lunedì, novembre 10, 2008

ASPO-Italia sul nucleare





Un recente articolo del "Sole-24 Ore cita ampiamente il lavoro di ASPO sul nucleare.
Peccato che non citi il nome dell'autore, Eugenio Saraceno, il cui testo comunque potete trovare a questo link

(ringraziamo Massimo Ippolito per la segnalazione di questo articolo e per le evidenziazioni in grassetto)


Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE
data: 2008-09-28 - pag: 23

L'analisi critica dell'economista Bernard Laponche

In Francia l'atomo diventa insufficiente

Federico Rendina
ROMA

Francesi baciati, si dice, dalla fortuna energetica. Grazie all'energia nucleare. Meno schiavi del petrolio. Liberi dalla sudditanza dal metano che opprime invece l'Italia. Più protetti e indipendenti. Ma è davvero così? Forse il nucleare serve davvero. Forse traccerà l'inevitabile futuro dell'energia. Ma oggi come oggi il modello francese dell'indipendenza energetica si rivela, a guardar bene, un'illusione ottica.

Il quasi 80% di produzione elettrica da nucleare consente ai francesi di pagare la corrente un po' meno che nel resto d'Europa, e molto meno di quel che pagano i cittadini italiani. Ma se si considerano i consumi energetici globali e l'apporto delle fonti fossili al fabbisogno complessivo del paese ecco che la Francia, in termini di dipendenza, è messa addirittura peggio di noi.

Il motivo? Il Paese d'oltralpe si è adagiato sull'energia nucleare, non ha considerato il problema energetico nella sua globalità (fabbisogno dell'industria, riscaldamenti domestici, trasporti) e si è impegnato meno di noi, e meno dell'Europa, sugli altri fattori decisivi per il futuro energetico ma anche ambientale del pianeta: l'efficienza nell'uso dell'energia,il risparmio,ilricorso alle fonti rinnovabili sulle quali ha investito risorse gigantesche un Paese pur nucleare come la Germania.

A disegnare lo scenario è un analista autorevole: il francese Bernard Laponche, ingegnere ed economista dell'energia, per molti anni consulente energetico del governo di Parigi. E la sua nonè una voce isolata, tant'è che anche gli analisti italiani dell'Aspo erano arrivati, in uno studio pubblicato alla fine dello scorso anno, a conclusioni analoghe.

Laponche fa parte della nutrita schiera degli scettici, se non dei nemici, del nucleare. Ma i suoi studi hanno un'indubbia autorevolezza. E portano comunque acqua al mulino di chi (e sono tanti) ci esorta a vedere la soluzione dei problemi dell'energia come una necessaria combinazione di interventi su tutti i fronti, a cominciare da quello dell'efficienza.

Sta di fatto che il consumo di petrolio procapite della nuclearissima Francia è maggiore di quello degli altri principali Paesi europei: 1.46 Tep (tonnellate equivalenti di petrolio) della Francia, contro 1.36 della Germania, 1.33 della Gran Bretagna e 1.31 dell'Italia, che non è messa poi così male. Questo perché – insiste Laponche con il conforto dei nostri esperti dell'Aspo – il ricorso anche massiccio al nucleare non risolve affatto la dipendenza dal petrolio. Aggiungendo peraltro – rimarca Laponche – la dipendenza dall'uranio, totalmente importato.

Ed ecco che il contributo dell'atomo elettrico al consumo totale di energia in Francia è solo il 14%, a fronte del 49% del petrolio. Un 14% più che compensato in negativo, in termini di dipendenza, dalla maggiore ingordigia di idrocarburi dei francesi nella mobilità e nei riscaldamenti domestici, che funzionano ancora in larga parte a gasolio. E poi va considerato l'uso più intenso del riscaldamento in Francia rispetto all'Italia che si spiega solo in parte – rilevano gli esperti dell'Aspo –con le temperature medie un po' più basse. Molto si deve alla minore efficienza degli impianti. A cui si aggiunge – spiega sempre l'Aspo – la minore efficienza della rete elettrica francese, con il 6,2% di perdite nei servizi di distribuzione (5,8% in Italia) e il 5% di perdite nei servizi di centrale (contro il 3% del nostro paese).

