giovedì, luglio 03, 2008

I barbari del clima


Questo post mi è stato ispirato dalla mostra sui cambiamenti climatici "I tempi stanno cambiando" che si teneva a Torino in concomitanza con il secondo convegno ASPO-Italia del Marzo scorso. All'ingresso della mostra, campeggiava un monitor con una registrazione di un intervento in TV di Giuliano Ferrara sul clima. La cosa mi è rimasta impressa, ed ecco il risultato.


Gli antichi Greci chiamavano "barbari" tutti quelli che non parlavano greco. Siccome non riuscivano a capirli, gli sembrava che non parlassero un vero linguaggio ma piuttosto emettessero dei suoni senza significato; qualcosa come "bar-bar", il nostro "bla-bla". Un errore ingenuo per un popolo tanto raffinato come riteniamo fossero i Greci antichi, ma tutto sommato comune ancora oggi. Quando ci si trova di fronte a qualcosa che non si capisce, si tende a pensare che non abbia senso; che sia solo un insieme di rumori; un bla-bla.

Qualcosa di simile succede alle volte quando si parla di clima: sostenitori e negatori del concetto di cambiamento climatico generato dall'attività dell'uomo a volte sembrano pensare che l'una e l'altra parte si esprime soltanto attraverso borborigmi senza significato; "bar-bar" appunto.

Un buon esempio di questa situazione ci viene da un articolo di Giuliano Ferrara del 2006 intitolato "Se l'ecologia diventa un birignao" (testo completo più sotto). Trovandosi di fronte a qualcosa che non capisce, la scienza del clima, reagisce come gli antichi Greci di fronte ai linguaggi degli stranieri. Pensa che non abbia senso; infatti usa il termine "birignao", onomatopeico proprio come "bar-bar". Giuliano Ferrara, purtroppo, non è il solo che, messo di fronte a cose che non capisce, reagisce credendo e dicendo che non hanno senso.

Una critica a Ferrara la troviamo nel libro di Stefano Caserini "A qualcuno piace caldo". Fra le altre cose, Caserini si chiede: "Com'è possibile che Ferrara domandi prove assolutamente certe sulla questione del riscaldamento globale, mentre invece si è bevuto senza batter ciglio la storia delle armi di distruzione di massa in Iraq?"

In effetti, il punto sta proprio li'. Ferrara può stare simpatico o antipatico, ma non è certamente un fesso. Sapeva benissimo che il dibattito sulle armi di distruzione di massa non era a proposito del fatto che esistessero o no. "Credere" alla loro esistenza, non implicava una prova scientifica ma, piuttosto, una scelta di campo. Se un numero sufficiente di persone si schieravano a favore della loro esistenza, in qualche modo "creavano" queste armi perlomeno per lo scopo a cui dovevano servire. Servivano soltanto per legittimare l'attacco all'Iraq. Esaurito il loro ruolo, sono svanite: non c'era bisogno che fossero armi vere.

Il problema con Ferrara (e con molti altri), è l'incapacità di capire che ci sono cose che non possono essere create e distrutte semplicemente dai sondaggi di opinione. Ferrara fa l'errore di credere che il problema del riscaldamento globale sia politico e che se riuscirà a convincere un gran numero di persone che non esiste, allora sparirà per incanto, proprio come sono svanite le armi di distruzione di massa di Saddam.

Detto in un altro modo, certi problemi non sono risolvibili con il dibattito politico, ma richiedono piuttosto il metodo scientifico. Di quest'ultimo, Ferrara è completamente e disperatamente ignorante. Lo si vede da questo suo sconclusionato scritto. Parla di cielo blu e di nuvole, di ghiacciai che vanno in su e giù, della mela di Newton, di Nostradamus e compara i modelli climatologici - che non capisce - a quello che a lui chiama "birignao".

A molti di noi sembra una cosa ovvia che certe cose vadano affrontate col metodo scientifico. Questo modo di ragionare sembra talmente ovvio che all'università non lo si insegna neanche in quanto tale. Chi fa una facoltà scientifica impara il metodo indirettamente, dagli esperimenti e dai corsi. Quando poi si parla di riscaldamento globale ci si trova a volte a dibattere con qualcuno che, letteralmente, parla un'altra lingua. Gente che percepisce i discorsi basati sul metodo scientifico come dei "bla-bla" (o dei birignao) senza significato.

Ora, quando barbari e greci si incontravano non si capivano, però possiamo essere sicuri che entrambi parlavano dei linguaggi equivalenti. Quello che si può esprimere in una lingua si esprime, quasi sempre, altrettanto bene in un'altra. Ma quando si tratta di affrontare un problema grave come il riscaldamento globale, non è affatto la stessa cosa abbordarlo in termini politici e in termini scientifici. Sono due linguaggi non equivalenti.

