mercoledì, maggio 06, 2009

I dinosauri di cemento


L' Unité d'Habitation di Marsiglia, nota anche come "La Cité Radieuse", progettata e costruita da Le Corbusier a partire dal 1945. Questo dinosauro di cemento armato è stato il prototipo di molta dell'architettura popolare moderna.


Anni fa, mi è capitato di vivere in Francia, a Marsiglia. L'edificio dove abitavo, come molti altri nella zona, aveva un sistema di raccolta dei rifiuti che si chiamava "vide-ordure" (svuota immondizia). In cucina, c'era uno sportellino che, aperto, mostrava un vano in cui si poteva mettere il sacchetto dei rifiuti. Richiuso lo sportellino, si sentiva il sacchetto precipitare giù per una conduttura verso profondità plutoniche dove veniva fatto sparire, non era dato di sapere come.

Il vide-ordure era abbastanza comune negli edifici di Marsiglia. Mi risulta che sia stato l'eredità dell'opera di Le Corbusier, che aveva costruito, a poca distanza da casa mia, la sua "Unité d'habitation", nota in città più che altro come la "cité radieuse". Non so se sia stato Le Corbusier a inventare il vide-ordure, ma era stato sicuramente uno dei primi architetti ad adottarlo.

La Citè Radieuse non era notevole soltanto per il suo sistema interno di trasporto dei rifiuti. Era un concetto completamente nuovo dell'archiettura abitativa. Per molto tempo, nessuno, o quasi, aveva veramente pensato a fare delle abitazioni "per il popolo". L'architettura era qualcosa per i ricchi, i poveri si dovevano arrangiare in baracche malsane. Ma, in un epoca di grandissima espansione demografica e di inurbamento della popolazione come era l'Europa nella prima metà del ventesimo secolo, Le Corbusier si era posto il problema di come gestire in modo razionale gli agglomerati urbani che stavano nascendo un po' ovunque. A questo problema, gli americani nel dopoguerra rispondevano con infinite distese di casettine, l'automobile privata e i grandi centri commerciali: era la "suburbanizzazione" spinta della società. Le Corbusier aveva pensato a una soluzione diversa, più adatta per un'Europa che, a quel tempo, era ancora povera e poco motorizzata. L'Unité d'habitation era una vera "città verticale." Conteneva al suo interno negozi, scuole e altri servizi che dovevano ricreare un villaggio interno che gli abitanti potevano raggiungere con gli ascensori, senza bisogno di altri mezzi di trasporto.

Senza dubbio, Le Corbusier vedeva l'edificio come un qualcosa di organico, non soltanto un villaggio verticale, ma addirittura una vera e propria creatura vivente. Aveva un senso, in questa visione, che l'edificio avesse una specie di tratto intestinale: il vide-ordure che depositava i rifiuti in una buia cantina come se fossero escrementi del grande dinosauro. Era il massimo del concetto di rifiuto inteso come "immondizia", una cosa che non si poteva portare in giro per le scale in qualche bidone puzzolente. La si doveva vedere e toccare il meno possibile, per questo la si faceva scomparire in una tana buia, attraverso dei condotti invisibili.

Ma il vide-ordure non era il solo tratto quasi biologico del dinosauro di cemento di Le Corbusier, che era avanzatissimo per i suoi tempi. Per esempio, aveva un sistema di ventilazione interno - cosa inusitata per quell'epoca. Lo possiamo considerare l'equivalente archiettonico dei polmoni biologici. Ci potremmo divertire con le analogie fra architettura e biologia, non solo nell'opera di Le Corbusier. Il sistema idrico e l'acqua sanitaria, per esempio, sono equivalente al sistema urinario; il gas naturale e l'elettricità che portano energia in tutti gli appartamenti sono l'equivalente dei globuli rossi che portano energia all'organismo, eccetera.

