sabato, dicembre 15, 2007

Cultura & Cultura: Sapienza vs Conoscenza

Un mesetto fa ho avuto il piacere di seguire un convegno-dibattito di Luca Mercalli e dello scrittore Antonio Moresco, dal titolo Tempo “scaduto”: l’emergenza clima e l'indifferenza politica.

In esso si sono discussi i motivi per i quali la classe politica non appare ancora sufficientemente attenta e reattiva al (difficile) problema del mutamento climatico. Tra le altre cose, è emersa in modo importante la differenza che ancora oggi, purtroppo, è presente tra le due Culture, quella Umanistica e quella Scientifica. Da cui l’ "ispirazione" per il post.

Premetto che potrebbero insorgere contenziosi riconducibili a questioni di natura definitoria, o semantica. Questo tipo di divergenze potrebbero essere archiviate, da un punto di vista logico, come non-problemi; realisticamente, però, temo che sarà un percorso in una foresta spinosa... ma ci voglio provare lo stesso! Più che altro per stimolare la discussione su alcuni fondamentali che, specialmente in Italia, sono tutt’altro che scontati.

La Sapienza è sempre stata vista come la versione “nobile” della Cultura: in Italia, poi, la tradizione vuole che quella umanistica sia la cultura per eccellenza. Cultura come “sapere” generale: chi più ne ha, più può esibirne,“vantarsi”, stabilire "distanze".
La Conoscenza ha invece un ruolo diverso nell’immaginario comune: l’abilità in una qualche disciplina, solitamente tecnica, che permette al conoscitore di risolvere problemi e di “sapersela cavare”, anche in condizioni particolari.

Il Sapiente è normalmente associato al politico, all’avvocato, all’alto prelato, all’economista: una figura con una forte preparazione umanistica e generale, e soprattutto in grado, per cariche ricevute, ruoli o altro, di esercitare una notevole influenza psicologica sul suo interlocutore medio. Per convincere, si avvale della persuasione.
Il Conoscitore, per contro, è uno scienziato, un ingegnere, un chirurgo, un tecnico, un artigiano, un bricoleur. Chi studia i meccanismi dell’Energia. Chi sviluppa macchine sempre più efficienti. Chi è in grado di fare riparazioni, o di costruire qualcosa. Il Conoscitore non ha alcuna autorità pregressa, ma diventa autorevole nel momento in cui esprime le sue abilità. Per convincere, si avvale della dimostrazione.

Ai lettori trasparirà la mia evidente simpatia per la Conoscenza: conoscenza dei Fatti, dei Fenomeni, ma soprattutto delle loro interrelazioni causa-effetto, dei meccanismi che stanno alla base. Non vorrei essere frainteso: non è una simpatia per una categoria e una speculare antipatia per l'altra. La differenza, fino a prova contraria, la fanno le Persone, e nella realtà assistiamo quotidianamente a casistiche "incrociate": il sedicente scienziato che abbraccia le sue ideologie, l'umanista che scrive sotto una luce scientifica, l'avvocato che usa la sua professione per un Bene ad "ampio raggio".

E’ pur vero che in quanto umani non siamo onniscienti, ma con tre millenni di Matematica e altri 500 anni di Scienze applicate alle spalle non possiamo certo dire di essere “sguarniti”; quello che manca, forse, è l’abilità (o la volontà?) di interpretare i Fatti che avvengono a livello macro (economici, sociali, bellici) alla luce dei meccanismi citati sopra.
A titolo di esempio, sempre più frequentemente sentiamo affermazioni come “L’Inflazione rialza la testa” o “Il Petrolio vola”, quasi fossero esseri viventi, con una loro volontà indipendente. Questo è secondo me fortemente fuorviante, e non rende giustizia alle ragioni fisiche sottese (Inflazione come manifestazione del secondo Principio della Termodinamica; aumento del prezzo del Petrolio e della volatilità guidato da ragioni di limitatezza geologica).

Sono convinto che ASPO (e con lei le altre associazioni con la stessa ispirazione) avrà un ruolo sempre più importante in questo cambiamento di mentalità. Purtroppo la debolezza del modello su cui ci siamo basati nell’ultimo secolo, quello dell’Era Industriale, si sta manifestando sotto molti aspetti (scrivo “purtroppo” più per la criticità degli effetti che per la cosa in sé): riduzione dei posti nell’Industria, rincari delle Materie Prime, stipendi congelati, difficoltà nella pubblica sicurezza…

Queste manifestazioni, accompagnate dalle dovute motivazioni, potranno forse spronarci a prendere decisioni coraggiose e urgenti nelle politiche energetiche e dei consumi? Riusciremo a vincere la divisione (puramente psicologica) tra le due Culture, per poter contare su una classe politica che le padroneggi entrambe in modo bilanciato?

