venerdì, gennaio 04, 2008

La crisi di Napoli: la reazione auto-immune della società


Si dipana in questi giorni l'emergenza rifiuti di Napoli. Un disastro annunciato; una crisi che sarebbe stata evitabile ma che è arrivata a causa di una vera e propria crisi auto-immune, una forma spasmodica di autodistruzione della società. Invece di cercare soluzioni, si cerca un colpevole da biasimare. Il risultato è inevitabile.

Il dibattito sulla crisi Napoletana ha trovato una sua micro-rappresentazione in un intervista andata in onda il 3 Gennaio su Fahreneit di RAI-3 alla quale hanno parlato Antonio Cavaliere, docente di ingegneria e autore del libro "il Mucchio Selvaggio", e Beppe Lanzetta, scrittore napoletano.

Lanzetta si è fatto interprete dello scoramento generalizzato della società napoletana. Ha detto che i rifiuti che si accumulano ormai all'altezza delle finestre al punto che non si può più nemmeno stendere i panni. Ha detto che bisogna chiamare le cose con il loro nome, ovvero parlare della Camorra; che la classe politica attuale ha fallito e che se ne devono andare a casa. Ha detto che tutti sono stanchi di questa situazione; che Napoli una volta era il paese del sole e che ora è un paese dove lui e i suoi figli non vogliono più vivere.

Cavaliere ha domandato con chi si dovrebbero rimpiazzare i politici cacciati via e che cosa i nuovi politici potrebbero fare di diverso. Ha detto che la Camorra è solo uno dei fattori in gioco, che il problema rifiuti non esiste solo a Napoli e che ai cittadini Napoletani non è mai stata data la possibilità di dimostrare che sono altrettanto civili e in grado di fare la raccolta differenziata di quanto non facciano già i cittadini di tante città del Nord. Cavaliere ha anche elencato soluzioni possibili alla crisi; non solo la raccolta differenziata ma molti modi possibili di ridurre i rifiuti alla fonte.

In sostanza, Cavaliere propone di fare qualcosa di rimboccarsi le maniche e di lavorare tutti insieme per ridurre la produzione dei rifiuti. Lanzetta invece propone di cercare i colpevoli politici, camorristi o chi altro, di cacciarli o punirli e che questo porterà, in qualche modo, a far sparire i rifiuti.

Notate come si riproponga per i rifiuti di Napoli la contrapposizione che abbiamo in campo energetico a livello nazionale. ASPO-Italia e altri propongono di rimboccarsi le maniche e lavorare tutti insieme per risolvere la situazione: le soluzioni che abbiamo, rinnovabili e efficienza, non saranno perfette, ma ci sono e funzionano. Dall'altra parte, abbiamo una posizione che propone di cercare i colpevoli e se la prende con in politici, i petrolieri, gli arabi, gli ambientalisti o che altro, e che spera di poter risolvere tutto con qualche provvedimento legislativo (tipo la riduzione delle accise) o le centrali atomiche, la macchina ad aria compressa o cose del genere.

Questo atteggiamento che cerca spasmodicamente qualcuno a cui dare la colpa porta a una vera e propria paralisi decisionale. Come è ovvio, chi viene accusato non se ne sta zitto a subire e reagisce, di solito dando la colpa a qualcun altro, come vediamo benissimo con la crisi di Napoli. Lo vediamo altrettanto bene nella discussione sull'energia dove ci si perde a criticarsi a vicenda invece che a lavorare. Il risultato è, appunto, una specie di reazione auto-immune dove le sezioni della società che dovrebbero collaborare fra di loro per risolvere il problema si ritrovano invece a combattersi fra di loro.