Come i dinosauri avevano scoperto al loro tempo, ci sono dei vantaggi a essere grossi e massicci. Le grandi dimensioni favoriscono il mantenimento di temperature interne costanti senza pesare troppo sul metabolismo. Ma essere grossi e massicci significa anche essere specializzati avere delle forti esigenze. I dinosauri dell'epoca mesozoica non si adattarono bene ai cambiamenti climatici che si verificarono alla fine del Cretaceo e si estinsero. I dinosauri di cemento del ventesimo secolo potrebbero fare la stessa fine a breve termine.

Se un vantaggio dei grandi edifici di cemento armato è quello di aver bisogno di relativamente poca energia per essere scaldati, hanno anche degli enormi problemi. Il principale è la dipendenza totale da flussi di energia e di materia dall'esterno. Un appartamento senza acqua per due giorni diventa già invivibile. Senza elettricità, e quindi senza aria condizionata, gli appartamenti ai piani alti diventano forni crematori in estate e comunque sono impraticabili in mancanza di ascensori. Nonostante il lavoro pionieristico di Le Corbusier, la qualità dell'aria interna degli edifici moderni lascia spesso a desiderare. Negli edifici commerciali e pubblici ci sono sistemi di ventilazione conformi a delle norme internazionali, ma nella maggior parte degli edifici abitativi queste norme non sono richieste e - comunque - sono del tutto ignorate. Si sa molto poco degli effetti sulla salute umana di questo inquinamento interno, ma è sicuramente un problema altrettanto grave quanto trascurato. Il tentativo occasionale di rendere "più efficienti" queste abitazioni dal punto di vista del riscaldamento si risolve spesso nel sigillarle, peggiorando ulteriormente la qualità dell'aria interna. E, ancora, in mancanza di energia elettrica, la ventilazione si ferma e l'edificio diventa invivibile.

I problemi si fanno più gravi se consideriamo tempi lunghi e la probabile futura carenza di risorse. Se un edificio in cemento armato manca di manutenzione per qualche anno, si trasforma in una entità cavernosa, buia, fredda, umida e puzzolente. L'intonaco, se c'è, va a pezzi (e, non per nulla, Le Corbusier non lo aveva previsto). Lo stesso cemento armato tende a degradarsi se non è stato costruito correttamente: miscelando ferro e cemento della giusta qualità e nelle giuste proporzioni. Il cemento di Le Corbusier ha retto bene a cinquant'anni di vita, ma chi può dire come siano stati costruiti tantissimi edifici più moderni che - per ora - stanno in piedi; ma per quanto tempo? Il giorno in cui crolleranno sapremo se dentro il cemento c'era tondino di ferro oppure rete da pollaio, oppure proprio niente. Nel recente terremoto in Abruzzo, si è visto come le norme anti-sismiche, teoricamente esistenti, tendono ad essere ignorate.

Persino il vide-ordure, meraviglia tecnologica degli anni '50, si è rivelato un disastro. Già negli anni '70, quando abitavo a Marsiglia, c'erano delle grosse difficoltà con questi sistemi per via del grande aumento nella quantità di rifiuti prodotti. A casa mia, il vide ordure funzionava, ma quelli della cité radieuse, più vecchi e con delle condotte troppo strette, erano ostruiti e inservibili. Mi è parso di capire che molti anni dopo i condotti sono stati ripristinati, utilizzando probabilmente delle tubazioni più capienti. Ma, anche se oggi funziona di nuovo, l'idea del vide-ordure rimane un concetto che fa a botte con i concetti moderni di differenziazione del rifiuto. Il grande dinosauro soffre di stitichezza.

Si possono salvare i dinosauri di cemento? Probabilmente no. Corrispondono a un concetto abitativo che ormai si sta facendo obsoleto: grandi concentrazioni urbane abitate da quelli che Le Corbusier chiamava gli hommes en serie, gli uomini in serie. Operai tutti uguali che tutte le mattine andavano a lavorare in fabbrica, tutti insieme, per poi tornare la sera nella loro unité d'habitation, sempre tutti insieme e tutti uguali. Un mondo che era ottimizzato per lo sfruttamento efficiente di risorse naturali che, allora, erano abbondanti. Ma già oggi questo modello comincia a diventare obsoleto.

