venerdì, gennaio 11, 2008

Nucleare: mito e realtà


Nucleare: mito e realtà

created by Eugenio Saraceno


Sempre più spesso leggiamo sui media che l'energia nucleare è il futuro e che può risolvere i problemi dovuti ai combustibili fossili: alti prezzi, inquinamento, emissioni di gas clima alteranti. Segue la consueta annotazione sull'Italia che ha rinunciato stoltamente a questa opportunità e che siamo ancora in tempo per rimediare costruendo nuovi reattori o riattando ciò che si può recuperare dei vecchi.

Al di là dei discorsi fatti nei talk show e sui giornali in cui si dichiara solennemente che nucleare significa indipendenza energetica ma ci si guarda bene dal fornire dati quantitativi affidabili, per capire meglio l’impatto dell’energia nucleare su un sistema paese sarebbe utile esaminare e mettere a confronto qualche caso concreto di sistemi energetici in paesi che utilizzano o non utilizzano il nucleare. Cosa potrebbe accadere se l’Italia tornasse indietro sulla scelta di rinunciare al nucleare, quali vantaggi si otterrebbero, a fronte di quali costi? Per dare una risposta non c'è di meglio che mettere a confronto la denuclearizzatissima Italia con la nuclearizzatissima Francia . I risultati del confronto potrebbero essere inattesi per molti: con riferimento a dati del 2005 nonostante il nucleare, in Francia si consuma più petrolio che in Italia e quasi altrettanto carbone; tuttavia si consuma molto meno gas, più o meno quello che noi italiani dobbiamo bruciare per produrre l'energia elettrica. I carburanti per autotrazione hanno dei prezzi abbastanza simili a quelli che trovate nelle stazioni di servizio italiane, anche se nei distributori posti nei centri commerciali della grande distribuzione si può risparmiare qualche centesimo al litro.
Sembra sorprendente ma nel 2005 la bolletta energetica per i francesi ammonta a 37,5 mld di euro, solo un mld in meno di quella italiana. Ma allora a cosa serve il nucleare se anche il paese più nuclearizzato del mondo rimane schiavo degli idrocarburi? Sostanzialmente a pagare di meno la corrente elettrica, cosa che può far risparmiare una o due decine di euro al mese ad una famiglia media (ad un impresa qualcosa di più) anche se poi le famiglie e le piccole imprese francesi apprezzano talmente queste bollette leggere che consumano quasi il doppio delle italiane, andando a spendere mediamente le stesse cifre.

Comunque, nel caso gli Italiani ci ripensassero e decidessero di tornare al nucleare per pagare di meno la bolletta della luce, accettando anche la possibilità di ritrovarsi un impianto atomico a qualche km da casa, si può calcolare che per raggiungere un risultato utile dovremmo installare in giro per la penisola almeno 15-16 reattori (4-5 grandi centrali) per una potenza cumulativa di almeno 20 GWe, spendendo dai 40 ai 50 mld di euro e impiegando oltre 10 anni per veder funzionare i primi impianti.Ma poi un prezzo del kWh basso come in Francia potrà remunerare completamente le aziende elettriche che produrranno l'energia atomica o dovrà intervenire lo stato con dei sussidi "nascosti", magari legati ad attività militari relative ad armamenti atomici? Per quanto tempo disporremo di uranio per far funzionare i reattori e come lo procureremo? Potrebbe il nucleare sostituire completamente petrolio e gas? Cosa succederebbe se tutti i paesi decidessero di imitare la Francia e produrre l'80% della propria elettricità dal nucleare?
A queste ed altre domande si è provato a rispondere in questo lavoro in cui troverete anche i dati comparativi tra i consumi e i prezzi energetici italiani e francesi di cui si faceva menzione sopra.



6 commenti:

Ugo Bardi ha detto...

Caro Eugenio, questi tuoi dati sono estremamente interessanti e anche una illustrazione abbagliante del problema detto il "paradosso di Jevons". Ovvero, i francesi hanno energia a prezzo più basso e come risultato ne spreacno di più. Un classico che, incidentalmente, si applica non solo al nucleare ma a tutti gli schemi di risparmio energetico che sono destinati al fallimento per definizione per quanto riguarda il loro scopo dichiarato, ovvero quello di ridurre il prelievo di risorse non rinnovabili.

Come dicevo, questa cosa è interessantissima, ti propongo di farne un articolo pe "The Oil Drum"

Unknown ha detto...

Per quanto riguarda il costo del nucleare volevo consigliare questo articolo http://tinyurl.com/2gzfoo in cui viene fatta una carrellata delle varie stime fatte negli ultimi anni,per esempio Standard & Poor’s calcola $4000/kWe,Moody stima un costo tra i $5000 e $6000/kWe.
Per avere qualche stima dei costi sostenuti in passato credo che sia utile leggere questo documento http://tinyurl.com/364h32 ,viene calcolato un costo medio di 6,5 $(2000)/We.

Eugenio Saraceno ha detto...

Ok Ugo, prendo ufficialmente l'impegno a farne un post in inglese per TOD

ciao
Eugenio

Francesco Aliprandi ha detto...

Solo un commento sull'ultimo paragrafo, prospettive del nucleare.

Il limite di concentrazione che si trova nel report dell'EWG è basato su di un documento di Storm van Leeuwen e Smith che è stato aspramente criticato su TOD, e anche nel rapporto ISA 2006; esiste sicuramente un limite inferiore, ma credo al momento sia di difficile individuazione con i dati a disposizione.

Due domande: per "evento catastrofico" si intende un incidente tale da rendere inutilizzabile il reattore o con rilascio massiccio di radioattività? Come si arriva ad una probabilità di 1 incidente ogni 200 anni (essendo attivi circa 440 reattori ad uso civile)?

Eugenio Saraceno ha detto...

caro hydrauliks,
Le questioni su cui lei solleva le due domande sono riprese da un testo di A.Spena: Fondamenti di energetica citato in bibliografia;
in particolare in 4.6.3 Spena afferma che per evento catastrofico intende una rilevante fuga di radioattività e che la probabilità di un simile evento è 1/200 stando al numero di reattori esistenti al 1992 (che non è variato molto) dunque da parte mia non ho fatto altro che raddoppiare la probabilità avendo ipotizzato un raddoppio della potenza (anche se i reattori moderni sono mediamente più grandi e dunque è una sovrastima).
Tuttavia la sua osservazione mi ha fatto rendere conto che in effetti il calcolo di Spena non torna per un fattore 10; se infatti afferma che la probabilità di una fuga catastrofica per un reattore LWR è 1/10000, arrotondando a 500 il numero di reattori si avrebbe una probabilità cumulata di 1/20 e non 1/200. Del resto abbiamo nella storia dell'energia nucleare ben due incidenti noti del tipo descritto (Three miles island e Tchernobyl) in meno di 60 anni per cui il fattore 1/20 tornerebbe. Dunque uno zero in più nel testo? dovrei confrontare con altri lavori.

Saluti
Eugenio

Francesco Aliprandi ha detto...

Grazie per la risposta.

Probabilmente il calcolo si riferisce al WASH 1400, perché già nel NUREG-1150 la probabilità di rottura della struttura di contenimento è valutata in 4x10^-6 reattore*anno (e darebbe quindi un evento ogni 500 anni), ma non sono riuscito a trovare l'originale. L'unico riferimento che ho è su "Nuclear Energy" di D. Bodansky, pg. 389 e seguenti.