7 commenti:

Francesco Aliprandi ha detto...

Credo che nel pensare comune sia ancora più diffusa la convinzione che il Sapiente sia una persona in grado di coordinare e vedere la situazione nel suo insieme, mentre il Conoscitore rappresenta in genere qualcuno con profonde conoscenze settoriali.

Naturalmente sarebbe preferibile, se si potesse, avere una formazione tanto umanistica quanto scientifica. Dovendo fare i conti con la limitatezza delle risorse (tempo) mi chiedo se sia migliore partire con la prima o con la seconda.

Esistono molti ricercatori ferratissimi nel loro campo che ignorano completamente la "big picture", e viceversa esistono "umanisti" che si trovano a loro agio con i principi della Termodinamica senza avere la minima idea di cosa sia un integrale o una variabile di stato: le casistiche "incrociate", appunto.

Tuttavia, chi ha migliori probabilità di riuscire a fondere con successo i due aspetti? Io direi i Conoscitori, ma mi rendo conto che la mia analisi è fortemente affetta da bias. :-)

Frank Galvagno ha detto...

uhm, interessante commento Hydraulics.

Quello che scrivi nel primo paragrafetto è, secondo me,quello che sarebbe bello che fosse per il Sapiente, e quello che è realisticamente per il Conoscitore oggi.

In Italia, purtroppo, le stanze dei bottoni sono popolate da persone che NON sono in grado di coordinare e vedere la situazione complessiva; vedasi ad es. il problema energetico e affini.

Gli umanisti che dominano i principi delle Scienze sono a mio avviso pochi, troppo pochi. Questo non vuol dire che in futuro le cose cambieranno (speriamo).

La Scienza e la Tecnologia non devono più essere viste come attività di serie B, da delegare a "esperti" settorializzati e sostituibili come pezzi di ricambio. Devono diventare la BASE della formazione dei nuovi decisori.

Mi fermo qui, altrimenti vado a sconfinare nella Tecnocrazia :-)

Anonimo ha detto...

"Purtroppo la debolezza del modello su cui ci siamo basati nell’ultimo secolo, quello dell’Era Industriale, si sta manifestando sotto molti aspetti"

Bravo Frank, hai centrato il punto. In effetti tutta la nostra società si basa su questo modello. Oggi per esempio si cerca di capire cosa sia la III industrializzazione (la I era basata sul carbone, la II sul petrolio). Molti pensano che basteranno le energie rinnovabili, "carbone pulito", nucleare, idrogeno ecc. basta insomma cambiare solo tipo di energia e il BAU continuerà esattamente come prima. Credere che un altra rivoluzione industriale risolverà i problemi è un modo di pensare la società del XXI secolo e le sue reali necessità già vecchio prima di nascere. Altro punto: Se come diceva Georges Bernanos: "La democrazia è la forma politica del capitalismo." che fine farà con la crisi energetica la forma di stato che si è creata il capitalismo industriale?

Ed ancora: se questi signori che ci governano amano il popolo sovrano perchè non incoraggiare al massimo i cittadini a provvedere da soli a prodursi la propria energia, vendendo l'eccesso allo Stato? Forse perchè così sarebbero più indipendenti dall'autorità che li vorrebbe come cani al guinzaglio? Forse perchè se ci fosse uno sciopero dell'energia da parte di un popolo arrabbiato sarebbero costretti a piegarsi subito? Ai posteri l'ardua sentenza.

Frank Galvagno ha detto...

Purtroppo, caro Antonello, la maggior parte delle persone ragiona come hai evidenziato tu.

Gestire uno spartiacque energetico non sarà come gestire un cambio mix a livello gestionale per un'azienda (ad esempio, produrre meno chewing-gum e aumentare i cioccolatini, per inseguire le tendenze di mercato).

Occorrerà ripensare molte cose, e anche con una certa urgenza.

Purtroppo, quello che ci sta propinando al momento la TV è ad es. quello spot dell'ENEL, a mio avviso inguardabile e ipocrita, in cui esordiscono:
"c'è stato un tempo in cui l'energia era troppa. Poi gli uomini etc. etc. "
il tutto condito con immagini di pannelli e pale eoliche.

