lunedì, febbraio 08, 2010

Verso l'autosufficienza... vincoli, azioni e risultati: il mio primo restyling energetico



Nella foto potete vedere come si presenta la falda sud del tetto della casetta dove oggi vivo con mia madre. I moduli solari che vedete, sia termici che fotovoltaici, sono stati piazzati in novembre dello scorso anno: circa 5 metri quadri di superficie dedicata al solare termico totalmente integrato, e circa 14 per il solare fotovoltaico parzialmente integrato.

L'idea di sostituire la vecchia caldaia a gas (33 anni di onorato servizio) e il non più giovane boiler a gas  (20 anni) è nata poco più di un anno fa quando, già bazzicante in ASPO, sentivo fortemente il "richiamo" a fare qualcosa di concreto in prima persona, oltre a constatazioni sull'insostenibilità del mondo e a dialoghi sopra i massimi sistemi dell'universo, per limitare il consumo di risorse fossili.

Quando si è trattato di valutare la sostituzione dell'impianto, mia madre si era subito trovata d'accordo con l'idraulico nell'installare una caldaia a condensazione che facesse riscaldamento e acqua sanitaria, soprattutto per motivi pratici: spesso la fiammella pilota del riscaldamento si spegneva, mentre il bollitore richiedeva una manutenzione quasi ogni anno per la formazione di incrostazioni calcaree; l'insieme dei due costituiva un' importante fonte di inefficienza.
L'idea piaceva anche a me, ma gli scambi di idee sulle liste Aspo (e un po' di sano buonsenso) mi portavano a pensare che era assurdo lasciare "incolta" quella falda di tetto così ghiotta per intercettare l'energia dal Sole.

Quando ho proposto a mia madre l'idea di installare i pannelli termici (ed eventualmente fotovoltaici), ha iniziato a tremare il nucleo della Terra.
"I pannelli sono cari, non te li ripaghi", "solo per 1 o 2 persone non servono", "non li ha nessuno, se funzionassero tutti li avrebbero sui tetti", "poi ci nevica sopra", "la grandine li rompe", "poi ci piove in casa", "d'estate scaldano il soffitto della stanza da letto", "per montarli sul tetto spacchi tutti i coppi", "sono brutti", "il nostro vicino che se ne intende di lavori li sconsiglia", " ci sono le ombre delle case dei vicini, mica siamo in campagna" ...

Sono sicuro di dimenticare altre forze frenanti, ma credo che basti. Probabilmente il mio è stato un caso disperato, con innumerevoli vincoli soprattutto psicologici, ho dovuto davvero lottare per mesi e a volte litigare per procedere. Ma alla fine ce l'ho fatta.

Nel frattempo, non pago di tutto questo, mi sono messo in testa di non installare la caldaia a condensazione, che pure avevamo valutato, ma di mettere una pompa di calore, supportata da pannelli fotovoltaici. Anche qui è stata molto dura l'opera di convincimento, ma alla fine è andata :-)
Ho avuto anche modo di riuscire a partecipare a buona parte delle operazioni generali di installazione, prendendo così contatto con tecnicismi che ignoravo.
Tra l'altro, avendo realizzato con il nuovo impianto una riduzione dell'impiego di energia primaria (circa il 50%), ho richiesto al GSE una maggiorazione della tariffa incentivante del 30%, richiesta che deve ancora essere accettata formalmente.

Per avere un bilancio energetico completo occorrerà attendere novembre 2010; comunque, visto il trend è probabile che la casa autosoddisferà circa il 90% dei suoi bisogni, nonostante sia un edificio anni '70, a cui ho fatto solo interventi di isolamento molto semplici (sottotetto, doppi vetri, chiusura spifferi, isolamento tapparelle,  parte del sottopavimento isolato).
Per arrivare al 100% o più, occorrerà fare ulteriori interventi, sia singoli che combinati: passare al riscaldamento a pavimento e realizzare un cappotto perimetrale. Questi lavori non sono stati fatti subito per motivi pratici: rifare i pavimenti di una casa in cui ci si vive, e realizzare un cappotto con spostamento in avanti di infissi (che a questo punto verrebbero sostituiti) e tenendo conto della vicinanza di altri edifici sono cose un po' più delicate, sia da un punto di vista economico che psicologico, non so se mia madre avrebbe retto.
Per il momento sarà più semplice dotare la casa di una ministufa a pellet/legna, in modo da "rilassare" la pompa di calore (che diventa energivora per basse temperature dell'aria) nelle prime ore del mattino e alla sera, per i 2 mesi più freddi dell'anno. Inoltre, quando la lavatrice tirerà le cuoia (ha 20 anni pure lei) sarà sostituita con una a doppio ingresso, che sfrutti il surplus termico dell'accumulo solare (500 litri) e scaldi l'acqua per effetto Joule solo quando necessario.

