mercoledì, giugno 15, 2011

E ora?

Soren Lisberg è l'ideatore del logo "Nucleare, no grazie." Ha inviato al Presidente di Aspoitalia Ugo Bardi i complimenti e i ringraziamenti per il risultato del referendum sul nucleare in Italia: "E' un grande giorno per l'Italia e per l'Europa."


Archiviati e con grande soddisfazione i risultati della consultazione referendaria, è ora opportuno soffermarsi sulle conseguenze del voto in materia energetica e di uso delle risorse idriche nel nostro paese.

La scelta nucleare è a questo punto definitivamente accantonata, ma contrariamente ai proclami annunciati il ripensamento del governo su una scelta sbagliata industrialmente, rischiosa sul piano ambientale e sanitario e contraria agli interessi nazionali, era secondo me in atto da tempo e il referendum ha dato loro solo un comodo anche se doloroso pretesto per una strategia di uscita da un progetto impraticabile.

E’ bene infatti ricordare che Berlusconi aveva promesso pomposamente di porre la prima pietra delle centrali a fine legislatura, ma in effetti non era ancora riuscito nemmeno a individuare i possibili siti. Inoltre, la scelta di una tecnologia obsoleta, economicamente fuori mercato, senza prospettive industriali, avrebbe inevitabilmente determinato un asservimento energetico del nostro paese ad interessi extra nazionali. Non può infatti sfuggire che, qualora il piano del governo avesse avuto attuazione, l’Italia sarebbe stata completamente dipendente dalla Francia non solo per quanto riguarda il know how tecnologico, ma soprattutto per tutta la filiera del ciclo di lavorazione del combustibile nucleare. L’assenza del Presidente francese ai festeggiamenti del 2 Giugno in Italia, ha simbolicamente anticipato e chiosato la volontà popolare e l’esito referendario.

Ora tutti richiedono una pianificazione strategica nazionale, dimenticando che la modifica del titolo V della Costituzione ha irresponsabilmente frammentato tale competenza in capo alle Regioni e che l’incertezza del quadro energetico rende impraticabile una pianificazione di lungo termine.
Nella navigazione che ci attende, gli strumenti di bordo sono tutti fuori uso o di difficile interpretazione, per cui dovremo viaggiare in un mare aperto e tempestoso solamente con l’ausilio di qualche stella polare.

Sicuramente il combustibile di transizione verso un futuro rinnovabile non potrà che essere il metano e, per questo, dovremo diversificare al massimo gli approvvigionamenti per evitare crisi nelle forniture. Per fortuna la produzione termoelettrica italiana è ormai quasi del tutto indipendente dal petrolio e il parco centrali è anche sovradimensionato rispetto alla domanda (circa 100.000 MW installati contro una domanda alla punta di circa 65.000 MW). Anzi, sarebbe opportuno dal punto di vista economico, migliorare il fattore di carico delle efficientissime centrali a ciclo combinato.
Naturalmente, dobbiamo eliminare ogni ostacolo alla diffusione delle nostre uniche fonti autoctone, quelle rinnovabili, nella consapevolezza che senza l’individuazione di vettori efficienti che accumulino i flussi energetici incostanti di tali fonti, difficilmente si potrà risolvere il problema cruciale della connessione alla rete elettrica nazionale oltre certi limiti di potenza installata. E soprattutto, a partire dalla diffusione di un’industria nazionale delle rinnovabili, dovremo incentivare decisamente la ricerca in tecnologie innovative.

Anche per quanto riguarda la gestione delle risorse idriche la scelta dell’elettorato è stata chiara e schiacciante a favore della gestione pubblica. Questa netta volontà dovrà essere contemperata con le direttive comunitarie che impongono l’assegnazione dei servizi di interesse pubblico attraverso gara e forse potrà trovare risposta nell’ampliamento delle cosiddette assegnazioni “in house”. A questo punto sarà meno facile il giochino dei Comuni e delle forze politiche che, attraverso la vendita di una quota delle aziende ai privati, sembravano aver ottenuto il duplice obiettivo di continuare ad occupare i posti di potere e responsabilità nei consigli di amministrazione e di addossare la colpa degli aumenti tariffari alla gestione privata.

