giovedì, gennaio 08, 2009

Il primo anno dopo il picco: previsioni per il 2009


Produzione mondiale di petrolio convenzionale secondo i dati di Rembrandt Koppelaar. Negli ultimi quattro anni, la produzione ha oscillato intorno a una media sostanzialmente costante. Le tendenze per il petrolio "non convenzionale" sono qualitativamente simili. E' molto probabile che il 2008 sia stato l'anno del "Peak Oil", il picco globale di produzione. Dal 2009, potrebbe cominciare il declino. Benvenuti nella nuova era!



L'anno scorso ero riuscito a fare delle buone predizioni per il 2008 prevedendo con molto anticipo sia il crollo del prezzo del petrolio sia il crash dei mercati finanziari. Quest'anno, ci riprovo ma, prima di parlare di previsioni, vediamo su che cosa si basano.

La visione ASPO del futuro del petrolio (e in generale di tutte le risorse) è basata sul concetto di EROEI (rapporto fra l'energia prodotta e l'energia investita nell'estrazione). Come è ovvio, si tende a sfruttare prima le risorse energetiche più facili da estrarre, ovvero quelle ad alto EROEI. Col tempo, la resa energetica diminuisce, cosa che costringe la società a impegnare risprse sempre maggiori per mantenere la produzione. A lungo andare questo causa il picco e il declino della produzione. Ancora prima del picco, l'effetto è un impoverimento generalizzato della società che si accentua con il diminuire dell'EROEI.

Il sistema economico reagisce alla diminuzione dell'EROEI con il meccanismo dei prezzi. Prezzi alti del petrolio enfatizzano la necessità di trovare nuove fonti energetiche; prezzi bassi (e la recessione annessa) enfatizzano la necessità di una contrazione generalizzata del sistema economico. I meccanismi del mercato finanziario (chiamateli pure "speculazione" se volete) causano oscillazioni spettacolari fra questi due estremi. Tuttavia, il fatto che in un momento particolare i prezzi del petrolio siano bassi o alti ha poco a che vedere con la realtà della disponibilità di risorse per la produzione che sono il risultato di scelte e investimenti fatti su scala decennale.

Ora, a che punto siamo all'inizio del 2009? Per quanto riguarda il petrolio, abbiamo ancora capacità produttive sufficienti a compensare il declino già iniziato di molte regioni importanti, come la Russia e il Messico. Perciò, nel 2009 non ci sarà un crollo della produzione. Tuttavia, è probabile un calo significativo: siamo in una fase in cui il sistema economico non è in grado di impegnare risorse sufficienti per forzare il mantenimento della produzione al livello degli anni passati.

La questione dei prezzi del petrolio è complessa e molto più difficile da prevedere. Nella situazione attuale, i produttori possono cercare di ridurre la produzione per fare aumentare i prezzi. In particolare, l'Arabia Saudita potrebbe riprendere temporaneamente il suo vecchio ruolo di "swing producer". Mancano però oggi le risorse finanziarie per far ripartire un'altra corsa agli aumenti che riporti il petrolio ai livelli di ben oltre i 100 dollari al barile che aveva raggiunto nel 2008.

Quello che possiamo dire è che il prezzo "giusto" del petrolio dovrebbe corrispondere approssimativamente al costo del "barile marginale"; ovvero a quello dei giacimenti più costosi in produzione. Secondo i dati dell'EIA nel 2006 questo barile marginale valeva circa 70 dollari. Oggi vale sicuramente di più per cui, per mantenere i profitti, i produttori non dovrebbero vendere a meno di circa 80 dollari al barile.

Tuttavia, le cose non sono così semplici, in primo luogo perché la produzione è destinata a diminuire e questo eliminerà dal mercato i giacimenti troppo costosi. In secondo luogo, i costi di produzione sono la somma dei costi di esplorazione e sviluppo e di quelli di "estrazione" ("lifting") veri e propri. Questi ultimi sono una piccola frazione del costo totale, dell'ordine dei 10-20 dollari al barile (sempre dati EIA). Per cui, chi ha un giacimento in produzione trova comunque conveniente produrre anche se sa che non sta recuperando i costi di investimento. Per costringere i produttori a chiudere i pozzi e dedicarsi all'allevamento delle capre bisognerebbe che i prezzi scendessero intorno ai 20 dollari al barile. Questo è anche possibile, ma è difficile che duri a lungo.

Quindi, l'abbassamento dei prezzi del petrolio che abbiamo visto ultimamente non è destinato ad avere effetti immediati sulla produzione. Dove l'effetto è importantissimo, invece, è nel distogliere risorse dagli investimenti in nuove esplorazioni e nuovi giacimenti, soprattutto in risorse "non convenzionali"; tipo le sabbie bituminose. L'effetto finale sarà il crollo irreversibile della produzione, ma lo vedremo solo fra qualche anno.

Per quanto riguarda le altre risorse fossili, gas naturale e carbone, la situazione è più complessa che nel caso di quella del petrolio e si presta meno bene a previsioni dettagliate. Per il gas naturale, nel 2009 ci potranno essere problemi regionali di approvvigionamento. Il caso della crisi Russo-Ukraina è superficialmente preoccupante ma, nonostante gli annunci bellicosi della Russia, l'Ukraina ha ereditato l'infrastruttura dei gasdotti dall'Unione Sovietica. La Russia non può interrompere le forniture di gas all'Ukraina senza bloccare gran parte delle proprie esportazioni.

