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martedì, maggio 19, 2009

La bufala del raffreddamento globale

Il riscaldamento globale? E' una bufala, infatti negli anni '70 gli scienziati prevedevano un'imminente era glaciale. Allora si temeva che la Terra si stesse raffreddando, ora si teme che si riscaldi troppo, in realtà sono solo fisime di persone che scambiano oscillazioni casuali per tendenze a lungo termine.
Quante volte abbiamo sentito o letto queste frasi (ad es. qui)? Molto citato un articolo del Newsweek, che si rifà ad un articolo di Science News del 1975 in cui si paventava l'arrivo imminente di una nuova era glaciale. L'articolo esiste veramente, e si intitola "Climate change: chilling possibilities".

Ma come stanno le cose? Cosa pensava davvero il mondo scientifico nel 1975?

Mi è appena arrivato l'ultimo numero di "Skeptical Inquirer", il giornale del Committe for Scientific Inquiry, l'analogo statunitense del nostro CICAP. Dentro ben due articoli sul riscaldamento globale, affrontati cercando di riportare su un terreno scientifico bufale che di scientifico han poco. Uno dei due affronta proprio il "grande mito del raffreddamento globale".

L'autore parte dalla storia delle ricerche sul clima. Che l'anidride carbonica prodotta dall'uomo potesse produrre un riscaldamento globale lo si sapeva già dai lavori di Arrhenius del 1896. Che il rischio fosse concreto lo si sospettava almeno dal secondo dopoguerra. Nei primi anni 70 cominciano ad essere utilizzabili le serie storiche di temperature medie globali, e con una discreta sorpresa gli scienziati scoprirono, contrariamente alle attese, che era in atto un raffreddamento. La questione è evidentemente molto più complessa, c'entrano gli aerosol atmosferici (no, non quelli delle scie chimiche), l'attività solare, eccetera. E durante gli anni '70 gli scienziati mettono insieme tutti questi pezzi, valutano gli effetti di queste cose, arrivando rapidamente ad avere un quadro del problema non distante dall'attuale.


L'autore passa quindi in rassegna gli articoli sul tema pubblicati in riviste scientifiche tra il 1965 e il 1979, trovando che la stragrande maggioranza (44 su 71) considerava probabile un riscaldamento globale nel prossimo futuro. Solo 7 ipotizzavano un possibile raffreddamento. Anche l'articolo di Science News del 1975 è in realtà molto cauto, parla di una possibilità ma evidenzia tutte le incertezze del caso, e nota come il riscaldamento globale antropico sia comunque dietro l'angolo e possa rovesciare la tendenza al raffreddamento (come è successo).

Un' altra frequente citazione riguarda un rapporto del National Science Board del 1974, in cui si diceva che "A giudicare dalle misure storiche delle ere interglaciali passate la situazione attuale di clima mite terminerà ... e ci condurrà alla prossima era glaciale". La citazione appare anche nell'appello del sen. Inhofe (quello dei 700 scienziati che negano il riscaldamento globale), ma non cita la frase successiva del rapporto, che colloca l'imminente era glaciale "nei prossimi 20.000 anni".

In conclusione anche la storia degli scienziati che 30 anni fa ci minacciavano un'era glaciale imminente è un mito. Con un grano di verità, allora i modelli climatici erano ai primordi e il riscaldamento era molto meno evidente di ora, mascherato da altri effetti. Ma anche allora l'idea diffusa tra gli scienziati era quella di un riscaldamento globale dovuto all'anidride carbonica che produciamo.

Un po' come la storia della verde Groenlandia, di Marte, Giove e Nettuno che si riscaldano, dei ghiacci artici tornati ai livelli del 1979, e dei tanti miti che alimentano il negazionismo climatico.

Riferimenti:


  • J. Fleck: "The Great Global Cooling Myth and the Politics of Science", Skeptic Inquirer, 33(3), pag. 20 (2009)

  • J. Douglas, "Climate change, chilling possibilities", Science News 107(9), pag. 138 (1975)

  • T. Peterson, T. Connolley, J. Fleck "The myth of the 1970s Global Cooling scientific consensus", Bulletin of the American Meteorological Society, 89(9), pag. 1325-1337

  • La voce "Global cooling" della wikipedia contiene una buona rassegna delle posizioni sull'argomento negli anni '70.

mercoledì, settembre 03, 2008

Giove si scalda: dunque il riscaldamento globale è una bufala (0vvero: climatologia del geghegé)

Il sole non è la causa del riscaldamento globale.
Lo si vede, fra i tanti dati disponibili, da questa figura (da "encyclopedia of earth"):
La linea blu scura, in alto, è la temperatura media dell'atmosfera; quella verde subito in basso è la concentrazione di CO2. Si vede bene come le due cose sono correlate. Invece, le tre curve in basso sono tutti parametri dell'irradiazione solare. La curva grigia è relativa ai raggi cosmici galattici (modulati dall'attività solare). Quella azzurra più in basso è la "total solar irradiance", ovvero l'energia che il Sole emette. Quella rossa in basso è il numero delle macchie solari. Si vede bene la ciclicità undecennale di tutti questi parametri, ma non c'è nessuna correlazione con l'aumento della temperatura dell'atmosfera.
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Certe volte mi sembra di vivere in uno sketch televisivo. In una realtà dove non è vero quello che rispetta le leggi della fisica ma ciò che l'udienza trova divertente. In questi giorni, mi è ritornato in mente un vecchissimo sketch che, non so come, mi è rimasto in testa dagli anni '60. Era quando Walter Chiari si era messo a commentare una canzone di Rita Pavone il cui testo consisteva principalmente delle parole "geghe geghe geghegè". Era una tiritera di suoni senza senso che, ciononostante, Walter Chiari si impegnava a commentare come se ne avesse; da questo la comicità della scena.

Ora, nel dibattito sul riscaldamento globale sembra a volte di trovarsi a fare la parte di Walter Chiari che cerca di estrarre un senso logico dal geghegè. E' un trovarsi in continuazione a dover smontare idee bislacche e senza senso che, tuttavia, continuano a girare e a essere ripetute su internet. Una di queste è la storia che "i pianeti si scaldano" e che, dunque, sarebbe il sole e non l'attività umana a generare il riscaldamento.

Ho già parlato in post precedenti del caso di Marte e di quello di Nettuno. In nessuno dei due casi ci sono dati che ci possano portare a concludere che il riscaldamento terrestre è influenzato dal sole più di quanto non lo sia dalla CO2 di origine umana. Recentemente, sembra che sia venuto di moda parlare di Giove; come è apparso in un articolo del 27 Agosto 2008 sul Resto del Carlino a firma di Massimo Pandolfi.

Trovate il testo di Pandolfi e la mia critica in un recente post su questo blog intitolato "teologia del riscaldamento globale". Nel mio post, ho anche detto che non valeva la pena di andare a demolire le affermazioni che Pandolfi appone a suggello del suo testo come critica ai concetti correnti di riscaldamento globale. Le ho definite troppo campate in aria per valerne la pena. Poi, tuttavia, mi è venuto in mente che potremmo anche esaminare, come esercizio, quella che ha a che fare con Giove. Così, eccola qua:

La Terra rischia di diventare una palla di fuoco? Beh, è vero che
negli ultimi cento anni la temperatura è aumentata di circa 0,8
gradi; ma lo sapete che su Giove, negli ultimi quindici anni, il
termometro è invece salito di 7 gradi, da -200° a -193° ? Che ci
siano anche lì dei marziani inquinatori?


Facciamo allora un'analisi di queste affermazioni. Lasciamo perdere l'infelice battuta sui Marziani. Veniamo piuttosto al dunque.

Prima domanda: è vero che Giove si è scaldato di ben 7 gradi? La risposta, in breve, è NO. Su internet troviamo vari articoli scientifici che parlano delle stagioni di Giove e dei vari cicli pluridecennali che le caratterizzano. Come conseguenza di questi cicli, certe zone del pianeta si stanno scaldando e certe altre raffreddando. I "7 gradi" di cui parla Pandolfi non li ho trovati in nessun posto, ma come ordine di grandezza non sono fuori misura se riferiti a qualche zona particolare della vasta atmosfera di Giove. Ma in nessun posto troviamo scritto che l'atmosfera di Giove tutta intera "si è scaldata" a qualunque temperatura misurabile. Su questo punto, vedi per esempio questo link (segnalazione di Paolo).

Ma, anche senza andare a vedere i dati, è comunque una sciocchzza sostenere che questo ipotetico riscaldamento Giove sarebbe prova che il sole è la causa principale del riscaldamento terrestre. Tenete conto che Giove è oltre trecento volte più massiccio della Terra e che si scalda principalmente dall'interno. Vi immaginate che fiammata dovrebbe emettere il sole per scaldare di 7 gradi un bestione del genere? Ma i satelliti non hanno visto assolutamente niente del genere (vedi la figura all'inizio).

Ma, soprattutto, se il sole (o qualunque altra cosa, magari anche i marziani con le loro SUVi) avesse veramente scaldato Giove di 7 gradi, mi dite che razza di effetto avrebbe dovuto avere sulla Terra? Giove è tutto atmosfera e, in confronto, l'atmosfera terrestre è spessa come una buccia di cipolla. Come minimo, ci saremmo dovuti scaldare altrettanto anche noi, ovvero di almeno 7 gradi. Ma, probabilmente, saremmo dovuti essere da tempo tutti bolliti. Eppure, nessuno si è accorto di niente.

Quindi, non c'è niente di rilevante rispetto al clima terrestre in questa faccenda di Giove che si scalda. Piuttosto, vi rendete conto che io sono arrivato fin qui a scrivere e voi fin qui a leggere e abbiamo fatto poco più che l'analisi climatologica del geghegè? Questo non vuol dire prendersela in particolare con Pandolfi che ha solo riportato qualcosa che ha sentito dire a un convegno. Ma Pandolfi non è il solo; l'internet è pieno di gente che scrive tranquillamente che la storia del riscaldamento globale è tutta una bufala dato che "Giove si scalda".

Quello che colpisce è l'estrema leggerezza con la quale vengono lanciate queste affermazioni, senza nessuna verifica, nessun tentativo di capire, nemmeno vagamente, se sono valide o no. Posso capire che qualcuno voglia mantenere un atteggiamento cauto rispetto a una questione complessa come lo è il clima terrestre. Ma lanciarsi a dire "non è vero niente perché Giove si scalda", non è cautela - è irresponsabilità totale.

