giovedì, dicembre 18, 2008

Risparmiare soldi non vuol dire risparmiare energia



Nell'immaginario collettivo, ci si rende mediamente conto che "sarebbe bene" risparmiare energia perchè paghiamo "tanto" le bollette della luce e del gas. E' un buon inizio: è il metodo più tradizionale, basato su un feedback negativo (di tipo economico), che incentiva a ridurre gli assorbimenti delle reti. Purtroppo, il metodo può non essere sufficiente allo scopo, pur con tutte le buone volontà. Facciamo alcuni esempi.

- Per ridurre il consumo di gas, posso decidere di fare la doccia solo ed esclusivamente nella palestra che frequento abitualmente. Visto che costa uguale, magari mi trattengo un po' di più sotto il getto di acqua calda. Risultato: il mio fabbisogno specifico di gas naturale è aumentato, tuttavia ho risparmiato.
- La luce nel cortile dalla parte della mia scala la pago io; allora propongo una luce un pò più potente in mezzo al cortile, e divido il costo con il vicinato. Risultato: ho creato un bisogno ausiliario, si consuma più potenza elettrica, tuttavia ho risparmiato.
- Uno Stato può incentivare l'importazione di un combustibile vegetale (il tipico olio di palma indonesiano). Un'industria decide di rifornirsi di questo olio per autoprodurre energia elettrica. Risultato: l'azienda risparmia grazie agli incentivi, l'immagine ambientale è ottima, la popolazione locale è rassicurata e contenta, ciononostante stiamo consumando più energia per processare e trasportare l'olio di palma di quanto esso sia in grado di erogare in termini di potere calorifico.

Chi ha altri esempi?


PS: in un recente post di Ugo Bardi, "Il petrolio del re: riflessioni sulla sostenibilità", la problematica è trattata in modo più generale

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Altro esempio che riguarda l'inerzia delle masse.
Abito in un grosso condominio, circa 100 alloggi.
Parecchi sono disabitati, molti sono occupati da persone anziane.
E' già il secondo anno che propongo, per chi non l'ha già fatto singolarmente, di creare un gruppo d'acquisto per la sostituzione dei serramenti con quelli a doppio vetro.

Non gliene importa nulla a nessuno.
Badano alla facciata che è sporca, alla cabina dell'ascensore che ha il legno rovinato ecc.

Ecco, la riqualificazione energetica penso che possa passare solo da parte di un'imposizione legislativa, come per le cinture di sicurezza per le automobili.

Anonimo ha detto...

Un altro esempio? L'auto a metano. Chi mette l'auto a metano risparmierà almeno il 50% di combustibile, dovuto però soltanto all'aspetto della fiscalità. L'efficienza del motore infatti cala leggermente e considerando un effetto rimbalzo che porterà ad utilizzare maggiomente un auto più economica ("tanto sono a metano, posso entrare nei centri città e spendo poco") si finisce per consumare più energia.
Dario

Anonimo ha detto...

Comprare ananas che costano 1 euro al kg e arrivano in nave da chissa dove invece che mele locali che costano 2,5 euro al kg (almeno..) è un risparmio di soldi ma un immenso spreco di energia, e così per praticamente tutti i cibi a basso costo......nei discount tutto costa meno ma arriva quasi sempre dall'estero.

Anonimo ha detto...

Sento dire spesso che i nuovi televisori a LCD consumano meno dei vecchi a tubo catodico e perciò sono "ecologici". Può essere vero, ma a parità di pollici e non di prezzo d'acquisto. Con quello che pagavi un 25 pollici a tubo catodico 10 anni fa (circa 70 watt di consumo) oggi ti puoi comprare minimo un 32 pollici LCD (120-130 watt). Spendi di meno per un televisore più grande e bello ma finisci per aumentare i tuoi consumi.

Anonimo ha detto...

