mercoledì, marzo 12, 2008

Là, dove osano gli speculatori


Negli ecosistemi e nel nostro immaginario, i picchi naturali (cioè le grandi vette, non i grafici cui siamo abituati noi!) sono dominati dalle aquile. Lì fanno i loro nidi, e da lì prendono il volo per esplorare il paesaggio sottostante, e lanciarsi in picchiata alla vista di una preda.

Gli speculatori finanziari per certi versi sono simili ad aquile. Devono avere vista acuta, coordinazione, tempismo. Non devono aver paura di far male ad altri soggetti più deboli, e nemmeno di farsi male.
Ora, facciamo un breve flash sulla situazione economica mondiale
- rincari delle materie prime, in particolare energetiche (petrolio a 110$ al barile)
- inflazione generalizzata: alimentari in primis
- contrazione industriale: praticamente tutte le multinazionali hanno piani di riduzione del 10% nei prossimi 3 anni (stabilimenti occidentali)
E'ormai sotto gli occhi di tutti, tranne forse di qualche irriducibile ottimista, che la recessione sia una realtà. Lo stesso sud est asiatico, la famigerata "tigre" sta mostrando dei limiti nella crescita, contraddicendo i dogmi degli analisti economici.
Tornando a bomba: è davvero possibile che gli aumenti dei prezzi siano legati in modo prevalente a fenomeni speculativi? Magari, agganciati a situazioni imponderabili, ben leggere "crisi geopolitiche", "investimenti pigri", "calamità" eccetera?
Queste ipotetiche azioni speculative stanno mettendo in ginocchio il mito della crescita neoclassica, nè le Banche Centrali nè gli Stati possono bloccare l'azione di un "branco di sciacalli"?

Sarò un inguaribile sospettoso, ma è come se leggi ben più potenti di quella della domanda & offerta e controeffetti che oscurano le cure a base di iniezioni di liquidità stiano facendo sentire la loro voce ...



[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono inviare materiale che ritengono interessante per la discussione a franco.galvagno@alice.it. Esso potrà essere rielaborato oppure pubblicato tal quale (nel caso di post già pronti), sempre con il riferimento dell'autore/contributore]

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Le recessioni economiche non sono il prodotto di un branco di sciacalli, ma del comportamento razionale dei possessori del denaro emesso in surplus rispetto alle necessità del commercio (magnati della finanza, banchieri, risparmiatori): semplicemente cercano il massimo ritorno monetario ottenibile in base alle condizioni del momento. Finchè in un mercato i prezzi salgono e c'è attesa di ulteriori rialzi, i soldi in surplus vengono gettati lì, contribuendo a far crescere ancora di più i prezzi. Appena l'attesa di ulteriori rialzi viene meno, questi soldi vengono ritirati e tenuti pronti ad afferrare il bottino della successiva incursione nei mercati. Il risultato è un'inevitabile sequenza di periodi di boom dei prezzi seguiti da cadute, e quando queste ultime interessano i principali settori economici si crea una recessione a causa della conseguente caduta della domanda di merci. Le banche centrali cercano di contrastare questo fenomeno, ma con l'attuale forma di denaro (facilmente accumulabile senza costi) non è possibile evitare queste situazioni.
Finchè il denaro sarà quello che è oggi, saranno sempre presenti la speculazione e le rendite finanziarie, i periodi di boom dei prezzi e le recessioni.
Il petrolio è uno degli innumerevoli casi di speculazione.
Se si vuole risolvere questo antico problema occorre riformare il denaro creandone una nuova forma non accumulabile, cioè un semplice mezzo di scambio, una merce equivalente alle altre. Quando non ci saranno più riserve private di denaro la speculazione diventerà impossibile e i prezzi saranno sempre stabili.

Carlo Zintu.

Anonimo ha detto...

Ma perchè molta gente ragiona ancora con criteri puramente finanziari per spiegare la recessione che sta per travolgerci?
E' così difficile ammettere che le speculazioni finanziarie non faranno altro che aggravare una crisi incombente e causata principalmente dalla carenza di petrolio di facile estrazione e di materie prime? E che il mondo, almeno per molti anni, non conoscerà più un contesto di prezzi stabili?
Almeno, si spera, fino all'avvento delle monete locali in un sistema di economie locali.

Paolo B.

Anonimo ha detto...