Se per l'energia la situazione è difficile per ragioni oggettive di esaurimento delle risorse, per i rifiuti, la follia di questo momento e veramente molto particolare. Non risulta nella storia umana il caso di una società che si sia trovata nella condizione di essere sommersa dai propri rifiuti. Non è affatto detto che questo debba avvenire e che non si riesca a reagire a questa situazione ha un aspetto oscuramente inquietante, come se fosse la manifestazione di una società ormai totalmente ingessata e incapace ormai di adattarsi a qualsiasi cambiamento. Non è solo quello dei rifiuti il problema e nemmeno il più importante. Ma se quella mostrata in questi giorni è la nostra capacità di adattarci e di risolvere i problemi, allora siamo veramente nei guai.

Eppure, io credo che quella Napoletana sia una società più vitale e creativa di molti altri casi che conosco. Da cosa lo deduco? Beh, l'ultima volta che sono stato a Napoli, due mesi fa, ho visto diverse cose interessanti. Una è che dove ci sono i cassonetti per la raccolta differenziata, vengono utilizzati correttamente. Una ancora più unteressante sono i cartelli "compro rame" chesi vedono sul lungomare e che non avevo visto in nessun altra città in Italia. Con l'aumentare dei prezzi del rame, a Napoli si sono adattati a riciclarlo più alla svelta di noi, al Nord. Non darei la partita per perduta e sono convinto che, giù a Napoli, finiranno per reagire meglio di noi.


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L'intervista a Lanzetta e Cavaliere la trovate a questo link: (comincia al quindicesimo minuto della trasmissione)

http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/archivio_2008/audio/intervista2008_01_03.ram





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16 commenti:

Frank Galvagno ha detto...

L'idea di fondo che proponi, se ho ben capito, è di soffocare la polemica.
Credo davvero sia un'arma vincente.
Purtroppo, la parte operativa non è così semplice, ognuno ha un suo limite di sopportazione e quella che per uno è una critica, per un altro è un'osservazione, per un altro ancora un'offesa.
Io stesso, quante volte vorrei essere più paziente con quello che succede intorno e sembra proprio non funzionare...
I rifiuti, in un mondo razionalizzato, non dovrebbero esistere, invece sono oggi la necessaria conseguenza di un modello ipertrofico. Bisognerebbe cominciare col cambiare radicalmente la filosofia della grande distribuzione alimentare, che ad oggi è nella fase ascendente (ma chissà ancora per quanto) del suo picco.

Grazie per questo post.

Ugo Bardi ha detto...

Mah.... non so se qualcuno può "soffocare la polemica". Quello che dico è che a ogni problema, ultimamente si reagisce cercando qualcuno da biasimare. In questo modo non si va in nessun posto.

Anonimo ha detto...

Saviano indica colpevoli ma almeno fa nomi e cognomi sul serio e la sua analisi è lucidissima
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/rifiuti-campania/roberto-saviano/roberto-saviano.html

Gianni Comoretto ha detto...

Mi sembra che i de corni del problema siano entrambi da affrontare. Possibilmente in modo propositivo, ma prendiamo ad esempio il discorso del "cinquino", che qui è molto caro.
C'e' chi si rimbocca le maniche, retrofitta una vecchia auto, e ne fa un gioiellino post-picco. Ma immediatamente si ritrova in un pantano normativo burocratico.
O i pannelli, la lunga odissea di chi vuole installarli, e litiga con i condomini, o addirittura li ha GIA' installati sul tetto, ma non riesce ad allacciarli. E per fortuna qui non c'e' la camorra, senno' i prodi cinquinisti avebbero problemi a farsi un'assicurazione sulla vita.
Spesso la buona volontà e l'intraprendenza si scontrano con cose più grandi di noi. E allora un po' di denuncia serve. L'importante è che sia una parte del discorso, ed ancorata alla volontà di agire concretamente.