Per rispondere alla domanda:
Perchè risparmiare soldi non vuol dire(necessariamente)risparmiare denaro?,
bisogna saper ragionare su dei fatti e degli assunti.
Noi abbiamo i Pieriangeli gli Albertangeli, Robertgiacobbi e varii bravissimi, a raccontarci qualsiasi cosa,tranne che a mostrarci la vera natura del metodo scientifico.Forse credono che sia impossibile portare in televisione la dimostrazione che diedero gli antichi Greci,
dell'esistenza dei numeri irrazionali,uno per tutti la radice quadrata del numero 2.
Forse credono che bisogna sempre trattare il pubblico come una frotta di bambini dell'asilo in visita allo zoo.
Forse hanno ordini superiori da rispettare.Non sia mai che le masse comincino a ragionare sul serio e bene ovvero in modo pertinente.
Non sia mai che per sbaglio si appassionino alla storia che portò i Babilonesi a scoprire la soluzione generale dell'equazione di secondo grado,e s'intestardiscano nel volerla comprendere.Guai e sventura, poi,se dovessero,per divertirsi beninteso,imparare a memoria il nome del centinaio di elementi chimici naturali e transuranici e quindi sciagura certa,vogliano andare oltre e capire le ragioni profonde dell'attuale situazione ambientale.
Questo paese rischierebbe di precipitare nella rivoluzione.
Se poi,cominciassero a domandarsi se la filosofia abbia un'autentica funzione nella vita quotidiana,
allora,sarebbe la fine del mondo.
Del loro mondo,
non del pianeta Terra,sia chiaro.
Io,nel mio piccolo con uno spettacolino,ho osato trasgredire il dogma che sancisce l'ineluttabile affezione della massa alla beata ignoranza ,e non è comparso nè il Demonio,nè il Duce, il Papa, lo Zar o altre presenze ultraumane.Ma non disponendo di mezzi, questi sì di massa,ci siamo divertiti e istruiti in quattro gatti.Meglio che niente.
marco sclarandis

Anonimo ha detto...

Sono contrario agli incentivi e alle obbligazioni di fatto: secondo me, per incentivare il risparmio dei combustibili fossili bisognerebbe tassarli molto di più, ma con gradualità (per lasciare il tempo di adeguarsi al risparmio.
Per esempio, ci siamo abituati a pagare la benzina 1,5 euro al litro? Ora che costa 1,1 io stato aggiungerei almeno 0,3 euro di tasse(che dovrebbero incentivare le rinnovabili e far fronte alle crescenti richieste di cassa integrazione). Lo stesso per il gas e suoi trasformati.In questo modo posso farmi due conti e decidere se mi conviene cambiare auto o caldaia o infissi o paese.
So che è molto poco demagogico, allora sguazziamo nel petrolio a basso prezzo e anneghiamoci dentro.
Mimmo.

Paolo Marani ha detto...

Gira e Rigira, la maggioranza di questi esempi cade nel cosiddetto "Paradosso di Jevons".

http://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_di_Jevons

Se il risparmio che ottengo, lo uso come "investimento" per la crescita, ottengo implacabilmente come risultato un maggiore utilizzo della risorsa che volevo risparmiare, anche e soprattutto spendendo meno.

Non si scappa.

In realtà il costo aumenta eccome (perchè alla fine quello che pago è sempre e comunque energia e lavoro), però i costi vengono "esternalizzati", spalmati altrove, specie fra i poveracci.

E' per questo che un ananas mi costa 1€ al chilo, e una mela locale 2€!

Qualcuno ha pagato per quell'ananas afffinchè io possa averla avuta ad un prezzo così basso... provate an andarvela a prendere voi (viaggio + salita sull'albero) e vedrete quanto vi costa realmente.

Anonimo ha detto...

Mi verrebbe, come al solito, da tirare in ballo nel ragionamento il fattore "crescita della popolazione", ma mi trattengo. Tanto qui siete tutti molto più svegli di me e sicuramente avrete già fatto da soli le opportune considerazioni in merito! :)

Frank Galvagno ha detto...

