lunedì, marzo 03, 2008

Il Piano Energetico secondo ASPO - Italia




eugeniosaraceno@yahoo.it
http://www.aspoitalia.net/

I più aggiornati modelli di previsione della produzione di materie prime energetiche fossili mostrano che non sarà possibile soddisfare la domanda mondiale prevista nei prossimi decenni per queste ultime dagli scenari IEA; i modelli dei climatologi riuniti in IPCC mostrano che se le emissioni di gas serra non saranno ridotte rapidamente il pianeta rischia di andare incontro a gravi sconvolgimenti climatici; l’Italia è un paese con forte dipendenza dalle fonti energetiche fossili, in particolare quelle costosamente importate ed è, per la propria posizione geografica e le caratteristiche climatiche, particolarmente esposta ai gravi rischi dei cambiamenti del clima.
Mentre si susseguono le avvisaglie di entrambi gli ordini di problemi urge sviluppare una strategia energetica e climatica coraggiosa e senza rimpianti che ponga i presupposti per mitigare le possibili conseguenze delle crisi energetica e climatica incombenti.

Il PEN ASPO Italia [Piano energetico Nazionale] raccoglie un insieme di osservazioni, esperienze e studi maturati in ambito ASPO Italia ed elabora una strategia per ridurre la dipendenza del Paese dalle materie prime energetiche fossili centrando anche, di conseguenza, gli impegni presi internazionalmente nell’ambito del Protocollo di Kyoto. Una traccia, per così dire, per un nuovo Piano Energetico Nazionale, che manca dall’agenda della politica dal lontano 1988.
Nel documento si trovano i numerosi dettagli tecnici delle soluzioni proposte, per brevità di seguito ne troverete una sintesi.
E’ utile ricordare i dati relativi alle emissioni di GHG in Italia (in MTon di CO2 Equivalente) così come riportati dal PNA, Piano Nazionale di Assegnazione delle quote di emissione di GHG, emesso nel 2003 in base alla direttiva 2003/87/CE
Nell’ultima riga della seguente tabella è riportato l’obbiettivo di Kyoto, corrispondente ad una riduzione del 6,5% delle emissioni del 1990.



Tab.1 Obbiettivi di Kyoto, previsioni e storico delle emissioni riferito all’Italia

Nella tabella sopra riportata vi sono i dati storici e quelli previsivi secondo le stime pubblicate nel 2004 dai competenti ministeri (Ambiente ed Attività produttive). Tali stime sono state effettuate allo scopo di definire il Piano di Allocazione Nazionale delle quote di GHG nei settori industriali interessati dallo schema di Emission Trading della UE utilizzando due scenari: lo scenario Business As Usual, o tendenziale, che esprime la variazione delle emissioni di GHG in base alle tendenze di crescita degli ultimi anni e non prevedendo alcuna azione correttiva, e lo scenario di Riferimento, ovvero tenendo conto delle azioni intraprese o da intraprendere nell’ambito del Piano di Riduzione delle emissioni GHG stilato dai competenti ministeri a fronte degli impegni dell’Italia nell’ambito del Protocollo di Kyoto.
Come si può facilmente vedere le azioni correttive previste dai ministeri incidono in modo insufficiente ai fini dell’obbiettivo assunto dal Paese, mancando oltre 100 MTon CO2Eq al raggiungimento dello stesso. Il piano delle riduzioni prevede infatti che tale ammanco sia sanato utilizzando i meccanismi flessibili CDM e JI per finanziare i quali l’Italia ha depositato presso la Banca Mondiale un fondo di 1 Mld di euro denominato Italian Carbon Fund.
Ciò ha certamente un senso economico in quanto le realtà energetiche e produttive di molti paesi in via di sviluppo consentono di abbattere sensibilmente le emissioni di numerosi impianti che utilizzano tecnologie obsolete o inefficienti, con spese minori di quanto necessario su impianti nazionali per ottenere gli stessi risultati. Dal punto di vista della crisi energetica innescata dal picco del petrolio ed acuita dai successivi picchi del gas e del carbone il ragionamento esclusivamente economico perde molto del proprio senso mentre ne acquistano le ragioni strategiche ed energetiche, si aiutano dei paesi competitori su molti settori economici a ridurre la propria dipendenza dalle materie prime energetiche, riducendo a nostre spese l’impatto della crisi energetica per le loro economie, mentre si consente che la dipendenza energetica del paese cresca, acuendone le successive difficoltà. Per tale ragione la proposta di ASPO Italia non contempla l’utilizzo dei meccanismi flessibili CDM e JI, concentrando la riduzione delle emissioni nei settori energeticie produttivi domestici mediante l’aumento dell’efficienza, la riduzione dei consumi non indispensabili e la sostituzione di combustibili fossili con fonti energetiche rinnovabili. Questo non significa abbandonare i progetti CDM e JI attualmente in corso, i risultati eventualmente riportati possono andare a beneficio delle imprese coinvolte nello schema di Emission Trading per ridurre i costi delle proprie emissioni.
Tutti gli interventi proposti sono pensati per mantenere il livello dei servizi energetici per i cittadini e le imprese pur riducendo le quantità di fossili utilizzate. I costi sono ammortizzati con la riduzione del disavanzo commerciale per importazoni energetiche nazionali e la riduzione della volatilità al momento in cui le tensioni sui prezzi delle materie prime energetiche, cui il paese è particolarmente esposto, si tradurranno in pesanti costi aggiuntivi che graveranno su tutti i settori economici. Inoltre i vantaggi di ordine sanitario derivanti dalla minore presenza di inquinanti contribuiscono nel medio e lungo termine di ridurre sensibilmente la spesa sanitaria che cresce a causa dell’aumento dell’inquinamento come dimostrato da numerosi studi epidemiologici in tutto il mondo.
In base alle previsioni stilate dalla Unione Petrolifera Italiana al 2010 ed al 2015 si ipotizza al 2012 la seguente composizione dei consumi di materie prime energetiche (in Mtep):