Anonimo ha detto...

La forma del capitalismo non è la democrazia. Sfido chiunque a ritenere i nostri paesi occidentali democratici. Non bisogna confondere la forma con la sostanza.
Nei nostri paesi l'opinione pubblica, attraverso il controllo da parte dei mezzi di comunicazione di massa, è portata a credere tutto cio' che le classi dominanti hanno interesse a che sia ritenuto vero.
Il giornalista che dice che le pale eoliche sono vulnerabili al terrorismo, è uno dei tantissimi esempi di manipolazione della realtà che si potrebbe fare.
Anche la Chiesa e le mafie collaborano in questa operazione di controllo dei cittadini, di assoggettamento ad una autorità precostituita, che impone con la coercizione il proprio pensiero e i propri valori, senza che essi abbiano fondamenti scientifici.
Il nostro sistema politico è in realtà una plutocrazia, in cui cioe' governa chi ha piu' soldi. Era la forma di governo più disprezzata dai saggi greci, per riprendere il tema del topic.
L'unico vero modo per avere una democrazia sostanziale, cioe' un sitema che miri al bene di tutti e non al profitto di pochi, è attuare il socialismo. Siamo ormai giunti a quelle contraddizioni insanabili del capitalismo di cui Marx parlava. A meno di non procedere di nuovo ad una guerra mondiale (sarebbe l'ultima), è il caso di pensare a come organizzare in modo scientifico la produzione di beni essenziali (e non indotti dalla pubblicità), partendo, per esempio, dalle considerazioni di Hubbert in materia.

Frank Galvagno ha detto...

Interessanti osservazioni Peppe.

Non ho conoscenze in merito al socialismo.

Quello che io vorrei sarebbe una gestione saggia (scientifica) delle risorse; ora, con la globalizzazione, abbiamo la visione complessiva di cosa si può fare. Sappiamo sempre di più quali sono i nostri limiti.

Ovviamente, a meno di colonizzazioni spaziali

Anonimo ha detto...

Il sistema economico attualmente dominante nel mondo, quello capitalistico, non ha alcuna spiegazione scientifa. Nessuno sarebbe in grado di spiegare quale sia il fine del capitalismo, che ci obbliga a lavorare non per esprimere la nostra umanità, ma per aumentare la quantità di denaro a disposizione, tramite il plus-valore che viene estratto da chi ha il possesso dei mezzi di produzione. I quali, per non soccombere agli altri concorrenti, devono necessariamente tagliare i costi e aumentare lo sfuttamento delle risorse naturali e umane.
Un capitalista filantropo, soccomberebbe immediatamente in questo contesto odierno.
Non a caso, aggiungerei, al vertice della piramide oggi si trova un tale Berlusconi. Ma egli non e' la causa del male, e' solo un effetto collaterale.
Affinche' questo sistema possa continuare, sono necessarie due condizioni.
La prima condizione è quella di controllare la volontà dei cittadini, in modo che essi non comprendano la follia del sistema. Cio' avviene in modo palese (ad esempio con le mafie e le dittature) o in modo subodolo (con la televisione e anche a volte la religione, quando e' intesa come strumento di potere).
La seconda condizione è che vi sia sempre creazione di nuova ricchezza, in quanto se tale creazione si interrompe, il flusso continuo di denaro dal basso verso l'altro cessa, portando al collasso.
Quando per contraddizioni interne ad un sistema, che potremmo definire non equilibrato, questo meccanismo si interrompe, le economie crollano (come sta per accadere a breve a causa del picco del petrolio).
In passato si e' superata la crisi con la guerra: essa e' una sorta di droga, che distruggendo gran parte della ricchezza, consente poi all'economia di ripartire.
Questa volta tale opzione non e' praticabile a grande scala (o almen o si spera, visto le armi atomiche esistenti...altrimenti addio). Per tale motivo sara' necessario uscire da questa crisi con un indispensabile cambiamento del sistema economico, che andra' ripensato su basi scientifiche e razionali e dovra' avere il compito di garantire a tutti i bisogni elementari, e non di incrementare senza alcun senso logico i consumi.
In pratica, o scegliamo di comportarci come formiche, cooperando tutti assieme, considerando che l'uomo e' un essere sociale (come diceva Aristotele!), oppure possiamo scegliere di continuare a vivere come dei batteri e divorare tutto, fino a causare la nostra fine per distruzione dell'organismo che ci ospita.