Con il "rientro" demografico e previsto per i prossimi anni, e già in atto per l'Italia e molte società cosiddette "ricche", ci troveremo rapidamente in grave difficoltà a mantenere in efficienza i grandi dinosauri di cemento. E' probabile che ben presto decideremo di abbandonarne una gran parte che saranno lasciati a marcire; inabitati e inabitabili, finché non crolleranno.

In fondo, i nostri antenati sono vissuti in capanne e tende per almeno centomila anni e solo per un paio di secoli in edifici multipiano. Le casette - tanto aborrite da una certa scuola di architettura - sono meno efficienti in termini di riscaldamento, ma sono più resilienti, richiedono meno risorse e meno manutenzione, sono più facilmente riparabili e il giardino si può trasformare in un orto dove si possono coltivare ortaggi e patate. E non c'è bisogno del vide-ordure, così sei sicuro che non si intaserà mai!












13 commenti:

Francesco Ganzetti ha detto...

Salve prof. Bardi : lei parla di rientro demografico, forse intendeva decrescita del tasso di natalità ( Se non ero siamo attualmente ad 1,3 figli per donna italiana ) : abbiamo appena superato i 60 milioni di italiani, più agggengerei un altro paio almeno di immigrati irregolari; c'è poi da considerare la "gobba lunga" della curva demografica dei paesi occidentali per aumento vita media...
Il rientro demografico lo vedremo solo fra 30 anni....

Per quanto riguarda il tema di ina edilizia sostenibile, vedrei bene case in legno singole che sfruttino al meglio anche il riscladamento passivo .
( Esposizione ampie superfici vetrate a sud ).
Il problema, anche per quanto riguarda una ediliza il più possibile sostenibile , è sempre quello : siamo in troppi e non possiamo permetterci casette singole non mangiandoci altro suolo potenzialmente da destinare ( o recuperare ) al settore primario, cioè agricoltura.
Anche per questo, last but not least, urge un forte taglio alla spesa sanitaria per gli ottuagenari ed oltre. ( E tante altre cose....)

Anonimo ha detto...

mauriziodaniello

Il "tratto intestinale" è diffuso in tutta Europa !

Per il fattore delle tubature strette si procedeva con una palla da bowling lanciata dall'ultimo piano :-))

Mentre adesso viene usata solo per l'umido (dove si differenzia) e dunque non soffre più d'intasamento !

Ma le alte spese stanno rendendo questi "dinosauri" già mezze deserte.

Ciao

Anonimo ha detto...

Secondo me il collasso dell'occidente si manifesterà in collasso della logistica elementare a cascata, luce, gas, acqua, rifiuti, trasporti,telefonia, internet, manutenzione elementare delle cose. All'improvviso, così, senza un perchè

Ugo Bardi ha detto...

secondo me, il rientro demografico comincia già da ora. Con la crisi economica, gli immigrati cominceranno a rientrare ai loro paesi, o comunque a non vedere più l'Italia come un paese interessante. Dopodiché, vedremo lo stesso effetto che si è visto in Unione Sovietica, cioè una rapida riduzione dell'aspettativa di vita dovuta sia al peggioramento della dieta che al collasso del sistema sanitario. Risultato: calo della popolazione. Non dovremo certamente aspettare 30 anni per vederlo. Ah.... se interessa, nel 2008 l'aspettativa di vita in Italia è ancora rimasta stazionaria. Non siamo ancora al crollo. Per ora.

Anonimo ha detto...

Mi piacciono questi spunti che prendi da un momento del tuo vissuto sviluppando un quadro vasto di riflessioni.
Bella capacità di portare consapevolezza in ogni aspetto delle nostre vite....
Corbusier molto ispirato dalla funzionalità e il rigore dell' architettura tradizionale dei giapponesi ( visto che ti hanno influenzato anche a te ) ma evidentemente manifestandosi con con criteri di altro genere.
A vedere oggi le "eco-torri" giganteschi energeticamente autosufficienti (vento e sole), non so sé ti sei mai informato in questa direzione. Tutti quei problemi accennati sembrano affrontati ...o almeno una bella parte. Sono in costruzione e progettazione vere città rinchiuse in torri giganteschi che ospitano decine di migliaia di persone ( guarda Foster ). Da fantascienza - anche come estetica.

