lunedì, novembre 13, 2006

Perché la Cina ci fa le scarpe?

Quando parlo di petrolio in pubblico, cerco di far capire come la maggior parte dei problemi che abbiamo è dovuta al peso delle importazioni di petrolio e di materie prime sulla nostra economia. La crisi che ci troviamo a fronteggiare, il triste spettacolo di questa finanziaria in cui tutti tirano dalla loro parte e nessuno è disposto a fare il pur minimo sacrificio; tutto questo deve avere una ragione. Questa ragione non può che essere alla base; la nostra economia è come una macchina che non funziona bene e che vari meccanici cercano di aggiustare senza che nessuno di loro, finora, si sia accorto che il problema è cha manca il carburante.

Tuttavia, una domanda che mi arriva spesso dal pubblico è qualcosa tipo "Professore, lei ci ha parlato di petrolio, ma il problema vero è un altro: è la Cina che ci sta facendo le scarpe e ci sta portando via tutti i mercati"

Ma la questione della concorrenza cinese non è in contraddizione con la spiegazione petrolifera della crisi. In realtà, sono due facce della stessa medaglia. Domandiamoci, infatti, come mai la Cina ci sta facendo le scarpe. Che cos'hanno i Cinesi più di noi? Sono più bravi, piu' intelligenti, o cosa? Certo, un ingegnere cinese prende meno soldi di stipendio di un ingegnere italiano, ma la differenza si sta rapidamente colmando. E comunque, noi abbiamo tanti vantaggi rispetto alla Cina; investimenti pregressi, strutture consolidate, tradizione imprenditoriale. Magari potremmo crescere meno della Cina, ma come va che invece la nostra industria decresce di brutto mentre quella cinese cresce vertiginosamente?

Bene, ritorniamo alla spiegazione petrolifera. Il problema che abbiamo, come dicevo, è nel costo - chiamiamolo pure "pizzo" - che dobbiamo pagare per importare il petrolio e altri combustibili. Fatti i dovuti conti, la spesa energetica pesa per il 25% circa sul nostro export commerciale. Il che vuol dire che se esportiamo, diciamo, quattro paia di scarpe, tre paia le possiamo vendere, il quarto lo dobbiamo dare via in cambio del petrolio che ci è servito per fabbricarle. Niente male come pizzo.

In pratica, non è che scambiamo scarpe con petrolio, ma comunque il petrolio lo dobbiamo pagare in dollari e questi dollari ci possono arrivare soltanto se vendiamo qualcosa all'estero - scarpe per esempio - che ci vengono pagate in dollari. Dopo di che, quando questi dollari li diamo a chi ci vende il petrolio, questi diventano "Petrodollari" e finiscono in un giro internazionale di borse e di investimenti dal quale qui, in Italia, torna indietro ben poco.

E invece la Cina non ha questo problema. La Cina importa un po' di petrolio, ma nella pratica è largamente autosufficiente in termini energetici. Pensate solo che il suo fabbisogno energetico è soddisfatto per il 75% dal carbone e che la cina ha prodotto nel 2005 un miliardo e 500 mila tonnellate di carbone (oltre due miliardi, secondo alcune stime) Il numero in se forse non vi dice molto, ma sappiate che un miliardo e mezzo di tonnellate di carbone corrispondono in peso a circa 10 miliardi di barili di petrolio. In termini energetici, la produzione cinese di carbone corrisponde a circa un terzo della produzione mondiale di petrolio. Vi può anche interessare sapere che mai nella storia umana un paese aveva prodotto tanto carbone in un anno.

Allora, se la Cina esporta quattro paia di scarpe, non ha bisogno di regalarne uno, ovvero non ha bisogno di pagare il pizzo a nessuno. L'energia necessaria per fabbricarle viene dal carbone cinese ed è energia cinese. Dal che consegue che i soldi spesi per l'energia in Cina rimangono in Cina. Tutti questi soldi, poi, possono essere re-investiti nell "azienda Cina" che in questo modo ha risorse immensamente superiori all "azienda italia" per pagarsi il rinnovo degli impianti, le spese di ricerca e sviluppo, gli overhead di produzione, l'istruzione degli operatori e tutto il resto. Nessuna meraviglia che la Cina ci stia, appunto "facendo le scarpe."

Orbene, la crescita esplosiva della Cina è tutta basata sul carbone e durerà fino a quando sarà possibile alla Cina mantenere la crescita della produzione carbonifera, ovvero fino al "Picco del Carbone" cinese. Quando si verificherà questo picco? Difficile dirlo, i dati che arrivano dalla Cina sono piuttosto incerti. Sembrerebbe comunque che la crescita della produzione cinese di carbone sia estremamente vigorosa e che il picco non sia previsto a brevissima scadenza, ancora almeno per qualche anno continuerà a salire.

Certo, quando il picco del carbone cinese arriverà, la diga delle tre gole potrà compensare solo in parte. Quindi, le ripercussioni sul mercato mondiale saranno notevoli e l'economia cinese si troverà a una frenata terrificante; Solo allora, comunque, la Cina potrebbe smettere di farci le scarpe. Poca consolazione, tuttavia; se la Cina smette di crescere, noi non cominceremo certo a risalire: il problema energetico è lo stesso per tutti.

Solo se riusciremo a trovare il modo di produrre energia in casa nostra, potremo "fare le scarpe" alla Cina. Questo è possibile con le energie rinnovabili, ma non facile. Ci vorrebbero dei sacrifici e l'ultima finanziaria ha mostrato che nessuno li vuole fare. Vuol dire che qualcuno continuerà a farci le scarpe, anzi, a prenderci proprio a pedate.





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