domenica, giugno 08, 2008

I bilanci economici non ci salveranno


Non passa giorno in cui tg & giornali non parlino della cosidetta "crisi" serpeggiante: petrolio a 140 $ / barile, proteste di pescatori e trasportatori, aumento medio del costo della vita di 1.200 € / anno... I tentativi di spiegazione, maldestri secondo me, si rifanno ai termini speculazione, scarsità di investimenti, "fondamentali dell'economia" mal applicati eccetera.

Ogni tanto qualcuno osa di più, e parla di crisi strutturale piuttosto che di depressione temporanea (caso degli amministratori delegati di alcune multinazionali) e di grossi problemi legati agli approvvigionamenti energetici (Giorgio Napolitano 04 giugno 2008, La Stampa).

La tentazione generale di risolvere con strumenti economico-finanziari problemi che hanno in realtà radici e strutture nella chimica-fisica delle risorse fossili è però molto forte. Si dice che per tamponare (tamponare !) l'acuirsi della fame nel mondo la FAO cerchi di stanziare cifre come 10 miliardi di $, dichiarando che ne servirebbero comunque 30.
Ora, pensare di risolvere queste cose spostando "cifre" equivale a sentirsi appagati contemplando la stanza da letto in ordine, evitando accuratamente di aprire armadi e cassettiere che, ahiloro, stanno sopportando pressioni da autoclave e rischiano di proiettare ogni sorta di oggetti da un momento all'altro.

Le disponibilità finanziarie altro non sono se non riserve matematiche, "potenziali aritmetici" virtuali, crediti di accesso all'uso delle risorse. Più hai soldi, più puoi (puoi, non devi) vivere il 2° principio della termodinamica ad alta velocità. Punto. [faccio qui astrazione del concetto di indebitamento, che consente di procedere con il consumismo ad ampio raggio, differendo nel tempo i pagamenti]

Le soluzioni, seppur con i loro limiti, non mancano, ma implicano paradigmi per lo più riservati agli addetti ai lavori o semplicemente troppo distanti dalla cultura dominante: rinnovabilità, abolizione del concetto di "rifiuto", ripensamento delle infrastrutture e dei trasporti, equilibri demografico-migratori.

Oggettivamente, i sistemi mondiali stanno inviando ora più che mai dei feedback, "fortunatamente" negativi (cioè, tendenti a stabilizzare il sistema, paradossalmente): contrazione industriale, riduzione dei consumi, abbandono progressivo dell'usa e getta.

La speranza che voglio avere e condividere con chi legge è che non si tratti di sintomi tardivi.


[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono inviare materiale che ritengono interessante per la discussione a franco.galvagno@gmail.com. Esso potrà essere rielaborato oppure pubblicato tal quale (nel caso di post già pronti), sempre con il riferimento dell'autore/contributore]

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Galvagno: "Le soluzioni [...]: rinnovabilità, abolizione del concetto di "rifiuto", ripensamento delle infrastrutture e dei trasporti, equilibri demografico-migratori."

Personalmente, gli "equilibri demografico-migratori" li metterei in testa alla lista delle soluzioni, ma è già una gran cosa che non siano stati lasciati fuori, come accade pressoché sempre. Che si tratti del segnale d'una opportuna benché tardiva evoluzione del pensiero di ASPO?

Anonimo ha detto...

Il carrozzone capitalistico attuale è troppo grosso e disorganizzato perchè possa ricevere una spinta dall'interno per rivoluzionarsi. Deve succedere qualcosa di tragico, come sempre è accaduto con le guerre. Si tira avanti fino ad un punto di strappo, per la serie campiamo finchè possiamo, poi vedremo. Il punto principale che gli economisti (e di conseguenza i politici) non comprendono è il fatto che l'energia è IL bene primario, senza quello non c'è nulla di nulla. Parlano di petrolio e telecom come se fossero la stessa cosa. Mi sembra che la situazione sia ormai fuori controllo, nessuno riesce a prendere provvedimenti, solo dichiarazioni. A parte gli indios della foresta amazzonica, non c'è nessun modello da seguire. Le regole del castello di carte in cui viviamo presuppongono che la disponibilità di risorse fossili deve continuare a crescere al passo dell'espansione economica, al pari di bere da una bottiglia e pretendere che sia sempre piena almeno a metà. In base a questo principio abbiamo demolito il pianeta, provocato sofferenze e rimaniamo con un pugno di mosche in mano. In quale incubo pauroso ci siamo infilati!

