Jacques Diouf, direttore generale della FAO, a seguito della presentazione di un documento (FAO non precisa la fonte) che sostiene la tesi che "l'agricoltura biologica potrebbe produrre cibo sufficiente per il fabbisogno della popolazione mondiale attuale, ribatte che secondo la FAO, "l'Agricoltura Biologica produce alimenti salutari e nutrienti ... Ma non è possibile dare da mangiare a 6 miliardi di persone oggi - e più di 9 miliardi nel 2050 - facendo a meno di un impiego prudente di input chimici". Diouf avanti in questo modo giustificando il tutto sotto il punto di vista economico "... i prodotti coltivati organicamente in genere hanno prezzi più alti di quelli coltivati con metodi convenzionali ...". La mia domanda a fronte di un costo del barile del Petrolio potenzialmente in crescita anche se oggi presenta delle fluttuazioni di mercato al ribasso, sarà sempre vera questa affermazione? Quali sono i costi dei fertilizzanti, ammendanti, sostenuti dai contadini dei Paesi in Via di Sviluppo?
Nel suo rapporto annuale sullo Sviluppo Mondiale (2007), la Banca Mondiale dichiara che "lo scarso impiego di fertilizzanti è uno degli ostacoli principali all'aumento della produttività agricola nell'Africa sub-sahariana". Tuttavia la mia esperienza Africana come Consulente per la "World Meteorological Organization" mi ha fatto capire (come lo hanno capito tanti altri) che il fattore principale della bassa produttività agricola in Africa sono le precipitazioni, la mancanza dell'acqua e la siccità oppure le inondazioni che appaiono nei momenti più delicati della crescita vegetativa e produttiva dei cereali e delle leguminose.
Secondo un indagine condotta da un gruppo di ricerca della University of MichiganAnn Arbor, "l'agricoltura biologica ha tutte le potenzialità per raggiungere un livello di produzione simile, in qualità e quantità, a quello attuale, portando nuovi benefici soprattutto per i paesi in via di sviluppo". Infatti, comparando i risultati ottenuti in 293 differenti campi, parte coltivati secondo pratiche di agricoltura biologica, altri secondo pratiche convenzionali, e facendo delle simulazioni, i ricercatori hanno sviluppato delle previsioni secondo le quali l'agricoltura biologica sarebbe in grado di produrre sufficient cibo per sfamare il mondo intero, senza dovere necessariamente incrementare la quantità di terre dedicate alle coltivazioni. Inoltre, la ricerca indica che l'agricoltura biologica potrebbe essere molto più proficua per i Paesi in Via di Sviluppo piuttosto che per quelli già industrializzati. In base alle loro proiezioni la produzione agricola da bio potrebbe triplicarsi.
Due posizioni quasi opposte, allora ci si può chiedere chi ha ragione? il politico e manager o il ricercatore e modellista?
In base alle previsioni più recenti, la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere entro il 2050 quota 10 miliardi, una parte cospicua dei prodotti cerealicoli sono deviati per lla produzione di carne nei grandi allevamenti, mentre un altra fetta altrettanto importante sono richiesti per la produzione di biocombustibili. Inoltre la pressione dell’agricoltura convenzionale e intensiva sulla produzione alimentare e sull’ambiente è ormai arrivata, a livelli tali da far temere un disastroso scenario (diminuzione al 5-20% della produzione) se i prodotti chimici usati in agricoltura improvvisamente dovessero scomparire oppure il loro costo dovesse diventare esorbitante. Un vero e proprio crollo alimentare che metterebbe in crisi l’intero Pianeta.
Volendo rimanere prudenti o cauti, se da una parte, il ritorno alle tecniche agricole tradizionali (che comunque in molti Paesi ad esempio Africani, ...) e ancora di più a quelle biologiche, non è un passaggio semplice (su vasta scala) tuttavia i condizionamenti dei mercato e la necessità di sfamare una popolazione mondiale continuano ad avere un forte peso nelle scelte dei politici e delle grandi categorie agricole.
Secondo il World Watch Institute (WWI), nel 2006 ha affermato che l’agricoltura biologica nei Paesi più poveri tende a far incrementare i raccolti, soprattutto in quelle aree dove la gente non ha i soldi necessari per comprarsi i prodotti necessari alle pratiche agricole convenzionali e intensive. Il gap nei raccolti tra agricoltura chimica e convenzionale si verifica invece nei paesi sviluppati e più ricchi, dove gli agricoltori usano massicce quantità di fertilizzanti chimici e pesticidi con lo scopo di massimizzare le rese.
