L’Italia certamente non rifulge nella tutela ambientale, però in qualche sporadico caso anche il nostro paese riesce a raggiungere brillanti risultati e ci fa piacere segnalarlo. In un mio precedente articolo avevo raccontato dell’esperienza positiva di alcune regioni italiani nel settore della raccolta differenziata dei rifiuti, oggetto di studio e approfondimento a livello europeo. Un altro esempio positivo si sta rivelando quello del mercato dei titoli di efficienza energetica. In uno dei rapporti pubblicati annualmente sul sito dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, si legge che “l’esperienza italiana è la prima al mondo di applicazione di questo strumento di mercato alla promozione dell’efficienza energetica negli usi finali. Successivamente all’introduzione in Italia, la struttura del meccanismo e della relativa regolazione attuativa sono stati oggetto di approfonditi studi e analisi da parte della Commissione Europea, dell'Agenzia Internazionale per l'Energia e di un numero crescente di Paesi, sia europei, sia extra-europei (Stati Uniti, Australia, Giappone, Corea). Nel luglio 2006 la Francia ha introdotto un sistema di certificati bianchi che ricalca molto quello italiano, soprattutto dal punto di vista della regolazione attuativa”.
Ma di cosa si tratta? Dal 2004 sono entrati definitivamente in vigore in Italia i decreti che introducono il mercato dei Titoli di Efficienza Energetica (TEE) altrimenti detti certificati bianchi. In sintesi, il nuovo regime prevede degli obiettivi nazionali di efficienza energetica espressi in unità di energia primaria (tonnellate equivalenti di petrolio), da conseguire annualmente. Questi obiettivi vengono ripartiti tra le società distributrici di energia elettrica e di gas, sulla base del rapporto tra la quantità di energia elettrica/gas naturale distribuita dal singolo distributore e quella complessivamente distribuita sull’intero territorio nazionale. I distributori perseguono i propri obiettivi specifici realizzando, attraverso la predisposizione di progetti, misure e interventi ricadenti nelle tipologie indicate nell’Allegato I ai decreti 20 luglio 2004. I progetti possono essere realizzati dai distributori sia mediante azioni dirette, sia tramite società controllate, ovvero attraverso “società terze operanti nel settore dei servizi energetici”. In alternativa alla realizzazione di progetti, i soggetti obbligati possono scegliere di soddisfare gli obblighi a loro carico acquistando da terzi, in tutto o in parte, certificati denominati “titoli di efficienza energetica” attestanti il conseguimento di risparmi energetici da parte di altri soggetti. La valutazione dei risparmi conseguiti dai diversi interventi è stata affidata all’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas che, a questo fine, ha emanato “Linee guida” per la preparazione, esecuzione e valutazione consuntiva dei progetti e i criteri e le modalità di rilascio dei titoli di efficienza energetica, compresa la documentazione comprovante i risultati ottenuti, che deve essere prodotta dai distributori. I titoli possono essere scambiati tramite contratti bilaterali o in un mercato apposito istituito dal Gestore del Mercato Elettrico (GME) e disciplinato in base a regole di funzionamento stabilite dal GME stesso, d’intesa con l’Autorità. I distributori inadempienti sono soggetti a sanzioni, la cui definizione è affidata all’Autorità sulla base di alcuni criteri di riferimento. Sul sito dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas sono disponibili i primi tre Rapporti annuali sul meccanismo dei titoli di efficienza energetica, contenenti una descrizione più dettagliata dei principi di funzionamento del mercato e l’analisi dei risultati conseguiti in rapporto agli obiettivi prefissati.