Da qualche parte, i soldi per ammodernare la rete idrica e soprattutto completare il sistema depurativo delle acque contro cui pende un giudizio di infrazione da parte dell’Unione Europea, dovranno essere trovati, magari cominciando a rinunciare ad alcuni privilegi politici che l’ultimo referendum, quello sul legittimo impedimento, ha chiaramente chiesto di eliminare.

Alla fine e come al solito, il lascito di questa entusiasmante tornata elettorale è tutto politico. Le scelte che ci attendono saranno più complesse, difficili, faticose e richiederanno grandi capacità amministrative e di sintesi politica. L’ultimo e più forte messaggio che gli italiani hanno lasciato nelle urne elettorali è indirizzato proprio al profondo rinnovamento delle mummificate caste di ogni provenienza politica che hanno sostituito da tempo al tentativo di interpretare le sensibilità sociali, stanchi e insopportabili riti di auto – perpetuazione.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

le rinnovabili costano un occhio della testa e ne godranno le fasce più ricche. L'acqua privata o no costerà sempre di più. Il debito pubblico è a 1890000000 euro. Mah?? Non mi sembra si sia messi tanto bene.

Fra ha detto...

Ma che razza di post è ? Se vogliamo assicurarci una discesa, invece che una rovinosa caduta, fin da subito investire quote percentualmente a 2 cifre della spesa pubblica non in servizi ma in investimenti in in fotovoltaico integrato diffuso ed ove possibile solare a concentrazione ed eventualmente potenziamento geotermico: ma che razza di post è ? Con la fine del plateau petrolifero è ora di affrettarci di uscira dalla mentalità consumistica, che significa anche insegnare a convivere in più nuclei familiari a chi, si spera cn profitto di tutti gli altri e l'ambiente, dovrà per forza di cose subire una perdita del reddito individuale...Metano ? Il metano è buono e fa bene ?..Mah....Altro che decrescita felice di quel lestofante di Latouche....

Anonimo ha detto...

http://it.wikipedia.org/wiki/Elenco_delle_consultazioni_referendarie_in_Italia

"L’ultimo e più forte messaggio che gli italiani hanno lasciato nelle urne elettorali"... :.-)

Anonimo ha detto...

E' vero, abbiamo vinto il referendum; eppure non riesco a non pensare che in Italia, ancora... non solo la legge non prevede che i cittadini possano esprimere la loro sovranità attraverso referendum propositivi, legislativi... ma ne limita l'azione imponendo il quorum nei referendum abrogativi. A vantaggio dell'indifferenza, del disinteresse verso lo Stato, se non addirittura delle mafie.
Quello che mi resta è questo: la percezione d'avere ricevuto un affronto intollerabile.

Paolo ha detto...

"Sicuramente il combustibile di transizione verso un futuro rinnovabile non potrà che essere il metano ".
Speriamo, ma sembra che l'uso del carbone stia crescendo in modo significativo e la caccia allo shale gas si avvia a diventare un flagello ambientale in molte zone del mondo (anche in Italia qualche politico ventila la possibilità di cercarlo nel territorio).
Quanto durerà questa fase di transizione verso le rinnovabili? Il grande interrogativo è questo. L'ambiente in cui viviamo è già stato fin troppo malmenato e le sue ritorsioni peggiorano sempre più.
In Cina ad esempio, paese dove l'inquinamento industriale e da traffico è da incubo, la prima causa ufficiale di morte è il cancro.
Ecco, questa fase di transizione verso le rinnovabili è e sarà pilotata dagli interessi delle solite lobby energetiche che cercheranno di protrarla il più a lungo possibile.
C'è poco da essere ottimisti...