Paolo Marani ha detto...

Credo che tu abbia centrato il punto. Nell'immaginario collettivo alla fisica si è sostituita l'economia. Basti pensare alla bonifica di un sito inquinato, la notizia che rassicura non è che è stato bonificato, ma che sono stati STANZIATI I SOLDI PER FARLO. E' la fiducia cieca nel potere del denaro che ci attanaglia, è il pensare che il problema dei cambiamenti climatici si possa risolvere a suon di miliardi di investimenti anziché rifondando il modo stesso di vivere in equilibrio con la terra. Alla fin fine, tutto diventa immateriale, impalpabile, fare la raccolta differenziata diventa ANDARE NELLE SCUOLE A FARE FORMAZIONE, e non istituire sistemi che pongono i cittadini di fronte alle scelte operative (faccio riferimento al porta a porta).
Non se ne esce, abituati come siamo a mercificare e rendere tutto "comprabile", abbiamo disimparato che il denaro è uno strumento e non un fine. Come disse un tale molto saggio, se hai freddo e sei su una baita sperduta in montagna, con un milione di euro in banconote, puoi bruciarle e riscaldarti, scoprirai il vero valore energetico del denaro.

Frank Galvagno ha detto...

anonimo #1: non credo che si tratti di alcuna evoluzione, se vogliamo costruire un modello dinamico complessivo non possiamo escludere alcun fenomeno.

Non esiste alcuna "classifica" plausibile, non essendo il sistema risolubile con le classiche tecniche della programmazione lineare. Nei sistemi caotici l'intervento di una dinamica apparentemente insignificante può portare a effetti sulle soluzioni ben più che proporzionali (potenze, fattoriali, esponenziali...), con contributi oscillatori che "mascherano" gli andamenti

anonimo #2: il focus sull'energia mi sembra fondamentale, così come l'osservazione sull'abuso di esponenziali in economia

Marantz: stanziare soldi giustamente è il pre-stadio virtuale. Temo che con l'inflazione galoppante saranno tutti focalizzati a "dove trovare i soldi", mentre il problema è molto più radicato

Anonimo ha detto...

Galvagno: "[...] non possiamo escludere alcun fenomeno [...]"

Vero. Nè possiamo escludere alcuna soluzione. Eppure, l'implementazione della soluzione basata sul controllo rigoroso della natalità e dei moti migratori ai fini di una concreta riduzione della popolazione nelle varie realtà locali non viene mai presa in seria considerazione (spesso neppure discussa), men che meno per quel che riguarda la realtà locale delle varie regioni italiane.

E' un errore madornale ed imperdonabile, un segno dell'inadeguatezza di chi ci dirige e dei loro consiglieri. Quando all'oggettività si sostituiscono le ideologie economiche, politiche, religiose dominanti (o il semplice opportunismo) accade anche questo.

Scusa se ci sono andato giù pesante ma la rampogna, per chi ci si riconosce, è abbondantemente meritata.

Anonimo ha detto...

Consolatevi, Scajola ha affermato entusiasta che "siamo rientrati nel club nucleare".
Tutti i nostri problemi energetici sono finalmente risolti.

Ho potuto assistere alla proiezione del film "l'undicesima ora" prodotto da Di Caprio, il noto attore americano.
Trovo che sia il migliore tra i film degli ultimi anni che affrontano il problema del cambiamento climatico.
Chissà se lo proietteranno anche nelle scuole per fare un po' d'informazione e cultura.
Chissà se nel servizio pubblico RAI si mettessero ad intervistare ogni tanto qualche scienziato chiedendogli di cosa si sta occupando invece che proseguire nella televisione del dolore e delle stupidate come "la vita in diretta" di RAI 1.
Magari parlare dei neutrini, o delle quasar, delle nanotecnologie, forse direbbero che la gente non capirebbe.
Magari spiegandole le cose, poi le capirebbero.
Ma si sa, dei cittadini informati sono pericolosi perché poi pensano e magari fanno delle scelte consapevoli che disturba chi sta al potere.

