mercoledì, novembre 29, 2006

La Zattera e il Transatlantico: Il solare nel deserto?

Leggiamo su "Repubblica" di qualche giorno fa http://www.repubblica.it/2006/11/sezioni/ambiente/solare/solare/solare.html


Uno studio commissionato dal governo di Berlino rilancia le potenzialità di questa tecnologia
Costruendo centrali nei deserti del Nordafrica si potrebbe dare un enorme aiuto all'Europa
Rapporto tedesco sull'energia solare "Col termodinamico possibile autosufficienza"
Per l'Italia si tratta di uno schiaffo: Rubbia è tra i pionieri, ma è dovuto emigrare in Spagna


Questo articolo è francamente un po' troppo trionfale e richiede qualche commento.

L'idea di fare energia nel deserto non è nuova. Già dopo la prima grande crisi del petrolio dalla Germania arrivò uno studio del 1982 che prevedeva la costruzione di grandi impianti fotovoltaici nel deserto del Sahara e la trasmissione dell'energia in Europa. Lo studio è oggi introvabile, ma ne rinvengono alcune tracce nel libro "La Via del Sole" di E. Turrini del 1990. Lo studio era piuttosto evoluto per i suoi tempi e esaminava due possibilità per la trasmissione dell'energia elettrica: trasmissione diretta attraverso linee ad alta tensione e conversione a idrogeno. Lo studio concludeva che non c'erano vantaggi nell'uso dell'idrogeno, che la cosa era fattibile ma i costi estremamente alti. Si parlava, all'epoca, di costi paragonabili a quelli del progetto Apollo per l'impresa lunare.

Ci si accorse poi che il fotovoltaico nel deserto non funziona meglio (anzi funziona leggermente peggio) dello stesso fotovoltaico in Germania e l'ovvia conclusione fu che era meglio sviluppare il fotovoltaico in Germania piuttosto che lanciarsi nell'impresa follemente costosa di mettersi a piazzare pannelli nel deserto. Questo è quello che la Germania ha fatto con coerenza negli ultimi 10-20 anni, arrivando a una diffusione già importante dell'energia fotovoltaica sul territorio

Ritornata di moda la crisi energetica, si riprendono molte vecchie idee e fra queste quella dell'energia solare nel deserto. Rispetto allo studio del 1982, alcune cose sono cambiate. Nonostante che Rubbia avesse parlato di fare idrogeno nel deserto, se c'è una speranza di portare l'energia dal Sahara all'Europa è soltanto per via di linee elettriche. La differenza principale fra il progetto dell'82 e quello di oggi è che Rubbia propone di utilizzare sistemi solari a concentrazione (o "solare termodinamico") piuttosto che il fotovoltaico.

Il sistema a concentrazione ha il vantaggio rispetto ai pannelli fotovoltaici di poter continuare a produrre energia elettrica anche di notte per mezzo dell'inerzia termica di tutto il sistema. Ma non è tutto oro quello che viene descritto come luccicante e il sistema a concentrazione ha una serie impressionante di problemi. Ci sono grossi problemi nella trasmissione del calore, occorre un fluido in grado di lavorare stabilmente a temperature di 400 gradi almeno e che non solidifichi se per caso una parte delle tubazioni si raffredda. Ci vogliono sistemi sotto vuoto per i tubi collettori, e il tutto va accoppiato con il sistema ottico di concentrazione in modo efficiente. C'è il problema di mantenere gli specchi puliti e il generale problema della manutenzione di un sistema così vasto piazzato nel bel mezzo del deserto. C'è il problema di dover creare tutta una nuova serie di linee di trasmissione a lunghissima distanza con tutte le questioni ambientali connesse. Il problema principale è la scala. Il sistema non ha inerzia termica a sufficienza a meno che non sia veramente grande. In ogni caso non avrebbe senso farlo piccolo se uno deve comunque investire cifre impressionanti per le linee di trasmissione. E, d'altra parte, il sistema non potrebbe funzionare bene in Italia perché ha bisogno di luce diretta, le nuvole e la foschia gli danno molto fastidio, un problema che si pone molto meno con il fotovoltaico. Quindi, comunque vada, si parla di investimenti enormi per un sistema le cui prestazioni dovrebbero essere sperimentate a posteriori.

In sostanza, l'impressione è che si voglia costruire un transatlantico senza aver mai veramente sperimentato una zattera. Tutti i problemi si possono risolvere, in linea di principio, ma è problematico (per non dire altro) trovare l'immenso investimento necessario per un sistema del genere senza poter veramente sperimentare un sistema più piccolo. Ricordiamoci che in Italia non riusciamo ancora a far decollare il fotovoltaico, neanche su piccola scala, figuriamoci imbarcarsi in un'impresa del genere con i soldi pubblici. Ma, in compenso, non ci manca il sole, possiamo creare energia a casa nostra. Lasciamo i profeti incompresi a chi li accoglie. Noi cerchiamo almeno di vivere in accordo alla nostra fama di "Paese del Sole".


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1 commento:

Anonimo ha detto...

Tutti problemi che Rubbia risolse brillantemente, dunque ?

Costruiamo un centrale nel deserto.

Ciao