domenica, febbraio 07, 2010

La patata come arma di distruzione di massa

Il crollo della popolazione irlandese al tempo della grande carestia della metà dell'800: 2 milioni di vittime in pochi anni e il dimezzamento della popolazione nell'arco di qualche decennio. La patata, introdotta nel diciassettesimo secolo, si è rivelata una trappola mortale per gli irlandesi, consentendo prima l'aumento incontrollato della popolazione e poi causando il suo crollo.


La grande carestia irlandese della metà dell'800 è un evento ancora oggi poco capito e che suscita forti reazioni emotive. Eppure, è un esempio classico dell'incapacità umana di pensare e agire verso obbiettivi a lungo termine.

Tutto comincia con l'introduzione della patata in Irlanda, sembra nel diciassettesimo secolo. La patata è una pianta che origina nel continente americano. E' robusta, da una buona resa ed è specialmente adatta a climi umidi, come è quello irlandese. Per l'Irlanda, fu una vera rivoluzione.

Guardate sul grafico più sopra come è cresciuta la popolazione con l'introduzione della patata: triplicata in meno di un secolo, da circa un milione a tre milioni di persone. La patata era la meraviglia agricola del suo tempo, comparabile alla nostra "rivoluzione verde" della seconda metà del ventesimo secolo.

Eppure, la patata portava con se il germe della distruzione. Si era instaurato un meccanismo perverso che era diventato impossibile interrompere. Più patate si coltivavano, più la popolazione cresceva. Più la popolazione cresceva, più si coltivavano patate. Ma il suolo irlandese è fragile e più patate si coltivavano più si accellerava l'erosione. Era una corsa verso la distruzione, accompagnata da un'alternanza di fasi di abbondanza e di carestia.

Il disastro prese la forma di una malattia della patata, il "potato blight", che distrusse il raccolto per tre anni di seguito. Ma non era che un sintomo di una situazione che era comunque disperata: l'erosione e la deforestazione avevano portato al sovrasfruttamento del terreno. Se non ci fosse statoil potato blight, la produzione e la popolazione avrebbero potuto continuare a crescere - forse - per qualche anno ma il crollo che ne sarebbe seguito sarebbe stato ancora peggiore. La popolazione non poteva continuare a crescere per sempre. Qualcosa doveva cedere.

La cosa strana della vicenda irlandese è il ruolo della patata. E' stata la patata che ha consentito la crescita della popolazione ben oltre i limiti della sostenibilità. In un certo senso, la patata è stata un'arma di distruzione di massa che ha sterminato quattro milioni di irlandesi. Eppure, le patate in Irlanda non potevano essere viste che come una cosa buona: le patate sfamavano la gente - sembrava ovvio cercare di produrne sempre di più!

Questo ruolo perverso di una risorsa apparentemente abbondante - la patata - ha a che fare con quelli che Jay Forrester ha chiamato i "punti critici" del sistema. Forrester, l'ispiratore del lavoro dei "Limiti dello Sviluppo" nel 1972, aveva trovato che i sistemi complessi tendono a reagire amplificando piccole perturbazioni. Andando a identificare dove queste perturbazioni agiscono (i "punti critici") è possibile cambiare radicalmente il comportamento di un sistema con mezzi apparentemente infinitesimali. La patata è stata una di questi elementi critici per il sistema irlandese. E' bastato un sacchetto di patate portato dalle Americhe nel '600 per cambiare radicalmente l'irlanda generando quell'esplosione di popolazione di cui abbiamo parlato.

Ci dice anche Forrester che di solito la gente capisce benissimo quali sono gli elementi critici di un sistema complesso ma che, spesso, agisce su questi elementi "al contrario", ovvero in modo da generare cambiamenti dannosi e non voluti. La patata è un classico esempio di questa tendenza. Sicuramente, in Irlanda la gente si rendeva conto del problema delle carestie e della sovrappopolazione. Si rendevano anche conto che la patata era un elemento critico nella faccenda. Ma non avevano capito il ruolo perverso della patata nel creare più problemi di quanti ne potesse risolvere. Cercando di coltivare sempre più patate stavano spingendo il punto critico al contrario.

Sicuramente, il ragionamento degli irlandesi era semplice: "più patate coltiviamo, più gente possiamo sfamare". La patata gli sembrava un arma contro la carestia. Non si rendevano conto che più patate si coltivavano, più la popolazione cresceva. La patata peggiorava il problema che si pensava potesse risolvere. La patata era una vera arma di distruzione di massa.

Seguendo la linea di ragionamento di Forrester, invece, si doveva fare esattamente il contrario: ovvero coltivare MENO patate. Questo era spingere il bottone critico del sistema nella direzione giusta. Avrebbe causato un certo livello di sofferenza a breve termine, ma a lungo termine avrebbe stabilizzato la popolazione su livelli sostenibili dal suolo irlandese. Certamente, gli Irlandesi erano perfettamente capaci di stabilizzare la loro popolazione in funzione delle risorse disponibili: è quello che hanno fatto dopo la carestia usando il classico metodo di tutte le società del tempo. Hanno ritardato l'età del matrimonio in modo da ridurre il numero di figli per coppia. Avrebbero potuto farlo benissimo anche prima della carestia. Ma hanno dovuto scontrarsi duramente con la realtà prima di arrivarci.