Ringrazio i commentatori per le integrazioni.

Alcune note.

Marco Sclarandis: il quadro che dipingi è realistico, ed è il risultato di decenni di ignoranza scientifica.

Ultimo anonimo: il fattore "popolazione" è cruciale. Non si tratta di sollevare alcuno scandalo. La numerosità è un fattore, come il fabbisogno energetico specifico. A noi su quale lavorare.

Anonimo ha detto...

Galvagno: "La numerosità è un fattore, come il fabbisogno energetico specifico. A noi su quale lavorare."

Entrambi allo stesso livello e nello stesso tempo?

Frank Galvagno ha detto...

Per l'ultimo anonimo: mah, secondo me fare diktat su quale e come è difficile.
Noi sappiamo che esistono situazioni-limite insostenibili. Ad esempio, sarebbe insostenibile non avere nessun figlio, e continuare a consumare l'impossibile. Esistono coppie senza figli che dissipano più energia equivalente di famiglie di 7 unità.
D'altro canto, non possiamo nemmeno diventare 14 miliardi, per ritrovarci in schiacciati dalla scarsità delle risorse e dalle epidemie. C'era una volta il giusto mezzo ...

Anonimo ha detto...

@Dario

L'auto a metano ha lo stesso rendimento termodinamico dell'auto a benzina da cui deriva; il motore è lo stesso, e il metano, fenomenale antidetonante, previene qualsiasi problema di "colpo di testa". Stessa resa.

Appare meno prestante perchè la conversione a metano equivale ad una perdita di potenza: consumo meno energia termica, ho rendimento simile, ottengo meno potenza di punta. Tutto qui. In pratica, i metanautisti ragionano in termini di risparmio a tutto campo, e rifiutano di mettere una bombola in più nel bagagliaio solo per fare a gara con qualche beota a chi passa per primo il semaforo.

Altro vantaggio del metano: aumenta la durata di vita del motore (a meno di imbecilli che dirottano il recupero dei vapori d'olio facendo grippare le sedi delle valvole!).

Svantaggio: il metano, alla fine, si esaurirà come il petrolio. Può essere una scelta per allungare la vita di un'auto esistente (consentendo grande risparmio di energia in fase costruttiva) ma non rappresenta una reale possibilità di riconversione della nostra motoristica decotta.

fausto

Anonimo ha detto...

aggiungo che l'olio di palma indonesiano potrebbe venire dal disboscamento delle foreste di quelle isole, il che provoca un aumento delle emissioni di CO2
quindi non solo non ha senso dal punto di vista del bilancio energetico, ma è pure falsa l'immagine ambientalista di cui si ammantella
http://www.greenpeace.org/italy/news/certificazioni-rspo
già che ci sono aggiungo che è un po' che seguo il blog, ma non ho mai scritto per ringraziarvi dell'ottimo lavoro che fate, lo faccio ora con molta stima
Francesco Liedl

Anonimo ha detto...

Salve, ho una considerazione che mi "affligge" da un po'. Riguarda gli incentivi per sostituire l'auto. Mettiamo che tot persone demoliscano la vecchia e ne acquistino una nuova, sicuramente (ma non sempre) più efficiente in termini di consumo di carburante. Ecco, allora mi chiedo, quanto carburante avrebbero potuto acquistare per la loro vecchia auto con l'esborso per l'acquisto della nuova auto.
Ed inoltre: quanto inquinamento si produce (e quindi, quanta energia è stata sprecata) per produrre quel tot numero di auto, che poi (è vero) risparmieranno energia? In sostanza, a livello "generale", chi acquista un'auto nuova e più efficiente, consuma più o meno energia (mi verrebbe da chiamarla "eMergia") di chi non l'acquista e rimane con la sua vecchia auto "inquinante"?
Un saluto. Roberto.