mercoledì, novembre 05, 2008

Com'era verde la mia vallata

Spesso si trova, in giro su articoli di giornale, blog, anche libri, la leggenda per cui attorno all'anno mille la Groenlandia era una verde e ridente isola. Difatti il nome, in norvegese, significa "terra verde", ed Eric il Rosso parla di una terra di verdi vallate. Quindi allora faceva molto più caldo di ora, e la storia che stiamo vivendo un riscaldamento climatico senza precedenti è una balla messa in giro da ambientalisti fanatici.

Non ho mai avuto modo di approfondire la cosa, a parte qualche lettura sull' "optimum climatico medioevale", un periodi relativamente caldo tra il 900 e il 1200. Secondo le ricostruzioni "standard", la temperatura media era allora simile a quella della metà del secolo scorso, quasi un grado più di quella della "piccola era glaciale" che seguì. Forse un po' di più di oggi, nell'area del nord atlantico. In ogni caso, la calotta di ghiaccio che copre l'isola è vecchia circa un milione di anni, ben prima che Eric il Rosso dovesse scappare per mare.

Leggendo "Collasso", di Jared Diamond, bellissimo libro su come una civiltà o una comunità possa sparire, mi ha colpito tra gli altri il dettagliatissimo racconto sulla comunità norvegese in Groenlandia. Non voglio sostituirmi al lungo e accurato lavoro di ricerca di Diamond, ma provo a metter giù i punti essenziali.

Il sito dove poco prima del 1000 sbarcò Eric si può vedere su Google Maps, e in effetti è proprio verde brillante. E lo era anche negli anni '30, quando alcuni allevatori decisero di impiantarvisi. Ho trovato un sito di un abitante del posto, e anche se il ghiaccio abbonda, ci sono paesaggi come quello della foto qui accanto. Nelle mappe da satellite si possono vedere anche rade fattorie.

Un secondo insediamento si trova nella costa occidentale, di fronte al Labrador, vicino all'attuale Nuuk. Si tratta in entrambi i casi di situazioni molto particolari, con vallate relativamente pianeggianti, all'interno di profondi fiordi che proteggono dalle fredde correnti oceaniche. Nel sito orientale è possibile coltivare qualcosa, e in entrambi i pascoli consentono di allevare diverse centinaia di capi di bestiame.

Anche oggi la situazione non è rosea, ogni famiglia di allevatori riceve dal governo una decina di migliaio di euro l'anno per coprire le perdite. Ma per i coloni vichinghi la vita nei due insediamenti era durissima. D'estate si portava il bestiame al pascolo, nel frattempo raccogliendo il foraggio per i lunghi mesi invernali. Il latte veniva usato per preparare formaggi e yogurt. Si cacciavano i pochi animali locali, e le foche. Si cacciava anche i trichechi, le cui zanne erano una preziosa fonte di avorio da scambiare con la madrepatria in cambio del ferro e legno, che mancava (gli arbusti locali e le betulle nane superano di rado 1-2 metri). In autunno si contavano le scorte di fieno, e gli animali in più di quelli che potevano essere nutriti nel lungo inverno venivano macellati. La sopravvivenza era marginale, ed era essenziale un forte tessuto sociale (sia pure con la rissosità vichinga, e una rigida struttura gerarchica). Non ci si poteva permettere che i "deboli" (o sfortunati) morissero, anche se poi ci si scannava nelle faide e saghe familiari.

Anche l'ambiente era messo a dura prova. I pascoli erano sovrasfruttati, il fabbisogno energetico veniva soddisfatto, oltre che con il legname di importazione, con la poca legna locale o con la torba, ma in entrambi i casi si trattava di risorse che si rinnovano lentamente. I sedimenti lacustri raccontano di un ambiente sempre più povero di vegetazione, soprattutto arborea (dai pollini), e sempre più esposto all'erosione (dall'accumulo di sabbia), fino al 1500 circa. Poi le risorse si sono lentamente ricostituite, anche se ora, dopo la ripresa della pastorizia, i segni di sovrasfruttamento stan tornando.

L'insediamento occidentale, che nella massima espansione manteneva 1000 abitanti, scomparve intorno alla metà del 14^ secolo, quello orientale, circa 4 volte più grande, sopravvisse un altro secolo circa.

I motivi del collasso sono molti. L'ambiente sovrasfruttato rendeva sempre meno. Il clima stava raffreddandosi. I contatti con la madrepatria, essenziali per ottenere legna (energia) e ferro (utensili) si erano molto ridotti, per cessare del tutto all'inizio del 1400. Probabilmente per motivi culturali, i vichinghi norvegesi non mangiavano pesce (!) (lo so, ha sorpreso pure me, e altri autori sostengono che dal 1300 il pesce veniva usato).

Gli Inuit, popolazione molto ben adattata a quell'ambiente, stava espandendosi, e tra le due popolazioni non vi fu mai una relazione amichevole . Oltretutto il grosso vantaggio tattico degli europei (l'uso del ferro) non era più disponibile ai nostri vichinghi. Se avessero imparato dagli Inuit a cacciare foche e balene, forse sarebbe andato diversamente, ma il primo resoconto di un contatto racconta di come gli skraeling (miserabili) sanguino diversamente dagli europei. Probabilmente i sentimenti erano corrisposti.

Non sappiamo cosa alla fine fece scomparire l'ultima colonia vichinga. I resti parlano di storie tremende, vennero mangiati, fino agli zoccoli, gli ultimi vitellini e capretti, persino i cani da caccia. Ma non abbiamo racconti scritti, possiamo solo immaginare. Pochi anni prima le scarne cronache sembravano indicare una vita normale, matrimoni, processi, qualche faida. Quindi il collasso, ance se covava da tempo, avvenne in modo relativamente rapido, in pochi decenni.

Cosa ci dice tutto questo? Innanzitutto che citare la "terra verde" come prova che nell'anno 1000 il clima era molto più caldo di ora non ha senso. La situazione che incontrò Eric era analoga all'attuale, semmai gli studi sul clima aiutano gli archeologi, ma l'archeologia non ci dice niente (in questo caso) sul clima.

Poi come questa comunità, che riuscì per 450 anni ad abitare in una terra difficilissima, finì per collassare anche per il sovrasfruttamento del loro ambiente.

Infine la dipendenza dall'energia. Senza un apporto dall'esterno di energia la comunità sopravvisse 50 anni circa. Questo vale anche per il ferro. Minerali ferrosi sono abbondanti sul posto, ma non si poteva ridurli a ferro metallico per mancanza di legna.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Il motivo del caldo ?

http://www.vialattea.net/spaw/image/geologia/LivelloOceani/02GlobalCurrent.jpg

Gianni Comoretto ha detto...

In effetti il motivo del caldo e' che i fiordi RIPARANO da quelle correnti (fredde). Dove non ci sono fiordi, c'è ghiaccio fin sulla costa, anche alle stesse latitudini.

fraclimb ha detto...

mi risulta però che nel medioevo avvenivano scambi lungo passi alpini attualmente inutilizzabili per gran parte dell'anno, a testimonianza di un clima meno rigido dell'attuale.
Con questo non voglio negare il riscaldamento in atto ma semplicemente ricordare che le temperature medie sono caratterizzate da oscillazioni sia in positivo che in negativo (pensiamo ad Annibale che ha attraversato le alpi con gli elefanti o alla piccola età glaciale o ancora al piccolo aumento delle masse glaciali registrato negli anni '70)