mercoledì, febbraio 03, 2010

Petrolio: aggiornamento per il 2010


Produzione petrolifera aggiornata a Gennaio 2010. Da "oilwatch monthly"

In un post precedente ho fatto qualche previsione di ordine generale sull'economia per il 2010. Ora mi provo a dettagliare un po' la condizione del petrolio, con qualche nota aggiuntiva sugli altri combustibili fossili; gas naturale e carbone. In generale, abbiamo un momento di ottimismo fra gli operatori del settore. Come sempre, l'ottimismo potrebbe essere eccessivo, ma il 2010 non dovrebbe riservarci grosse crisi.

Il 2009 ha visto un ritorno dei prezzi del petrolio a valori relativamente alti (intorno ai 70-80 dollari al barile) che corrispondono abbastanza bene al prezzo del cosiddetto "barile marginale" ovvero alla frazione più costosa della produzione attuale.

 
La produzione si assesta intorno agli 86 milioni di barili al giorno per quanto riguarda "tutti i liquidi", ovvero la somma del petrolio convenzionale e non convenzionale. Come vedete nel grafico, più sopra, la produzione mondiale è rimasta praticamente costante dal 2004; questo nonostante le ampia variazioni di prezzo. Evidentemente la produzione petrolifera è fortemente anelastica; ovvero risente poco delle variazioni dei prezzi. Però ne risente un po'; per cui al momento il picco della produzione mondiale del petrolio rimane quello del luglio del 2008, in corrispondenza dei massimi prezzi osservati finora.

Per il 2010, non mi aspetto grosse variazioni della produzione petrolifera: questa è una previsione facile dato che la produzione è, appunto, molto anelastica. L'ingresso in produzione di nuovi giacimenti dovrebbe compensare abbastanza bene il declino dei pozzi esistenti. Mi aspetto un leggero declino rispetto ai valori di quest'anno, ma non molto grande. Rimane comunque il problema di fondo di tutta la faccenda: ovvero che se anche la produzione rimane approssimativamente costante, i paesi produttori aumentano i loro consumi e questo lascia meno petrolio per i paesi consumatori, in particolare le economie più deboli fra le quali anche quella italiana.

E' possibile un nuovo salto in alto dei prezzi del petrolio - oppure anche un nuovo crollo? Può darsi: tutti i dati storici disponibili indicano che il picco di produzione è accompagnato da forti oscillazioni di prezzi. Una di queste fortissime oscillazioni l'abbiamo già vista. Ora il mercato sembra essersi stabilizzato; ma una ripresa dell'economia potrebbe ridar fiato alla corsa dei prezzi - cosa che credo probabile. Comunque, ricordiamoci che i prezzi sono delle entità effimere e poco significative. Quello che conta è la produzione e, come ho detto, non mi aspetto ancora l'inizio di un rapido declino che sarà tuttavia inevitabile fra qualche anno.

Curiosamente, in ogni caso, sembra che il petrolio sia passato di moda come notizia o come argomento di conversazione. Un paio di anni fa, il petrolio a 80 dollari al barile sembrava la fine del mondo. Oggi, non interessa a nessuno. Questo ci dice indubbiamente qualcosa sulle carenze della capacità percettiva umana. Un altro balzo in avanti dei prezzi potrebbe riportare l'attenzione sull'argomento, ma ormai sembra che ci stiamo abituando ai prezzi alti - in sostanza stiamo diventando indifferenti a certe cose alle quali sarebbe bene non essere. Ma così vanno le cose e ogni nuova crisi ci prenderà di sorpresa; come del resto ci hanno preso le crisi del passato.

7 commenti:

Mauro ha detto...

"Siamo diventati indifferenti..."

Mi ricorda la storia delle rane bollite.

Anonimo ha detto...

Un'osservazione al suo ottimo articolo: se la crescita economica nel breve periodo riprenderà sarà un fatto positivo, ma nel medio-lungo termine ciò non sarà possibile. Quanto durerà la fase stagnante secondo i modelli?
P.S. Nel prezzo bisogna anche calcolare la "svalutazione" del dollaro effettuata dalla FED: se la moneta ha meno valore sono necessari più dollari per acquistare la stessa quantità di un bene. L' US dollar index indica la forza della divisa americana nei confronti di un paniere --> attualmente sta recuperando ma forse anche perchè l'euro(vedasi caso GRECIA), lo yen e altre che sono state svalutate dalla banca centrale?!

Ugo Bardi ha detto...

Caro David, ci sono vari scenari per il futuro, nessuno dei quali è prevedibile quantitativamente. Se dovessi mettere 10 centesimi in uno di questi scenari, favorirei uno che vede il graduale collasso dei paesi più deboli - prima la Grecia, poi l'Italia, la Polonia e così via. Però ci potrebbe essere anche un collasso globale - insomma è molto difficile dire. Io darei per certo che entro il 2020 saremo in discesa ben affermata e chiarissima; ma qualcuno, sempre, continuerà a dire che "La ripresa è dietro l'angolo"

Paolo ha detto...

Sento da più parti paventare una ripresa globale senza occupazione. Ora mi chiedo, se non c'é nuova occupazione e quindi nessun aumento dei consumi, se non addirittura un'ulteriore contrazione degli stessi perché la disoccupazione continuerà a crescere per tutto il 2010(e poi dopo non si sa), e quindi nessuna crescita del PIL, allora come diavolo si può ipotizzare una "ripresa dell'economia"? A meno di considerarla solo a livello di mercato borsistico che, come si verifica ormai, é completamente sganciato dalla disastrata economia reale

paolo zamparutti ha detto...

è molto probabile in prospettiva un forte ridimensionamento della Cina (ormai tutti gli operatori invitano alla produenza per lo scoppio della bolla speculativa chiamata "economia cinese")
questo potrebbe ad un tracollo della domanda di petrolio
il peak oil dunque si potrebbe manifestare appieno come un crollo della domanda.

paolo zamparutti ha detto...

è molto probabile in prospettiva un forte ridimensionamento della Cina (ormai tutti gli operatori invitano alla produenza per lo scoppio della bolla speculativa chiamata "economia cinese")
questo potrebbe ad un tracollo della domanda di petrolio
il peak oil dunque si potrebbe manifestare appieno come un crollo della domanda.

fausto ha detto...

Il tema determinante nel caso della Cina resta, tanto per cambiare, il carbone. La mostruosa produzione energetica dei cinesi viene dal loro carbone. Molte statistiche superficiali lo riportano come interamente consumato in loco; nella realtà fisica, gran parte di esso viene investita nella produzione di manufatti che vengono poi venduti a tutto il mondo.

Non mi pare quindi azzardato definire i cinesi come "i più grandi esportatori di energia in incognito" di tutti i tempi.

In teoria, le loro riserve sono grandi e sosterranno la loro crescita tumultuosa per anni a venire. Nella pratica, i dati sulle riserve sono stati calcolati sulla base di costi estrattivi di qualche anno fa, e potrebbero essere sovrastimati nel contesto corrente.

Un fenomeno simile si era già verificato negli anni '80: molte riserve di carbone furono declassate a risorse non estraibili; la crescita del costo del petrolio, e quindi di macchinari e lavoro, le aveva messe fuori gioco per sempre.

Occorrono anni per poter osservare questo effetto sulle disponibilità di carbone: per i cinesi, come per tutti noi, questa maledizione delle riserve ballerine potrebbe costituire un problema non marginale nel futuro prossimo.