venerdì, giugno 03, 2011

Un'analisi del voto

Contravvenendo alla consuetudine di non commentare sul blog i risultati elettorali italiani, vi propongo una personale analisi dell’ultimo voto amministrativo, perché mi pare che in esso si siano manifestate tendenze e orientamenti nuovi nell’elettorato, in tema con quanto sosteniamo da anni su queste pagine.

Molti in Italia, compreso Berlusconi grande sconfitto delle ultime elezioni amministrative, danno un'interpretazione di tipo economico al sorprendente risultato che ha ridimensionato pesantemente i partiti di governo. Cioè sarebbero le condizioni economiche generali del paese, mal fronteggiate dal governo a spiegare le vittorie dei Sindaci di centro sinistra, in gran parte delle città in cui si è votato.

Sicuramente questa è una delle motivazioni del voto, ma non si tratta a mio parere di quella decisiva perché la principale attiene a ragioni che niente hanno a che vedere con le condizioni materiali degli italiani, e che si possono ricondurre e sintetizzare in una sola parola: “Dignità”.

Semplicemente, una maggioranza numericamente ampia del popolo italiano non ne può più di essere derisa e vilipesa nel contesto internazionale. E ciò, non solo per motivi contingenti legati anche ai comportamenti disdicevoli del presidente del consiglio, ma per quella serie di difetti nazionali che ci squalificano da secoli nel resto del mondo: illegalità diffusa, criminalità organizzata, inefficienza della pubblica amministrazione, spregio del bene comune a favore degli interessi individuali. Cioè quella carenza di senso civico che impedisce all’Italia di valorizzare dovutamente il suo pur grande ruolo economico e culturale nel mondo.

Si tratta di una domanda collettiva di riscatto che parte dalle comunità locali ma che assume chiaramente una rilevanza nazionale e i toni di una rivendicazione forte dei valori positivi dell’identità nazionale. Non è un caso che il partito maggiormente penalizzato sia stato la Lega Nord e che ciò sia avvenuto nell’anno dei festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

Gli elettori hanno così indirizzato i propri voti più che verso partiti inadeguati e dominati sempre più da nomenclature autoreferenziali e inadatte a interpretare l’evoluzione sociale, verso quei candidati Sindaco che sembravano interpretare meglio questo desiderio di serietà istituzionale e dignità nazionale. Speriamo che i nuovi eletti sappiano rispondere positivamente a queste grandi e finora irrisolte aspettative.

5 commenti:

Luca Melchiorri ha detto...

Tra i miei amici ho sentito spesso dire l'Italia s'è desta....a me non pare proprio. Mi piacerebbe ma l'impressione è che stia dormendo, magari ha cambiato lato perchè non passava più sangue alla mano, ma ancora dorme profondamente.
Probabilmente è la negatività che tutto pervade in tempi di crisi. Probabilmente è la scarsa fiducia in concittadini che hanno più volte votato Pdl o PD. Probabilmente è l'esperienza.
Chi vivrà vedrà se l'aria è davvero cambiata o se era solo una scoreggina... ^_^

Anonimo ha detto...

Napolitano perché è acclamato? Non è simpatico come Pertini ma in questo momento rappresenta la politica quella alta, quella dove non si dicono barzellette e battute, dove ci si presenta ad una conferenza stampa con dei fogli da leggere e non andando a braccio.
I simboli sono importanti per una nazione ed il presidente della repubblica, come il presidente del consiglio, sono anche dei simboli.
I buffoni alla fine ricevono quello che hanno seminato.
Roberto Cota presidente della Regione Piemonte ieri non si è presentato al 2 Giugno all'alza bandiera adducendo una scusa scolastica: motivi famigliari.
Forse una batosta elettorale non gli è bastata, non hanno capito che gli italiani hanno scelto la Repubblica nel 1946 e volenti o nolenti devono sottostare al tricolore.

Fra ha detto...

...Grande Luca !..Dopotutto la politica fino a ieri s'è trovata a gestire, più o meno male, risorse crescenti, adesso, con la fine del plateau petrolifero, invocare un risveglio della politica mi sembra quanto meno fuorviante..Serve una gestione almeno in parte autoritaria e dirigistica, secondo quanto abbozzato da Scott ed Hubbert tanti anni fà con la loro " Technocracy "....

fausto ha detto...

Dirigismo? In URSS non aiutò più di tanto a gestire la caduta. Forse serve cultura? Magari potrebbe essere utile far sapere all'italiano medio cosa sta succedendo e perché?

Non basta discutere di questi problemi dentro a qualche oscura loggia massonica, che è poi quello che facevano Hubbert & Co. E che è quello che (purtroppo) facciamo anche noi. Adesso bisognerebbe passare ai cartelloni pubblicitari. Sono troppo rozzo?

Fra ha detto...

R dirigismo : l' ex URRS oer 40 anni impiegò il 40 % del PIL per il comparto militare : noi semplicemente dovremmo dedicare il 10 -15 % del PIl per 10-15 anni alle rinnovabili diffuse, e pichè da noi il pubblico occupa non il 100 % ma "solo" il 50 % del pil, vuol dire che dovremmo stornare un buon 20 % della spesa pubblica dai servizi ed occupazione pubblica ad investimenti per il fuutro e la sicurezza nostra e dei meno anziani ( Sostenibilità energetica e recupero dei suoli )...Per far questo secondo me servono assetti istituzionali più autoritari..( Anche perchè fra 5-6 anni potrebbe esser troppo tardi per iniziare lo stesso progetto e presumere di mantenere lo stesso grado di complessità della nostra società visto che dovremmo essere alle fine del plateau petrolifero)...