Pensate se non avessimo il metodo scientifico; se Galileo fosse passato di moda. Saremmo ciechi di fronte alle ragioni di quello che sta succedendo al clima. Vedremmo i ghiacciai che si sciolgono, la siccità che si diffonde, i deserti che avanzano, ma non sapremmo spiegare perché. Forse riusciremmo a misurare che la concentrazione di biossido di carbonio è aumentata a livelli mai riscontrati da centinaia di migliaia di anni. Ma non saremmo in grado di correlare questo aumento con i cambiamenti climatici - per questo non ci basterebbero i sillogismi aristotelici. Il cambiamento climatico ci piomberebbe addosso e non capiremmo perché. Non sapremmo nemmeno che cosa ci ha colpito, non potremmo neanche immaginare che è colpa nostra e che possiamo fare delle cose per evitarlo.

I Greci e i Romani, ai loro tempi, probabilmente hanno sogghignato un bel po' a insultare i loro vicini chiamandoli "barbarophonoi", ovvero quelli che parlano "bar-bar". Poi, però, si sa chi l'ha avuta vinta alla fine! Ignorare la scienza si può sempre fare, ma lo si fa a proprio rischio e pericolo. Purtroppo, sembra che questo sia proprio quello che molti dei nostri leader stanno facendo.




Ah.... noterete nel testo che segue la lode di Ferrara nei riguardi di "un modesto e serio professore di chimica di una università italiana che ridicolizza le energie alternative." Indovinate chi sarà mai... :-)
____________________________________________________



SE L'ECOLOGIA DIVENTA UN BIRIGNAO
di Giuliano Ferrara
Panorama, 14.11.2006


Molti predicono apocalissi ambientali, invece cielo e mare rimarranno blu per secoli.

Se mi dicono in tv, in prime time, che fra quarant'anni è finito il pesce e l'oceano non scambierà ossigeno con l'atmosfera, penso che mi vogliono prendere per i fondelli.

Se mi dicono che il conto degli uragani dimostra gli effetti minacciosi del riscaldamento globale del pianeta, e che diventeremo in un tempo storicamente accertabile un immenso tropico alluvionato, mi sento preso in giro.

Se mi fanno vedere un ghiacciaio fotografato nell'Ottocento e poi l'altro giorno, per impressionarmi e convincermi che lo scioglimento dei ghiacci è tale da alzare il livello del mare fino all'assedio delle terre emerse e dei centri urbani, penso che mi vogliano far fare la figura del cretino.

Se poi aggiungono che tutto questo dipende dai tubi di scappamento delle Fiat Punto e dalle emissioni industriali, mi viene voglia di ridere e anche un po' di piangere.

Sarò anche un bastardo egoista di quelli che se ne impipano dell'ambiente, sarò anche un insensibile che si chiede che cosa i posteri abbiano fatto per noi e li disprezza, un arrogante troppo sicuro di sé, un presuntuoso che non capisce i dati della scienza, ma voglio qualche delucidazione in più.

E avanzo dei dubbi, che alla scienza e alla tecnica non hanno mai fatto del male.

Isaac Newton spiegò con una forza fisica il perché della mela che cade a terra dall'albero, ma se avesse detto che alla fine cadremo tutti a quattro zampe, e resteremo schiacciati e intrappolati nelle macerie di case in pietra incapaci di reggere la gravità, lo avrebbero giustamente preso per matto. Io dico che di pesce ce n'è ancora abbastanza per molte generazioni.

E desidero mi si dimostri il contrario non con dei controversi modelli lineari, cosiddetti, ma con prove fondate sul rapporto di causa ed effetto, prove aristoteliche, non di sociobiologia della Terra, un paradigma scientifico che nemmeno Nostradamus.

Io dico che il conto degli uragani, sulla scala temporale necessaria per definire un rapporto tra variazioni atmosferiche e apocalissi prossima ventura, è materia di memoria incerta, non c'è alcuna certezza riguardo ai secoli passati, dunque non c'è alcuna certezza riguardo ai secoli futuri.

Io dico che Giorgio Bocca stava in montagna, nel 1943, e notava i ghiacciai che «vanno su e giù», come ha scritto nel suo ultimo libro, e questo mi basta per distrarre scettico lo sguardo dalla fotografia del ghiacciaio calvo, privato della sua bella cresta bianca. Io dico che le turbine dei jet al cielo immenso gli fanno un baffo, basta guardarlo.