Grandi vantaggi dal contributo del nucleare per lo meno nelle emissioni di gas serra e quindi nella corsa al rispetto dei parametri ambientali di Kyoto? Bando alle facili illusioni anche su questo versante, ammonisce Laponche. Il nucleare taglia le emissioni di anidride carbonica e dunque aiuta i francesi, ma non così tanto.
Nel 2005 (ultimi dati aggregati disponibili) la Francia era a 9.1 Mteq (milioni di tonnellate equivalenti) di CO2 procapite, contro 12.1 Mteq della Germania, 10.2 dell'Inghilterra e 9,9 dell'Italia, anche qui in una posizione teoricamente consolante, se non fosse che la nostra maggiore efficienza relativa ci ha paradossalmente penalizzato, come ben sappiamo, nelle trattative sulle quote di riferimento per i tagli ai gas serra imposti dal patto di Kyoto.

17 commenti:

Greciudd ha detto...

Oggi per caso ho letto l'ultimo articolo di Franco Battaglia http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=299682
Adesso io mi chiedo: come facciamo a confutare a livello nazionale gente come questa?

Anonimo ha detto...

Quell'articolo è il "bignamino" di tutto il battagliapensiero, quindi particolarmente esilarante.
Ma il governo tutto, e soprattutto Scajola e Prestigiacomo, si avvalgono della sua preziosa consulenza inconfutabile, col favore del 60% degli italiani.
Delirante.
Ma finchè non si alza la voce di chi ha l'autorevolezza per demolirlo, capendo i danni che sta facendo e smettendo di non considerarlo (per pietà), quello continuerà a fare danni irreparabili.
JAS

GAS Avigliana ha detto...

La mamma degli imbecilli è sempre incinta...
Ma perchè mi fate leggere 'ste robe.. mi rovinate tutta la giornata!!
un matto di collegno sparerebbe meno c....te
Ciao Roberto

Anonimo ha detto...

Si ma i problemi francesi non sono colpa del nucleare! Devono pensare ad essere efficienti e usare meglio l'energia, questo sì ma è un altro discorso. Sicuramente non sono stupidi: i margini di miglioramento sono dunque tanti e ci lavoreranno sicuramente su. Senza dover abbandonare o ridimensionare il nucleare.

Anonimo ha detto...

Alla fine i più fessi restiamo comunque noi italiani, mi spiace dirlo, ma è vero.
Siamo una delle nazioni europee che potrebbero trarre più vantaggio dallo sfruttamento delle rinnovabili (solare, geotermico, moto ondoso, eolico) e dal clime mite, specialmente al Sud.
Il Sud, che si sta desertificando e dove la gente non ha lavoro, potrebbe diventare il motore d'italia, se solo si investisse nelle rinnovabili.
Invece cosa facciamo: bruciamo petrolio, gas e carbone "pulito" e acquistiamo a caro prezzo energia elettrica dalle centrali nuclari della Francia (che ai tempi non sono state costruite per chissà quali motivi politici...).
Siamo dei pirla, questa è la verità.
Perchè oltre a pagare a caro prezzo l'energia abbiamo anche costruito case che fanno schifo, di conseguenza dobbiamo centellinare gas e luce in uno stile tutto italiano.

Fr@ncesco

Anonimo ha detto...

Infatti non si capisce bene cosa voglia dimostrare l'autore. A me sembra che dimostri soltanto il paradosso di Jevons: avendo maggiore disponibilità energetica a minor costo, i francesi tendono a sprecare di più e ad essere meno efficienti. Se si impegnassero seriamente sull'efficienza e sulle rinnovabili, il fatto di avere una notevole infrastruttura nucleare di supporto già pronta non solo non li penalizzerebbe affatto, ma permetterebbe loro di inserire facilmente in rete larghissime quote di energia rinnovabile. E pensiamo soltanto se decidessero di passare da subito al trasporto elettrico: avrebbero risolto alla grande il problema del surplus elettrico da nucleare e abbattuto in un istante quasi tutta la dipendenza dalle fonti fossili. Io starei molto attento a fare i pierini dispettosi con chi il nucleare già ce l'ha e potrebbe decidere di usarlo meglio di come fa ora, in qualsiasi momento. Vorrò invece vedere come faremo noi, a fare ad esempio la transizione al trasporto elettrico o ad immettere quote importanti di rinnovabili in rete, con le nostre meravigliose centrali a policombustibile. Battaglia sarà sicuramente il solito frescone ma ASPO, sul versante opposto, continua a non brillare per lungimiranza e serietà, con post come questi. Soprattutto non si capisce quale sia la proposta per il futuro (il piano energetico Saraceno-ASPO è a dir poco vacuo). Non vorrei che alla fine ci salvasse (solo dal lato energetico, eh) un altro paradosso, quello del riscaldamento globale: la nostra bolletta energetica per ora regge perché all'11 di novembre non abbiamo ancora bisogno di accendere i termosifoni e si gira ancora benissimo per strada in bici o in motorino, lasciando a casa la macchina. Ma possiamo fare forse festa per questo? Credo sia tempo che ASPO faccia una bella messa a punto, e da movimento politico-ideologico di carattere catastrofista-millenarista si trasformi, se possibile, in un serio consesso di analisi scientifica e tecnica. E il pastrocchio combinato da Campbell e soci negli ultimi anni sulle previsioni "esatte al millesimo" su picco e su prezzi non ha certo aiutato a far aumentare la credibilità aspista.