Eppure, il cambiamento climatico è una cosa seria. Non è solo questione di qualche orso polare che annega: si rischia siccità, desertificazione e fame per miliardi di persone. Ricordiamoci che viviamo su un pianeta reale, non in uno sketch televisivo.

venerdì, dicembre 21, 2007

Volete comprare il colosseo?

Totò cerca di vendere la Fontana di Trevi a un turista in un vecchio film


Il nostro rapporto con le automobili è molto stretto e a volte tormentato e gli aumenti dei prezzi dei carburanti ci stanno portando a degli atteggiamenti a volte degni di cocainomani in crisi di astinenza. In particolare, vediamo la nascita e la diffusione di aggeggi e polverine magiche che in qualche modo dovrebbero migliorare le prestazioni delle automobili e scongiurare la crisi. In molti casi, questi arnesi sono venduti da imbroglioni senza scrupoli, come quelli del famigerato ""tubo tucker". La storia è lunga, qui provo a raccontarvi la mia esperienza con qualcuno di questi aggeggi-miracolo, sperando che vi sia utile per evitare di trovarvi in tasca l'equivalente del contratto di acquisto del Colosseo o della Fontana di Trevi.

Negli Stati Uniti, si sa, l'automobile è un accessorio necessario alla vita quotidiana quanto lo sono pettini, orologi da polso, calzini e altre cose. E' così da tanti anni e lo era anche quando lavoravo al Lawrence Berkeley Laboratory, negli anni '80. Allora, noi studenti e post-doc non avevamo molti soldi, come è tipico degli studenti e dei post-doc, ma avevamo comunque bisogno di una macchina per spostarci.

La mancanza di soldi, si sa, stimola soluzioni creative e non c'è dubbio che molti di noi si ingegnavano. Tipicamente, si potevano comprare dei ferrivecchi a 100 dollari o anche meno dallo sfasciacarrozze locale; arnesi che bene o male erano ancora in grado di una certa locomozione autonoma, sia pure incerta. Un mio amico cinese, grande risparmiatore come lo sono spesso i cinesi, ne aveva recuperata una che andava abbastanza bene salvo un problema con il servosterzo che rendeva molto difficile sterzare a sinistra. Aveva risolto il problema studiando un itinerario che lo portava da casa al laboratorio, e ritorno, senza mai o quasi aver bisogno di girare a sinistra.

Ma i problemi più comuni dei ferrivecchi che guidavamo a quel tempo stavano nella meccanica. Emettevano suoni pietosi quando in movimento e si comportavano come se soffrissero dell'equivalente meccanico di un enfisema polmonare umano. Quanto al colore e alla consistenza del fumo di scarico, in alcuni casi ricordava quello delle antiche locomotive a vapore.

Come è ovvio, la mancanza di soldi impediva riparazioni complete, per cui circolavano varie ricette miracolose per ridare un po' di fiato ai vecchi catorci. Per rimediare alle perdite d'acqua del radiatore, si poteva buttarci dentro un uovo crudo. Mi risulta che la cosa abbia funzionato in un paio di casi, con i buchi che venivano tappati dall "'effetto frittata" dell'uovo che si coagulava nei posti giusti. Per curare i pistoni che sguazzavano nei cilindri come cucchiaini nella tazzina del caffé, la cosa era più complessa e una frittata non sarebbe stata sufficiente. Qui, circolavano varie polverine magiche che promettevano di ringiovanire motori ormai a un passo dalla tomba. In un ambiente di chimici, come quello dove ero io, potete immaginare che queste polverine avevano un fascino particolare. Il solfuro di molibdeno aveva fama di essere efficace in questo senso. Ne ordinammo qualche barattolo per "scopi di ricerca" e parecchie cucchiaiate finirono in vari motori che, in effetti, ne ebbero benefici considerevoli riacquistando, se non proprio la gioventù, almeno una certa capacità di emettere rumori "normali" per un motore a scoppio.

Più tardi, in una carriera di chimico, mi è capitato più di una volta di incrociare problemi di lubrificazione dei motori a scoppio. Ho scoperto che ci sono in commercio svariate polverine che vengono occasionalmente usate anche dagli esperti in lubrificazione. L'opinione generale di coloro che sanno di queste cose è, tuttavia, che le polverine possono essere utili solo in casi molto particolari. Le si possono usare in motori molto usurati o per scopi militari quando una polverina ben piazzata può riportare a casa, bene o male, un veicolo che ha subito la perdita totale dell'olio del motore.

Tuttavia, negli ultimi tempi c'è stato un notevole ritorno di vari "rimedi miracolo" per i motori a scoppio; non solo polveri ma campi magnetici e vari arnesi strani che sono raccomandati sia per ridar vita alle vecchie macchine sia per migliorare le prestazioni delle nuove. In un tempo di crisi petrolifera, la gente si arrangia come può; in un certo senso sembra che tutti siano arrivati all'atteggiamento che avevamo noi studenti squattrinati a Berkeley negli anni '80.

Il problema di questi rimedi magici è che la loro efficiacia è spesso nulla o, al meglio, temporanea. Avrete sentito certamente della storia del "tubo tucker" che prometteva risparmi miracolosi di carburante ma che era un purissimo imbroglio. In quel caso, la magistratura è intervenuta più che altro per via del "marketing piramidale" utilizzato dalla Tucker che sarebbe stato un imbroglio anche se, per caso, il tubo miracoloso avesse funzionato. Più difficile intervenire in casi in cui l'imbroglio non è così palese. Qualcuno vende un aggeggio che promette di migliorare le prestazioni di un motore. E' un imbroglio? Per provarlo bisognerebbe fare delle prove, spendere dei soldi e chi ha il tempo e le risorse? In più se una persona seria si mette a far notare l'impossibilità fisica del funzionamento di certi aggeggi, rischia di vedersi querelato dal venditore e di trovarsi davanti a beghe infinite.

Nella pratica, ultimamente gli aggeggi miracolosi impazzano su internet. Ce n'è uno che è apparso proprio in questi giorni e che fa le solite promesse di aumenti di efficienza, ridotti consumi, eccetera. Non farò il nome di questo aggeggio e della ditta che lo produce (scusate, ma non mi posso permettere le spese legali di una querela per diffamazione.). Mi limito a dire che è basato su raggi infrarossi che dovrebbero "attivare" le molecole del carburante. C'è cascato qualche giorno fa anche il blog "blogecko" e forse anche gli Amici della Terra. Se avete orecchi per intendere, avete inteso.

Ora, per spiegare come mai ritengo che l'aggeggio che non nomino sia un imbroglio dovrei descrivere in dettaglio come mai le cose che raccontano nel loro web site sono del tutto prive di senso. In pratica, ci vorrebbe un sacco di tempo. Quindi, vi racconto una storia differente che vi può aiutare a capire quanto sia difficile fare miracoli tecnologici. Ci vogliono doti particolari per curare i lebbrosi e riattaccare le gambe agli amputati; la ricerca tecnologica è forse un pochino meno difficile ma, se ci costruite sopra una carriera, vedrete che alle volte sviluppare delle buone tecnologie vi sembrerà altrettanto difficile che risuscitare i morti.

Qualche anno fa, sono stato contattato da una ditta che vendeva una polvere lubrificante per ringiovanire i motori. La cosa non era, a priori, un imbroglio per cui ci ho perso un po' di tempo sopra; un po' per curiosità, un po' perché è il mio mestiere. Ho trovato che quello che mi aveva contattato era una persona onesta che, sicuramente, non voleva imbrogliare nessuno. Credeva veramente di avere un prodotto valido. Aveva fatto fare delle prove da una facoltà di ingegneria e avevano trovato che effettivamente la polverina migliorava le prestazioni di una vecchia macchina. Aumentava il rapporto di compressione, miglioravano le prestazioni e i consumi, diminuivano le emissioni. Con questa polvere, sosteneva, si potevano ridurre i consumi di tutto il parco macchine Italiano e scongiurare per molti anni la crisi petrolifera.

Memore della mia esperienza con il solfuro di molibdeno buttato a cucchiaiate nei motori delle vecchie macchine americane, gli dissi che non mi stupivano questi risultati, ma che bisognava vedere quanto erano duraturi, quanto era l'efficiacia su altri tipi di macchine, eccetera. Lui disse che secondo lui la polverina in questione era diversa dai soliti lubrificanti, e che l'effetto era duraturo e definitivo e che, in qualche modo, poteva riparare l'acciaio usurato del motore. Alla fine, commissionò al nostro laboratorio un esame dettagliato. Questo ha voluto dire far girare un piccolo motore per un certo tempo e poi sezionarlo per esaminare le condizioni delle superfici in contatto; cosa alquanto laboriosa come vi potete immaginare.

I risultati furono abbastanza definitivi. La polverina era uno dei tanti lubrificanti di emergenza che aumentano la viscosità dell'olio e, di conseguenza, riducono le perdite di pressione quando i cilindri e i pistoni sono molto usurati. Non aveva nessun effetto su un motore in buone condizioni. Fra le altre cose, sarebbero state necessarie ben altre prove (e altri costi) per verificare se, a lungo andare, la polverina non avrebbe danneggiato i motori o le marmitte catalitiche. Non era un imbroglio: se uno voleva tirar fuori qualche migliaio di chilometri in più da un motore ormai moribondo, ne avrebbe tratto qualche beneficio. Ma i motori moderni si usurano poco e la polvere non avrebbe avuto nessun effetto significativo sui consumi del parco veicolare nazionale. Mi risulta che la polvere sia stata in vendita per un certo periodo ma, alla fine, non se ne è più sentito parlare.

Vi ho raccontato questa storia per farvi vedere come sia difficile migliorare le prestazioni dei motori delle automobili, anche partendo da idee, in principio, non sbagliate e senza voler imbrogliare nessuno. Immaginatevi cosa succede con imbrogli palesi come il tubo tucker o quell'altra cosa a infrarossi strana che è l'origine di questo post e di cui non vi ho detto il nome (che, a questo punto, forse avete localizzato con google).