Ora mia madre potrà godersi, anche se non so quanto consapevolmente, la raggiunta quasi-autosufficienza energetica. E dopo aver compiuto questa missione, direi quasi eroica :-) , sono pronto per perdere lo status di "bamboccione" e andare a caccia di nuove sfide rinnovabili ... 

Alla prossima puntata!

PS Se tra i lettori c'è chi ha fatto esperienze analoghe e ha voglia di raccontarle può inviarci una mail, si potrà fare un nuovo post della saga dell'autosufficienza

26 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi viene solo da dire: bravo!

Certo che le mamme italiane a questo punto devono essere considerate come il maggior freno allo sviluppo delle energie alternative, altroché le potentissime lobbies del gas e del petrolio!

:-))))

Frank Galvagno ha detto...

Caro Pippolillo, devo anche dire che se ci fosse stato ancora mio padre probabilmente la cosa non sarebbe stata così facile, anzi.

Innanzitutto, credo che il remare contro il rinnovabile della classe '40 sia di causa preminentemente psicologica, legata al fatto che si tratta di tecnologie di cui si parla da 25 anni, ma che ancora oggi non hanno ancora preso piede in modo massivo, almeno in Italia.

C'è poi la paura di fare investimenti con tempo di rientro che vanno dai 7 ai 10 anni, a seconda del contesto.

C'è infine fatto che le tecnologie solari funzionano (ovviamente) solo in presenza del sole. Non sono "on demand" (come spiegato in un post da Ugo).
Niente spaventa un classe '40 come un amico o parente che lo provoca con un non pertinente "adesso che nevica, come fai"?

Sinceramente, vedere una pompa che consumando 50 W elettrici ne recupera 2000 termici (valore mediato tra le 11 e le 15 di un assolato pomeriggio di febbraio) mi basta a eliminare qualsiasi remota possibilità di dubbi psicologici

Frank Galvagno ha detto...

Ancora una precisazione: mi scuso con la generalizzazione "classe '40" che suona bruttina e non rende giustizia ai sesantenni di oggi che credo nel rinnovabile :-)

C'è anche da dire che, statisticamente, è la classe più "problematica" a credere nell'energia no-oil-gas. Sono loro i primi che sono riusciti a "conquistare" la motocicletta e l'automobile, vere icone degli anni '60. Hanno visto la crisi petrolifera degli anni '70, ma i più hanno bevuto la propaganda del petrolio infinito e degli arabi cattivi, accantonando o ignorando il club di Roma.

Un classe '20 o prima (generazione -1), invece, sa benissimo che cosa vuol dire carenza di risorse, contrazione dei sistemi. Anche senza modellizzarli. Basta averli vissuti 1 volta con spirito critico

Noel ha detto...

un sentimento d'invidia pervade me che vivo in condominio :-(

Weissbach ha detto...

Be', io non ho idea di quanto hai dovuto penare ma... comunque la mamma alla fine ti ha dato ragione.
Per cui, tanto di cappello alla sua fiducia!
(PS: mi associo all'invidia)

Frank Galvagno ha detto...

Il problema dei condomini è reale.

Qui le remore psicologiche interagiscono rafforzativamente e l'inerzia che ne esce è a volte davvero invincibile.

Per cui vi sono vicino nelle vostre "lotte" condominiali per promuovere l'utilizzo rinnovabile dei tetti. Credo che finchè non usciranno leggi un po' impositive l'inerzia sarà quasi invincibile.