Saluti Maria

Anonimo ha detto...

Aggiungo - giusto perché mi veniva in mente leggendo l'articolo

Thoughts on Global Warming: Crystal City - World's Biggest Building Coming to Moscow, and It's Going to Be Eco-Friendly
http://thoughtsonglobalwarming.blogspot.com/2008/01/crystal-city-worlds-biggest-building.html

Maria

Anonimo ha detto...

C'era un ingegnere italiano che queste cose le diceva...57 anni fa...

Se gli Ebrei, popolo eletto a sfottere gli altri, hanno inventato la storiella della Torre di Babele, l'hanno ben trovata. Essa si è riprodotta ai tempi nostri quando si è trattato di erigere sull'East River, a New York, l'ultrapalazzo sede degli uffici delle Nazioni Unite. Ha 5.400 finestre, e solo per pulire i vetri il superstato mondiale spende all'anno 63.000 dollari ossia 50 milioni italiani.

Furono convocati venti architetti di quindici diverse nazioni, e altro che confusione delle lingue! Il verticalista nazionalista (?) Le Corbusier la vinse sul prossimo a morte naturista Wright, che scrisse: coltivate erba dove volete fare il grattacielo... Disegnato il velario di 97 metri di base per 165 di altezza su 40 piani, spesso pochi metri tra le due testate chiuse, e con le due grandi facciate tutte vetrate, Le Corbusier trionfò; ma dovette accapigliarsi con lo Svedese, l'Inglese e il Russo che gli dimostrarono che un simile parallelepipedo sarebbe stato un forno di estate e una ghiaccera d'inverno, a meno di non spendere in un impianto di aria artificiale una cifra annua di milioni di dollari. Allora il Le Corbusier avrebbe proposto di "avvolgere" tutta la costruzione in una doppia parete esterna di vetro e acciaio, tenendo le finestre "effettive" chiuse in sempiterno, e facendo circolare nella intercapedine una corrente di aria fredda o calda. La pianta uomo in serra. Ma questa fodera non è stata eretta, e si va avanti con il condizionamento, una delle più eleganti prese in giro contemporanee, che ha eliminato una vecchia illusione: qualcosa che non si paghi esiste, ed è l'aria che si respira.

Non dobbiamo essere soli ad essere un po' tocchi, se un certo Lewis Mumford, critico tecnico del non rivoluzionario "New Yorker" ha saputo scrivere: la costruzione di Corbusier e colleghi è un fragilissimo risultato estetico, simbolo non dell'età moderna, ma di un'epoca di traballanti finanze e di speculazioni su larga scala. Ma appunto! precisiamo noi, l'autentica età moderna.

Il fatto è che, sebbene i suoli delle grandi città, per riflesso dell'assurdo economico che sta alla base del concentramento capitalista, e della demenza urbanizzatrice, abbiano raggiunto valori folli, al punto che (in un'area come quella) forse in un locale vi è venti volte più spesa di suolo che spesa di costruzione di primissimo rango, in materiali e lavoro, e quindi "conviene" a questo regime di classe il verticalismo bestiale; la pratica ha provato che tutti gli innumeri "impianti tecnologici" che arredano un moderno fabbricato: acqua, gas, luce, energia, riscaldamento, condizionamento, ascensore, telefoni, ecc. ecc. non funzionano bene oltre dieci o dodici piani, e per un maggiore campo di azione si bloccano troppo spesso, lasciando tutti senza i servizi, sicché è convenuto avere per tutti questi rami una centrale autonoma per ogni gruppo di piani. Ed allora il palazzo dell'ONU non è una unità, non è un edifizio, non merita il nome di "opera" nel senso classico: sono quattro edifizi banalmente poggiati l'uno sull'altro, con la sola conseguenza che le fondamenta e le ossature del primo lavorano stupidamente a sopportare un peso quattro volte maggiore. Se da tutti gli angoli della terra i fessi, noi fessi, abbiamo pagato per questo, ci sarà lieve pensare che la società di domani apporrà sul mostro luccicante al sole una scritta: qui è il simbolo di una umanità cogliona.

http://www.quinterna.org/archivio/1952_1970/politica_costruzione.htm

Anonimo ha detto...