Purtroppo, quando vengono fuori queste cose, c'è sempre qualcuno che ci casca. Qualcuno che ci crede subito; qualcuno che si dichiara disposto a fare una prova; altri che disquisiscono dottamente sulle caratteristiche quantomeccaniche del trattamento proposto. Se ti azzardi a dire che è un imbroglio, c'è sempre qualcuno che ti aggredisce dandoti di venduto al soldo delle case automobilistche. Eppure, basterebbe dire che se a Roma incontrate uno che vi propone di acquistare il colosseo, non è che perdete tempo a cercare di verificare se per caso quel tale non fosse veramente il proprietario del colosseo. Sapete che è un imbroglio e basta, e lo stesso tipo di atteggiamento vale per i vari arnesi magici di cui stiamo parlando.

mercoledì, ottobre 10, 2007

Leggende, leggende, leggende.....

Qualche giorno fa, Luca Mercalli ha parlato del suo impianto fovoltaico nella sua trasmissione "Che tempo fa". Fra le lettere che ha ricevuto a commento, vi segnalo questa; qui riportata in forma anonima, ma ricevuta con nome e cognome, nonché numeri di telefono, del mittente.

Egregio Dottor Luca Mercalli,

nella trasmissione di ieri sera lei ha presentato la realizzazione del nuovo impianto fotovoltaico da 5 kW come un contributo al risparmio energetico ed alla riduzione delle emissioni globali di gas serra. Purtroppo le cose non vanno così. Sono ingegnere elettronico, ma non mi sono mai occupato di problemi energetici: non sono quindi un esperto nel settore; però ho preparazione sufficiente a distinguere le argomentazioni corrette da quelle sbagliate in proposito. Alcuni fisici di mia conoscenza e vasta esperienza (ricercatori dell’INFN: se necessario posso fornire dei contatti, ma certo ne avete già) mi fanno infatti notare che la produzione di un pannello fotovoltaico (normalmente da silicati, molto abbondanti in natura) richiede un dispendio di energia che supera molte volte la quantità di energia catturata dal sole che lo stesso pannello produrrà nel corso della sua pur lunga vita (10-15 anni). Il loro uso è quindi certamente consigliabile in situazioni particolari, quando la connessione ad una centrale elettrica tradizionale sia impossibile (ad esempio: barche a vela) od altamente antieconomica (ad esempio: abitazioni od impianti in luoghi molto isolati); non può però essere presentato come un contributo all’ambiente: al contrario. Si può obbiettare che tale dispendio avviene in paesi asiatici, lontani da noi: ma globalmente… Quanto sopra ovviamente è in aperto contrasto con quanto sostenuto dal nostro governo ed in particolare dal ministro dell’ambiente: certamente in buona fede ma evidentemente molto mal consigliato.


Una lettera così ti fa veramente cascare le braccia. Questo signore, ingegnere elettronico, persona indubbiamente cortese e articolata, cita "ricercatori dell'INFN" , fisici di "vasta esperienza" che ci rivogano senza batter ciglio l'antica leggenda che il fotovoltaico richiederebbe molta più energia di quella che produrrà nella sua "pur lunga" vita. E' la leggenda del "ritorno energetico negativo" che si può far risalire agli anni '70 quando, invero, i pannelli fotovoltaici erano nella loro infanzia e, in effetti, rendevano poco. Da allora, ne è brillato di sole sui pannelli FV!

Quello che ti fa cascare le braccia è che questo signore si è preso la briga di accendere il computer e mettersi alla tastiera per una buona mezz'oretta per scrivere una lettera in cui cita a memoria quello che gli hanno detto (chissà quando) questi fisici di "vasta esperienza" senza minimamente preoccuparsi di andare a verificare se è vero oppure no. Possibile che uno che ha una laurea in ingegneria elettronica non sappia usare Google?

Fate una prova voi stessi; non importa essere ingegneri elettronici, non importa essere laureati, non importa nemmeno sapere l'inglese. Cercate su Google, per esempio, "ritorno energetico fotovoltaico". Vi arrivano un bel po di pagine, le prime sono di ASPO-Italia. Certe volte, ci vuole un po' di lavoro per interpretare quello che vi dice una ricerca su Google, ma qui, veramente, non ci vuole nessuna fatica a capire come stanno le cose.

Per quanto abbia potuto scorrere i riferimenti che mi ha dato Google, non ne ho trovato nessuno che dicesse che è vero che ci vuole più energia per fabbricare il pannello di quanta il pannello ne restituisca. Da quello che possiamo leggere, i tempi di ritorno sono oggi intorno a un anno o due, al massimo 3 o 4. Se non vi fidate, andate a vedere i riferimenti bibliografici (negli articoli di ASPO-Italia ci sono). Se non vi fidate nemmeno di quelli, andate a vedere le pagine in inglese. Se non vi basta neanche quello, notate che la leggenda non ve la rifila nemmeno Franco Battaglia, arcinemico delle rinnovabili, che se la prende con i pannelli fotovoltaici perché costano troppo, ma NON perché hanno un ritorno energetico negativo. Cosa volete di più?

Eppure, dovunque si vada a parlare di pannelli fotovoltaici, ci sarà sempre qualcuno che in tutta serietà sosterrà questa leggenda equivalente a quella che vuole la Luna essere fatta di formaggio.



(incidentalmente, oggi ho fatto il collaudo "ufficiale" dell'impianto FV di casa mia. Funziona alla grande e non vi dico la soddisfazione!!)



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mercoledì, ottobre 03, 2007

Petrolio "abiotico": scienza o politica?


Mi sono arrivate molte richieste di chiarimenti sulla faccenda del petrolio abiotico (o "non biologico") dopo il recente articolo di Roberto Vacca sul Sole 24 ore. Nell'articolo, Vacca riprende le idee della rumorosa tribù degli abioticisti americani che sostengono che il petrolio è abbondantissimo nelle viscere della terra e che i problemi che abbiamo sono il risultato di un complotto delle compagnie petrolifere che ci vogliono nascondere questa abbondanza.

Fino a ora, avevo rimandato molte domande al mio articolo in inglese del 2004 che era stato pubblicato in Inglese, su "from the wilderness", adesso Francesco Aliprandi ne ha fatto gentilmente una traduzione in Italiano che trovate sul sito di aspoitalia.

In quell'articolo di qualche anno fa, esponevo considerazioni molto simili a quelle del recente post che ho fatto sul blog di aspoitalia. Ovvero, l'idea che potrebbero esistere immense risorse di petrolio abiotico a grandi profondità è in contrasto con tutto quello che sappiamo dei meccanismi dei cicli biologici e geologici della crosta terrestre. Insomma, una "teoria Babbo Natale" che ci da una falsa promessa di abbondanza basata solo su grandi e vaghi ragionamenti.

Purtroppo, a un certo punto della nostra vita, tutti ci siamo dovuti rendere conto che Babbo Natale non esiste. Così, dobbiamo renderci conto che prima o poi dovremo imparare a fare a meno del petrolio



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lunedì, ottobre 01, 2007

La bufala del petrolio non biologico

Roberto Vacca ha fatto un bel disastro con il suo articolo sul petrolio sul Sole 24 ore in cui descrive la cosiddetta "teoria del petrolio non biologico" come se fosse un fatto assodato. Purtroppo la "teoria", nella forma in cui Vacca la racconta, è soltanto una delle tante bufale pseudoscientifiche che girano per internet. Si rischia ora di vedere l'esplosione anche in Italia (che finora ne era stata immune) del "virus del petrolio abiotico" che infesta l'internet statunitense da qualche anno.

Il problema è che Vacca è stato, ed è tuttora, un bravo scrittore e le sue considerazioni hanno l'aspetto esteriore della ragionevolezza. Non tutti possono avere le cognizioni di geologia che permetterebbero di fare una risata sopra il suo articolo e buttare via tutto. Più d'uno ne rimarrà disorientato. Questo sta già succedendo perchè mi arrivano lettere di gente che mi chiede che cosa c'è di vero in questa storia del petrolio "non biologico" che sarebbe abbondantissimo e che risolverebbe per sempre tutti i nostri problemi energetici.

Quindi, una risposta è necessaria e nel seguito troverete l'articolo di Vacca commentato. Se però non avete voglia di digerirvi i dettagli, vi spiego subito in poche parole che cos'è la faccenda del petrolio "non biologico" o "abiotico" e perchè è una bufala, perlomeno nella forma che vuole che esistano immense quantità di petrolio disponibili nelle viscere della terra.

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La teoria standard della formazione del petrolio e quella "abiotica" a confronto

Di Ugo Bardi - 1 Ottobre 2007
www.aspoitalia.blogspot.com

La teoria standard della formazione del petrolio (e anche del gas e del carbone) dice che questi si sono formati per la graduale degradazione di materia organica in condizioni "anossiche", ovvero in assenza di ossigeno. Questa teoria è provata e straprovata in laboratorio e sul campo; è nota da un buon secolo e rimane ben poco da investigare in proposito. Viene accettata da tutti quelli che lavorano in pratica sul petrolio.

La teoria abiotica è molto più vecchia ma è stata riproposta recentemente da un astronomo (Thomas Gold), da alcuni geochimici russi, nonché da un gruppo assai rumoroso e aggressivo di persone prive, di solito, di qualifiche in geologia o in altri campi scientifici. L'idea vuole che il petrolio si formi per reazione fra carbonio inorganico (carburi?) e acqua ad altissime pressioni nella zona profonda della Terra chiamata "mantello". Una versione leggermente diversa vuole che il petrolio (o comunque idrocarburi) esistano nel mantello fin da epoche remotissime, ovvero fin dalla formazione del pianeta. Secondo la teoria, queste enormi quantità di idrocarburi sotterranei migrano lentamente alla superficie formando i pozzi dai quali oggi estraiamo petrolio e gas

Che possano esistere reazioni inorganiche che producono petrolio e idrocarburi è cosa ben nota da molto tempo. Tuttavia, la teoria abiotica non riesce a spiegare certe caratteristiche del petrolio che invece la teoria standard spiega benissimo. Non vale la pena qui mettersi a disquisire su arcani dettagli della formazione del petrolio come l'attività ottica,"markers" biologici, rocce sorgenti e cose del genere. Ai fini pratici quello che ci interessa è la rilevanza per le nostre prospettive future. Se la teoria abiotica, per ipotesi, fosse vera, cambierebbe qualcosa in termini della disponibilità di petrolio sul mercato? Chiaramente, non cambia niente o ben poco se ammettiamo che una certa frazione del petrolio che estraiamo sia di origine inorganica. Al massimo, potrebbe spingere qualcuno a cercare petrolio in zone dove normalmente non lo si cerca, ma non vi aspettate miracoli. Si cerca il petrolio nelle strutture geologiche dove si sa che si può accumulare e questo non dipende, o dipende poco, dalla sua origine.

