domenica, gennaio 11, 2009

Fabrizio de Andre: il poeta

11 Gennaio 2009, decimo anniversario della morte di Fabrizio de André


Fabrizio de André non ha mai direttamente menzionato cose come l'energia o l'ambiente nelle sue canzoni. Un poeta vero, come lui lo era, canta della gente e delle emozioni, ed è questo che lui faceva. Aveva questa incredibile capacità di capire, di immedesimarsi, di far parte. I grandi e i piccoli, gli umili e gli altezzosi, gli sciocchi e i furbi. In tutti, anche nei peggiori, trovava sempre un barlume di umanità. Il male non esiste come entità contrapposta al bene. Il male è solo l'assenza del bene, così come il buio è soltanto assenza di luce. Un vero poeta è come un raggio di luce che allontana le tenebre. Fabrizio de André lo era. Era la realizzazione di una cosa che un altro poeta, Orazio, disse duemila anni prima di lui: "Nulla di umano mi è estraneo" (nihil humani mihi alienum puto).

In questo inizio oscuro del terzo millennio, stiamo cominciando ad accorgerci che non abbiamo bisogno di aggeggi strani: idrogeno, fusione, o che altro, per risolvere i problemi che ci affliggono. Abbiamo bisogno di fare quello che faceva Fabrizio de André, trovare il bene nel nostro prossimo e riconoscerlo come uno di noi stesso. E il nostro prossimo è anche il mondo che ci circonda che non è un supermercato da cui tirar fuori quello che ci serve (e senza nemmeno volerlo pagare). E' parte di noi e distruggendolo distruggiamo noi stessi.

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Fabrizio de André è stata una grande ispirazione per me fin dai tempi del Liceo. Non credo che questa fonte di ispirazione sia venuta fuori esplicitamente molto spesso, ma almeno in un post su questo blog, si. E' intitolato "Perché Geordie fu impiccato"

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Nulla da aggiungere. Sottoscrivo piuttosto.

Maria

Anonimo ha detto...

Francesco, 33 anni, medico libero professionista.


...A proposito di trovare il bene nel nostro prossimo...D'accordo, purchè non si consideri solo il prossimo davanti a noi, pur se in grave ed urgente stato di bisogno, ma l'insieme dei "prossimi", comprese le diverse generazioni e la biosfera nel suo complesso : ricordiamoci che è proprio dall'inizio degli anni '60 che si è intrapreso uno sviluppo industriale e e si sono gettate le basi di un welfare assolutamente insostenibile e non in equilibrio con le nuove generazioni e l'ambiente : i baby boomers hanno voluto tutto e subito, fregandosene, ( spesso ingenuamente), di chi era ancora da venire e dell'ambiente.
Prima della seconda guerra mondiale sarebbe stato inconcepibile, ad esempio, una società con una importante frazione di popolazione anziana ed inattiva per lungo periodo, ed oltretutto frazionata in nuclei familiari di 1-2 individui al massimo, quando anche spesso parzialmente autosufficiente: le
"badanti" per una singola persona è un fenomeno del tutto insostenibile ed irripetibile per le nuove generazioni, a mio avviso.

Anonimo ha detto...

Fabrizio è morto mentre stava progettando una stalla. Aveva capito un sacco di cose in tempi non sospetti...

Anonimo ha detto...

grazie proff

Anonimo ha detto...

L'ampia percentuale di anziani nella popolazione d'un dato momento è invariabilmente data dall'alta percentuale di bambini nella popolazione d'un momento precedente. Da tenere presente, inoltre, che si parla di dati "medi", il che non fa per niente giustizia delle responsabilità individuali.

Marco C ha detto...

Ciao Ugo e a tutti.
Parlando di De André non potevo non lasciare un commento, essendo molto appassionato del grande cantautore-poeta.

Giustamente Ugo parla del messaggio di amore per l'uomo e perciò che lo circonda, ripetuto a gran voce dall'autore.

Una cosa che a me ha colpito dell'uomo è anche la sua ricerca personale della semplicità e di ciò che è "naturale" per l'uomo in particolare quando si è rifugiato in Sardegna, lontano dalla città, cosa che ha narrato in alcune occasioni ai giornalisti.

De André aveva fatto una scelta di vita radicale, che racconta in modo secondo me molto affascinante, "vivendo per 16 anni senza energia elettrica", "con un generatore di corrente", leggendo con delle candele i libri di sera. Quando le candele erano finite, "ho buttato via i libri e ho cominciato ad ascoltare la notte, a vedere senza bisogno di luce". Ascoltando i piccoli rumori della notte, la sua "musica".

Infine: "Senza elettricità ho imparato a conoscere più cose di di quante ne avrei potuto conoscere con la luce e lì ho incominciato a capire che tutti questi bisogni, queste necessità potrebbero essere solo la proiezione di bisogni indotti".

Ciao
Marco

Anonimo ha detto...

De Andrè: "[...] ho incominciato a capire che tutti questi bisogni, queste necessità potrebbero essere solo la proiezione di bisogni indotti".

E' facile parlare quando si hanno le spalle abbondantemente coperte. Avessi la sicurezza economica che deriva dal flusso costante di diritti d'autore "alla De Andrè" non avrei problemi a fare una scelta simile alla sua -- tutto sommato non ha rischiato nulla.