venerdì, gennaio 16, 2009

Quanto dovrebbe costare il petrolio?

Dati da Cambridge Energy Research (CERA), riprodotto da Nate Hagens (The Oil Drum)



Con l'abbassamento del prezzo del petrolio degli ultimi tempi, tutti hanno tirato un sospiro di sollievo. "Speriamo che duri così", ho sentito dire da una signora che comprava una camicia in un negozio della mia città.

Purtroppo, ho l'impressione che non durerà, e che se durasse così sarebbe molto peggio. Guardate la figura più sopra. Con il petrolio sotto i 40 dollari al barile (come lo è al momento in cui scrivo), secondo i dati di CERA, più di metà della produzione mondiale è venduta in perdita.

Nessuno produce per rimetterci e se vogliamo che la produzione continui ai livelli attuali, bisogna che il prezzo del petrolio risalga almeno a oltre 80 dollari al barile. Se i prezzi rimangono bassi come lo sono adesso, la produzione non potrà che diminuire drasticamente.

Speriamo che non duri!

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Nota: come avevo accennato in un post precedente, i costi di produzione si dividono in costi di "lifting" (estrazione vera e propria) a cui si aggiungono i costi di esplorazione e sviluppo. I costi di lifting sono abbastanza bassi in confronto ai costi di esplorazione e sviluppo. Per questo, una volta che uno ha trovato un giacimento e lo ha messo in produzione, è probabile che preferisca vendere comunque anche se sa che non sta riprendendo i costi totali. Per cui, anche con i prezzi bassi attuali, si continua a estrarre. Dove i bassi prezzi fanno danni è soprattutto sugli investimenti in nuove ricerche.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Il grafico risponde a un milione di domande poste in questi giorni, grazie!
Solo un chiarimento: cos'è la fascia dei full cycle cost?

Anonimo ha detto...

mi ci voleva proprio questo grafico!
ottimo lavoro, a lei ed a quelli di cambridge

Anonimo ha detto...

Quello che preoccupa oltre al prezzo è il crollo degli investimenti.

Personalmente sono convinto che il picco vero è proprio lo abbiamo toccato nel 2008.

Ugo Bardi ha detto...

Bel grafico, vero? Leggetevi anche il post di Nate Hagens, che è favoloso. A proposito di "quelli di Cambridge" (CERA), una precisazione: sono dei negazionisti del picco del petrolio; il loro grafico, tuttavia, parla da se. La loro interpretazione è che non ci sarà il picco perché "basta investire di più" Però si danno la zappa sui piedi.

Il "marginal full cycle cost", nella mia interpretazione, si riferisce a 1) "full cycle" vuol dire esplorazione+sviluppo+estrazione e 2) "marginal" vuol dire il costo del barile più costoso. Non mi è chiaro perché non includano certi tipi di estrazione, tipo le tar sands. Forse perchè le considerano un'impresa persa in ogni caso.

Anonimo ha detto...

le "tar sands" sono per caso incluse alla voce "Canadian oil sands"?

Ugo Bardi ha detto...

Si, le sabbie canadesi sono "tar sands", ovvero sabbie bituminose.

Ugo Bardi ha detto...

In aggiunta al precedente, quando si parla di "tar sands" si parla quasi esclusivamente dei giacimenti canadesi

Anonimo ha detto...

Che sia giunta l'ora di investire in ETF sul petrolio, adesso che quota la miseria di 34$?

Gianni Comoretto ha detto...

Da quel che ho capito, "marginal full cycle costs" sono i costi "full" che corrispondono alla produzione totale attuale.
La cosa che piu' colpisce e' come il costo marginale si impenni attorno alle produzioni attuali (o superiori): se volessimo un novantesimo barile di petrolio, dovremmo pagarlo (full cycle) oltre 120 dollari, a naso.
Se pensiamo che la parte sinistra della curva e' destinata a restringersi (esaurimento dei giacimenti), o restringiamo i consumi, o pagheremo carissimo.