Nel complesso le capacità produttive di gas naturale dalla Russia sono costanti o in leggero declino - molto difficilmente la Russia potrà incrementare la produzione nel prossimo futuro ma, al contrario, si prospetta una probabile riduduzione delle esportazioni. La fornitura per l'Europa pertanto dipenderà fortemente dal Nord-Africa, che dovrebbe ancora avere qualche capacità di incremento produttivo nei prossimi anni. Pertanto, per il 2009 non ci si aspetta carenza di gas naturale. in Europa. Il crollo finanziario, però, potrebbe bloccare la crescita dei sistemi di trasporto per liquefazione-rigassificazione e trasformare in un sogno irrealizzabile l'idea di un "OPEC del gas".

Il carbone rimane un mondo a parte, influenzato più dai problemi di trasporto che dalle capacità produttive. Molti dei produttori principali, la Cina, per esempio, non esportano e utilizzano il carbone soltanto per la produzione locale di energia elettrica. In Italia, è probabile che la crisi in atto nei trasporti marittimi metterà fine all'illusione di poter tornare al carbone come fonte di energia.

Per quanto riguarda l'uranio, la produzione mineraria è stata in leggero calo nel 2007; mancano ancora i dati per il 2008, ma sembra che la tendenza continui. La carenza di uranio minerale viene tuttora rimediata con uranio proveniente da testate nucleari smantellate. La produzione di energia elettrica nucleare mondiale è stata in calo per la prima volta nel 2007. Non ci sono ancora i dati per il 2008, ma può darsi che l'energia nucleare abbia piccato con un anno di anticipo rispetto al petrolio. I

L'abbassamento graduale dell'EROEI di produzione di tutte le fonti di energia minerali si riflette su tutta l'economia che sta per entrare in una fase di contrazione generalizzata. Questa contrazione ha effetto un po' su tutti i settori; non c'è bisogno di essere grandi predittori per capire che il 2009 si prospetta come un anno molto difficile. Per esempio, è difficile pensare che le rinnovabili (fotovoltaico e eolico) potranno mantenere i ritmi di crescita vertiginosi che hanno visto negli anni passati. Tuttavia, ci sono buone speranze di poter mantenere un certo livello crescita, perlomeno in quei paesi dove si è capito che la scommessa sulle rinnovabili è la sola speranza che abbiamo per il futuro. Un settore dove la situazione potrebbe già farsi drammatica nel 2009 è quello dell'agricoltura, dove ci stiamo trovando in difficoltà crescenti a mantenere la produzione a livelli tali da assicurare cibo per tutti. I problemi del 2009 potrebbero essere ben più gravi che semplicemente riempire i serbatoi delle automobili.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo grafici come questo non rendono l'idea della situazione REALE energetica dal punto di vista del petrolio visto che continuano a parlare di quantità volumetrica di petrolio (barili) senza tenere conto dell'EROEI. Un barile del 1900 è forse uguale ad uno del 2009 in termini di resa? E cosa si potrebbe dire sulla data del picco energetico petrolifero (tenendo conto quindi dell'EROEI)?

Stefano Marocco ha detto...

Approfitto dell'argomento del post per dirvi che sta andando in onda su Sky un documentario sul picco del petrolio.

History Ch +1
Giovedì 08 ore 21.00
Mondo e Tendenze Storia I giorni dell'apocalisse
Episodio 8 - 'La fine del petrolio' Il petrolio non e' inesauribile, si sa. Ma se non troveremo alternative cosa accadra' quando i pozzi saranno asciutti? L'ipotesi peggiore e' una guerra planetaria

Per chi ha Sky...

Ciao

Anonimo ha detto...

D'accordo su tutto, tranne che sull'uranio. Chi ci dice che la dismissione delle testate sia la soluzione alla scarsa produzione di uranio e non la causa?
Guido

Anonimo ha detto...

@anonimo
nell'articolo non mi pare che si dica quello si dice solo che il calo di produzione viene compensato con lo smantellamento.

Frank Galvagno ha detto...

Tra le cose che mi "preoccupano" di più del 2009 c'è la possibile combinazione di più effetti crisi-scatenanti: disoccupazione che continua ad aumentare, combinata a probabili rincari del greggio (per raggiungere la "giustezza" di prezzo spiegata da Ugo) e "uccisione" di progetti sul rinnovabile e sul recupero materie prime, proprio a causa della crisi produttiva e finanziaria.
Un cocktail micidiale, che se sottovalutato e non correttamente gestito d'anticipo ci potrebbe far incanalare nel ripido tunnel in discesa di Olduvai.

Anonimo ha detto...

L'uranio lo estraiamo da depositi a concentrazione sempre minore: ormai è complicato ottenerlo.

Per l'agricoltura: dopo le fiammate del 2007, i prezzi sono in picchiata. Tutti sono corsi a seminare, ed il risultato è che adesso i cereali vengono smerciati a prezzi che non coprono i costi di produzione. Temo che durerà poco.

fausto

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e