domenica, novembre 05, 2006

La Morte del Drago Lomborghiano

Mark Lynas sul "New Statesman" commenta il rapporto Stern sul clima. E' un rapporto rivoluzionario sotto molti aspetti che segnala un deciso cambio di politica del governo britannico. Secondo Lynas, "Nicholas Stern si mette l'armatura completa, parte a cavallo e uccide il drago Lomborghiano" e "Per molti anni, infatti, lo statistico danese Bjorn Lomborg aveva generato attenzione non giustificata sulla stampa con le sue riunioni di economisti famosi che avevano dichiarato che il cambiamento climatico è troppo costoso e che sarebbe meglio spendere i soldi da qualche altra parte."

Decisamente un po' troppo paragonare Bjorn Lomborg, persona di modestissime capacità intellettuali, a un "drago", bestia dopotutto nobile e capace di volare, cosa che Lomborg non riesce certamente a fare (intellettualmente). Semmai, Lomborg si potrebbe paragonare a un serpente a sonagli, animale non possente ma velenoso e capace di fare molto male. Che qualcuno, novello San Giorgio, gli abbia schiacciato la testa sotto il tallone corazzato (metaforicamente) è cosa buona e giusta, anche se non è escluso che la creatura non possa essere ancora viva e capace di mordere.

Da noi, abbiamo un lomborghiano che continua a sostenere esattamente le cose che il rapporto Stern ha cosi' pesantemente demolite: Franco Battaglia. Figura ancora più modesta intellettualmente di Lomborg. Battaglia, come drago non ci sta proprio e nemmeno come serpente a sonagli. Semmai un lucertolone, di quelli che San Giorgio corazzato non considerebbe degni del suo spadone.

Ci si scherza sopra, ma fra scherzi e discorsi, probabilmente è comunque troppo tardi per evitare la catastrofe climatica - questa è la tesi di Lynas e probabilmente ha ragione. In fondo, abbiamo dato ragione ai draghi e ai serpenti.


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Mark Lynas checks the maths and finds the targets seriously inadequate

by Mark Lynas


New Statesman (November 06 2006)



If someone had told me, just six months ago, that the UK government would be sponsoring a major report which - in Tony Blair's words - "demolishes the last remaining argument for inaction on climate change", I would have refused to believe it. Yet, so it came to pass with the publication of the Stern report. In accepting the report's findings, the government achieved several things at once. First, it regained ground lost to the Tories and countered David Cameron's dog-sled photo opportunity in the Arctic. Second, it suggested that Gordon Brown - as the man who commissioned Lord Stern and who introduced several proposals at the report's launch - would be a prime minister who "gets it" on climate.

Last, and most usefully, the government has helped environmentalists tear down the last bastion of climate-change denial: economics. For several years the Danish statistician Bjorn Lomborg has generated unwarranted press attention with his gatherings of famous economists who have declared that climate change is too expensive to tackle and that we would be better off spending the money elsewhere.

Now, Nicholas Stern has ridden out in full armour and slain the Lomborgian dragon. His 700-page report entirely demolishes that last ditch of climate-change denial - that the world "cannot afford" to cut fossil-fuel emissions. Stern points out that the potential cost comes in at roughly one per cent of global GDP, a tiny price to pay for averting the greatest crisis ever to face human civilisation.

Read all at:

http://www.newstatesman.com/200611060015

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