CARBONE 17,40
GAS 75,55
PETROLIO 76,60
TOTALE 169,55

La produzione di energia elettrica prevista per quello stesso anno ammonta a 414 TWh al lordo di perdite e servizi di centrale. Le emissioni di GHG previste saranno dell’ordine dei 538 Mton CO2 eq., di cui 95 dal settore non energetico e 443 da quello energetico. La stima avviene considerando ai fini delle emissioni una quantità di prodotti petroliferi pari a circa 64 Mtep (usi energetici).
A partire da tali dati, e dalla sequenza di picco petrolio-gas-carbone e senza considerare un apporto di energia nucleare, improbabile sia per ragioni legislative (referendum del 1986) che per i notevoli tempi di realizzazione e le ragioni dovute alle difficoltà produtive del comparto minerario dell’uranio, il criterio di intervento proposto sulle varie fonti consiste nel ridurre sensibilmente il consumo di petrolio (tendenza già in atto), stabilizzare il consumo di gas e di energia elettrica (la tendenza attuale è all’aumento) contrapponendo alla domanda crescente iniziative di risparmio ed efficienza che la contrastino. Per quanto riguarda il carbone, essendo il relativo picco ancora abbastanza lontano può essere tollerato un modesto aumento dei consumi, tenendo conto che ciò può alleviare la necessaria riduzione dei consumi di petrolio nei settori termoelettrico ed industriale. Si ipotizza di poter ottenere una riduzione dei consumi a 149 Mtep così ripartita:

CARBONE 18,0
GAS 70,0
PETROLIO 61,0
TOTALE 149

La produzione elettrica attesa lorda è di 381 TWh. Tenendo conto dei seguenti coeff. di emissione di CO2 eq (Mton/Mtep) relativi alle tecnologie di utilizzo prevalenti nel quinquennio 2010-2015, sempre secondo lo studio di UP:

CARBONE 3,9
GAS 2,3
PETROLIO 3,1

Si calcola, tenendo conto dei soli usi energetici, un monte emissioni di 381,55 MTon CO2Eq rispondente, con un piccolo margine, a quanto fissato per Kyoto. Per ogni combustibile il PEN ASPO Italia fornisce una possibile strategia per ottenere la necessaria riduzione di consumi, in sintesi le principali soluzioni comprendono:
1. Aumento dell’efficienza e diminuzione delle emissioni in ambito termoelettrico
2. Aumento dell’utilizzo di energia elettrica da fonti rinnovabili fino al 20% del totale.
3. Riordino del sistema CIP6, Certificati Verdi e Titoli di Efficienza Energetica.
4. Politica sui rifiuti tendente alla riduzione dei costi energetici e di gestione.
5. Efficienza negli utilizzi finali di gas ed energia elettrica nel settore civile ed industriale
6. Cogenerazione e trigenerazione anche in funzione di bilanciamento della rete elettrica
7. Aumento dell’utilizzo di biomasse, geotermia e solare termico nel settore civile ed agricolo
8. Riduzione dell’utilizzo di prodotti chimici di sintesi in agricoltura e riutilizzo degli scarti.
9. Risparmio e recupero idrico
10. Maggiore utilizzo di trasporti su ferro e idrovie per merci e passeggeri
11. Promozione di veicoli elettrici nell’ambito del trasporto pubblico e privato
12. Promozione della mobilità ciclabile.

Il seguente riepilogo permette di associare le previsioni e le tendenze con gli interventi proposti.


Tab.2 Riepilogo generale dei consumi, delle politiche energetiche e degli obbiettivi attesi.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Scusatemi se lo chiedo, ma è un piano presentato/presentabile al governo oppure è "semplicemente" (metto le virgolette perché mi rendo conto che ci sia un grande lavoro dietro) uno studio di ASPO sulla fattibilità del risparmio energetico applicato al sistema Italia?
Grazie,
Marco

Paolo Marani ha detto...

Ho alcune considerazioni riguardo al punto 4. in conclusione del suo egregio articolo.

4. Politica sui rifiuti tendente alla riduzione dei costi energetici e di gestione.

Ricordo che se espresso in termini sia di puri costi energetici che di costi di gestione, l'utilizzo delle discariche dovrebbe essere in assoluto la scielta preferenziale, in effetti così si è fatto per lungo tempo. Scavare un buco, tumularci dei rifiuti, e ricoprirlo, costa poco in termini energetici e costa pochissimo in termini gestionali.

Cambierei il punto 4. come segue.

4. Politica sui rifiuti tendente al recupero dei materiali ed alla introduzione di principi di riciclaggio fin dalla fase di progettazione dei beni stessi.

Eugenio Saraceno ha detto...

Rispondo ai commenti
@anonimo:
Il piano è costruito come uno studio di fattibilità ma indica anche le risorse economiche e raccomanda alcuni provvedimenti legislativi. Non è direttamente implementabile ma se vi fosse una volontà politica potrebbe essere utilizzato per derivarne decreti ministeriali che attuino in dettaglio le disposizioni necessarie a raggiungere i vari obbiettivi prefissi.

@marantz:
Come lei giustamente osserva la frase scelta come sintesi non rende giustizia del complesso problema dei rifiuti, se avrà tempo di leggere in dettaglio il capitolo dedicato ai rifiuti nel PEN ritroverà ciò che lei stesso scrive qui

Cordiali Saluti
Eugenio Saraceno

raimondo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
raimondo ha detto...

Primo
Per favore metti un link a delle tabelle leggibili perchè è la prima cosa che si va a vedere anche prima di leggere l'articolo.
Secondo
Dei soci di Energoclub all'assemblea dell'associazione hanno presentato un sistema di riscaldamento integrato solare+accumulo di calore (una cisterna con acqua e ghiaia) che se applicato su larga scala porterebbe alla sostituzione del riscaldamento a gas.
Anche dal punto di vista economico il sistema mi sembra alla portata di tutti.
Non ho i riferimenti con me, ma li posterò a breve.
A occhio se tutti i consumi del settore agricolo/pesca (compreso gasolio per i trattori e per i pescherecci) venissero coperti da fonti rinnovabili nazionali l'obbiettivo di kyoto sarebbe realizzato al 25-30%. E' già qualcosa.
Secondo voi la leva fiscale è sufficente perchè si arrivi ad avere il settore primario (agricoltura+allevamento+pesca) 100% energia verde?
Raimondo