martedì, novembre 28, 2006

Rinnovabili: come il Nucleare

E' apparso il 25 Novembre sul "Quotidiano Nazionale" un articolo che descrive l'odissea di un poveretto che sta tentando di installare un impianto fotovoltaico a Salerno. Lettura da brivido.

A commento, anche nel caso personale del sottoscritto (Ugo Bardi), l'anno scorso mi sono visto rifiutare dal GRTN la domanda di ammissione alle tariffe incentivanti perché non avevo ancora il permesso del comune. Permesso che mi ha richiesto circa un anno di lavoro, fra suppliche, domande, permessi, sopraluoghi, eccetera. Adesso, che ho il permesso, mi tocca ricominciare con la domanda per le tariffe.....

Vi racconto anche, senza fare nomi, che una volta mi sono trovato a chiaccherare con un assessore di un piccolo comune Toscano il quale mi ha detto "Ma lo sai che il tale X,Y ha chiesto il permesso di installare un impianto da 15 kW? Stiamo cercando di trovare il modo di bloccarlo". Non ho avuto il coraggio di chiedergli perché mai si doveva affaticare tanto a bloccare l'impianto di quel tale; penso che non lo sapesse neanche lui.

Sembra che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato su questo pianeta. Forse mi devo semplicemente svegliare e mi ritroverò in un pianeta "normale" dove l'energia si fa dal sole e non da un liquido nero e puzzolente. Si, deve proprio essere un incubo.... qualcuno mi puo' dare un pizzicotto?

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«Fonti rinnovabili? Una favola»
La burocrazia blocca l’impianto fotovoltaico dell’imprenditore Rino Minardi
di ELENA COMELLI


— SALERNO —
«UN IMPIANTO fotovoltaico? Come una centrale nucleare». Questa è l’esperienza di Rino Minardi, che sta combattendo dal settembre dell’anno scorso per mettere su un megawatt e mezzo di pannelli solari a Castelnuovo del Cilento, nel Salernitano. L’imprenditore cilentano è uno dei pionieri del nuovo sistema d’incentivazione in conto energia, varato l’anno scorso per incrementare la diffusione di pannelli fotovoltaici. Fino ad oggi nel Paese del sole non si supera una potenza installata di 40 MW in tutto, contro gli 800 MW della Germania, dove notoriamente il sole non c’è. Per questo il precedente governo ha escogitato un sistema d’incentivazione tale da spingere gli italiani verso l’energia del sole.

Oggi chi vuole realizzare un impianto fotovoltaico, sia una famiglia o un piccolo produttore, riceve dal Gse, il Gestore dei servizi elettrici, per vent’anni un incentivo pari a circa mezzo euro per kWh di energia pulita prodotta. In vista del discreto guadagno, appena varato il decreto qualcuno si è mosso: tra i primi, Rino Minardi. Per gli impianti più grandi era prevista una gara: bisognava presentare entro il 30 settembre 2005, come imposto dal primo bando, un progetto dettagliato al Gse, insieme a una fidejussione da un milione di euro per ogni megawatt di potenza installata. Così ha fatto Minardi: «Alla fine di settembre ho presentato il progetto dettagliato per un impianto da 1,5 MW a Castelnuovo del Cilento e la fidejussione da un milione e mezzo di euro».

La domanda ha successo e alla fine dell’anno scorso Minardi apprende di aver passato l’esame del gestore. Ora deve darsi una mossa, perché l’attribuzione degli incentivi scade dopo un anno e se in questo lasso di tempo non si avvia il cantiere, il suo milione e mezzo va a finire nelle casse dello Stato. Con in mano l’ammissione agli incentivi, Minardi si rivolge dunque al Comune per chiedere l’autorizzazione ad avviare il cantiere.

«SI TRATTA di un impianto che non ha sostanzialmente impatto ambientale», spiega Luca Fermo di Ray Energy, cui Minardi si è rivolto per l’installazione. «I pannelli — precisa Fermo — vanno in parte installati su un capannone industriale in disuso, in parte a terra in una zona non agricola e producono energia senza nessun tipo di emissioni».

La costruzione dell’impianto porterebbe una cinquantina di posti di lavoro in zona per 10 mesi-un anno. L’investimento complessivo di 8-9 milioni di euro darà un rendimento di circa un milione di euro l’anno: 700mila euro per ogni megawatt installato.

Ma tutto questo bendidio non smuove di un millimetro le autorità locali. Malgrado i ripetuti solleciti, il permesso di costruire tarda e dopo otto mesi di traccheggi arriva la richiesta più assurda: ci vuole l’autorizzazione unica, che comporta uno studio d’impatto ambientale come se ci trovassimo di fronte a una mega-centrale a carbone o a gas, e poi la convocazione di una conferenza servizi cui dovranno partecipare 17 enti diversi, dai vari assessorati competenti della Regione alla Provincia al Comune, passando per Telecom Italia (non ci sono fili del telefono o centraline in zona) e dal Parco Nazionale del Cilento (il cui confine corre ben lontano dal sito dell’impianto).

Minardi si mette al lavoro, ma non ce la farà mai ad avere tutte le autorizzazioni entro la fine dell’anno, quando scade il termine che gli farebbe perdere i soldi della fidejussione. «Non ho altra scelta: aprirò un cantiere lo stesso, anche senza tutte le autorizzazioni», spiega con amarezza.

E IL CASO DI MINARDI non è isolato. «Il sospetto è che ci sia qualcuno che cerca di bloccare lo sviluppo del solare in Italia», ipotizza Minardi, convinto che l’energia rinnovabile dia fastidio ai grandi produttori di fonti fossili, che perderebbero clienti a favore delle fonti pulite. Non stupisce che a un anno dalla partenza del nuovo sistema d’incentivazione, il boom del solare che ci si aspettava in Italia non ci sia stato: su 185 MW di progetti incentivati, finora non c’è nemmeno 1 MW in funzione. E solo per 27 MW è stato notificato l’inizio dei lavori.


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