo con la posta elettronica. L'idea è sotto certi aspetti affascinante ma, dal punto di vista pratico, è il disastro totale. L'idrogeno è un pessimo vettore energetico; ha una bassa densità volumetrica di energia, rovina i tubi in metallo, è pericoloso da trasportare in bombole, la conversione è energeticamente inefficiente e, soprattutto, i costi di un sistema del genere non sarebbero nemmeno stratosferici; sarebbero interstellari! Insomma un'idea insensata sotto tutti i punti di vista. Tanto più che esiste un vettore energetico molto migliore è che ha già una sua rete di distribuzione: l'elettricità

3. L'idrogeno come sostituto dei combustibili fossili, in particolare nei veicoli stradali. I problemi qui sono molteplici: hanno a che fare con la difficoltà di trasportare l'idrogeno in bombole o sotto forma di liquido criogenico e con la mancanza di un sistema di distribuzione dell'idrogeno come combustibile. Inoltre, l'idea di un veicolo stradale a idrogeno ha senso soltanto se si usano pile a combustibile per convertire l'idrogeno a elettricità, altrimenti sarebbe terribilmente inefficiente. Ma le pile a combustibile utilizzabili su un veicolo hanno moltissimi problemi, fra i quali quello di dipendere da costosi catalizzatori al platino. A parte il costo, non c'è abbastanza platino su questo pianeta per fare abbastanza pile per equipaggiare i veicoli esistenti. I problemi sono molteplici e, apparentemente, estremamente difficili da risolvere: sono più di vent'anni che si fanno prototipi di veicoli a pile a combustibile e ancora non ne esiste uno che sia in produzione. Ciononostante, si continuano a spendere soldi pubblici per ulteriori prototipi.

4. Infine, ci sono vari e vaporosi slogan di Rifkin, come "la terza rivoluzione industriale," l'"economia basata sull'idrogeno" e altri. Ma non bastano gli slogan per fare cose serie.

Va detto anche che nessuno di questi concetti è veramente originale. Rifkin si è limitato a recuperare idee sviluppate da altri ben prima di lui e a impaccarle insieme. Lo ha fatto mettendole in una forma accattivante che andava a soddisfare l'appetito sia del pubblico come dei politici per una soluzione facile e indolore dei gravissimi problemi che abbiamo di fronte. Rifkin, in sostanza, ha fatto soltanto del marketing.

Su questo, è stato veramente bravo. Un grande venditore che è riuscito a vendere l'idea dell'idrogeno come cura universale a tutti i mali del pianeta. E i governi hanno ingoiato non solo l'esca, ma anche la lenza e tutta la canna da pesca. Le idee di Rifkin sono state accettate e finanziate a suon di miliardi senza che ci fosse stato nessun dibattito critico serio su quanto valessero veramente. Una cosa che la dice lunga su come i processi decisionali dei governi siano alla mercé delle mode del momento e su come il nostro destino sia affidato a persone del tutto incompetenti sulle basi tecniche di quello che stanno facendo.

Cosi', in gran parte grazie a Rifkin, l'idrogeno è diventato immensamente popolare nell'immaginazione del pubblico e dei politici. Il risultato è che stiamo impiegando grandi capitali e risorse per inseguire una tecnologia, quella dell'idrogeno come vettore o come combustibile per i veicoli stradali, per la quale ci vorranno perlomeno decenni di lavoro per arrivare a qualcosa di pratico (come ammesso dagli stessi proponenti). Lo stiamo facendo senza nessuna chiara evidenza che ci arriveremo mai e nemmeno che ne valga la pena. Non solo, ma qualsiasi processo produca o faccia uso di idrogeno, anche se parte dai più sudici combustibili fossili, viene visto come qualcosa di buono per definizione. Anche un processo che trasforma combustibili fossili in idrogeno viene a volte definito come "rinnovabile" e addirittura finanziato come tale con soldi pubblici. Tutto questo è stato un grave danno per le tecnologie rinnovabili vere. Un danno paragonabile sotto certi aspetti allo scandalo del CIP6, anche quello il risultato di una voluta confusione fra ciò che è rinnovabile e ciò che non lo è.

Negli ultimi tempi, politici, funzionari e scienziati che si sono impegnati pubblicamente sulle idee di Rifkin stanno cominciando ad accorgersi di aver fatto un'immane fesseria. Purtroppo, non sanno come uscirne senza fare una figuraccia. Il re continua a camminare pavoneggiandosi come se avesse addosso una pelliccia di visone. Ma sta cominciando a rendersi conto di essere nudo.





