giovedì, giugno 23, 2011

I PIGS europei dei gas serra

Qualche settimana fa ho commentato qui i dati emissivi definitivi per il 2009 per quanto riguarda la CO2 equivalente italiana, che confermano la tendenza in atto a una sensibile riduzione e che consentono, grazie agli effetti positivi della crisi economica, di raggiungere sostanzialmente l’obiettivo del Protocollo di Kyoto (- 6,5% del livello emissivo al 1990).

Ora è finalmente disponibile anche il consueto Rapporto Annuale dell’Unione Europea relativo all’inventario 1990 – 2009 dei gas serra e scopriamo altre interessanti e positive novità.
Nel primo grafico, estratto dal Rapporto, osserviamo che l’Unione Europea dei 15 (quella più dispendiosa dal punto di vista energetico) è scesa abbondantemente sotto la soglia di Kyoto con qualche anno di anticipo, attestandosi a un valore su base 100 di 87,3 contro i 92 richiesti.

Nel secondo grafico poi, scopriamo che l’Unione Europea allargata dei 27 Stati ha addirittura quasi raggiunto il nuovo obiettivo più ambizioso del 20% al 2020.
Che meraviglia. Siamo nel migliore dei mondi possibili? Evidentemente no, perché accanto ad alcuni motivi strutturali che ho descritto in questo precedente articolo, l’apporto decisivo alla riduzione delle emissioni è stato determinato dalla crisi economica iniziata nel 2008. E, infatti, il 2010 e l’inizio del 2011 sono stati caratterizzati in tutto il mondo e, in misura minore ma sensibile in Europa, da una ripresa della crescita economica (produzione industriale e consumi individuali) a cui si associano inevitabilmente maggiori consumi energetici. In Italia, ad esempio, i consumi di energia elettrica hanno parzialmente recuperato le notevoli perdite del 2009.

La mia opinione è che la contemporanea ripresa della tendenza alla crescita dei prezzi petroliferi determinerà una retroazione negativa sui meccanismi della crescita economica, anche se il sistema, avendo affrontato con una certa efficacia la crisi finanziaria del 2008, sembra assorbire meglio del passato l’aumento delle quotazioni dei prodotti energetici. Quindi è probabile che difficilmente assisteremo a una decisa inversione rispetto alla tendenza di riduzione delle emissioni. Anche perché i margini di intervento nei settori delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico soprattutto nei trasporti sono ancora notevoli (a tale proposito è molto interessante la Tabella 1 del Rapporto di sintesi che mette in evidenza la continua crescita nelle emissioni dei trasporti rispetto alla quasi totalità degli altri settori) .

Mi hanno infine sorpreso i dati della tabella 3 di sintesi dei risultati nei vari Stati europei. Curiosamente gli Stati che hanno aumentato invece di ridurre le emissioni di gas serra sono gli stessi che versano in una grave condizione delle finanze pubbliche, denominati PIGS, una parola che evoca comportamenti inquinanti, ma che in realtà è l’acronimo di Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna. Probabilmente la correlazione tra i due eventi è legata al fatto che questi paesi hanno a disposizione minori risorse pubbliche per finanziare politiche di risparmio energetico. Però, le condizioni economiche più sfavorevoli dovrebbero anche determinare un calo dei consumi.
Spero che qualche lettore mi fornisca qualche risposta convincente a questo apparente paradosso.

5 commenti:

Alex ha detto...

Azzardo una ipotesi senza essere riuscito a trovare i dati.
Il dato positivo per Portogallo Irlanda Grecia e Spagna (e Svezia)è sul confronto 1990-2009.
In questi paesi la crescita del PIL nell'ultimo decennio del secolo scorso e nei primi anni 2000 è stata particolarmente elevata. Ciò è avvenuto in un periodo dove tecnologia e consapevolezza sul tema erano ben più scarsa di oggi. Quindi è stata una crescita energivora e particolarmente "carbon based". Gli altri paesi hanno avuto crescite minori e quindi si sono mantenuti vicini (e spesso sotto) alla base di kyoto con gli interventi fatti e l'impatto della crisi. La conferma di questo è che comunque nel breve periodo tutti, anche i PIGS (o i PIIGS) hanno avuto cali di emissioni.
In sostanza è, in piccolo, il fenomeno che ha spinto a non applicare il meccanismo di kyoto a india e cina e altri (http://it.wikipedia.org/wiki/Protocollo_di_Ky%C5%8Dto#Altri_stati)
... Forse

Giovanni Orrù ha detto...

I paesi PIGS hanno le finanze pubbliche piu' disastrate da sempre e quando le finanze pubbliche son disastrate la cattiva gestione ricade su mezzi pubblici perchè i soldi vanno a coprire gli interessi sul debito e non vanno in potenziamento e manutenzione. Senza potenziamento e manutenzione il mezzo pubblico decade, soprattutto IN AFFIDABILITA' (oltre a perdita di corse dovuta ai tagli economici) e la gente, seppure con sacrifici, si porta sul mazzo privato che significa una macchina che porta quasi sempre non piu' di una persona..e che produce CO2 per spostare una tonnellata+70 chili circa di essere umano

Fra ha detto...

...Dovremmo esser contenti di rispettare kyoto, am ovviamente ciò è solo dovuto a crisi economica essenzialmente da plateau di produzione petrolifera ( pensate un pò cosa accadrà quando avremo il picco alle spalle!,) ; secondo punto : mi spiegate perchè non ho mai trovato nessuan analisi fra emissioni di co2 per abitante e capacità di fissazione della co2 del suo paese ?....Mi spiego : Gli USA producono circa il doppio della co2 procapite di un europeo occidentale, ma noi siamo circa il 30-40 % di più in un territorio che ad occhio potrebbe avere la metà delle capacità di fissazione della co2 degli interi stati uniti, quindi in realtà noi stiamo producendo più co2 del dovuto....

Terenzio Longobardi ha detto...

L'osservazione di Francesco mi pare corretta. In effetti, le emissioni calcolate ai fini del protocollo di kyoto sono al lordo degli assorbimenti (agricoltura, foreste). Però i dati italiani di Sinanet che confluiscono nelle statistiche europee contengono anche il dato emissivo al netto degli assorbimenti. Quindi probabilmente nel rapporto europeo ci sarà anche questo confronto. Bisogna spulciare con calma il voluminoso rapporto e non ho molto tempo. Se qualcuno ci volesse lavorare, gli pubblico i risultati.

stefano ha detto...

conosco persone che hanno il suv ma che non sanno se ce la faranno a fare una settimana di ferie questa estate..
e' un comportamento normalissimo..come dico a dei miei amici economisti esperti la gente prima di smettere di usare l'auto dovra' non avere piu' soldi neanche per il pane..fino a quel momento ci saranno solo piccole fluttuazioni..