Le cose potrebbero cambiare se fosse vero che il petrolio si è formato in enormi quantità nelle viscere del pianeta fin dai tempi remotissimi, miliardi di anni fa. Questo è quello che sostiene la maggioranza degli abioticisti. In questo caso, esisterebbero veri e propri "oceani di petrolio" nel mantello e le nostre disponibilità sarebbero gigantesche; molto superiori a quelle stimate oggi. Ma questo è proprio impossibile e lo è per delle buone ragioni fisiche.

Immaginiamo che sia vero che esistano grandi quantità di idrocarburi sepolti nel mantello da miliardi di anni. Parte di questi idrocarburi devono per forza filtrare gradualmente in superficie attraversando rocce porose oppure per azione dei vulcani. Una volta in superficie, saranno decomposti dai batteri. In presenza di ossigeno i batteri ossidano il petrolio e il metano trasformandoli in CO2. Se esistessero le quantità di petrolio sotterraneo di cui parlano gli abioticisti, e se veramente queste filtrassero in superficie, nell'arco di qualche milione di anni (al massimo) questa reazione avrebbe consumato tutto l'ossigeno dell'atmosfera. Anzi, non sarebbe neanche stato possibile che l'ossigeno si accumulasse nell'atmosfera. L'atmosfera di oggi conterrebbe soltanto CO2 e la Terra somiglierebbe più a Venere che al pianeta che conosciamo. Il fatto che l'atmosfera terrestre sia ossidante (ovvero contenga un eccesso di ossigeno) basta da solo a provare che non possono esistere enormi quantità di petrolio sotterranee in comunicazione con la superficie.

In sostanza, la teoria del petrolio abiotico nella forma in cui la si racconta comunemente è una teoria politica, non scientifica, come si vede bene dal tipo di dibattito che si è svolto e che si sta svolgendo negli Stati Uniti. Da una parte ci sono tutti i geologi petroliferi compatti che non perdono nemmeno tempo a difendere la teoria standard; semplicemente ignorano quelli che parlano di petrolio abiotico. Dall'altra parte c'è un gruppo eterogeneo che è quasi tutto formato da giornalisti, economisti, politicanti, ragionieri, idraulici e gommisti che non hanno mai visto un pozzo di petrolio in vita loro ma che pretendono di insegnare ai geologi come si trova il petrolio.

Detto in due parole; le promesse di immensa abbondanza di petrolio che ci raccontano gli abioticisti sono una bufala come tante altre che girano su internet.


Ulteriori dati sulla questione del petrolio abiotico si trovano in vari articoli in inglese, fra i quali uno che
ho pubblicato su "fromthewilderness" . Vale la pena di leggere anche l'ottimo articolo di Richard Heinberg in proposito, e quello di Dale Allen Pfeiffer, anche quello molto ben fatto. Un articolo più tecnico che demolisce le basi della teoria abiotica è quello di Jean Laherrere
, esperto petrolifero di grande fama. Se volete andare più nei dettagli della faccenda, potete procurarvi un buon testo di geologia petrolifera. Per esempio, Richard Selley nel suo "Elements of Petroleum Geology", cita la teoria abiotica nella trattazione, ovviamente per dire che non è vero niente.


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Una critica dettagliata dell'articolo di Roberto Vacca sul Sole 24 Ore del 27 Settembre 2007

Di Ugo Bardi - 1 Ottobre 2007
www.aspoitalia.blogspot.com

(L'articolo originale di Roberto Vacca appare qui in corsivo, i commenti sono in caratteri normali)


L'origine del petrolio e del gas naturale non è biologica: risale alla formazione del mantello e della crosta terrestre. I giacimenti a profondità di alcuni chilometri, si formarono da petrolio e da gas che da masse profonde filtrarono in alto.

Gia qui vedete l'atteggiamento di Vacca che da per scontata una cosa che non lo è affatto. Non troverete un libro serio di geologia del petrolio che dia un grammo di credito alla teoria dell'origine non biologica del petrolio, ma Vacca non si preoccupa minimamente di menzionare questo fatto.


Ora le riforniscono dopo l'esaurimento.

Anche questo, viene dato come dato di fatto senza la minima qualificazione critica. Non c'è uno straccio di prova che queste "masse profonde" esistano e che riforniscano i giacimenti.


Le prospettive per l'avvenire sono epocali. Dovremo effettuare ricerche e indagini raggiungendo livelli profondi in molte aree per ottenere dati sicuri. Il processo per cui giacimenti esauriti sono riforniti da fonti profonde avviene a velocità diverse. Variano la pressione nei depositi profondi e l'impedenza degli strati di roccia che li coprono. Il rapporto costi/benefici si minimizzerà perforando a profondità minori per ridurre quell'impedenza, senza accedere ai profondi filoni principali.

Qui, non si capisce niente. L'unica cosa certa è che il termine "impedenza" non si usa in geologia petrolifera.


Da 50 anni si dice che petrolio e gas naturale stanno per finire.

Ah... la bellezza di essere dei grandi esperti e pertanto di sentirsi al di sopra della necessità di citare le fonti delle proprie affermazioni. Ma chi saranno mai questi che dicono "da 50 anni" che il petrolio e il gas naturale stanno per finire? Deve essere un bel gruppo di cretini se hanno continuato a ripetere la stessa scemenza per tanto tempo. Sfortunatamente, se si va a fare una ricerca, si trova che questo gruppo appartiene alla stessa categoria dei coccodrilli delle fogne di New York, ovvero non esiste. Il solo grido di allarme lanciato seriamente da un gruppo di geologi sul possibile esaurimento del petrolio è stato nel 1919 da parte dell'USGS (il servizio geologico degli Stati Uniti). Da allora, non c'è stato nessun serio allarme che "petrolio e gas naturale stanno per finire". Non c'è neanche adesso: si parla di "picco del petrolio" a breve scadenza, ma il picco non significa affatto la "fine del petrolio".


Si crede di conoscere le riserve con precisione e di poter calcolare il tasso di svuotamento concludendo che fra pochi decenni il petrolio finirà: però la teoria ha basi incerte.

Anche qui, Vacca fa una confusione incredibile e dimostra di non sapere di cosa sta parlando. Di quale "teoria" parla? I metodi di valutazione delle riserve sono noti da almeno un secolo e non hanno certamente "basi incerte". Contrariamente a quanto Vacca afferma, nessuno pretende di "conoscere le riserve con precisione". Tutte le misure hanno un'incertezza, come è ovvio che sia, e la stima delle riserve petrolifere viene continuamente aggiornata tenendo conto dell'esaurimento e delle nuove scoperte. Dire poi che si conclude che "fra pochi decenni il petrolio finirà" vuol dire che Vacca che non ha capito il concetto di "rapporto riserve/produzione" che viene utilizzato normalmente come un'indicazione di massima sull'entità delle riserve disponibili. Ma se questo rapporto è oggi di circa 40 anni, questo non vuol dire affatto che il petrolio "finirà" fra 40 anni.


Il primo a sostenere (senza prove) che petrolio e metano sono prodotti della trasformazione di materiale biologico in decomposizione in molecole di idrocarburi fu Lomonosov nel XVIII secolo, ma l'ipotesi fu già confutata nel 1877 da Mendeleev, lo scopritore della tavola periodica degli elementi. Nel 1992 il professor Thomas Gold pubblicò la teoria della profonda biosfera calda, spiegando il meccanismo dell'accumulo di idrocarburi nei giacimenti profondi.

E' veramente incredibile che Vacca salti da Mendeleev, nel 1877, a Gold, nel 1992, senza neanche accennare al lavoro di generazioni di geologi nel secolo e più che è passato fra i due! E poi tratta male il povero Lomonosov il quale l'aveva azzeccata perfettamente già al suo tempo quando per forza non poteva avere prove precise. Le prove poi le hanno trovate quei geologi che Vacca non si degna di menzionare.


La fusione della Terra è stata sempre parziale e gli idrocarburi erano presenti nella materia originaria che costituì il pianeta.

Frase alquanto misteriosa che sembra voler dire che la Terra conteneva idrocarburi fin da epoche remotissime. E' questo comunque il cavallo di battaglia degli abioticisti "duri" che sostengono che esistono immense quantità di petrolio - alcuni parlano addirittura di "oceani di petrolio" - nelle viscere del pianeta. Però non c'è la minima prova dell'esistenza di questi "oceani" e c'è il problemino non trascurabile che, essendo il petrolio meno denso della roccia, per buoni motivi di idraulica dovrebbe tendere a salire in superficie. In miliardi di anni di storia del pianeta, gli oceani di petrolio non sarebbero potuti rimanere in profondità per via di una semplice applicazione del principio di Archimede, noto da più di 2000 anni e che, evidentemente, Vacca si è dimenticato di aver studiato al liceo.


Gli idrocarburi forniscono sostanze nutrienti a forme di vita esistenti a grandi profondità nel mare. Ci sono batteri ipertermofili che vivono a 110° C negli sfiati caldi sul fondo marino. Estraggono ossigeno (con cui bruciano idrocarburi e ottengono energia) riducendo ossido ferrico a formare ossido ferroso. È probabile che la vita abbia avuto origine dalla biosfera profonda, senza sfruttare la fotosintesi.


Può anche darsi, ma questo cosa ha a che vedere con l'origine del petrolio?


Gli argomenti di Gold a favore dell'origine non biogenica di petrolio e gas sono i seguenti: 1. I giacimenti si estendono per chilometri senza relazione con depositi sedimentari minori. 2. I giacimenti sono presenti a livelli differenti corrispondenti a epoche diverse e non sono correlati a sedimenti biologici. 3. I depositi biologici non giustificano le enormi quantità di metano esistenti. 4. I depositi d'idrocarburi in vaste aree contengono le stesse firme chimiche, mentre le formazioni circostanti hanno età geologiche differenti. 5. Gli idrocarburi contengono elio: gas chimicamente inerte, non associato con alcuna forma biologica.

Non vi sto a confutare questi punti uno per uno - sarebbe troppo lungo. Lo ha fatto, fra gli altri, Jean Laherrere , uno che ha passato la vita a studiare il petrolio e state tranquilli che le ha demolite bene. In sostanza, sono punti marginali che comunque sono perfettamente spiegabili con la teoria standard. Ma notate ancora la parzialità di Vacca che riporta solo le critiche di Gold alla teoria standard e non le critiche dei geologi alla teoria di Gold.