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11 commenti:

Anonimo ha detto...

"L'idrogeno come mezzo di stoccaggio dell'energia rinnovabile. Questa è un idea nel complesso sensata. .. L'efficienza del ciclo dell'idrogeno come stoccaggio energetico non è molto alta e ci potrebbero essere alternative migliori, ma potrebbe funzionare se ci lavoriamo sopra."
Secondo me, conviene lavorare, investire, spendere meglio il proprio tempo su altre tecnologie migliori (batterie) proprio perchè sappiamo che l'idrogeno è un pessimo 'attrezzo' per accumulare energia. Dando per scontato che la soluzione idrogeno è solo una illusione conviene dirlo e fare a meno di esso da subito.
Saluti,
Massimo

Bricke ha detto...

"Idrogeno come vettore" ??

Lessi il libro di Rifkin anni fa, mi sono riletto al volo il capitolo della cogenerazione.
JR non parla di scambiarsi l'idrogeno ma l'energia. Ognuno diventa microproduttore, e mette da parte l'eventuale energia in surplus, da immettere in rete nel momento che in un punto vicino nella "griglia" (Hydron Energy Web) ci fosse bisogno.

Penso che tu abbia frainteso il concetto.

Comunque quando avremo così tanti microimpianti che genereranno surplus ci si pone il problema, per il momento io devo ancora installare i pannelli fotovoltaici sul tetto :)

Sei proprio sicuro che le batterie vinceranno contro l'idrogeno per lo stoccaggio di energia?

Anonimo ha detto...

Bricke, parliamo di soldi, euro, piccioli, dollari, yen, dobloni e il discorso diventa più chiaro. Euro per esempio. Se tu guadagnassi 10.000 euro avresti la possibilità di spenderli subito per toglierti uno sfizio ma, se li volessi spendere successivamente, ti prresti il problema di metterli in una banca che te li restituisca al momento dovuto. Hai la banca Bassotti che te ne restituisce 5.400 e la banca Elettrochimica che te ne restituisce 8.000. Dovendo scegliere quale banca scegli? La batteria più inefficiente ti restituisce l' 80% dell'energia, la migliore delle celle a combustibile (il tanto amato idrogeno) il 54%. Vedi tu! Io so cosa scegliere e non è certo l'idrogeno.
Saluti,
MAssimo

Frank Galvagno ha detto...

Massimo, bella questa "banchizzazione" della Termodinamica.

Ugo Bardi ha detto...

Massimo, hai ragione, ma lo stccaggio dell'energia dipende anche dai tempi. Le batterie sono sicuramente il sistema migliore per tempi dell'ordine di qualche giorno, o anche qualche settimana. Il problema dello stoccaggio stagionale (parecchi mesi) però è più complesso. Dobbiamo stoccare l'energia in qualche cosa che rimanga stabile per mesi o anche anni. Qui credo che l'idrogeno possa essere un candidato ragionevole.

Anonimo ha detto...

Riguardo all'utilizzo dell'idrogeno come vettore energetico, ho letto un interessante articolo su LeScienze 6-8mesi fa circa. Parlavano della nuova rete elettrica di Manhattan attualmente in costruzione: trasporta la corrente attraverso superconduttori raffreddati ad azoto liquido. E' allo studio una versione di questo sistema di trasporto dell'energia basato sull'idrogeno liquido con il triplice vantaggio di mantenere a temperature criogeniche i conduttori, di trasportare ulteriore energia vettorizzando l'idrogeno liquido, di stoccare negli idrogenodotti enormi quantità di energia sotto forma di idrogeno liquido. Se trovo anno e mese di quel numero di LeScienze (o Scientific American), te lo segno in un commento.

Per quanto riguarda i catalizzatori, ormai il futuro dei catalizzatori per fuel cell è basato sui nanotubi di carbonio, che sono più efficienti, i prezzi scendono di anno in anno in modo vertiginoso e non presentano problemi legati all'approvvigionamento di platino. O no?

Anonimo ha detto...

Trovato: Scientific American di Luglio 2006 (si trova anche su eMule):

http://www.sciam.com/article.cfm?chanID=sa006&colID=1&articleID=00003872-159C-1498-959C83414B7F0000

Bricke ha detto...

Si Massimo lo so benissimo che allo stato attuale l'efficienza dell'idrogeno lascia a desiderare.

