sabato, novembre 11, 2006

Federico Rampini e la Cina

Un Post ricevuto da Terenzio Longobardi

Federico Rampini scrive sulla Repubblica dell’8 Novembre: “Arriva il sorpasso della Cina sugli Stati Uniti, la data è vicinissima, appena tre anni. Ma la leadership mondiale che i cinesi conquisteranno già nel 2009 non sarà quella misurata dal Prodotto Interno Lordo, è un record funesto che nessuno vorrà celebrare: il primato nelle emissioni di gas carbonici che avvelenano l’aria del pianeta, provocano l’effetto serra e il surriscaldamento climatico”.

Che il livello di emissioni di CO2 sia un evento funesto, non c’è dubbio. Ma anche il record del PIL, qualora venisse raggiunto, non sarebbe affatto da celebrare.

Prendiamo a riferimento l’emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra, in buona parte originati dal sistema energetico. Esiste una relazione ben chiara fra il prodotto industriale mondiale e delle emissioni di CO2 (anidride carbonica) dopo la rivoluzione industriale, come si vede nella figura.


Per soddisfare il fabbisogno di energia necessario ad alimentare la crescita economica, l’uomo ha usato sempre più intensamente i combustibili fossili, la cui combustione ha determinato la crescita esponenziale delle emissioni di CO2. Le emissioni di CO2 raddoppiano ogni 29 anni. La crescita economica, misurata attraverso il Prodotto Industriale Mondiale, equivalente del PIL in termini fisici, ha seguito un’analoga crescita esponenziale, ma con tempi di raddoppio di 17 anni, dovuti al fatto che l’efficienza energetica è finora costantemente aumentata e questo ha consentito che il raddoppio delle emissioni sia stato più lento della crescita economica.

Il tentativo di spezzare questa correlazione attraverso il solo aumento dell’efficienza delle tecnologie energetiche, senza mettere in discussione il modello economico è però limitato dal Secondo principio della termodinamica. Il Secondo Principio della Termodinamica stabilisce che il rendimento delle macchine non può superare il 100%. Per le macchine reali usate nelle attività umane, questo rendimento in pratica può al più arrivare ipoteticamente ad un valore intorno a 0.8, considerando le perdite energetiche nelle varie fasi di processo. E’ stato calcolato che l’efficienza media mondiale – dai motori a combustione interna alle efficientissime turbine a gas – può in media aumentare al massimo di un fattore 2-2.5.

Pertanto, siccome il livello di emissioni è dato dal rapporto tra PIL ed efficienza energetica, l’auspicabile aumento di quest’ultima non è sufficiente a combattere efficacemente l’effetto serra. E’ veramente scoraggiante vedere come questo semplice e persino banale concetto non sia assolutamente compreso dai decisori, economisti e politici, i quali pretendono che la crescita economica continui per sempre inalterata, e cioè che il numeratore di tale rapporto aumenti sempre, e in maniera esponenziale come nei passati 140-150 anni, cercando di ridurre le emissioni attraverso una crescita costante dell’efficienza al denominatore.

Un esempio concreto di come la rapidità della crescita industriale mondiale sia in grado di vanificare in breve tempo gli effetti benefici di un aumento dell’efficienza conseguente a un’innovazione tecnologica è riferibile all’ industria automobilistica. L’automobile è una delle tecnologie meno efficienti dal punto di vista energetico. Il rendimento energetico di un’automobile media è molto basso, circa il 15%, al punto che paradossalmente potremmo definirla “una macchina che ha come produzione calore e inquinamento e come scarto movimento”. Nonostante studi e ricerche, l’industria automobilistica non è riuscita ancora ad individuare innovazioni in grado di accrescere significativamente l’efficienza energetica del parco mezzi circolante. Supponiamo comunque che nei prossimi anni si riesca a raddoppiare l’efficienza energetica di tutte le auto in circolazione. Questo consentirebbe di dimezzare le emissioni di CO2 del settore dei trasporti. Ma il numero delle auto è in continua crescita, come dimostra la rapida motorizzazione di paesi emergenti, Cina e India in testa. Nello stesso periodo di tempo tale numero potrebbe raddoppiare, quindi vanificando completamente i vantaggi ambientali del raddoppio dell’efficienza di combustione.

Pertanto, l’attuale modello di sviluppo che associa crescita economica illimitata e uso dei combustibili fossili non è ambientalmente sostenibile.

Terenzio Longobardi

I grafici di questo articolo sono tratti dagli articoli di Alberto Di Fazio disponibili sui Documenti del sito www.aspoitalia.net

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