Infatti in Lombardia. Edilizia mani libere ai comuni. Da leggere su
eddyburg.it. Invece di fermare l'avanzata del cemento...Sempre per
pubblica utilità vogliono rilanciare il settore. Quando si dovrebbe fermare definitivamente il
consumo del territorio. La cosa avverrà comunque quando sarà totalmente ricoperto di case. Sempre in nome della crescita.

Ugo Bardi ha detto...

Cara Maria, personalmente ho l'impressione che "eco-torri" sia un ossimoro; una contraddizione in termini. Ci sono degli architetti che fanno del loro meglio per rendere ecologiche le grandi costruzioni. Per esempio, c'è un architetto olandese che conosco che sta cercando di introdurre le "composting toilets" per gli edifici abitativi. In Olanda, sembra che abbia ottenuto qualche risultato, ma è una battaglia in salita. Ti immagini proporre qualcosa del genere dalle nostre parti? Insomma, secondo me i grandi edifici di cemento sono condannati altrettanto bene di quanto non lo erano i dinosauri alla fine del Cretaceo. Conosco architetti che questa cosa sembrano averla capita, per esempio Anna Conti sta progettando delle "unità abitative" che sono l'opposto del concetto di Le Corbusier. Piccole unità, facilmente spostabili, se necessario impilabili una sull'altra, autonome il più possibile. Secondo me, questa e la strada per togliersi dal disastro in cui ci siamo messi (ma non è cosa ovvia)

Alessandro ha detto...

Mannaggia Ugo, ma così vorresti dire ke il Monolite dell'Isola di Eden è morto prima ancora di sorgere ???
Condivisibile il nn apprezzamento x gli edifici alveare o i grattacieli spreca energie ma mettere tutto sullo stesso piatto mi sembra un pò estremista nn trovi ?
Una forzatura parlare poi di ossimoro x le eco-torri, nn capisco xkè sia possibile la casa passiva autosostenibile e nn la stessa idea ma in forma di grattacielo magari senza arrivare agli attuali record di 700/800 metri.

Ugo Bardi ha detto...

Bisognerebbe per prima cosa sapere cos'è il monolite dell'isola di Eden. A parte questo, è questione di gusti. A me piace il contatto con la terra. Per me è meglio una baracca in un campo nomadi che un appartamento supersofisticato in un'ecotorre. A ognuno le sue preferenze - ma il tutto mi fa venire in mente un vecchio romanzo di Robert Silverberg dove la gente viveva in torri immense che ospitavano centinaia di miliardi di persone. Era un mondo in cui erano andati persi tutti i diritti umani. salvo quello di riprodursi. Come si intitolava? Boh? Mi verrà in mente

Anonimo ha detto...

Bardi: "Con il "rientro" demografico e previsto per i prossimi anni, e già in atto per l'Italia e molte società cosiddette "ricche" [...]"

Quel "rientro" non solo non esiste, ma esiste in senso opposto: la popolazione in Italia continua a crescere di diverse centinaia di migliaia di persone l'anno. Non dimenticatelo MAI. E, se non lo avete dimenticato, non mentite.

Anonimo ha detto...

"la popolazione in Italia continua a crescere di diverse centinaia di migliaia di persone l'anno. Non dimenticatelo MAI. E, se non lo avete dimenticato, non mentite."

Spiacente dirlo ma secondo ISTAT la popolazione Italiana (anche comprendendo le persone estere) NON cresce da ANNI !

Ciao