Ecco per esempio la faccenda del tempo esposta da Ugo è già interessante.

Non solo ma un "silos" di idrogeno lo posso riutilizzare, penso, per parecchio tempo. Le batterie? Non ne so assolutamente nulla, ma parlando di batterie serie, industriali, per quanti anni le posso riutilizzare? Una volta arrivate a fine vita come le smaltisco? Che materiali mi servono per costruirle?

E' solo un esempio. Quello che voglio dire è che l'efficienza è solo UN aspetto, forse il più importante ma NON è l'unico.

Tornando al tuo ragionamento se ho la Banca Etica che me ne restituisce solo 5000 io scelgo quella :)

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Ugo, scusa, hai verificato la storia della scambio di idrogeno che secondo me è scambio di energia elettrica?

Anonimo ha detto...

Ugo non sono del tutto d'accordo o altrimenti detto non ne sono convinto. Se le batterie hanno un' autoscarica parimenti l'idrogeno subisce una inesorabile dispersione nell'ambiente circostante fuoriuscendo dai contenitori qualunque essi siano. Se dovesse essere tenuto a temperature bassissime (ragionevole fare ciò) implicherebbe un autoconsumo per il mantenimento del freddo abbassando l'efficienza totale del sistema. Inoltre se l'idrogeno lo vogliamo stoccare per mesi l'efficienza sistema delle celle a combustibile/idrogeno scende in base alla percentuale di idrogeno perduto + il mantenimento a basse temperature + la dispersione. Confrontando nelle migliori condizioni possibili di utilizzo cells/idrogeno elettricità/batterie il rapporto è 54/100 e 80/100 si ha una differenza di ben 26%. Ricordiamo che questo dovrebbe essere considerato il miglior utilizzo in accoppiamento con le energie rinnovabili che è sempre circadiano o al massimo settimanale (FV, eolico tradizionale e d'alta quota). Gli stoccaggi stagionali non superano probabilmente i 6 mesi e ritengo che la differenza tra l'autoscarica o la dispersione dell'idrogeno del 26 % rimanga a favore delle batterie (quali batterie?). Le fuel cells dopo 6 mesi di parziale inattività o di fermo siamo sicuri che abbiano la stessa probabilità di funzionare come sei mesi prima quando erano nuove? E la durata delle stesse? Il drogaggio che le rende inutilizzabili o ne abbassa l'efficienza? I margini di miglioramento delle batterie elettrochimiche invece sono enormi perché solo adesso si sente il bisogno di applicarle in quantità ragionevole e quindi produrle. Non dico che l'idrogeno non abbia un senso ma questo è talmente marginale che non ha senso investire tempo e risorse perché risulterà essere sempre marginale. Penso ai vettori spaziali o ai sistemi genset delle stazioni polari.
La Banca Bassotti & Sons erode eccome se erode!
MAssimo

Gianni Comoretto ha detto...

Mi ha incuriosito il commento sui nanotubi, e su fuel cell e nanotubes ho trovato qualche articolo in rete, dove si dice che i nanotubi servono come supporto per il platino. Migliorano la situazione rispetto agli elettrodi convenzionali, ma il platino serve sempre. Non risolvono i problemi di efficienza. In pratica, sono utili per farsi micro-fuel cell, per far andare il telefonino a metanolo e cose simili. O celle piu' compatte e potenti.
Non ho trovato niente sul fatto che i prezzi delle fuel cell stiano calando vertiginosamente, anzi.

La generazione diffusa di idrogeno e' estremamente inefficiente, per non parlare dello stoccaggio. Molto meglio utilizzare sistemi centralizzati. I conti di Massimo si riferiscono a questi, se si va a sistemi diffusi non credo si superi la meta' del sistema a batteria, dai numeri che leggo in giro anche meno (25-30% di efficienza finale).

Un ulteriore commento. Della recensione delle idee di Rifkin che si puo' trovare qui http://www.econogics.com/en/rifkin.htm
mi sembra da citare la conclusione: che si creda o no a Rifkin, il primo step e' quello di avere tanta energia rinnovabile a (relativamente) basso costo. Cerchiamo di andare in quella direzione, poi se ci si accorge che l'idrogeno e' inutile, almeno si e' andati nella direzione giusta.

Anonimo ha detto...

Gianni. E' vero che serve del platino, ma in quantità irrilevante (poche nanoparticelle intrappolate in una matrice di nanotubi di carbonio) ed il campo di applicazione è lo stesso delle fuel cell normali.