Una nota: c'è da dire che per gli edifici che si sviuppano in verticale, diciamo dai 3-4 piani in su, raggiungere l'autosufficienza energetica basandosi solo sull'area occupata (il tetto dell'edificio, per lo meno la parte ben esposta) tende all'impossibile. E' comunque lodevole già il fatto di integrare l'integrabile

Unknown ha detto...

grazie per il racconto!
Mi trovo in una situazione simile, ma si parla di casa nuova con caldaia a condensazione e riscaldamento a pavimento.
Non avevo mai pensato ad accoppiare il risc a pav con la pompa di calore, sai dirmi forse di quanto il risc a pav migliori la resa della pompa?
Poi un'altra domanda: avevo capito che il conto energia paghi solo il surplus non consumato di corrente, che con i consumi della pompa affosserebbe l'investimento. Mi sbaglio?

Spero di diventare un ex bamboccione presto pure io ;)
Grazie

Unknown ha detto...

Ah dimenticavo, per la pompa hai fatto un pozzo nel giardino o questo non e' essenziale?

Lorenzo Montini ha detto...

Io nonostante abiti in condominio non ho avuto particolari problemi a installare un piccolo impianto (1,32KWP che producono più di quanto consumo). L'unico che ha fatto un po' di storie è stato l'amministratore. Devo dire però che ho occupato circa 10m^2 su 1000 di tetto condominiale quindi avrei comunque avuto diritto ad utilizzarli anche senza il consenso dell'assemblea (ho comunque avuto l'unanimità dei presenti). In effetti sarei anche tentato a mettere anche pannelli termici ma non vorrei tirare troppo la corda con gli altri condomini, anche perché per funzionare al meglio dovrei installarli sollevati rispetto al tetto.

Lorenzo Montini ha detto...

Comunque complimenti per l'impianto (mi pare di vedere che hai messo pannelli ad alta efficienza (quelli ibridi amorfo/monoscristallino). Mi hanno però detto che siccome l'efficienza dell'amorfo tende a degradare più velocemente del monocristallino questo vale anche per gli ibridi (ovviamente per solo la parte dell'amorfo) ho notato in effetti che la garanzia sulla resa è leggermente minore (80% garantito in 20 anni rispetto ai soliti 25 anni). Risulta anche a te? Sempre naturalmente che non mi sbagli e che hai messo su dei classici monocristallini.

Stefano ha detto...

Qualche domanda tecnica:

Come hai letto la potenza termica in uscita dalla pompa?

Quale è il COP di targa della tua PDC?

E' aria-aria oppure hai utilizzato i termosifoni esistenti? Se è vera la seconda, a quale temperatura distribuisci?

Frank Galvagno ha detto...

Rispondo a Fede e Stefano per la parte termica.

La PdC è un'aria-acqua, avrei avuto difficoltà a procedere con scavi (e cmq volevo testare la fattibilità di questa soluzione alla latitudine del Piemonte).

La potenza termica in uscita della pompa non l'ho letta, avrei dovuto installare un contatore termico ma per quest'anno lascio perdere.
Il COP dichiarato è intorno a 2,6 con aria a -7 °C e acqua in mandata a 35°C. E' quello che riescono a fare oggi i moderni sistemi con tecnologia inverter.
Naturalmente è un dato "secco". A temperature "miti" dell'aria 7-10°C il COP tende a 4. Alla mia latitudine, il progettista ha stimato un COP medio di 3,5.

Tieni conto Stefano che utilizzando i termosifoni esistenti in luogo del riscaldamento a pavimento radiante, le temperature di mandata devono essere maggiorate di di 5-7 °C, per cui il COP va ulteriormente ad abbassarsi nel mio caso. Le temperature di mandata le ho impostate intorno ai 34 °C nella mezza stagione, fino a 48° C per i mesi freddi.

Per cui, e qui rispondo a Fede, il fatto di avere il pavimento radiante è vincente. Non so di quanto si risparmia, posso ipotizzare un 30 %, ma è quasi necessario avere anche un buon involucro.