"Nelle nazioni più povere - scrive Halweil, del W.W.I. - le tecniche di agricoltura biologica come il compostaggio, la concimazione organica e il controllo biologico degli insetti nocivi rappresentano la migliore speranza degli agricoltori per aumentare la produzione e ridurre la fame.
Tuttavia, rimane alla domanda posta in alto non esiste una risposta certa, perché il tutto alla fine dipenderà dalle decisioni politiche dei singoli Paesi, delle Comunità di Stati; dai comportamenti e atteggiamenti culturali delle popolazioni; dalla realizzazione che le pressioni delle scelte del genere umano sul Pianeta sono arrivate ad un punto di rottura.
Dice giustamente Jacques Diouf "Non esiste una soluzione unica al problema dell'approvvigionamento alimentare dei poveri e dei sottonutriti" ... io aggiungere, "di tutto il genere umano nel prossimo futuro".
8 commenti:
Due posizioni quasi opposte, allora ci si può chiedere chi ha ragione? il politico e manager o il ricercatore e modellista?
Messa così non c'è storia... ;-)
In realtà l'indagine della University of Michigan ha ricevuto delle critiche in questo articolo (è un pdf). In pratica sembra che lo studio contenga diversi svarioni e presenti delle conclusioni eccessivamente ottimistiche.
Grazie della segnalazione ... apprezzo
Toufic
E' tutta teoria(con svarioni inclusi). I sostenitori e i detrattori dell'agricoltura biologica sono tanti.
Nessuno sa se avremo cibo sufficiente dall'agricoltura senza petrolio, come nessuno conosce esattamente gli scenari mondiali post picco conclamato.
Lo vedremo nei fatti tra non molti anni.
Paolo B.
Cosa si pensa del litio, che secondo il Corriere impedirebbe la futura macchina elettrica, per scarsità della risorsa che la Bolivia non intende sfruttare in pieno?
Mi sa che i limiti dello sviluppo escono dalla porta e rientrano dalla finestra...
JAS
Se ne parlava hià più di un annetto fa: http://aspoitalia.blogspot.com/2007/03/il-problema-con-il-litio.html
Penso che la situazione non sia cambiata molto.
paolomot
Scusate l'intromissione ma...non vi sembrano un po' demagogici e semplicistici i discorsi correlati alla quantità di cibo oggi disponibile e alla fine dei combustibili fossili? E' ovvio che gli effetti del calo produttivo di greggio e della conseguente salita del prezzo del petrolio metteranno in crisi la nostra agricoltura così massicciamente legata all'industria chimica e petrolifera, ma le interazioni tra agricoltura e disponibilità di cibo dipendono da meccanismi ben più complessi della semplice disponibilità di camburante o del prezzo dei concimi. Pensiamo ad esempio alla legislazione che regola l'offerta di prodotti agricoli, oppure alle norme di sicurezza alimentare e sanitaria, alla presenza di meccanismi di libero mercato che regolano il commercio internazionale, alle richieste e ai gusti dei consumatori ecc. Questi sono tutti fattori che, indipendentemente dalla disponibilità di petrolio, già oggi rappresentano freni o stimoli alla disponibilità di prodotti agricoli sul mercato. Non fraintendetemi: la scarsità di petrolio farà sicuramente sentire i suoi effetti negativi su quei settori da esso fortemente dipendenti, ma penso che l'analisi dell'interazione tra energia e disponibilità di cibo, specie se a livello mondiale, andrebbe spinta un po' più in là. Grazie, Michele.
Michele, sicuramente la complessità che citi tu (economica, legislativa, marketing) ci sta tutta. Svilupparla come Dio comanda significherebbe però poter disporre di un super-modello previsionale molto costoso e, più che tutto, utopistico.
E' vero che qui si cerca di semplificare, ma solo per evidenziare che in effetti il flusso di greggio è variabile dominante e studiando questa possiamo individuare tendenze molto realistiche.
Il mio abbozzo di soluzione al problema acqua:
1) Creare impianti di dissalazione dell'acqua marina che utilizziono solo energia termica per il processo, dislocandoli in tutti i paesi in cui il deserto dista 100km dalla costa.
2) Costruire acquedotti che portino l'acqua alle zone desertiche.
3) Avviare colture che richiedano poca acqua in queste zone, comunque non di tipo estensivo ma il più possibile diversificate.
4) Utilizzare al massimo l'energia solare (sia fotovoltaico sia termodianamico) per i fabbisogni del settore.
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