Quanto scoramento in questi ultimi mesi per chi ha intuito la teoria del picco della produzione petrolifera: nonostante i tagli alla produzione dell'OPEC e degli altri Paesi produttori, le difficoltà nella capacità di raffinazione delle qualità via via meno pregiate di greggio, i prezzi che da fine agosto tendono costantemente al ribasso insinuano più di un dubbio sull'imminenza del peak oil, dunque:
Contrordine Peakoilers! Il prezzo scende, il picco è ancora lontano!?
No, non credo che il prezzo del barile, se osservato in un breve periodo, rifletta da vicino le tendenze reali che i lettori di questo blog intuiscono bene. Perché no? Perché il prezzo del barile non salta fuori dall'incontro tra fantomatiche domanda e offerta di una miriade di piccoli operatori! Infatti, penso ci siano alcuni elementi da tenere sempre a mente.
Il prezzo del barile è determinato essenzialmente dalla speculazione finanziaria, che ha luogo nei principali Paesi consumatori di risorse, USA in testa; ma questi speculatori hanno un orizzonte temporale molto breve, già qualche settimana costituisce il lungo periodo. Poi i loro feelings sono dettati dalla lettura veloce e acritica di report di poche righe, realizzeranno il picco e lo tradurranno in movimenti di prezzo solo quando qualcuno dirà loro di farlo!
Il prezzo del barile in fondo non riflette affatto anche su un periodo di diversi mesi ciò che la realtà delle quantità in gioco ci suggerirebbe. Per esempio, può essere controllato attraverso l'artificio della moneta, e la massa monetaria americana non è più di dominio pubblico casualmente da alcuni mesi! Poi un pò di complottismo non guasta, governi e multinazionali possono manovrarlo per fini geopolitici o semplici tattiche elettorali (qualche spunto qui e qui, grazie a Debora Billi).
3) infine, un prezzo che rifletta le teorie peakoil significherebbe il panico dalle parti delle borse finanziarie: da quelle parti sono molto affezionati al paradigma della crescita illimitata, Limits to Growth non è sulle loro scrivanie! In generale, il prezzo attualizza anche e soprattutto le previsioni sugli scenari futuri, basati appunto sulla proiezione in avanti del passato, un pò come fanno i Maugeri&Co., quindi perché stupirsi?!
Il prezzo del barile riflette la realtà della produzione e del consumo solo se osservato su un periodo abbastanza lungo perché le tendenze reali possano manifestarsi. Insomma lo sappiamo, sono le quantità che contano!
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1 commento:
Una considerazione... qualcuno mi puo' dire se e' completamente fuori strada, banale, o che cos'altro?
Mi chiedevo quale fosse il motivo per cui il prezzo del petrolio dovrebbe essere determinato da una componente speculativa per cui "qualche settimana e' gia' lungo termine", piu' che dagli effetti a lungo termine dovuti all'esaurimento delle risorse del pianeta.
Andando a guardare su wikipedia:
http://en.wikipedia.org/wiki/Global_strategic_petroleum_reserves
vedo che gli Stati Uniti hanno riserve strategiche che possono coprire 60 giorni di importazioni, e i 26 membri della International Energy Agency ne avrebbero in totale per 90 giorni, sempre di importazioni.
Oggettivamente due-tre mesi di riserve strategiche mi paiono pochini, per una risorsa che e' in sostanza insostituibile. Questo significherebbe che, effettivamente, un calo di produzione dovuta a un qualsiasi guaietto politico puo' davvero mettere sotto pressione gli importatori di petrolio.
Magari gli speculatori hanno ragione a preoccuparsi piu' degli uragani o delle guerre, che degli effetti a lungo termine del picco.
Vi sembra che fili come ragionamento?
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