Anonimo ha detto...

Pagano molto meno degli Italiani ? Non proprio ! In quanto sulla bolletta paghiamo ancora il nucleare scorso (ma non doveva ripagarsi ?) e se continuavamo con il nucleare questa "tassa" esisteva ancora in quanto è principalmente dovuta al fatto della gestione delle scorie che da più di 20anni girano per l'Italia. Le scorie nucleari costano molto tanto che anche riprocessare (riusare una parte delle scorie) parte delle scorie costa molto (i Francesi presero parte delle nostre scorie ma giustamente furono pagati) ma diminuendo le scorie diminuiscono i costi.

Ciao

Eugenio Saraceno ha detto...

@Francesco

<<..acquistiamo a caro prezzo energia elettrica dalle centrali nuclari della Francia ..>>

Caro Francesco,
L'energia importata in Italia e acquistata dall'estero (principalmente Svizzera e Francia) è una delle più economiche fonti di energia elettrica disponibili per noi, viene pagata dal 30% al 50% in meno di quella ottenuta da idrocarburi in centrali domestiche. Solo l'elettricità da carbone c.d. sporco dei vecchi impianti Enel e Tirreno Power ha un costo minore. I contratti bilaterali di fornitura di energia elettrica a basso costo dall'estero permettono a quello che rimane della nostra industria pesante energivora nel Nord di competere con i produttori esteri; se installassimo impianti nucleari qui da noi gli industriali continuerebbero a pagare prezzi analoghi, mentre i costi reali, militari e di gestione delle scorie li pagheremmo noi cittadini. Per ora invece li pagano i cittadini francesi anche per noi.

Saluti
Eugenio Saraceno

Eugenio Saraceno ha detto...

@anonimo
In genere non rispondo a provocazioni non firmate, ma stavolta è d'obbligo una precisazione.
Guardi, il piano energetico che ho scritto sarà pure vacuo, del resto non l'ho scritto per soldi l'ho fatto per hobby direi, ma si ricordi che in Italia c'è gente che è pagata profumatamente nel ministero dello sviluppo economico o in parlamento per fare proprio queste cose e farle in maniera non vacua, fatto sta che dal 1988 non abbiamo affatto un piano energetico, più vacuo di così.
Per cui non vedo come ASPO Italia, associazione no profit possa fare con lavoro volontario e pochi contributi dei soci quello che un apparato tecnocratico e burocratico che macina miliardi di euro annui non riesce (o non vuole) fare

Saluti
Eugenio Saraceno

Anonimo ha detto...

Il paradosso di Javons citato dall'anonimo 11.05 mi pare che dica cose un pochino diverse, e sia citato a sproposito. Non è un paradosso che se l'energia costa meno, si spreca di più! Anche sull'effettiva veridicità del paradosso, ho parecchi dubbi (ci sono molti esempi contrari).
I francesi non possono facilmente impegnarsi sulle rinnovabili, avendo già troppa energia nucleare "a basso costo" (perchè i veri costi sono nascosti e impliciti ad esempio nelle spese militati), che infatti di notte non vendono all'Italia, ma REGALANO all'Italia (altro che caro prezzo), energia altrimenti persa, a prezzi irrisori. L'Enel immagazzina quest'energia nelle dighe (ad esempio Entracque) e poi la vende di giorno a prezzi di mercato.
Un tecnico ENEL mi disse: "di notte compriamo a 1, di giorno vendiamo a 10.
Quindi l'Italia serve al sistema bloccato francese.
Sul movimento "politico ideologico catastrofista e pastrocchista", lascio perdere... Ognuno è libero di esprimere pareri!
Sul piano energetico di ASPO: è sicuramente più credibile delle 1000 centrali nucleari dei nostri geni.
JAS

Anonimo ha detto...