Anonimo ha detto...

salve professor Bardi, sono uno studente di chimica, e sono stato suo studente l'anno scorso. volevo chiedere a lei (e a tutti i militanti del blog) cosa ne pensa (pensate) dell'incenerimento in un caso di emergenza come quello italiano. Mi spiego. se la situazione è in 'equilibrio' con l'incenerimento, non esiste il problema rifiuti (magari esiste il problema cancro e ceneri, che comunque vanno in discarica, dico bene?). in una situazione dicevo di questo genere, cioè in cui si padroneggia in maniera adeguata la questione, è possibile puntare sulla riduzione della produzione di immondizia e su altri metodi di smaltimento. io penso che puntare unicamente su questi ultimi due metodi non sia adeguato in una condizione di crisi come quella napoletana, e la mia limitata cultura in questo campo mi porta a vedere l'incenerimento come l'unica soluzione in casi di crisi(sono consapevole delle problematiche che porta, però): in cuor mio sento che l'incenerimento può essere evitato: cosa c'è di sbagliato nella mia argomentazione? vi ringrazio dell'attenzione e dell'eventuale risposta al mio quesito.

Lopo ha detto...

Ho letto sul tema anche un interessante articolo di Stella sul Corriere, che pone l'accento sulle proporzioni dell'inquinamento generato da eventuali inceneritori rispetto, ad esempio, a quello dei mezzi antiquati circolanti in Campania.

Ugo Bardi ha detto...

x Gianni. E' vero che serve anche denunciare, però mi sembra a volte che la sindrome ISEF (it's somebody else's fault) ha raggiunto livelli veramente eccessivi. Poi, se avessimo fatto il cinquino a Napoli, la camorra ce l'avrebbe con noi....boh?

Ugo Bardi ha detto...

James Prescott Joule, è bene ricordarsi che nessun problema ha una sola soluzione e chi i problemi cambiano sempre e - di conseguenza - anche le soluzioni. L'inceneritore è una soluzione a un problema ormai obsoleto, ma è il nostro destino che si continuano a proporre soluzioni obsolete ai problemi attuali. Si dice che i generali sono sempre pronti a combattere le guerre del passato, questo vale anche per chi gestisce i rifiuti

Dai un'occhiata se hai tempo, al lavoro che abbiamo fatto con la commissione interministeriale rifiuti

http://www.aspoitalia.net/index.php?option=com_content&task=view&id=159&Itemid=38

Anonimo ha detto...

Segnalo 2 articoli interessanti:

Repubblica - Roberto Saviano:
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/rifiuti-campania/roberto-saviano/roberto-saviano.html

Beppe Grillo:
http://www.beppegrillo.it/2008/01/il_tandem_dei_r.html

Anonimo ha detto...

Un giudizio definitivo sul "caso Napoli": Napoli è l'esempio di un sistema sociale e produttivo da terzo mondo che si ostina a cercare un tenore di vita da primo mondo.
Le cose si sitemeranno con l'inevitabile crollo dello stile di vita e della produzione pro-capite di rifiuti: Bardi ha già visto il ritorno dei rottamai per le strade, confermo che è un ottimo segno...

Anonimo ha detto...

grazie mille professore, darò senz'altro un'occhiata al link.

Terenzio Longobardi ha detto...

La situazione di Napoli è vergognosa. Madame de Stael affermava che gli italiani non hanno il senso della dignità e dell'onore. I napoletani, che sono degli italiani al cubo, stanno in questi giorni dando ragione alla famosa letterata francese. Però, se osserviamo che nelle discariche abusive della camorra finiscono i rifiuti industriali di mezza Italia, anche gli altri italiani dovrebbero forse fare un serio esame di coscienza.

Anonimo ha detto...

Ugo Bardi: "[...] se avessimo fatto il cinquino a Napoli, la camorra ce l'avrebbe con noi....boh?"

Più probabilmente se chi ha costruito il Cinquino vivesse a Napoli potrebbe usarlo tranquillamente, per di più senza neppure pagare bollo e assicurazione. Quel che nel quotidiano costituisce una possibilità "grazie" alla miriade d'occhi perennemente voltati da un'altra parte, diverrebbe sicuramente una certezza per chi conoscesse le persone "giuste". Non che, per esempio, a Reggio Calabria le cose andrebbero diversamente...

