Una delle caratteristiche dei tempi poco entusiasmanti che stiamo vivendo è la mediocrità delle classi dirigenti e la scomparsa di figure guida nel campo politico ed intellettuale, capaci di guardare con lungimiranza al futuro della società e di precorrere nei giudizi i tempi. In un articolo precedente, avevo riproposto la figura e il pensiero innovativo di un grande politico di sinistra, Enrico Berlinguer. Ora, in occasione del centenario della sua nascita, avvenuta il 22 aprile 1909, voglio ricordare un altro grande italiano di cultura diametralmente opposta a quella di Berlinguer, quella liberale, capace come pochi di analizzare e stigmatizzare (purtroppo con scarso successo) i vizi di noi italiani. Si tratta di Indro Montanelli. Lo voglio fare rubando una citazione di un suo scritto che non conoscevo, da una lettera del Sig. Mauro Luglio al giornale Il Sole 24 Ore:
“La crisi è generale. Ne soffrono la Germania, l’Inghilterra, la Francia. Ne soffrono gli Stati Uniti. Ma mentre in questi paesi, da quando la crisi è cominciata, tutti ne hanno preso coscienza e vi si sono sentiti coinvolti, noi italiani abbiamo considerato la crisi come un problema altrui e abbiamo seguitato a vivere e a consumare come se la crisi non ci fosse. Diceva il grande Einaudi che la “scienza” economica non esiste: esiste solo il buon senso applicato all’economia. E il buon senso ci dice in questo caso due cose. Primo: che nel tunnel della crisi ci siamo cacciati perché da almeno un paio di decenni viviamo tutti al di sopra dei nostri mezzi. Secondo: che per venirne fuori bisogna fare esattamente il contrario, cioè lavorare di più e guadagnare e spendere di meno. Questa corsa pazza dietro il superfluo conduce non soltanto alla rovina, ma anche all’insoddisfazione perpetua”.
Queste parole di Montanelli di straordinaria attualità risalgono a ben 25 anni fa e ci fanno riflettere su come l’intelligenza non abbia colore politico.
“La crisi è generale. Ne soffrono la Germania, l’Inghilterra, la Francia. Ne soffrono gli Stati Uniti. Ma mentre in questi paesi, da quando la crisi è cominciata, tutti ne hanno preso coscienza e vi si sono sentiti coinvolti, noi italiani abbiamo considerato la crisi come un problema altrui e abbiamo seguitato a vivere e a consumare come se la crisi non ci fosse. Diceva il grande Einaudi che la “scienza” economica non esiste: esiste solo il buon senso applicato all’economia. E il buon senso ci dice in questo caso due cose. Primo: che nel tunnel della crisi ci siamo cacciati perché da almeno un paio di decenni viviamo tutti al di sopra dei nostri mezzi. Secondo: che per venirne fuori bisogna fare esattamente il contrario, cioè lavorare di più e guadagnare e spendere di meno. Questa corsa pazza dietro il superfluo conduce non soltanto alla rovina, ma anche all’insoddisfazione perpetua”.
Queste parole di Montanelli di straordinaria attualità risalgono a ben 25 anni fa e ci fanno riflettere su come l’intelligenza non abbia colore politico.
8 commenti:
Credo che se anche l'Italia è molto cambiata da allora gli italiani siano sempre gli stessi. L'Italia è l'unico paese al mondo in cui l'opposto di onesto non è disonesto ma "furbo"
Andrea De Cesco
Giusto Terenzio.
Il buon senso, la razionalità e lo spirito critico non sono inscrivibili in un partito, o in una religione.
La "parte buona", quella ideologica e ispiratrice di movimenti politici e religiosi ha ideali molto validi e profondi, che però sono applicati da esponenti di influenza marginale, che a volte risultano addirittura dare fastidio (mi viene ad esempio in mente don Milani).
Il problema è che le gerarchie e le sovrastrutture fanno la parte del leone (da punto di vista decisionale) e danno luogo a quell'ambiente generale caratterizzato da scarsa trasparenza, intersezioni di interessi, contraddizioni e inerzia dei privilegi.
Montanelli appartiene a quella generazione che ha dato vita ai padri costituenti. Era una classe politica vaccinata da vent'anni di dittatura,che riteneva di dover indirizzare e guidare i cittadini verso una evoluzione anche con passaggi impopolari.Oggi siamo in una fase di decadenza etica della società che si riverbera sulla clesse politica.Non sono i "valori" ma i sondaggi a condizionare le scelte; e così anche il buon senso deve farsi da parte e lasciare via libera a nani e ballerine. De Filippo diceva
" 'à da finì la nuttata"....
http://www.youtube.com/watch?v=2b_Jr3z3LUI
Ho adorato Montanelli, ma un appunto ora lo vorrei fare.
Lavorare di più va bene, ma con criterio. L'Italia ha reagito alle crisi anni 70 divenendo una depandance industriale per nazioni più ricche: in pratica, vendiamo il nostro lavoro in cambio di combustibili. Abbiamo certamente preso a lavorare di più, abbiamo perso garanzie sul lavoro e nella vita, abbiamo visto aumentare la povertà e calare il monte paghe dei salariati, ma tutto questo lo abbiamo fatto solamente per continuare a stendere catrame e riempire serbatoi. Ridicolo.
Questo modo di lavorare di più ci porta alla rovina: dobbiamo imparare a reinvestire il nostro lavoro in azioni che ci rendano meno dipendenti dagli altri.
Altrimenti questa nazione non potrà far altro che crollare assieme ai suoi inaffidabili fornitori di antico carbonio. Indipendentemente da quante ore avremo lavorato e da quanto saremo divenuti poveri e parsimoniosi.
fausto
Maragi, ci fosse oggi una destra che si rifacesse sul serio agli scritti e al pensiero del grande Indro Montanelli...
Sono contrario a queste santificazioni postume. Leggevo Il Giornale di Montanelli fin dagli anni 70, perchè mi entrava in casa tutti i giorni (e quindi non solo negli ultimi anni, quando si separò dal suo editore che comunque lo aveva mantenuto per 20 anni in perdita). Questa destra è comunque anche sua figlia, anche se illegittima. E forse non si ha memoria della quantità di arroganti stupidaggini che scrisse sulle questioni ambientali, aiutato da Granzotto (ben prima del genio inarrivabile di Battaglia). Una volta si spinse a scrivere che era ridicolo continuare a preoccuparsi della sparizione delle foreste: anche il grano assorbiva CO2. Poi ci si stupisce? Se questo era il "migliore", figurarsi gli altri.
Se su varie cose aveva buonsenso, l'antiambientalismo diffuso di oggi deriva anche da Montanelli.
Colpa dei verdi.
Andrea
Montanelli non è mai stato un ambientalista e come poteva esserlo? Era nato nel 1909 ed ha vissuto gran parte della sua vita in un periodo in cui il problema ambientale non era minimamente percepito. L'ambientalismo è nato in Italia quando aveva quasi 70 anni. Inoltre, non ho mai condiviso la sua adorazione per il modello politico e sociale americano. Però, l'uomo di grande spessore intellettuale si vede quando è capace di andare oltre la propria cultura e intuirne gli errori. E mi sembra che Montanelli, anche nelle parole che ho citato, avesse questa capacità.
Poi, penso anch'io che la colpa principale dell'antiambientalismo italiano siano da individuare nei verdi stessi, o perlomeno nell'involuzione integralista e massimalista del movimento.
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