Nel 2001 J. Kenney dimostrò che le leggi della termodinamica proibiscono la trasformazione a basse pressioni di carboidrati o altro materiale biologico in catene di idrocarburi. Infatti il potenziale chimico dei carboidrati varia da meno 380 a meno 200 kcal/mole: quello degli idrocarburi è positivo. Dunque la trasformazione citata non può avvenire. Il metano non si polimerizza a pressione bassa ad alcuna temperatura.


Non so dove Vacca abbia trovato questa cosa, anche qui manca un riferimento alle fonti. Comunque, vi posso dire che nonostante le "dimostrazioni" di Kenney, la materia di origine biologica viene continuamente trasformata in petrolio in laboratorio in un processo commerciale chiamato "rock-eval" (detto comunemente "cooking" da chi ci lavora). Il cooking dimostra che il petrolio si forma da una sostanza che si chiama "kerogene" che è sicuramente di origine biologica. Fra le altre cose, il kerogene è solido, quindi non potrebbe certamente migrare dalle profondità del mantello.

Poi, nel dire che "la trasformazione citata non può avvenire" Vacca si è dimenticato di aver studiato termodinamica in gioventù. Una reazione può avvenire benissimo da una forma stabile a una meno stabile, basta che - per esempio - uno dei prodotti sia gassoso e se ne vada dalla zona della reazione. Il meccanismo di formazione del petrolio è ben noto ed è riproducibile in laboratorio.

Finalmente, portare come argomento contro la teoria standard che "il metano non si polimerizza a nessuna temperatura" è una sciocchezza. Il petrolio NON si forma dal metano, semmai il contrario.


Accade, poi, che giacimenti di gas e petrolio esauriti si riempiano di nuovo. Questo processo può essere alimentato solo da depositi profondi ripetendo la sequenza di fenomeni che portò alla loro formazione iniziale.

Quasi tutti i giacimenti mostrano un certo "ritorno" di petrolio col tempo, cosa del tutto naturale dovuta alla migrazione attraverso le porosità della roccia. Solo in due o tre casi questo ritorno ha interesse commerciale. Nella maggioranza dei casi bisognerebbe aspettare qualche milione di anni per poter dire che il pozzo si è "riempito di nuovo".

Qui Vacca aggiunge che il riempimento può venire solo da "depositi profondi". Che debba venire dal basso è ovvio, il petrolio tende a migrare verso l'alto. Ma questo non vuol dire affatto che arrivi dal mantello che si trova a centinaia di km di profondita. Anche qui, Vacca non considera e non ammette spiegazioni diverse dalla sua.


Queste situazioni spiegano l'incremento delle riserve mondiali di petrolio del 72% tra il 1976 e il 1996.

Qui Vacca dimostra di non aver capito nulla di come funziona la rendicontazione delle riserve petrolifere. L'aumento delle riserve è dovuto alla scoperta di nuovi pozzi e a certi meccanismi contabili del conteggio delle riserve stesse. Nessuno ha mai riferito che le riserve aumentano perché i vecchi pozzi si riempiono di nuovo.


Invece non possiamo dedurre conclusioni generali dalle statistiche della produzione globale, che dipendono da considerazioni finanziarie e politiche, non da valutazioni di situazioni fisiche. La produzione mondiale di petrolio crebbe del 19% dal 1995 al 2005, e la produzione Usa nello stesso periodo calò del 18% (cioè dal 12.2 all' 8,4% della produzione mondiale).

I dati sono più o meno giusti, ma non si capisce che voglia dire Vacca. Cosa c'entra tutto questo con l'origine del petrolio? Boh?


Negli anni 80 Gold convinse il Governo Svedese a fare una trivellazione profonda nella Svezia centrale in un'area granitica di lava cristallizzata. Era priva di sedimenti e non plausibile come fonte di idrocarburi. Presentava, però, infiltrazioni di metano, catrame e petrolio attribuite a sedimenti organici sovrapposti al granito e poi spariti. Si usò per le trivelle un fluido a base di acqua onde evitare di contaminare il pozzo con oli esterni. A profondità di 5 km si trovarono idrogeno, elio, metano e altri idrocarburi. A 6 km si trovò una pasta nera maleodorante (segno di forte presenza batterica) contenente molte molecole oleose. A 6,7 km si ottennero 12 tonnellate di petrolio grezzo. Le teorie di Gold erano confermate.

Che genio questo Gold! Grande successo! Hanno speso (mi risulta) 40 milioni di dollari per trovare 80 barili di petrolio. Mi immagino come saranno stati contenti quelli che hanno pagato! Peccato però che prima che il petrolio costi 500.000 dollari al barile ne dovrà passare di tempo. E comunque secondo alcuni quello non era petrolio, ma risultato della contaminazione dei lubrificanti della trivella. Secondo Laherrere, invece, era petrolio che migrava da pozzi nelle vicinanze.


ma i vantaggi conseguibili sono enormi e giustificheranno gli investimenti necessari: nuovi tentativi sono imminenti.

Ah.... ancora la bellezza di non preoccuparsi di citare le fonti. Mi piacerebbe sapere veramente chi è che tirerà fuori altri 40 milioni di dollari per ripetere il successo del primo tentativo.


Gli equilibri internazionali cambieranno profondamente. I timori dell'esaurimento futuro saranno fugati. Certo saranno sollevati tragici allarmi ecologici: (aumento della CO2, riscaldamento globale). Però, se la naturale evoluzione ciclica della temperatura dovesse annunciare l'inizio della prossima era glaciale, si spera che l'aumento della CO2 nell'aria renda più mite il raffreddamento globale.

Arrivato in fondo alla sua promessa di abbondanza di petrolio, Vacca ci ripensa e si accorge che che tanta abbondanza potrebbe dare qualche piccolo problema con la questione del riscaldamento globale. Ma ecco l'idea geniale: forse bruciare il petrolio ci difenderà dalla prossima era glaciale!

Come si fa a pensare una cosa del genere veramente mi sfugge. Non dobbiamo preoccuparci del problema immediato (il riscaldamento globale) ma piuttosto di qualcosa (un'era glaciale) che non è imminente e che potrebbe arrivare, forse, in
tempi dell'ordine del millennio. Immaginatevi un dottore che si trova di fronte a un paziente con una gamba rotta e invece di ingessargliela gli prescrive di andare in bicicletta per paura che nel futuro gli venga la pressione alta....

Qui Vacca ha completamente perso il senso dei tempi e delle priorità e dimostra di non aver capito come siano complessi e delicati i cicli che controllano la temperatura terrestre.




(Ringrazio "Anacho" - che lavora tutti i giorni "sul campo" a estrarre petrolio per le correzioni e i suggerimenti su questo post. )




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mercoledì, settembre 26, 2007

Cospirazionisti all'attacco: ritorna il "petrolio abiotico"

"La fine del mondo c'è già stata, ma il governo lo ha tenuto nascosto"


L'internet è un immenso circo in cui ognuno può fare il suo numero: c'è chi parla, chi illustra, chi canta, chi si spoglia, chi declama, chi arguisce, e tante altre cose. C'è poi l'immensa tribù dei cospirazionisti (o complottisti) i quali, di solito senza altra prova che il proprio profondo convincimento, vi racconteranno in completa serietà dei piani del governo per impadronirsi del loro cervello, del prossimo arrivo degli UFO, degli ambientalisti che buttano serpenti dall'elicottero nei boschi e tantissime altre cose.

Il cospirazionismo/complottismo è una cosa tipicamente americana, o perlomeno sembra affliggere particolarmente i blogger e gli internauti americani. Ma, su certe cose, gli italiani non sono da meno. Per esempio, una delle leggende più strampalate che girano per internet è quella delle cosiddette "scie chimiche" che in inglese si chiamano "chemtrails". Secondo la leggenda, le innocue scie di vapore acqueo degli aerei ad alta quota sono, in qualche modo "seminate" di misteriosi composti chimici che oscure agenzie governative sparpagliano per il cielo per combattere il riscaldamento globale, farci diventare tutti schiavi, avvelenarci, o cose del genere. Su Google, troviamo più di 950.000 pagine con il termine inglese "chemtrails", ma se cerchiamo il termie italiano "scie chimiche" gli italiani non sono molto da meno con circa 300.000 pagine. Considerando che il web in italiano è molto più piccolo di quello in inglese, il successo della teoria cospirazionista delle scie chimiche in Italia è impressionante.

Le cose sembrano diverse per quanto riguarda un'altra bufala assai diffusa: quella del "petrolio abiotico" che vuole che il petrolio non sia il risultato dei processi biogeologici ben noti, ma di processi che avvengono a grande profondità sotto la superficie terrestre. La teoria vuole che il petrolio sia enormemente più abbondante di quanto non venga normalmente sostenuto dai geologi; in alcune versioni lo si vuole addirittura "infinito". L'elemento complottista della teoria consiste nel fatto che i governi e le compagnie petrolifere nasconderebbero la reale consistenza delle riserve per farci pagare di più il petrolio.

In inglese, il termine "abiotic oil" produce un rispettabile numero di pagine: circa 20.000. In Italiano, ne produce miseramente 6 (sei!) delle quali tre sono originate da articoli del sottoscritto pubblicate su "aspoitalia" che, ovviamente, criticavano l'idea che potesse esistere qualcosa del genere. Se si cerca "origine non biologica", si trova qualcosina di più, circa 200 pagine, ma anche qui in molti casi sono testi che non hanno a che fare con il petrolio o che negano il concetto della sua origine non biologica (come, per esempio, uno di Franco Battaglia). Sembrerebbe che fino a poco tempo fa, la teoria del petrolio abiotico non avesse avuto nessun successo in Italia. In effetti, anche nel paese dei complottisti, gli Stati Uniti, i rumorosi abioticisti sembravano essersi un po' calmati negli ultimi tempi.

Curiosamente, proprio in questi giorni, in Italia Roberto Vacca si è buttato su questa teoria scrivendo un articoletto che è un condensato di tutte le fesserie che sono state dette sulla questione del petrolio abiotico. Apparentemente, Vacca ha ingurgitato tutto quello che si racconta su internet senza preoccuparsi minimamente di esercitare quel po' di spirito critico che sarebbe stato necessario in questo caso, specialmente per una persona che non risulta essere un esperto di geologia. Forse è sorprendente che una cosa del genere sia stata pubblicata sul "Sole 24 ore", ma del resto è soltanto un sintomo dello scadimento generalizzato della qualità di tutta la stampa italiana negli ultimi tempi. Comunque, Roberto Vacca non è il solo ad aver ritirato fuori la faccenda abiotica. Anche un certo sig. William Engdhal - che non risulta essere un geologo nemmeno lui - ha pubblicato un articolo intitolato "confessioni di un ex-picchista" che ha avuto un discreto successo su internet.