Lorenzo: complimenti per le tue azioni da moschettiere condominiale :-)
Hai visto giusto, è una tecnologia FV ibrida monocrist-amorfo. Ho scelto questa per una serie di motivi. Mi serviva un'alta densità di kWp per arrivare alla copertura dei consumi elettrici totali, avendo una falda di tetto "piccolina" da saturare.
Circa la garanzia, non saprei. Ho visto numerosi produttori e c'è chi dice 80% al 20° anno, chi al 25°, indipendentemente dal fatto che siamo mono, poli o ibridi. Credo che sia una questione molto di marketing (non credo che nessun costruttore andrà a ripagare qualcuno al 16° anno per avere il78% di resa residua, chi dimostra che la cosa è dovuta alla qualità delle celle?)

Il surplus di energia elettrica che richiede la PdC (rispetto all'energia prodotta annualmente dal FV) mi costerà intorno ai 200 €/anno. Contemporanemente, ne risparmierò 1.200 di gas. Evito così di impiegare una risorsa fossile che percorre 15.000 km per arrivare a casa mia :-)

Paolo ha detto...

Senza l'Italia dei condomini, a quale percentuale di autosufficienza energetica potrebbe ambire il nostro paese?
Poca.
Non solo di leggi facilitative ma anche e soprattutto di tecnologia da rinnovabile meno costosa per gli stabili condominiali si avrebbe bisogno...

Frank Galvagno ha detto...

Paolo il problema che sollevi è cruciale. In Italia l'80% (ma potrebbe essere anche di più) della popolazione non vive in piccole case indipendenti, ma in condomini.

Ecco perchè, oltre a iniziative individuali, occorre sviluppare con un certo anticipo un'infrastruttura rinnovabile a supporto.
Centrali a biomassa che modulano la potenza in modo da garantire forniture notturne e da limitarsi durante il giorno (per il surplus FV), idroelettrico con ripompaggi via FV diurno (a non via nucleare francese), miniidro, eolico, kitegen ...

Terenzio Longobardi ha detto...

Ottimo lavoro, Franco. Un pò ti invidio, perchè nel Comune di Pisa, dove vivo, l'installazione dei pannelli solari, in particolare sui tetti del centro storico, è molto scoraggiata. Però l'isolamento del tetto mi sta dando ottimi risultati. E nel frattempo, ho messo gli occhi sul giardino del vicino, prima o poi gli proporrò il massimo della goduria energetica, una bella pompa di calore geotermica.

Frank Galvagno ha detto...

Caro Terenzio, è vero nei centri storici, e ancor più in città d'arte come Pisa la cosa è molto frenata.

D'altra parte, sarebbe bello che i nostri politici capissero l'importanza dal rinnovabile, non solo dicendo semplicemente "no" per motivi architettonici, ma promuovendo una generazione rinnovabile equivalente al mantenimento dell'intoccabile centro, per mezzo di apposite centrali decentrate (sembra uno scioglilingua) I:-)

Anonimo ha detto...

Un sistema curioso che avevo visto in un catalogo della Grammer Solar era il "pannello solare ad aria".
Vi è un piccolo modulo fotovoltaico che dà sufficiente energia per far girare un ventilatore integrato, aspira l'aria esterna e facendola passare nei condotti interni al pannello viene riscaldata.
Poi può essere inviata all'interno di ambienti da riscaldare.
Certo è un riscaldamento non sufficiente per l'inverno ma magari utile nelle mezze stagioni o in edifici isolati. Non necessita di alcun allaccio a reti idrauliche o elettriche, il pannello è completamente autonomo.
Insomma la tecnologia esiste ma il problema sono... i condomini!

David Addison ha detto...

Caro Frank,
di quel che sono riuscito a realizzare a casa in termini di risparmio energetico ne sai a sufficienza, visto che ti ho bombardato di notizie al riguardo. Se vuoi conoscere le prossime tappe scrivimi privatamente. Congratulazioni e benvenuto nel club del FV !
Maurizio T.

fausto ha detto...

Invidia nera....

Complimenti e buon proseguimento!

Resto pure io convinto che le difficoltà maggiori siano non tanto tecniche, quanto relazionali.

Unknown ha detto...

