domenica, aprile 20, 2008

Abbiamo perso la guerra del petrolio

Alpini in ritirata sul fronte russo, Gennaio 1943

Cosa passava nella testa di Hitler, Mussolini, e dei loro accoliti negli ultimi anni della seconda guerra mondiale? Le forze italiane e tedesche avevano raggiunto il massimo dei loro successi (il loro "picco di Hubbert") in qualche momento nel 1942. Dopo di che, la tendenza si era invertita. Con le sconfitte in Russia e in Nord Africa del 1943, nessuno sano di mente poteva non capire che la guerra era perduta. Eppure, la guerra si trascinò ancora per due anni di inutili sofferenze per tutti

Forse la gente comune, intontita dalla propaganda, non si rendeva conto di cosa succedeva, ma cosa pensavano quelli sapevano; generali e alti esponenti del governo? E' difficile per noi penetrare nella mente di quelli che davano ordini che mandavano la gente a morire per una guerra ormai perduta. Può darsi che non si rendessero conto di quello che facevano, oppure, può darsi che fosse la maledizione della propaganda; una macchina infernale che bollava come "disfattista" chiunque avesse osato mettere in dubbio la vittoria finale.

Sulla stampa italiana, non ci fu un periodo in cui si parlò più di vittoria di quello in cui la sconfitta era ormai certa. Anche quelli che erano al potere non riuscivano più a sottrarsi all'ira del Golem che loro stessi avevano scatenato. Dire pubblicamente come stavano le cose avrebbe significato la loro fine politica e probabilmente anche fisica. In effetti, quelli che ci provarono in Italia nel 1943 finirono fucilati. Quelli che, in Germania, tentarono di assassinare Hitler finirono impiccati. Così, la guerra ha percorso la sua curva fino in fondo, a conferma dell'idiozia umana.

A distanza di più di mezzo secolo dalla fine della seconda guerra mondiale non ci può sfuggire l'analogia con la situazione del petrolio, del quale oggi, siamo vicini al picco di massima produzione (il picco di Hubbert). Vediamo la gente comune intontita dalla propaganda che parla di immensi nuovi giacimenti (come, all'epoca, di grandi vittorie) di super-tecnologie energetiche che risolveranno tutti i problemi (come, all'epoca, di "armi della vendetta"). Non mancano gli insulti ai catastrofisti (come, all'epoca, ai disfattisti). Chi è nella posizione di poter prendere delle decisioni non può non capire come stanno le cose, ma non può neanche dirlo pubblicamente. Per ora, nessuno rischia di finire fucilato o impiccato per aver parlato del picco del petrolio, ma la carriera e la posizione di molta gente dipende dal continuare il più possibile a ignorarlo.

Sembrerebbe che stiamo facendo lo stesso errore fatto nel 1943. Invece prendere atto della situazione e cambiare rotta, stiamo incrementando gli sforzi nella direzione che ci ha portato nei guai. Nel 1943, si faceva di tutto per intensificare gli sforzi bellici di un paese ormai allo stremo. Oggi si fa di tutto per intensificare la ricerca delle ultime gocce di petrolio di un pianeta ormai allo stremo. Per fortuna, per ora, la ricerca affannosa di petrolio non causa la morte di nessuno, perlomeno non direttamente. Però comincia ad essere chiaro che è uno spreco di risorse preziose che sarebbero meglio utilizzate in altre forme di energia.

Continueremo a insistere a scavare petrolio fino all'ultima goccia? Forse si. La storia, si sa, viene fatta da quelli che, per la loro ignoranza, sono condannati a ripetere gli errori del passato.




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3 commenti:

Anonimo ha detto...

A livello comunicativo ritengo che questa sia una delle tue pagine meglio riuscite. Complimenti.

raimondo ha detto...

Caro prof. Baldi
il suo parallelo è affascinante, però potrebbe essere fuorviante se si volesse cercare di apliarlo cercado di trovare chi è il Nemico e chi sono i partigiani o i collaborazionisti.
La storia non si ripete mai uguale ma è vero che si possono trovare le analogie.
Cambiando il parellelo sarebbe interesante se lei scrivesse altri post per descivere "la guerra modiale per l'energia".
Ad esempio
- le vittime in questa guerra non muoiono ma diventano sempre più poveri e quindi anche sempre meno liberi.
- quali sono le battaglie e chi le sta combattendo
- questa guerra si sta svolgendo su più livelli (personale, di città, di regione o di nazione, aziendale, di settore produttivo, finanziario ovvero come l'economia globale sta muovendo le risorse di denaro su questo o quel tipo di investimento)
- come potremo capire se la guerra ad un certo livello si sta vincendo o si sta perdendo.

Non vedo l'ora di leggere i suoi prossimi post.

Anonimo ha detto...

Vorrei aggiungere qualche considerazione.
1. le persone generalmente percepiscono non la scarsità, ma il prezzo delle merci. Quindi anche un prodotto ancora "abbondante" può essere percepito come "scarso" se il prezzo è mantenuto artificialmente alto (monopoli, dazi sulle importazioni, ecc.), oppure un prodotto "scarso" può essere percepito come "abbondante" se il prezzo è tenuto artificialmente basso (ad esempio con sovvenzioni pubbliche dirette o indirette o "prezzi politici" imposti per legge).
2. tutti comprendono che prima o poi le risorse esauribili si esauriranno, ma non si sa quando.
3. le risposte politiche immediate ci sono e possono essere prese in qualsiasi momento (es. riduzione dei gorni lavorativi, telelavoro, aumento dei mezzi pubblici, incremento dell'efficienza energetica di edifici, fabbriche, centrali elettriche, autoveicoli,eccetera, accelerazione dell'utilizzo di fonti energetiche alternative, ecc.)
Perciò ritengo che i problemi ci sono, ma non è affatto detto che stiamo andando incontro ad una catastrofe (se però la disponibilità di petrolio diminuisse del 5-6% annualmente da ora ciò sarebbe vero).
In ogni caso il futuro non si può prevedere, ma si può in buona parte creare.
Carlo.