Quello che uno vorrebbe veramente capire è cosa c'è che, secondo ASPO, non va con il nucleare, perché sinceramente qua non si capisce, visto che si spostano di continuo i termini della questione. Una volta il problema è la disponibilità, previsioni di esaurimento a 20 anni di tutte le scorte di uranio, solita catastrofe inevitabile e imminente. Poi crollano i prezzi, ci viene spiegato che le risorse non sono così scarse, si scopre che ci sono una valanga di alternative, dal ciclo del torio all'ibrido fusione-fissione, e improvvisamente l'argomento viene lasciato cadere. Poi si dice che il nucleare vizia troppo chi ce l'ha già, perché impedisce di sviluppare le rinnovabili, stimola l'iperconsumo e l'inneficienza, e così via. Appena si fa notare che il nucleare è però potenzialmente preziosissimo proprio per stabilizzare la rete e favorire l'immissione della generazione da fonti intermittenti, si cambia di nuovo e si dice che il problema sta nella non sufficiente riduzione delle emissioni di CO_2. Ma appena i dati rivelano che la riduzione è comunque sensibile, allora il problema sono i costi di esercizio, e poi, da ultimo, ci si rifugia nelle critiche tradizionali, quelle "storiche", ovvero pericolo incidenti, problema delle scorie, proliferazione militare. Vediamo se riusciamo a fare un discorso serio, alla fine della fiera. Se vogliamo dire che nell'Italia di Berlusconi, Capezzone, Marcegaglia, Geronzi, e Tremonti, fare il nucleare è una follia perché siamo intrinsecamente mafiosi e incompetenti, è un discorso, e se ne possono anche comprendere le motivazioni, se ne può discutere. Sembra però molto meno serio cercare di giungere a questo scopo, non avendo il coraggio di fare un discorso aperto e chiaro, utilizzando altri argomenti, come minimo fortemente discutibili, che gettano poi imbarazzo e incertezza su tutte le discussioni in materia di transizione energetica.

Anonimo ha detto...

L'argomento "Marcegaglia e Geronzi" mi pare da non sottovalutare!!!
Direi però che l'argomento più importante sia ovvio: SCORIE.
Visto che da ormai 60 anni il problema è rimasto invariato (in tutto il mondo), ci sono due soluzioni:
1: si spediscono nello spazio
2: si mettono nella capiente cantina di franco battaglia (e non sopra i pozzi del mio acquedotto).
Entrambe le soluzioni per me vanno bene. La seconda la preferisco.
JAS

Anonimo ha detto...

Non è nella preistoria che QUI quasi tutti tifavano ai record petroliferi.
C'era chi faceva calcoli, dicendo che tra 1 mese ai ritmi attuali...e bla bla bla.
Siamo a 59 $ di petrolio. COme mai nessuno dice più nulla?
E il picco?
E Obama col via alle trivellazioni?
Poi c'è chi dirà: la crisi, e bla bla bla
E se passata la crisi epocale, non risale?
Francesco Sanesi

Anonimo ha detto...

X Francesco Sanesi

E' necessario distinguere il rumore di fondo ad alta frequenza dalla deriva a bassa frequenza della linea di base.

Anonimo ha detto...

Veramente ci sono 2 articoli di Bardi negli ultimi 7 giorni.
E in ogni caso la portata degli eventi non si misura in giorni.
Chi vivrà vedrà.
Nessuno tifa per il collasso.
Ma qualcun'altro ci va dritto incontro.

Anonimo ha detto...

@ Eugenio

Ti ringrazion del chiarimento, ho sempre saputo che l'energia acquistata dalla Francia fosse costosa non a buon mercato.

Fr@ncesco

Frank Galvagno ha detto...

Per Francesco Sanesi: è vero che il petrolio a sui 50 dollari lo aveva addirittura previsto Scaroni, famoso per non imbroccare nessuna previsione :-)

Personalmente ero più propenso per un 200 $ a fine anno.

Il picco negativo nel prezzo del petrolio, dovuto alla demand destruction, non durerà molto perchè la nostra dipendenza dall'oro nero è pressochè totale.

Solo se rusciamo ad entrare in un'orbita rinnovabile potremo aspirare alla stabilità dei prezzi. Questo lo si vedrà tra mezzo secolo