L'unico problema italico è che con lo "scambio sul posto", l'hanno un po' messo in quel.....
Perchè noi acquistiamo l'energia a 0,22 €/kWh circa, comprensiva di tasse e spese; il GSE ci rimborsa, invece, in centro-nord Italia circa 0,12 E/kWh.
Questo lo comunico ai clienti per correttezza.
Il calo dei prezzi compensa comunque abbondantemente lo scherzetto.
CIAO

Fabrizio

Frank Galvagno ha detto...

Fabrizio, il rimborso sui ti riferisci di 0,12 cent/kWh sarebbe quello dell'energia prodotta ma non consumata, se ho ben capito ...

Frank Galvagno ha detto...

Caro Maurizio, le informazioni tecniche, i tuoi consigli e l'esperienza dei lavori che hai fatto mi sono stati utilissimi sia sa un punto di vista pratico, che di incoraggiamento a perseverare nonostante l'incommensurabile forza di inerzia :-)

Anzi, se vuoi un momento che hai tempo e ispirazione potresti inviare un racconto-sunto dell'esperienza ... con un paio di foto ...

Unknown ha detto...

Caro Frank,
gli 0,12 è il rimborso che il GSE ti bonifica per i kWh immessi in rete e scambiati, ossia NON AUTOCONSUMATI istantaneamente.
Se produci 3000, ne autoconsumi istantaneamente, diciamo 1000, per le necessità durante il giorno (ti consiglio quindi di far funzionare gli elettrodomestici durante il giorno, quelli che puoi far funzionare). I 2000 che immetti in rete ti sono rimborsati dallo "scambio" ......sì ma a 0,12 €/kWh, mentre invece tu paghi l'energia 0,19-0,22 almeno.
Credo adesso di essere stato chiaro.
(non confondere ovviamente l'incentivo che è a parte e non c'entra in questo discorso).
Ho considerato una percentuale di autoconsumo max del 30%, perchè vedo che oltre è difficile raggiungere, almeno nella media di utenti che hanno i miei impianti.

Naturalmente il fotovoltaico conviene sempre alla grandissima! Ma è bene avere la guiusta informazione.
Lo "scambio" fino al 2008 era tutt'altra cosa, perchè i kWh che immettevi in rete li scalavi poi da quelli che consumavi (molto più giusto). Adesso, con la scusa dell'apertura del mercato a altri distributori d'energia, hanno trovato il modo di rimborsare solo i costi definiti dall'autorità, che sono ovviamente inferiori al reale. Più che uno scambio è una sorta di vendita d'energia non autoconsumata.
Ciao

Frank Galvagno ha detto...

Grazie Fabrizio per questo esempio molto chiaro e anche realistico.

Quindi, per chi come me ha fatto il fotovoltaico nel 2009 (e non nel 2008), prendendo come riferimento-modello i numeri del tuo esempio, perde 2000*(0,21-0,12) € = 180 € all'anno, su una redditività data dall'incentivo del GSE di circa 3000*0,43 = 1290 € annui

Fa circa un -14% = "sigh".

E' anche vero che gli impianti sono scesi in quel tempo di una % simile, ma forse non così tanto ...

Unknown ha detto...

Si esatto.
E forse, forse....non si arriva neanche proprio con precisione a quel 0,12.
Comunque anche per chi ha fatto l'impianto nel 2007-8 lo scambio sul posto è cambiato.
Lo scambio, il ritiro dedicato, ecc. si rinnovano di anno in anno. Se cambiano le regole, cambiano per tutti.
Solo il Conto Energia è fisso per 20 anni con convenzione firmata.
Quando ci saranno accumulatori validi, anche se adesso non sono già malaccio ma sono cari, sarà conveniente accumularsi l'energia per la sera e notte e staccarsi proprio dalla rete. A quel punto, però, non penso ci daranno incentivi...
ciao

Gianni Comoretto ha detto...

Anche da parte mia invidia da condomino.

Ho provato a forzare la mano, a ottenere un "nulla osta" da parte di alcuni condomini per aumentare la quota di tetto utilizzabile, ma i rimanenti sono stati tassativi: posso installare SOLO sulla mia quota di tetto. Che sono circa 8 mq, di tetto piano (quindi da tener presente ombre, ecc.). Non arrivo ad 1 Kwp e quindi ho lasciato perdere. Sto invece pensando ad un solare termico, con 3-4 mq dovrei cavarmela.