Anonimo ha detto...

Io ho vissuto a Caserta per un bel po’ di tempo, fino a dieci anni fa e da abitante casertano, ho visto incendiate quasi tutte la campane per la raccolta del vetro e della carta, i box per la raccolta delle pile esauste trasformate in pattumiere. Se questo sia opera di camorra non lo so, ma è più probabile che sia opera di teppisti e persone maleducate. Credo che nella mentalità campana sia molto diffusa l’idea che certi sforzi siano vani e se proprio si devono separare i rifiuti, che lo facciano gli altri (è lo stesso senso civico che si manifesta quando c’è una coda). Nei pressi di Caserta credo non esista nulla di simile ad una ricicleria o piattaforma ecologica o altra struttura pubblica dove portare rifiuti ingombranti o particolari (frigoriferi, olii esausti, batterie…). A questo devo aggiungere che a volte certe leggi volte a proteggere l’ambiente sortiscono l’effetto contrario. Tempo fa esisteva, nella prima periferia di Caserta un centro dove chiunque poteva portare carta o cartone, ferro, rame, alluminio, ottone, piombo, o altro che veniva pesato e ricompensato. Accoglievano anche batterie al piombo. Fu emanata una legge che obbligava chi volesse accogliere le batterie ad una serie di trattamenti e controlli sul suolo sottostante che indusse a non comprare più questo tipo di ‘rifiuto’. Il risultato fu che le batterie al piombo venivano ‘smaltite’ nei cassonetti dei rifiuti comuni o abbandonate ai bordi delle strade (forse accadeva anche prima, ma c’era qualcuno che traeva sussistenza dal raccattarle e portarle in questa specie di ricicleria privata). Di recente sono stato a Casagiove, un Comune attaccato a Caserta: lindo e pinto. Ho chiesto spiegazioni e mi è stato risposto che lì si fa la raccolta differenziata. E il resto dove finisce? E il senso civico di cui parlavo prima? E la camorra? Non capisco.
Mimmo, Vignate.

Ugo Bardi ha detto...

Il caso dei rifiuti è uno dei problemi più folli e ostici di cui mi sono occupato. La follia ha a che vedere con le azioni controproducenti della gente; di quelli che bruciano i cassonetti (succede anche in Toscana) e di quei politici che fanno leggi che impediscono ai privati di fare la raccolta differenziata dei metalli e delle batterie.

Io posso solo dichiararmi daccordo con quello che ha detto Antonio Cavaliere, ai Napoletani e vicinanza non è mai stata veramente data la possibilità di dimostrare che sono altrettanto (e più) seri e civili dei tedeschi e dei francesi. Io credo che sarebbe bastato poco, visti certi esempi come Casagiove. Ma la situazione, purtroppo, ormai è degenerata a un livello quasi impossibile da rimediare.

Gianni Comoretto ha detto...

Sulla sindrome ISEF: sono d'accordo con Ugo. In un recente episodio che anche lui conosce (una persona vittima di un provvedimento disciplinare "fantasioso") ho visto alcune persone chiedere le dimissioni del dirigente fantasioso, anziché cercare di proteggere il colpito. Al punto di restare delusi quando il torto almeno in parte è stato rimediato, perché la loro istanza diventava meno sostenibile. Un po' come se a Napoli finalmente si cominciasse ad affrontare il problema, e la gente si lamentasse che così i politici restano al loro posto.
Non credo che i napoletani siano peggio degli altri. Qualche giorno fa passavo acvcanto ad un giardino abbandonato, PIENO di sacchetti di rifiuti tirati li' dentro oltre la rete. Da gente del quartiere, che così si rovina uno dei pochi spazi verdi (anche se non pubblici), nonostante a 50 metri ci sia un cassonetto. Non so quale sia la differenza che rende il problema irrisolvibile a Napoli, ma qui basterebbe poco per ritrovarsi in una situazione analoga, temo.