giovedì, marzo 27, 2008

Paura di volare - parte II

La situazione dell’Alitalia continua a interessare le pagine dei giornali. Nel merito della trattativa per la vendita della compagnia di bandiera ho già espresso la mia opinione in un precedente articolo. In questa sede intendo porre in evidenza un aspetto completamente trascurato dai vari commentatori che però, alla luce dell’evoluzione dei prezzi del petrolio, rappresenta un elemento di valutazione strategica di grande rilevanza: il costo dei carburanti. Attualmente, stando alle informazioni apparse sul “Riformista” del 25 marzo scorso, “Secondo i dati forniti allora da Cimoli (ex Presidente e amministratore delegato di Alitalia ndr) quando il petrolio valeva ancora meno della metà di oggi, ma continuava a crescere, il carburante era già costato ad Alitalia 485 milioni di euro nel 2002, 460 milioni nel 2003, 580 milioni l’anno successivo e 850 milioni nel 2005. L’anno dopo, nel 2006, il costo per il carburante è salito ulteriormente, sfiorando il miliardo (990 milioni). E stando all’ultima semestrale, che riporta una spesa assestata già a 464 milioni di euro a metà del 2007, facile prevedere che alla fine dell’anno scorso, con l’impennata di novembre – dicembre del greggio, fino a quota 100 dollari al barile a fine anno, il costo raggiunga quota 1 miliardo… Del resto, tra i motivi citati la scorsa settimana dall’amministratore delegato di Air France, Jean Cyril Spinetta, per giustificare il peggioramento dell’offerta per Alitalia rispetto a dicembre, c’è proprio l’apprezzamento del petrolio. La situazione di Alitalia – ha detto durante la conferenza stampa a Roma – in tre mesi è ulteriormente aggravata. Il petrolio è oltre 100 dollari. Alitalia perde 40 milioni di euro. Non avendo coperture, paga il petrolio a prezzo di mercato.”
Nel frattempo, la Ryanair congela gli stipendi a 36 top manager. In una dichiarazione a “Repubblica”, l’amministratore delegato Michael O’Leary ha affermato che “I prossimi mesi saranno molto duri, siamo nel mezzo di un massiccio programma di riduzione dei costi”. Ryanair ha stimato per il prossimo anno fiscale un possibile calo del 50% dell’utile netto per via dell’aumento nei costi del carburante. Per compensarne l’impatto la società vuole tagliare le spese per 400 milioni di euro.
Come si vede, quindi, la crisi dei prezzi petroliferi sta cominciando a colpire pesantemente le compagnie aeree, anche quelle considerate più competitive sul mercato. E la possibile prospettiva di una crescita continua ed esponenziale dei prezzi del petrolio non fa che aggravare questo quadro.
Alla luce delle precedenti considerazioni, la scelta di vendere Alitalia al primo gruppo mondiale del settore, Air France – Klm, in grado maggiormente di assorbire le pesanti fluttuazioni dei prezzi dei carburanti, appare anche da questo punto di vista obbligata.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai scritto:
- Alla luce delle precedenti considerazioni, la scelta di vendere Alitalia al primo gruppo mondiale del settore, Air France – Klm, in grado maggiormente di assorbire le pesanti fluttuazioni dei prezzi dei carburanti, appare anche da questo punto di vista obbligata. -
Se consideriamo però il punto di vista della ragion di stato, quest'obbligo viene a cadere.
Oltretutto con Alitalia i francesi prenderebbero anche il settore Cargo, che risulta in utile, per neutralizzarlo e indirizzare il trasporto merci oltralpe. Il danno che ne ricaverebbe l'economia italiana sarebbe incalcolabile.
Osvaldo

Anonimo ha detto...

chi compra deve avere un profitto, se no, perchè dovrebbe comprare ?

Lo sanno benissimo che sono i contratti con i servizi esterni il 90% delle perdite dell'Alitalia, ecco il perchè i "mangioni" (per me ladroni) gridano allo scandalo e dicono d'aver altri compratori (cosa non vera) e mettono davanti i lavoratori che sono (PROPRIO DA LORO) iper-sfruttati !

Ovvio anche se tragico, oltre alla rinegoziazione dei contratti (per questo L'Alitalia spende tanto per i carburanti) devono licenziare del personale per coprire un buco abnorme che cresce di giorno in giorno, basti pensare che se fosse stata eliminata "Malpensa" (come mai nessuno vuole quei scali ?) da qualche hanno non si doveva licenziare ora.

Alitalia è la dimostrazione del mangia-mangia italiano (servizi 100 volte più cari) perchè all'estero sarebbero scattate le manette per ladrocinio !

Cosa accade se viene venduta ? Una azienda risanata porta assunzioni e vero (poi rete trasporti) sviluppo intorno. Insomma è palese che il guadagno per l'Italia sarebbe enorme ! Danni per l'Italia ? NESSUNO anzi guadagni soprattutto indiretti !

La ragion di Stato è che un azienda deve essere guidata da persone capaci anche se estere, soprattutto perchè è impossibile far guidare bene un azienda di Stato (soprattutto in Italia) in modo onesto, dato che ora e prima, RICORDIAMOCELO, l'Alitalia la stiamo pagando, TUTTI, con le nostre TASSE !

Ma soprattutto, con il continuo aumento del petrolio NON conviene disfarsi (lo Stato) proprio di una azienda che dipende così strettamente ?

Ciao

Anonimo ha detto...

Berlusconi alcuni giorni fa: "sono a conoscenza di una cordata italiana che vuol rilevare Alitalia ma ci vorranno 3 o 4 settimane perchè si conosca"

Berlusconi ieri "mai parlato di cordata italiana per Alitalia"

Questo è il signore che durante il suo governo ha fatto sprofondare Alitalia. Ulteriori commenti su di lui e su chi lo vota sono superflui.

Alitalia è da vendere e basta, io non voglio pagare le tasse x mantenere il carrozzone, se un'azienda non va o chiude o si vende a qualcona disposto ad acquistarla.
Io comunque prendo l'aereo il meno possibile...

Anonimo ha detto...

Quando svendettero Telecom Italia, la gallina dalle uova d'oro, i sindacati stettero in religioso silenzio perchè i loro amici politici del centrosinistra conducevano la scellerata trattativa.
Per Alitalia, vero carrozzone mangiasoldi pubblici, ne stanno facendo una tragedia.
Cose che possono accadere solo in questa repubblica delle banane...

Paolo B.