Era possibile evitare il disastro irlandese? Con quello che sappiamo oggi, ci sembra abbastanza chiaro che cosa di doveva fare. Ma immaginatevi di essere in Irlanda prima della carestia. Immaginatevi di essere preveggenti a sufficienza per capire cosa stava succedendo e cosa sarebbe successo. Avreste subito capito che era poco utile mettersi a predicare l'abbassamento della natalità in un paese agricolo dove, come in tutti le società agricole, più figli significano più ricchezza. Allora, avreste fatto tesoro delle raccomandazioni di Forrester che raccomandava di operare in modo giusto sui punti critici. Ma immaginatevi di andare a dire in giro nell'Irlanda dei primi dell'800: "stiamo coltivando troppe patate, dobbiamo coltivarne di meno!" Come minimo, vi affogavano nella cisterna della birra Guinness.

La storia della carestia irlandese ci fa capire quale è, in fondo, il nostro problema. Non è la mancanza di preveggenza, ma l'incapacità di agire su problemi a lungo termine. Gli irlandesi erano perfettamente in grado di prevedere che cosa gli stava per arrivare addosso e che la patata che li stava nutrendo sarebbe stata l'arma che li avrebbe sterminati (e qualcuno l'aveva anche previsto). Ma non furono in grado di agire in proposito. Questo ci insegna molte cose sul nostro tempo e su quello che ci sta per succedere.

Per approfondire, vedere il mio post sulla carestia irlandese su "The Oil Drum"

6 commenti:

Frank Galvagno ha detto...

Questa mattina su Italia 1 in forma di cartone animato si raccontava in modo "pre-adolescenziale" l'overshooting dell'isola di Pasqua.

In pratica è la stessa storia, solo a cinetica accelerata ed effetti ancora più traumatici in quanto l'isola di Pasqua è più "scollegata" dai continenti dell'Irlanda.


20.000 abitanti nel momento del "picco di civiltà", poi son cominciate le crisi da post picco, poco legname, erosione del suolo, guerre, difficoltà a emigrare ... risultato: popolazione DIVISA per 10 (2.000 abitanti e pure in pessime condizioni sanitarie).

Che cosa stiamo aspettando? Di fare anche noi quella fine?

Marco C ha detto...

Buongiorno,
vorrei fare una puntualizzazione importante riguardo a questa famosa vicenda delle patate irlandesi. E' vero che gli Irlandesi di metà Ottocento hanno puntato molto sulla patata nelle culture (e su una varietà in particolare), che al secondo anno di malattia ha creato una situazione terribile, ma non ne fu la sola causa.

Come infatti, mi hanno ricordato loro stessi (tempo fa ho visitato quel paese in lungo in largo), i granai erano pieni. Tuttavia, il grano era appannaggio dei latifondisti inglesi, che avevano convenienza a rivendere quella merce in Inghilterra, dove sarebbe stata pagata di più. Il cibo povero per gli irlandesi era appunto la patata (e non posso non pensare al celebre quadro di Van Gogh dei mangiatori di patate in questo contesto).

http://it.wikipedia.org/wiki/Grande_carestia_irlandese_(1845_-_1849)

Più appropriata al discorso della mancanza di lungimiranza, invece vedo - beninteso, parlo non da esperto - il disboscamento pressoché totale dell'Islanda, del Regno Unito e della stessa Irlanda, della Sardegna ecc. che di certo non ha creato una bella situazione in termini di avanzata della desertificazione... e di conseguenza il bisogno di utilizzare espedienti decisamente più "tecnologici" per tornare ad utilizzare quei suoli, compresi i famosi fertilizzanti che utilizzano il petrolio

Marco C.

Marco C ha detto...

@Frank Riguardo all'Isola di Pasqua anche lì c'è stato un eccessivo sfruttamento delle foreste rispetto alla capacità di rigenerazione... ma ricordo anche su "Le scienze" di ipotesi riguardanti malattie portate dagli Europei che ha creato dei disastri anche di altro tipo riguardo la salute degli abitanti dell'Isola. Insomma, pare che le tragedie non vengono mai sole :-)

Comunque, mi pare di capire questo: più si sfrutta la natura e più questa diventa fragile. Dopo un certo numero (FINITO) di concause, questo crea una distruzione non più rimediabile, ben visibile in piccoli ecosistemi... ma vero anche per quelli più grandi

Marco C.






http://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Pasqua

Unknown ha detto...

Questo è un esempio da prendere in considerazione quando si parla di decrescita, che molti guardano con diffidenza, oltre che sottolineare i limiti della nostra società e dell'economia globalizzata e consumistica.

ecodellaterra.blogspot.com

Fra ha detto...

..Post centratissimo e facile il paragone con la così detta "rivoluzione verde" : si potrebbe aggiungere però, che in fatto di controllo della popolazione, siamo alla preistoria, e nessuno dei curatori del blog ha mai accennato alla rivoluzione culturale, in senso propriamente detto, che porterà la necsessità di mezzi di controllo della popolazione diretti od indiretti che siano. (Con quest'ultimi mi riferisco in particolare ai paesi occidentali e alla necessità di aprire una discussione su temi come l'esclusione dal sistemi educativi e sanitari pubblici a a partire dal terzo figlio )

roberto ha detto...

la patata e' solo una patata , non e' ne buona ne cattiva, il petrolio e' solo olio , il problema e' che siamo troppi, che la popolazione umana non conosce freni . e' tutta li la chiave del problema . bisogna limitare il numero di persone prima che lo facciano le risorse.e purtroppo bisogna farlo in tutto il mondo perche' la gente ha le gambe e si sposta. ai voglia a predicare crescita zero per la razza bianca quando nel resto del mondo si fanno figli come conigli.e' bruttissimo dire cio' ma purtroppo e' vero ,