Sarà una coincidenza, ma c'è appena stata ASPO-6 che ha richiamato l'attenzione sul picco, allo stesso tempo il petrolio è salito a oltre 83 dollari al barile. Improvvisamente rispunta fuori la teoria del petrolio abiotico. Non è questione di pensare a qualche complotto; ovvero a qualche gruppo di oscuri figuri che pagano la gente per diffondere la teoria del petrolio abiotico. E' proprio la paura fisica dell'esaurimento che spinge la gente a buttarsi a cercare impossibili salvezze nelle teorie più strampalate. Per ora è il petrolio abiotico, ma il rispuntare di idee folli nei momenti difficili non ci fa essere troppo ottimisti su come la gente reagirà alle future crisi.


A proposito della tendenza di scienziati anziani - come Roberto Vacca - di perdere il senso dell'orientamento scientifico, ho scritto un articoletto intitolato "le attempate spogliarelliste della scienza" Mi dispiace dover includere anche lui da oggi in questa categoria di persone che hanno perso ormai ogni pudore intellettuale. A parte questo, se volete sapere qualcosa di più sulla questione del petrolio abiotico e del perché è un'immane fesseria, potete leggere un articolo di Richard Heinberg, come pure un articolo del sottoscritto. Entrambi sono in inglese, finora non c'era stato bisogno di testi in italiano per criticare qualcosa che in Italiano praticamente non esisteva. Magari nel futuro vedremo di scrivere qualcosa anche in Italiano nel caso che la follia abiotica cominci a imperversare anche da noi (ma speriamo di no...)



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venerdì, agosto 24, 2007

Fucilare i dissidenti

Ci sono una serie di osservazioni molto interessanti di Robert Jacob, climatologo dell'Argonne Nat. Lab, sul suo blog "climatespin"

Vi ricordate dell'ultima leggenda raccontata dai negatori, quella dell' "errore" nei dati della NASA che, una volta corretti, "hanno reso il 1934 e non più il 1998 l'anno più caldo della storia "(ma non è vero). Allora, un sacco di negazionisti sui blog di oltreoceano ne ha fatto un caso, raccontando in giro che è tutto un complotto degli scienziati, che non è vero che c'è il riscaldamento globale, che ci hanno imbrogliato, eccetera.

Ebbene, fa notare Robert Jacob che di questo grande attacco negazionista sui blog americani, sui media "mainstream" non è passato assolutamente nulla. I negazionisti sono stati completamente ignorati.

Jacob aveva anche notato in un post precedente la copertina di un numero recente di Newsweek. La scritta dice: "Il riscaldamento globale è un imbroglio". Ma sotto, alla nota indicato dall'asterisco, c'è scritto Or so claim well-funded naysayers who still reject the overwhelming evidence of climate change. ovvero, "o così dicono un gruppo di negazionisti ben finanziati che tuttora negano l'evidenza del cambiamento climatico" In altre parole, Newsweek ha preso pesantemente posizione contro il negazionismo e tutti i giornali americani sembrano studiosamente ignorare i negazionisti.

Sembrerebbe che qualcosa nel vento sia cambiata. In effetti, se mi metto nei panni di un negazionista, mi sentirei un po', come dire, inquieto... Ammettiamo che succeda qualcosa di grosso, come potrebbe succedere benissimo. Potrebbe essere qualcosa di spettacolare, come una foto dal satellite che mostra il polo nord completamente libero dai ghiacci, come non si era mai visto forse dal Mesozoico. Oppure qualcosa che fa dei danni veramente pesanti; qualche incendio ancora peggio del disastro che sta succedendo in Russia e Siberia, qualche siccità ancora più pesante di quelle degli anni 30 negli Stati Uniti, o qualche tempesta peggiore di Katrina. Insomma qualcosa che fa girare nettamente l'opinione generale verso il fatto che il riscaldamento globale è una cosa vera e che ci minaccia nell'immediato. Cosa del resto che sembra stia già succedendo.

Bene, cosa ne sarebbe in questa situazione dei negazionisti? Se venisse fuori che c'è stato qualche bel disastro a causa del riscaldamento globale, e che loro erano pagati per dire le cose che hano detto (non lo dico io, lo dice Newsweek), beh, insomma, io se fossi loro non sarei tranquillo e, in effetti, una certa responsabilità per l'accaduto me la sentirei addosso. Finirebbero per non essere proprio ben visti. Magari non finirebbero fucilati, ma non lo darei per impossibile (per inciso, non mi auguro di veder fucilato nessuno, per carità! Così come non mi auguro che sia necessaria una catastrofe per dimostrare la realtà del riscaldamento globale). Comunque, seguendo questa linea di ragionamento si capisce come mai i giornalisti americani hanno deciso di tenere un basso profilo. Non si sa mai.

In Italia, curiosamente, sembra essere successa la stessa cosa che è successa negli Stati Uniti. Ovvero, la storia dell "errore nei dati della NASA" è apparsa in molti blog in Italiano, ma i nostri quotidiani l'hanno generalmente ignorata. O, perlomeno, mi risulta che per ora sia venuta fuori soltanto in un articolo sul Giornale del solito Franco Battaglia, e in una nota, indovinate, della Gazzetta dello Sport (!!) a firma di Giorgio dall'Arti.

Non è detto che questa mancanza di reazioni sulla nostra stampa non sia dovuta soltanto a una certa lentezza nel reagire. Se è così lo vedremo nei prossimi giorni. Ma potrebbe darsi che anche i nostri giornalisti abbiano annusato da che parte tira il vento


(ringrazio Nicola dall'Olio e Maurizio Tron per la segnalazione dell'articolo sulla Gazzetta dello Sport)

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mercoledì, agosto 15, 2007

Gli eredi di Wanna Marchi: i grandi imbroglioni sul clima


Oggi è ferragosto e mi è venuto in mente di passarvi una cosetta leggera, per farci sopra quattro risate. Vedete qui sopra una figura che viene dal blog "JunkScience", ovvero "scienzaspazzatura". Ufficialmente è dedicato a smontare le bufale scientifiche, in pratica è un sito negazionista dedicato alla demolizione del concetto di riscaldamento globale causato dall'uomo.

L'ultima trovata di questa gente è quella di mettere su una specie di concorso intitolato "la sfida finale sul riscaldamento globale" dove offrono 100.000 dollari (!!) a chi riesce a smentire due delle loro affermazioni, ovvero che:

1. Le emissioni di gas serra non causano cambiamenti climatici significativi.
2. Il riscaldamento globale che si verificherà da qui al 2100 darà più benefici che danni

Interessante, forse. Ma il bello viene dopo e va detto che questi hanno almeno il merito di mettere le cose in chiaro. In primo luogo, per partecipare al concorso bisogna pagare 15 dollari. In secondo luogo, indovinate chi giudicherà se le smentite sono valide o no. Eh, si, proprio lo staff di "Junkscience" i quali, per essere proprio sicuri di cascare in piedi hanno scritto che "i partecipanti riconoscono che i concetti e i termini menzionati e ai quali ci si riferisce nelle ipotesi dell' "Ultimate Global Warming Challenge" sono necessariamente e inerentemente vaghi e implicano un giudizio soggettivo" In sostanza, ti dicono che qualunque cosa uno gli possa scrivere, loro si riservano il diritto di dire che è sbagliata (e magari anche di farti anche un bel pernacchione come risposta). Poi, ovviamente, si tengono i 15 dollari!

Bene, arrivati a questo punto mi viene in mente che il confronto con Wanna Marchi è sleale nei confronti della signora Marchi. Lei, almeno, dopo che avevi pagato, il tronchetto della felicità te lo mandava con tanti ringraziamenti. Questi qui, ti vorrebbero portar via 15 dollari senza darti niente in cambio, anzi, prendendoti anche per il xxxx.

In un certo senso, è bene che questa gente scriva queste cose sul web; almeno appare chiaro che razza di imbroglioni sono. In un altro senso, rivedendo quello che ho scritto, mi accorgo che non è poi una cosa tanto da riderci sopra in un ferragosto rilassato.

Questi qui stanno - letteralmente - scherzando col fuoco. La vita di miliardi di persone dipende da certe cose che faremo o non faremo a proposito del riscaldamento globale e questi se ne fanno una scusa per divertirsi a prendere in giro la gente e portare via 15 dollari agli allocchi che ci cascano. Chissà se si rendono conto loro stessi del danno che stanno facendo.


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domenica, agosto 12, 2007

Global Warming: le madri delle bufale sono sempre incinte


Dagli USA arriva una nuova bufala sul riscaldamento globale. E' freschissima e i nostri negazionisti non l'hanno ancora notata. Quindi mi affretto a de-bufalarla, anche se so che fra breve arriverà anche da noi, vestita a festa....

Allora, un certo sig. McIntyre ha riportato sul suo sito che la Nasa ha fatto del "number crunching" sui dati delle temperature e che, come conseguenza, adesso gli anni più caldi del secolo non sono più gli ultimi dieci anni ma gli anni della decade del 1930, con il 1935 come record assoluto.

Il sito di McIntyre non risulta accessibile al momento, ma la cosa è stata riportata nel blog di un certo sig. Noel Sheppard con il titolo "La NASA e i media hanno nascosto al pubblico dei cambiamenti sui dati del cambiamento climatico?" (incidentalmente, il sig. Sheppard si qualifica come "economista e imprenditore")

Dal blog di Sheppard possiamo accedere al file originale della NASA che riporta i dati in questione. Apparentemente, sebbene un economista, il sig Sheppard non è in grado di plottare questi dati, ma li vedete in testa a questo post, plottati da me alla buona con excel. In effetti, da questi dati vedete che gli anni più caldi della serie sono negli anni 30. Da qui, Sheppard si lancia in tutta una serie di accuse di cospirazione, di imbroglio, dittatura, e tutto il resto. Queste accuse sono poi state riprese in diversi altri blog.