Dico che basta guardare la Terra per quanto è grande, l'atmosfera per quanto è estesa e gonfia e onnipresente, i mari senza industrie che sono due terzi del globo, e le terre emerse che sono popolate dall'industria per una percentuale minima, e poi farsi due conti mentali: ma davvero abbiamo rovinato il mondo, ma davvero abbiamo il potere di rovinarlo secondo gli schemi dell'ambientalismo fantasy?

Fior di eroi del contraddittorio, eroi di liberalismo, di controversia, di spirito critico, contestano l'ovvia ideologia utopista dei regressisti travestiti da progessisti.

Per un Nicolas Stern che vuole spendere 600 miliardi di dollari l'anno allo scopo di pianificare tutto, riconvertire tutto a una nuova dittatura delle regole fissate dai governi, imbrigliare l'economia, spegnere l'innovazione concentrandola nei settori che decidono le élite e non in quelli scovati dal mercato, ecco che un Björn Lomborg, con l'appoggio del Wall Street Journal, propone di affrontare i veri mali del mondo, dalla sete alla malnutrizione, con un assegno una tantum da 50 miliardi di dollari, un incentivo che indirizzi le risorse e la loro più equilibrata allocazione, non una super Regola che imprigioni la libertà dello sviluppo passando dall'economia all'utopia.

Per un tronfio Al Gore, che un giorno perde le elezioni, un altro apre un ristorante, un altro ancora si fa crescere la barba, un altro se la taglia, e infine raccoglie per hobby e politica fondi per il suo avventurismo avveniristico, e giustamente finisce con il girare un film ambientalista fintospielberghiano, che si rivela un flop tragico poiché alla fine gli uomini sono saggi, ecco il modesto e serio professore di chimica di una università italiana che ridicolizza le energie alternative e mette punti e virgola a un discorso liricizzante, tutto fondato sulla dittatura mediatica dell'immagine a danno della consecutio logica della parola scritta e dei benedetti numeri arabi.

Ma vi rendete conto?

Tutte le sere ci fanno vedere gli stessi fumi di scarico ripresi in modo sapiente e suggestivo, i ghiacci che in primavera si sciolgono come fossero una minaccia imminente, i pescherecci che resteranno a secco per via della pesca a strascico, gli uragani come fossero chissà quale novità, tutte le sere ma proprio tutte, e ci indicano l'urgenza di uno stato razionale assoluto, di un totalitarismo della precauzione, per toglierci la gioia e la libertà di vivere, per sostituire con una nuova premonizione utopica il bisogno di ideologia di un mondo senza religione e senza dei.

Ce l'abbiamo nell'anima l'apocalissi, ma il cielo è bello, puro e blu come gli oceani. Nei secoli dei secoli, fino a prova contraria. Prova, non birignao.

11 commenti:

Redarrow ha detto...

IL problema è che i leader politici preferiscono ascoltare queste sirene che ci faranno schiantare sui vari "picchi" :-)

Stefano Marocco ha detto...

La dimostrazione che in Italia basta leccare i culi giusti per ottenere una posizione. La cricca industrial-cattolica vede il pianeta come una risorsa data all'uomo da sfruttare fino all'esaurimento: direi che, come è toccato ai dinosauri, tocca anche a loro estinguersi, speriamo presto.

stefano ha detto...

tra l'altro l'articolo di ferrara è anche pieno di inesattezze sul piano tecnico..
tipo 'l'atmosfera per quanto è estesa e gonfia e onnipresente'..forse si sbaglia con l'atmosfera di giove..quella terrestre è infinitesimale rispetto al 'globo'..dicesi infatti di aspetto 'pellicolare'..; si domanda poi come sia possibile inquinare con una percentuale minima di industrie sulle terre emerse..il fatto è che sulle terre emerse viaggiano milioni di veicoli, ci sono milioni di comignoli, milioni di impianti inquinanti, discariche..e poi anche in mare sono diversi i milioni di T di inquinanti riversati..
i segnali ci sono..e un tecnico se ne accorge..a partire dal comportamento atipico delle celle di Hadley, dalla scomparsa di figure di 'alta pressione' (azzorre, russo-siberiana), fino a incrementi termici in quota o in profondità marine..
ciao:)

Anonimo ha detto...

Ferrara ha ragione.
Se tutti ti prendono in giro da quando sei all'asilo che se grasso e ti chiamano cicciabomba, allora non puoi fare altro che odiare il tuo prossimo. Crescere e odiarlo sempre di più... figuriamoci cosa pensi delle generazioni future che nemmeno esistono: te ne freghi altamente.
Nel suo piccolo mondo egocentrico Ferrara ha ragione.

nuovobonzo ha detto...