Alla luce di questi rapporti cerchiamo ora di analizzare i risultati in termini di risparmio energetico conseguiti dal nostro paese grazie al regime dei certificati bianchi. L’impresa non è facile, perché l’Autorità, con il supporto di ENEA, certifica i risparmi energetici dichiarati dai distributori non per l’anno solare, ma per il periodo 1° Giugno – 31 Maggio. Inoltre, solo la conoscenza precisa della data di avvio dei singoli progetti di risparmio energetico, potrebbe consentire di valutare il risparmio energetico complessivo su base annua. Però, considerando i risparmi certificati e i titoli complessivamente disponibili a una certa data è possibile effettuare una stima che, per il 2007, mi ha condotto a valutare cautelativamente tra i 600.000 tep e i 750.000 tep (tonnellate equivalenti petrolio) il risparmio di energia primaria conseguito nell’anno grazie al regime dei certificati bianchi. A questo punto è possibile dare una risposta un po’ più precisa a Gianluca Ruggieri che, commentando il mio precedente articolo “Breve analisi sul calo dei consumi energetici in Italia”, si chiedeva quanto del calo dei consumi energetici italiani degli ultimi anni fosse attribuibile al sistema dei certificati bianchi. Siccome nel 2007 c’è stato un calo dei consumi energetici rispetto all’anno precedente di 2.447.000 tep, il mio calcolo approssimato conduce a un ruolo del mercato dei titoli di efficienza energetica di circa il 25% - 30%. Quindi, pur confermando il peso determinante della crisi economica e della dinamica dei prezzi energetici, non si può escludere un contributo minoritario ma quantitativamente significativo derivante dall’adozione di tecnologie di risparmio energetico connesse al sistema dei certificati bianchi.
5 commenti:
A mio avviso nel meccanismo c'è il non trascurabile difetto di "affidarsi al boia", ovvero di domandare alle aziende di ridurre quello che per loro sono i propri interessi.
Quanto un azienda distributrice di gas può ritenere necessario ridurre la domanda di gas? Un tale meccanismo si regge solo in base "all'obbigo", per cui ogni azienda fa il minimo per rientrarci.
Ad esempio, nel caso del gas, non si suggerisce di aumentare l'efficienza del sistema di riscaldamento con una pompa di calore, ma di sostituire la caldaia con una più efficiente. In questo modo l'utente avrà sempre bisogno di gas, anche se in quantità minore, ed il distributore può conseguire il certificato bianco senza destabilizzare pesantemente il suo core bussines.
Domenico
Sulla stima del contributo dell'efficienza energetica alla diminuzione dei consumi va aggiunto che i titoli di efficienza energetica sono applicabili a pochissimi interventi vuoi per le soglie, vuoi per l'esiguità delle sche de standard. Ritengo quindi che più del 25% della riduzione dei consumi sia da atttibuire ad efficienza energetica
L'obbligo delle aziende è rafforzato dal pagamento di sanzioni in caso di mancato rispetto degli obiettivi. E' vero che gli obiettivi sono il minimo che le aziende devono rispettare, però derivano da target nazionali di risparmio energetico su base annua definiti dallo Stato. L'esperienza concreta dimostra che il meccanismo stia funzionando perchè gli obiettivi nazionali nel primo triennio sono stati abbondantemente raggiunti. Seguendo il ragionamento di Domenico, le aziende di distribuzione dell'energia elettrica hanno la convenienza a incentivare le pompe di calore. A proposito delle pompe di calore, è vero che sono in assoluto il sistema più efficiente di climatizzazione invernale, però una loro espansione rischia paradossalmente di aumentare i consumi energetici a causa del contemporaneo uso per la climatizzazione estiva.
Infine, non ho capito bene l'osservazione di Alessandro, ma la limitatezza degli interventi di risparmio previsti dovrebbe indurre a pensare che i margini di efficienza energetica siano superori al 25% conseguito attualmente con i certificati bianchi.
Interessante vedere il peso del settore civile; pensiamo a quanto potremmo fare con scelte di autoproduzione e consumo razionale. Quest'anno tenterò il grande salto dell'autosufficienza energetica
Grazie della risposta.
Credo che il confine tra aziende distributrici di gas e di elettricità sia molto sfumato (esempio ENEL), per questo non vedo una concorrenza "pura" tra i giganti dell'energia, ma al massimo un equilibrio studiato da decisori comuni.
Come discorso globale, la mia idea è quella di agire più sulla domanda. Innescando un circolo virtuoso di interventi di risparmio energetico voluto dall'utilizzatore, non si ha bisogno né di imposizioni né di obiettivi.
Lo stesso ammontare dei certificati bianchi, investito ad incentivo lato domanda, darebbe un risultato migliore nel tempo. Infatti una crescita esponenziale del mercato del risparmio/efficienza, una volta innescata, sarebbe inarrestabile a causa della logica win/win per cui l'utilizzatore finale ha convenienza a risparmiare energia, il mercato del risparmio decollerebbe e si abbasserebbero i prezzi, l'utilizzatore troverebbe ancora più conveniente investire in risparmio energetico, ecc...
Domenico
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