Peccato però che tutto questo ragionamento è basato sul nulla. In primo luogo, i dati tanto strombazzati sono soltanto quelli degli Stati Uniti, non quelli globali. Si sapeva da decenni che l'effetto del global warming sugli USA è meno netto che nel resto del mondo. La differenza fra i dati mondiali e quelli USA la potete vedere benissimo sul sito del GISS. Si ritiene che la differenza sia dovuta al fatto che gli Stati Uniti sono schermati un po' di più degli altri paesi dal pulviscolo dovuto alle attività industriali. Comunque, quello che conta quando si parla di riscaldamento globale, ovviamente, sono i dati globali.

In secondo luogo, sul sito del GISS potete leggere "ultima modifica del 1 Agosto" per il grafico in questione. Quindi, è vero che la NASA ha rivisto recentemente i dati. Ma le modifiche sono infinitesimali e non cambiano quasi per niente quello che già si sapeva da anni. Il grafico "vecchio" è stato sostituito dal nuovo nel sito del GISS, ma lo si trova in giro in vari documenti su internet. Per esempio, in questo documento del 1998 potete vedere da voi come i dati non sono cambiati affatto da allora (fra l'altro, sono dati in un articolo negazionista).


Questa storia della NASA che ha cambiato i dati ricorda un po' quando accusano Colin Campbell "di aver cambiato i dati" sulle riserve petrolifere; al che Campbell risponde pazientemente: "quando ho nuovi dati, li inserisco nei miei modelli". Certa gente sembra pensare che i modelli siano profezie e che - come le profezie della Sibilla - non se ne possa cambiare una virgola senza che gli Dei che hanno profetizzato ne siano sbugiardati. La cosa importante è se i nuovi dati cambiano sostanzialmente i risultati dei modelli, oppure se sono solo dei piccoli aggiustamenti. In questo caso, chiaramente si tratta di aggiustamenti infinitesimali.

Insomma, è tutta una bufala, come sempre. Nessun imbroglio, nessuna rivoluzione nei dati, niente del genere. Solo il rumore ossessivo della propaganda che ci impesta.

Però, questi qui ci mettono veramente impegno; neanche fossero pagati (ovvero...... mah??)


Nota del 13 Agosto: RealClimate ha fatto
un commento sulla faccenda sostanzialmente uguale al mio, ma con qualche dato quantitativo il più. Le differenze fra i vecchi e i nuovi dati sono di qualche centesimo di grado. Lo intitolano "molto rumore per nulla".


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domenica, luglio 29, 2007

Complottismo di Luglio: troppo caldo da alla testa

Esce oggi su "comedonchisciotte.org" un articolo di Alessandro Lattanzio intitolato "Global Warming: La nuova crociata dell'Occidente originariamente pubblicato su "Aurora" il 18 Luglio (link).

L'articolo, di per se, non meriterebbe attenzione se non come esempio dell'ondata di complottismo che sta travolgendo alcuni di noi che, evidentemente, hanno problemi a distinguere la realtà dalla fantasia. Lo menziono qui unicamente per correggere alcune affermazioni false fatte nei riguardi del lavoro dell'associazione ASPO e del suo presidente onorario, Colin Campbell.

Nel testo di Lattanzio, leggiamo che:

"...nella sceneggiata 'ecologistica' istruita dai centri strategici dell'Occidente, rientra anche la tesi del 'Picco di Hubbert'; ovvero la prossima fine delle risorse petrolifere. Tale ipotesi venne avanzata più di trenta anni fa, e da allora riproposta e spostata nel tempo. In realtà da trent'anni la produzione petrolifera non fa che aumentare. Dov'è la scarsità profetizzata? Sta nei documenti elaborati dal guru, e unico vero teorico del 'Picco', il geologo Campbell. Costui profetizza la fine dell'era del petrolio da decenni; ma i documenti su cui basa tali profezie sono inaccessibili: se si vuole consultarli, bisogna previamente versare 34000 dollari a Campbell stesso. Sono documenti accessibili solo alle multinazionali dell'energia. Coincidenza?"

A questo proposito, preciso che:

1. Il picco di Hubbert non è la "fine delle risorse petrolifere"; ma semplicemente l'inizio del graduale declino della produzione. Dopo il picco, si continuerà a produrre petrolio ancora per decenni.

2. Trenta anni fa, Hubbert aveva previsto il picco globale intorno all'anno 2000. Aveva fatto una predizione sostanzialmente corretta dato che il picco dovrebbe verificarsi entro il primo decennio del secolo corrente e probabilmente si è già verificato nel 2006.

3. Colin Campbell è presidente e fondatore di ASPO, ma non è certamente "l'unico vero teorico del Picco". Ci sono centinaia di ricercatori che lavorano su questo argomento, dentro e fuori ASPO. Vedere per esempio "the Oil Drum" www.theoildrum.com . Le opinioni sulla data del picco sono molteplici, ma la maggioranza dei ricercatori lo da entro il 2010.

4. Colin Campbell prevede da circa un decennio che il picco si verificherà entro il 2010. Quindi anche lui ha fatto una previsione sostanzialmente corretta.

5. I "34000 dollari" che bisognerebbe versare a Campbell per i suoi dati sono pura fantasia. I dati risultanti dalle analisi di Campbell sono di libero accesso a tutti a www.peakoil.net e sono aggiornati tutti i mesi nella newsletter dell'associazione ASPO.

6. Ma quale coincidenza??


In ogni caso, per capire il livello di questo testo, basta considerare questo paragrafo:

".. nel mondo; ad esempio un cittadino degli USA consuma, pro capite al giorno, circa ventisette barili di petrolio, mentre un cittadino indiano ne consuma più o meno uno. "

Ventisette barili di petrolio al GIORNO? Un po' tanto; il numero giusto per il consumo negli
stati uniti è di 27 barili di petrolio all'ANNO. Soltanto un piccolo errore di oltre un fattore 300 (!!).

Deve essere proprio tutta colpa del Global Warming. Troppo caldo da alla testa.



...

venerdì, luglio 20, 2007

Non si può abrogare la legge di gravità



Su internet girano le cose più strane. In fondo, vi passo una lettera che sostiene la petizione per "Auto a idrogeno subito" che ha avuto grande successo con più di 10.000 firme al momento. La petizione chiede che ogni distributore di benzina abbia accanto un distributore a idrogeno e la lettera chiede "800.000 firme per fare abbassare la testa ai padroni del petrolio"

La petizione sulle auto a idrogeno ha l'aspetto di una delle tante bufale anonime che girano su internet, per esempio quelli che parlano di una cospirazione delle compagnie petrolifere che impedirebbero lo sviluppo e la messa in commercio dell'auto ad aria compressa. In realtà, la petizione sull'idrogeno ha un nome e cognome, il sig. Stefano Pino, che ha un sito a http://www.automobileidrogeno.com/. Ma aver identificato l'origine della petizione cambia poco. Il sig. Pino sembra essere uno dei recenti convertiti alla "religione dell'idrogeno" (come l'ha efficacemente chiamata Maurizio Pallante) della quale Jeremy Rifkin è il massimo profeta. Per qualche ragione, l'idrogeno ha colpito la fantasia della gente, come nota Debora Billi in un recente post sul suo blog "petrolio" dove riporta di aver trovato gente convinta che l'idrogeno si vende in buste di plastica del supermercato.

Tanto interesse nell'idrogeno è una dimostrazione della buona volontà degli italiani di liberarsi dal petrolio e di respirare un aria più pulita. Purtroppo, questo tipo di petizioni, pur bene intenzionate, sono completamente fuori dalla realtà. Sono l'equivalente della richiesta di abrogare la legge di gravità come la leggenda vuole che abbia fatto il il consiglio comunale di non si sa quale paese.

Non ci sono leggi della fisica che impediscano di fabbricare macchine a idrogeno. Ci sono però delle leggi dell'economia e della tecnologia che rendono la cosa per il momento impensabile se non a livello di prototipi ultra-costosi. Chi ha messo in giro la petizione sui distributori a idrogeno non si è chiesto, evidentemente, quanto costerebbe mettere accanto a ogni distributore di benzina un distributore a idrogeno, soprattutto se questo idrogeno dovesse essere generato utilizzando energie rinnovabili. Considerate le varie inefficienze del processo di produzione di energia rinnovabile, di elettrolisi e di stoccaggio, considerata la necessità di impianti, sistemi di distribuzione e tutto il resto, parliamo di centinaia, forse migliaia di miliardi di euro in termini di costi. Chi dovrebbe pagare? La petizione questo non lo dice; forse questi soldi ce li porterebbe Babbo Natale?

La petizione ignora anche le problematiche tecniche dei veicoli a idrogeno, che al momento semplicemente non esistono come tecnologia che possa viaggiare su strada e essere utilizzata da quei comuni mortali che non possono permettersi di viaggiare con i "siluri" a idrogeno, mostrati anche nel sito in questione.

Se volete firmare la petizione sull'idrogeno, indubbiamente dimostrate che ci tenete a un cambiamento di certe cose. Tenete conto però che rischiate di dare importanza a una grave distorsione delle priorità. Al momento già un bel po' di soldi sono stati sprecati per creare "distributori di idrogeno" per macchine che non esistono.

Pensateci sopra. Segue la petizione come gira su internet:

(notate anche la figura in alto a sinistra, con l'improbabile benzinaio - o idrogenaio - in camicia bianca immacolata. E' presa dalla pubblicita di una macchina del tutto normale che però si porta dietro un piccolo serbatoio di idrogeno liquido per dare l'impressione di essere "ecologica")

Auto ad Idrogeno Subito!
Un cittadino italiano ha finalmente deciso che gli fa troppo malerespirarele polveri sottili e vedere persone a cui vuole benemorire di cancro intorno a sé per il benessere delle multinazionalipetrolifere e hachiesto alla commissione europea (dipartimento dell'ambiente) dicreare unalegge che obblighi i padroni del petrolio ad installare accanto adognidistributore di benzina almeno un distributore ad idrogeno e diincominciarea produrlo utilizzando energie rinnovabili.In parole povere questa legge favorirà l'introduzione sul mercatodelle automobili ad idrogeno a ***ZERO INQUINAMENTO*** e ad alteprestazioni!!!Finalmente potremo respirare a pieni polmoni e anche i figli deinostri figli!L'auto del futuro esiste già ed in vari modelli!Bastano 800.000 firme per far abbassare la testa ai padroni delpetrolio.Firmate la petizione per voi, i vostri amici e parenti!Cogliamo questa opportunità e facciamone un'arma, anche per altrepiccolebattaglie.Io l'ho giá fatto e sono il numero 2087!!!FIRMA LA PETIZIONE A QUESTO INDIRIZZO:
http://www.petitiononline.com/idroge...tion-sign.htmlPS: per favore, fatela girare, questa e' seria ... non diciamo poi chenoncambia mai niente se non ci impegniamo almeno in queste occasioni.(non inoltrate semplicemente o vengono tutti quegli odiosi segnetti,copiateil testo e incollatelo in un NUOVO MESSAGGIO (anche personalizzato)!!!







venerdì, giugno 29, 2007

Quello che non si dice sul cambiamento climatico

Guest post di Luca Lombroso




Un sito italiano ha pubblicato un commen
to alquanto discutibile (per non dir di peggio) sul cambiamento climatico. Non citiamo il nome di questo sito (non si merita che gli facciamo pubblicità) comunque il testo del commento ha girato su Internet ed è arrivato al forum petrolio da parte di Luca Lombroso, della Società Meteorologica Italiana, che ci passa i suoi commenti (in blu) in proposito.