Anonimo ha detto...

In questo momento oltre ai problemi relativi ai "Limiti dello sviluppo" sono molto proeoccupato per le campagne mediatiche volte ad allontanare la pubblica opinione da politiche più oculate nella gestione delle risorse naturali.
Non so se rientra fra gli obiettivi di ASPO Italia, ma sarebbero necessarie campagne di diffusione dello "ASPOPENSIERO" (dal titolo di un documento che ho trovato sul sito) basate oltre che sui blog anche su passaggi in prima serata sulle maggiori emittenti nazionali.
Che ne dite di spot pubblicitari?
Un cordialissimo saluto.

Unknown ha detto...

Il controllo della natalità - e più ancora della migrazione - è invece questione di cui si parla da almeno mezzo secolo, e vorrei ricordare che il Paese attualmente più in crescita e popoloso ha tutt'ora politiche repressive sul fronte della natalità.

Il problema è che neppure i detti approcci negatori dei più basilari diritti umani sono serviti a qualcosa: si tratta di questioni strettamente culturali, non governabili dall'alto.

Certo, da noi continuano a girare paradossali preoccupazioni circa la scarsa natalità (compreso un libello assurdo di Piero Angela, da poco in libreria), pseudo-motivate da ragionamenti semplicisticamente economici - come se la conservazione dell'energia dovesse piegarsi all'esigenza di mantenere le insostenibili pensioni retributive. A benvedere però non si tratta di vero approccio economico, ma solo del paravento di una pressione ideologica di matrice religioso/xenofoba. E non saranno certo detrazioni di facciata alle "famiglie" a cambiare il bilancio economico di chi vorrebbe moltiplicarsi ad oltranza.

Alla fine le scelte delle persone sono spostate da quello che sentono sulla pelle, e quindi in ultima analisi dal benessere che si possono permettere. Oggi tutti si inalberano: viziati dal sovraconsumo e assuefatti alla crescita esponenziale, ogni rallentamento lo leggono vittimisticamente come speculazione o malgoverno. Ma passerà.

Se devo dirla tutta, il vento che inizia a tirare mi sta riportando un po' di ottimismo. Il mercato, sistema che troppi ottusi economisti consideravano congelato e obbligato alla crescita perenne, sta portando controreazioni molto più rapidamente di quanto si pensasse.

Il fatto è che una tesi della teoria economica classica è certamente vera: che l'informazione è incorporata nel prezzo stesso di scambio. E l'informazione-prezzo prima o poi arriva, volente o dolente, anche al più ignorante dei soggetti.

Da noi è pieno di benpensanti che considerano tutto una montatura, che leggono i prezzi crescenti come complotto arabo, che pensano si risolverebbe tutto con una spolverata di centrali nucleari.

Nel frattempo però negli USA, Paese senza remore quanto si tratta di energia e industria - niente Kyoto, nucleare ogni dove e guerre di approvvigionamento - la GM ha tagliato la produzione dei SUV in quanto non più appetibili al mercato. Da noi magari ci vorrà più tempo, la nostra proverbiale spacconeria al volante ha popolato la nazione di quei cosi nati per ben altre situazioni logistiche, ma arriverà.

Anche il costo energetico di una alimentazione esageratamente carnivora inizia a farsi sentire, e passati i piagnistei sarà il mercato ad obbligare ciò che medici e ambientalisti propugnano da tempo. Certo, anche qui nel transitorio ci saranno imbecilli a proporre sgravi fiscali e deroghe ai regolamenti di sostenibilità (come i fermi biologici per la pesca), ma il feedback sarà così solo amplificato.

Questi fatti sembrano dettagli, ma credo siano invece le prime onde di una marea crescente. L'importante è cercare di cavalcare l'onda: cultura e scienza ci sono, basta solo ignorare i soliti reazionari miopi.

L'unica aspetto davvero preoccupante sono i cambiamenti climatici. Il problema in questo caso sono le inerzie del sistema e le zone relativamente ristrette di stabilità, tali da rendere inefficace una retroazione sull'orizzonte temporale economico.

Frank Galvagno ha detto...

Den, condivido la tua analisi.