I prezzi non sono mai stati stabili, ne' lo saranno mai. E' la loro media che deve essere stabile. Il denaro è la più antica istituzione pubblica, adottata per molti secoli in modo inconscio e mantenuta come tale almeno fino al ventesimo secolo, quando si è finalmente chiarito cos'è il denaro e come funziona (cosa che però non viene insegnata nemmeno nelle università, chissà perchè). Il denaro deve essere un monopolio protetto e garantito dallo Stato, altrimenti non può funzionare. Il fatto è che il denaro può essere usato oltre che per facilitare gli scambi di merci anche per ostacolarli, cosa che non appare affatto evidente ad un osservatore occasionale. Le recessioni dei secoli scorsi sono forse state causate da carenza di petrolio? No, sono state causate dagli incrementi produttivi dell'industria, dell'agricoltura, delle costruzioni, ecc., esattamente come quella attuale. Quando l'offerta di merci supera la domanda i prezzi tendono a scendere, perciò nessun investitore accorto usa il suo capitale monetario per comprare merci o azioni industriali da rivendere in perdita. In questa situazione i soldi sono la salvezza, le merci sono una perdita. Quando, a causa della successiva riduzione forzata della produzione, l'offerta di merci è ritornata inferiore alla domanda, i prezzi ricominciano a salire e l'onda si inverte. In questa situazione (inflazione)la salvezza consiste nel comprare merci da rivendere, mentre il possesso dei soldi è una perdita certa.
Spero di essere stato chiaro.
Carlo Z.

Anonimo ha detto...

Allora diciamo che i prezzi delle materie prime e degli alimentari tenderanno mediamente al rialzo per diversi anni(anche questa è non stabilità dei prezzi, no?) fino a che si arriverà ad un nuovo e stabile paradigma economico(si spera).
In una società molto diversa da quella attuale...

Paolo B.

Frank Galvagno ha detto...

Grazie Carlo per gli spunti.

Suello che scrivi è molto interessante.

Non sono completamente d'accordo sul passaggio
"Le recessioni dei secoli scorsi sono forse state causate da carenza di petrolio? No, sono state causate dagli incrementi produttivi dell'industria, dell'agricoltura, delle costruzioni, ecc., "

I conflitti, le carenze alimentari e le crisi epidemiche sono fortemente associate a picchi di risorse locali (legna in Europa nel medioevo; carbone in Inghilterra e Germania nel 20° secolo; petrolio negli anni '70 - 80...). A complicare questo, c'è la volontà di potenza di Stati "leader" che esercitano azioni di accaparramento, nel tempo e nello spazio.

Ridurre il tutto a variabili puramente economiche puà essere fuorviante. Purtroppo, l'uomo cerca di interpretare con osservazioni politiche ed economiche una realtà che è, nei suoi fondamentali, termodinamica e caotica.

Anonimo ha detto...

Frank,
ovviamente non si può condensare in un breve post quello che richiederebbe un trattato. L'economia è il prodotto delle azioni umane. E' ovvio che quando una risorsa primaria comincia a scarseggiare o diventa super-abbondante, compaiono comportamenti fino ad allora sconosciuti. I nostri nonni avrebbero mai pensato di percorrere 15-20.000 km all'anno in automobile solo per andare a lavorare? Sono convinto che nel corso di questo secolo si dovranno adottare comportamenti oggi impensabili per l'abitante medio di qualsiasi paese economicamente sviluppato.
E' certamente vero che le cause dei conflitti e delle carestie del passato sono da ricercarsi anche nella brama di potere di caste dominanti e nella carenza di risorse disponbili, ma non si possono lasciare fuori dall'esame gli effetti del denaro, la merce indispensabile per il commercio e la divisione del lavoro, merce senza la quale si ritornerebbe rapidamente e dolorosamente ad un'economia di pura sussistenza per i pochi sopravvissuti.
Il mio intento è solo quello di rendere il quadro più completo. La nostra vita economica è fatta di merci e scambi. Per produrre le merci occorrono risorse, per scambiarle occorre il mezzo di scambio, il denaro. Se una risorsa viene a mancare si cerca un sostituto, se non c'è si tenta di farne a meno. Se manca il mezzo di scambio si può solo tornare al baratto o all'autoproduzione, cioè regredire ad uno stadio primitivo della società umana. Quanti riuscirebbero a sopravvivere?
Saluti.

Carlo Z.

Frank Galvagno ha detto...

Carlo, grazie per la tua partecipazione e per i concetti che hai espresso

Io sono un po' "monotematico" e riduzionista, e tendo a ricondurre tutto a materia, energia e entropia :-)

E' pur vero, come dice tu, che non possiamo ignorare il denaro, che è il vettore

Anonimo ha detto...

A proposito di questa interessante discussione, segnalo questo articolo, apparso sul sito di n+1

http://www.quinterna.org/Rivista/03/controllo_consumi.htm

Anonimo ha detto...

http://www.quinterna.org/Rivista/03/controllo_consumi.htm

Ripeto il link precedentemente postato