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Quello che non si dice sul cambio climatico
martedì 26 giugno 2007
Ulteriori considerazioni sul cambiamento climatico.

SI DICE che la maggioranza della comunità scientifica giudichi importante il contributo dell'uomo nel riscaldamento antropico.

Non lo dice l'uomo di strada bensì autorevoli e serie istituzioni scientifiche internazionali di nome NASA NOAA CNR WMO WHO CRU UNIVERSITA' ONU IPCC e personalità di nome Blair, Gore, Merkell, e perfino Bush ormai

SI DICE che il riscaldamento attuale potrebbe essere senza fine portando il mondo sull'orlo di migrazioni di massa, guerra, carestia.

Infatti, vedi esempi di Collasso, J.Diamond, Einaudi

SI DICE che l'Oceano si solleverà di oltre un metro.

Si dice male perchè le stime sono diverse, secondo l'IPCC saranno fra 18 e 59 cm a seconda dello scenario

NON SI DICE che i risultati della scienza non si conquistano a maggioranza e che la minoranza è costituita da migliaia di altri scienziati molto vicini numericamente alla maggioranza.

Nessuno ha conquistato risultati a suon di maggioranza bensì pubblicando e sottoponendosi al giudizio dei peer review, e la minoranza non esiste nel senso che mai è riuscita a pubblicare e veramente dimostrare alcun che neghi il cambiamento climatico su riviste scientifiche

NON SI DICE che gran parte del riscaldamento globale osservato in questi ultimi anni potrebbe essere da ascriversi quasi totalmente all'urbanizzazione, a stazioni di rilevamento immerse in giungle d'asfalto.

Semplicemente non è vero. Nei ghiacciai non vi è isola di calore, sulle montagne e in mezzo al mare idem, nelle campagne lo stesso.
NON SI DICE che i satelliti che registrano la temperatura dell'aria senza essere influenzata dagli ambienti "urbani" non mostrano alcun importante aumento termico negli ultimi anni.

Falso. I satelliti ora vedono il riscaldamento

NON SI DICE che l'aumento termico dalla fine della piccola era glaciale, nel 1850, è di soli 0.8°C e che è bastata la sola eruzione del vulcano Pinatubo per abbassare la temperatura di 0.2°C.

A parte che ora è piu' di 0.8°C, su scala globale è un'enormità. Da un lato ben vengano le eruzioni vulcaniche, ma purtroppo provacono ben altri danni e il loro effetto del resto è temporaneo

NON SI DICE che le glaciazioni hanno comunque un ciclo di 100.000 anni

E allora? che c'entra?

NON SI DICE anche che le temperature più alte mai registrate in Spagna, Finlandia, Usa, Alaska e Argentina furono registrate tutte in data anteriore al 1915 e la temperatura più alta mai registrata al mondo risale al 1922 in Libia.

E allora? i massimi sono una cosa le medie un'altra

NON SI DICE che in Germania la temperatura più bassa è stata registrata nel 2001!

A parte che è tutto da verificare, E allora? i massimi sono una cosa le medie un'altra

NON SI DICE che l'aumento della concentrazione di gas serra si è quasi sempre verificato dopo un aumento delle temperature, salvo negli anni 60-70 dove la temperatura è diminuita nell'emisfero nord ma le concentrazioni di gas serra sono aumentate.

Primo, non è del tutto vero, anzi. Secondo, l'effetto della CO2 è ritardato e funziona come un termostato

NON SI DICE o SI DICE POCO che bisogna diminuire le concentrazioni dei gas serra soprattutto perchè fanno male alla nostra salute non tanto al clima.

Che ignoranza... l'inquinamento fa male senz'altro ma la CO2 e quasi tutti i gas serra non sono inquinanti direttamente dannosi per la salute

NON SI DICE che è stato dimostrato che il freddo ha un'incidenza doppia di mortalità rispetto alle condizioni di caldo estremo.

Vallo a dire ai Siciliani, o ai Pakistani, o ai rumeni che hanno appena vissuto l'ondata di caldo

NON SI DICE che l'innalzamento degli oceani potrebbe trovare l'uomo già preparato come accade in Olanda, certo in Bangladesh no, ma qui c'è un problema di povertà che va affrontato alla radice. Dall'ultima glaciazionè è vero che l'oceano si è sollevato di 100 metri ma ora potremmo anche essere vicini ad una inversione di tendenza se si instaurasse un processo di retroazione con conseguente aumento della quantità di neve che cadrà nelle zone artiche.

La potenza della tecnologia volete dire? bè, vedi un po' a new Orleans come è andata a finire con le dighe...

NON SI DICE inoltre che il Mediterraneo negli ultimi anni è calata di oltre 2 centimetri.

Questione un po' piu' complessa, e del resto nota e si dice in vari libri e testi

NON DI DICE che in atmosfera sono presenti 3000miliardi di tonnellate di CO2, l'uomo ne immette ogni anno 20 miliardi, e l'applicazione del Protocollo di Kyoto equivarrebbe a ridurle di 0.5 miliardi. Molti dicono è un primo passo: ma anche salire su uno sgabello è il primo passo per avvicinarsi alla luna.

Già, prova un po' tu ad aggiungere il 3% di acqua tutti gli anni a un acquario... oppure a smettere di fumare tutto di un colpo. Meglio iniziare ad abituarsi, o no?

NON SI DICE che i costi del famoso Protocollo sono di 150 miliardi di dollari all'anno: con metà di quella cifra potremmo garantire acqua potabile ed assistenza sanitaria e istruzione a milioni di persone.

Anche col risparmio del costo di un cacciabombardiere ottieni lo stesso risultato. E comunque Stern ha ben quantificato i costi del non agire e dell'agire e i dati parlano chiaro.

NON SI DICE che la ricerca andrebbe tutelata per legge senza portare gli scienziati a ricorrere a trucchetti meschini per assicurarsi i finanziamenti, denunciando dunque il falso e comunque appianando i dubbi circa il cambio climatico.

Forse piu' che tutelata (anche se in italia è una razza in via di estinzione) andrebbe finanziata per legge. E comunque alla faccia del trucchetto... e quale sarebbe questa potente lobby, i giovani precari della ricerca?

Commenti in blu di Luca Lombroso, Società Meteorologica Italiana ONLUS e ASPO Italia



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martedì, giugno 26, 2007

La fallacia del post-hoc



Si dice "fallacia del post-hoc" (più comunemente in inglese che in italiano) l'errore che si può fare quando si ritiene che c'è un rapporto causa-effetto fra due cose che si susseguono. Ma, ovviamente, il fatto che una certa cosa si verifichi dopo un'altra non vuol dire che ne sia necessariamente l'effetto. Se tutte le mattine vado alla fermata e dopo un po' arriva un autobus, non posso concludere che il fatto che l'autobus appaia sia dovuto al fatto che ho camminato fino alla fermata.

Ci sono molti esempi di questo tipo di errori; può essere che due eventi che si susseguono non siano affatto correlati, ma anche che siano correlati e tuttavia uno non sia la causa dell'altro. E' possibile anche l'errore opposto; ovvero di negare che un certo fenomeno sia causato da un altro; mentre in vece lo è. Nel dibattito attuale, l'esempio tipico è quello dell'effetto serra dovuto alla CO2. Ne abbiamo parlato nel blog a proposito di un articolo di un sig. Bloom. Nel suo caso, come in altri, la questione prende la seguente forma:

E' vero che la concentrazione di CO2 nell'atmosfera è aumentata ed è anche vero che la temperatura del pianeta è aumentata. Ma chi ci dice che veramente c'è una correlazione fra le due cose, ovvero che l'aumento di concentrazione di CO2 causi il riscaldamento globale?

Non è che chi parla di effetto serra e di riscaldamento globale stia per caso facendo l'errore del post hoc? Beh, no, se ci pensiamo sopra appena un po'. Come evitare questo errore è stato discusso e analizzato molte volte ed è principalmente una questione di buon senso. Se c'è una causa fisica che lega i due eventi, allora possiamo concludere che la correlazione di causalità esiste. Altrimenti, probabilmente no.

E' ovvio che il fatto che qualcuno cammina fino alla fermata non può avere un'influenza fisica sul moto di un autobus; dal che deduciamo che fra i due eventi non c'è un rapporto di causa ed effetto. Nel caso della CO2 atmosferica, invece, le cose sono ben diverse. Già verso la fine dell'800, Swante Arrhenius aveva scoperto l'effetto serra atmosferico e l'aveva quantificato. Da allora, si sa tantissimo di più su questo argomento che è ben assodato nella fisica dell'atmosfera.

Si può ragionevolmente discutere sull'entità dell'effetto termico della CO2, ma dubitarne in quanto tale è soltanto una manifestazione di crassa ignoranza. La troviamo in tanta gente, sia in Bloom come, curiosamente nel premio nobel Kary Mullis che sembra abbia dichiarato che "l'effetto serra non esiste" (o perlomeno queste parole gli sono state attribuite in un recente articolo apparso sul settimanale "Chi")). Esiste, eccome, ed è quello che rende possibile la vita su questo pianeta. Se non esistesse, saremmo tutti belli congelati, come già aveva già calcolato Arrhenius ai suoi tempi. Meno male che l'ha detto un premio Nobel!!



Ringrazio Marantz per avermi suggerito questo post