Impianto fotovoltaico installato al monastero Mar Sarkis and Bakhoss sul monte Libano a 35 km da Beirut. L'impianto è parte del sistema di gestione di un veicolo elettrico nell'ambito del progetto RAMsES.
E' in pieno sviluppo il progetto RAMSES di un sistema agricolo a impatto zero. Il progetto è finanziato dalla Commissione Europea ed è coordinato da Toufic el Asmar, segretario di ASPO-Italia. Vedete nella foto i pannelli fotovoltaici già installati in Libano. Questi pannelli daranno energia a un veicolo agricolo in costruzione in Italia. Il veicolo dovrebbe essere pronto entro l'estate, appena possibile faremo vedere qualche foto.
Insomma, un bell'impianto innovativo in Libano, una cosa positiva in un paese che, purtroppo, ha tanti guai. Oltre a non avere fonti energetiche proprie (come noi) ha anche il guaio di essere diviso in fazioni armate pronte a combattersi fra di loro (da noi, per il momento no - perlomeno non ancora). Chissà che non sia possibile farli smettere se si trova il modo di dare energia per tutti. Fra l'altro, i pannelli costano meno dei missili che potrebbero distruggerli, per cui non avrebbe senso bombardarli. Chissà...........
2 commenti:
Non dimentichiamoci che "l'alternativo" in tutte le sue forme evita la fuga del denaro all'estero (salvo la fase iniziale se l'apparecchiatura è estera, ma è poca cosa), crea occupazione interna, crea microeconomie interne, rende militarmente molto più complicata una incursione militare o terroristica, alimenta il risparmio casalingo che è la base dell'economia.
Tutto questo crea PACE,
Ciao
I primi a porsi problemi di sicurezza circa gli impianti centralizzati furono gli americani: sperimentarono seriamente gli aerogeneratori negli anni '40, pensando al vantaggio militare di una generazione distribuita che non richiedeva di essere difesa.
Nel recente conflitto, massima perversione, gli israeliani si sono divertiti a cancellare la costa libanese bombardando una centrale elettrica a olio combustibile. L'inquinamento conseguente ha fatto danni immaginabili, e chiaramente pianificati a tavolino.
Personalmente credo anch'io che molti paesi poveri e minacciati dovrebbero rifiutare l'approccio dei mega impianti, se non altro per rendersi meno vulnerabili a simili attacchi.
fausto
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