lunedì, novembre 06, 2006

Carbone: un Cargo Cult?

Da dove verrà il carbone? Una domanda legittima di fronte alle recenti proposte di ritornare al carbone per la produzione di energia elettrica in Italia. A queste proposte molti rispondono facendo notare che il carbone è sporco, inquinante e che emette gas serra più di ogni altro combustibile. Tutto vero, ma è anche vero che se fossimo in una vera emergenza da mancanza di gas e petrolio, potremmo anche ragionare che attaccarci a una sorgente che, ci viene detto, è ancora abbondante, sia l'unica speranza per evitare di rimanere al buio e al freddo. Ma siamo sicuri che troveremo carbone da bruciare, qui in Italia, paese che di carbone sul territorio nazionale non ne ha mai avuto in quantità sufficiente? O non stiamo piuttosto mettendo su un "Cargo Cult;" templi vuoti in attesa di un combustibile che non arriverà mai?

Anche se il carbone fosse abbondante come si dice, non parrebbe cosa molto intelligente sostituire la nostra attuale dipendenza da combustibili che ci arrivano da paesi lontani (gas e petrolio) con un altro combustibile che arriva da paesi lontani. Si, perché l'Europa di carbone estraibile ormai non ne ha quasi più. Quello che resta è ormai talmente caro che non vale la pena di estrarlo. Il carbone inglese, quello che ha dato origine alla rivoluzione industriale, ha avuto il suo picco di produzione nel 1923 e da allora è in declino, oggi la produzione è ridotta a meno di un decimo di quella che fu ai tempi d’oro. La produzione tedesca ha piccato negli anni 40 ed è anch’essa ridotta a valori minuscoli. La produzione francese ha piccato nel 1958 e dal 2004 è ridotta a zero: dopo due secoli e mezzo di sfruttamento, in Francia non si produce più un grammo di carbone. Anche il carbone polacco è ormai in declino terminale. Tutto il carbone che avevamo in Europa, ce lo siamo letteralmente "fumato".

Dato che in Europa di carbone non se ne estrae quasi più, lo dovremo allora importare da paesi lontani. A qualcuno questa cosa non fa particolarmente impressione, per esempio Daniele Capezzone, segretario di radicali italiani, ha dichiarato l'11 Agosto scorso.

" ....appare invece da giocare la carta del carbone (senza sottovalutare il problema delle emissioni, che può essere tuttavia affrontato in modo ragionevole; e -soprattutto- sapendo che nel mondo ci sono una cinquantina di paesi fornitori, e quindi difficilmente potremmo esserne "strangolati")"

A parte la frase che il problema delle emissioni del carbone va "affrontato in modo ragionevole" (preoccupante), dire che ci sono una cinquantina di "paesi fornitori" è proprio una fesseria. La IEA lista nove paesi che esportano carbone in Europa. Un esame della lista, comunque, mostra che diversi di questi paesi sono in declino terminale di produzione, come l'Indonesia, la Polonia e la Cina (che comunque ha bisogno di carbone per la propria industria). In altri casi, come negli Stati Uniti, la produzione di carbone è ormai quasi tutta di lignite, carbone di bassa qualità che si può usare localmente ma che non ha senso esportare a lunga distanza.

In sostanza, i paesi che ci potrebbero fornire carbone sono al massimo tre o quattro, fra questi i principali potrebbero essere l'Australia e, vedi caso, la Russia, proprio il paese dalla cui dipendenza energetica vorremmo liberarci!

Davvero un Cargo Cult?




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