Il vero problema è che nella vita di ogni giorno incontriamo più persone disposte a credere a Ferrara che a noi... E' molto più facile sperare che siano tutte balle che si risolveranno da sole piuttosto che accettare l'idea che bisogna cambiare stile di vita, abituarsi a vivere più lentamente e con meno...
Per quanto riguarda i politici poi quella in Italia è una battaglia persa. Hanno raccontato agli italiani che le centrali nucleari sono belle e buone...Credete veramente che un giorno potranno dire "ci dispiace ma non dovete più usare la macchina" o "da oggi non si importa più cibo dall'estero se è possibile coltivarlo in Italia"...

Anonimo ha detto...

Un altro DON FERRANTE. Peste lo colga!
Mimmo.

Anonimo ha detto...

E' meglio che io smetta di leggere i post di Ugo Bardi e viva spensierato come tutti preoccupandomi solo del PIL. Non so chi me lo fa fare.

Ferrara, che pure mi sta simpatico, è rimasto ancorato all'epoca della gioventu', agli anni 70. Allora si discuteva di nucleare, di aborto, destra-sinistra, PIL e petrolio, inceneritori e crescita. Come tutta la classe dirigente attuale, non riesce ad assimilare che sono passati 30 anni e che sono invecchiati.

E se cielo e mare sono ancora blu, mi pare che il verde sia un po' diverso.

Ferrara chiede la PROVA SCIENTIFICA... non gli basta l'unanimità e la convergenza delle pubblicazioni scientifiche mondiali. A lui bastano i fondamentali argomenti di due personaggi di livello infinitamente piccolo e ridicolo.

"Se un uomo dispone soltanto di un martello, state certi che tratterà tutti i problemi come se fossero chiodi."
"Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe."
(MARK TWAIN)


ANDREA

eugenio ha detto...

@anonimo - Ferrara da giovane era magro e ridurre il discorso alla grossezza di Ferrara e' piuttosto fuorviante.

Anonimo ha detto...

... è un linguaggio piuttosto diffuso - ne fa un buon' uso anche il "modesto professore di chimica". Un impressionante Mix di inesattezze - "Mondo Felice" - sfacciataggine... tranquillamente si autodefinisce "bastardo egoista... se ne impipa del ambiente...un insensibile che si chiede che cosa i posteri abbiano fatto per noi e li disprezza,un arrogante troppo sicuro di sé,un presuntoso che non capisce i dati della scienza.... SARA?????? Non lo so - lo saprà lui - visto che ha facilità nel farsi questo ritratto!?
IL CIELO E BELLO PURO E BLU.
Magari! Me lo sto sognando. Da qualche anno lo vedo regolarmente striato dopo poche ore le poche volte che splende pulito - ormai raramente. C' è chi dice che è aumentato il traffico aereo e parla di vapore acqueo. Non ho dati scientifici ufficiali - ma ho un vasto panorama celeste a disposizione - e osservo,osservo da anni - 100 km e più di orizzonte con nubi in non bassa misura artificiali.Sono perfino affascinanti perché appaiono frequentemente come scenografia in Tv, nella pubblicità e perfino nei cartoon dei bambini.I videogiochi di mio figlio sono piene di nuvole a forma di strisce lunghe e grosse. Ma questo sarebbe un altro discorso.
Il cielo blu l'ho messo in cima alla lista dei miei desideri
Ma devo cercarlo nel mio archivio di foto dove fino al 2005 ancora era una cosa assai frequente. L'articolo di Ferrara è del 2006... anche sé il cambiamento era già fortemente in atto.
Forse ha cambiato idea nel frattempo.
Saluti Maria

Francesco Aliprandi ha detto...

Questo modo di ragionare sembra talmente ovvio che all'università non lo si insegna neanche in quanto tale. Chi fa una facoltà scientifica impara il metodo indirettamente, dagli esperimenti e dai corsi.

Eeeeh, magari fosse così!

Una laurea in una materia scientifica oggi non è sufficiente nemmeno a distinguere un articolo fuffa da uno buono su una rivista. Un corso specifico non farebbe male, secondo me.

Paolo Marani ha detto...

Oramai è certo, ci stanno dando.... "Battaglia".
Viviamo in una matrix alla rovescia, siamo ben svegli e consci ma desideriamo ardentemente dormire, e disconoscere qualsiasi responsabilità verso le future generazioni. Il Battaglia-Pensiero, è la frontiera dei nuovi barbari, oppure i barbari siamo noi, oppure lo siamo entrambi, nel frattempo il SUV di Ferrara farà sempre più fatica a scorazzare per le città, per mancanza di carburante, in compenso potrà ammirare lo sconfinato cielo blu che le industrie non scalfiggono nemmeno.