Ognuno manifesta per continuare a fare quello che ha sempre fatto: consumatori, pescatori e camionisti. E' un teatro dell'assurdo che potrebbe avere conseguenze molto gravi da un punto di vista di stabilità sociale

Anonimo ha detto...

Den, parlando di demografia metti in bella mostra proprio la passione per le ideologie che citavo nel commento n. 5. Ad esempio, quale sarebbe il "Paese attualmente più in crescita e popoloso"? Immagino che tu ti riferisca alla Cina, nel qual caso ti propongo alcuni dati.

La Cina ha una densità di popolazione (2006) di 137 ab/km2, contro i 197 ab/km2 dell'Italia. Il territorio italiano è più popolato di quello cinese.

Attualmente, il tasso di fecondità della Cina si attesta su un valore di 1.77 ben inferiore, ad esempio, di quello indiano (2,81).

Le questioni della natalità e delle migrazioni sono senza dubbio questioni culturali, ma affermare che non possano essere "governabili dall'alto" è quantomeno improprio: di fatto, anche partendo dal tuo assunto (le abitudini riproduttive sono strettamente correlate a fattori culturali) è innegabile che la cultura è un fattore dinamico che può essere, e nei fatti è, pilotato dalla "persuasione" (propaganda, incentivi, disincentivi, leggi).

Sui diritti umani la discussione si farebbe lunga, ma non credo che sia difficile accettare che sono un altro elemento dinamico legato a filo doppio alle culture. Prova ne sia che non sono rare dispute in merito e che i documenti che se ne occupano sono stati modificati nel tempo. Il "diritto alla riproduzione", nel contesto attuale, così come lo si intende comunemente (libertà di far quel che si crede senza guardare in faccia nessuno) collide in modo tanto stridente con altre impellenze e diritti fors'anche più stringenti, per cui è più che lecito metterlo in discussione.

Quanto al "fatto" che di popolamento dei territori locali (Italia inclusa) si discuterebbe da almeno cinquant'anni... oibò! E' di ieri una "notizia" data dal TG1 secondo la quale la Terra potrebbe ospitare 36 miliardi di persone senza alcun problema. E in Italia, quanti? Questo non è discutere -- è spararle grosse senza alcun ritegno.

Unknown ha detto...

Anzitutto, con "più popoloso" intendevo esattamente quello - e non "più densamente popolato".

Quanto all'India, vero che ha un tasso di crescita più alto, ma è altrettanto vero che campagne di contenimento demografico sono in atto anche da loro da svariati decenni - emblematico che già negli anni '70 fu varato un programma di sterilizzazione (volontaria) di massa.

Parlando poi di diritti umani, non mi riferivo di certo al "diritto alla riproduzione", anzitutto perchè non credo esista. Io guardavo invece al dato oggettivo che cercare per via coercitiva di impedire la riproduzione porta a risultati tra l'assurdo e l'atroce: gravidanze clandestine, abbandoni di neonati, falsa assistenza agli stessi (in modo che muoiano - altrimenti il bilancio sarebbe negativo), aborti selettivi in base al sesso e sequente squilibrio della popolazione. E' questo che si vuole? Il passo seguente quale sarebbe? Sorteggiare un miliardo di nomi di persone da sopprimere?

Tutto sommato comunque il quadro è che anche a fronte di campagne protratte per decenni, unanimi se non ad opinione unica (caso cinese) e metodi da shoah, il controllo delle nascite non ha comunque centrato l'obiettivo - senza contare che nel caso cinese è evidente la sovrapposizione con lo stesso effetto che da noi ha abbattutto la proliferazione: la diffusione del benessere.


Del controllo delle nascite se ne parla dacchè ricordi, sia in sede italiana che internazionale; nei media il messaggio non passa perchè il Vaticano è esplicitamente avverso (anche in sede ONU), ma va anche detto che sino a qualche anno fa la popolazione italiana era in contrazione - ovvero il problema non si poneva. Resta che anche Sartori, nel 2004, dedicò un libro all'argomento denunciando sì il "tabù" a livello pubblico, ma anche mostrando come in sede accademica la cosa fosse nota.


In ogni caso, anche nel terzo mondo sono in atto da anni campagne di contenimento demografico (oggi unite ai tentativi di controllo di diffusione dell'AIDS). Che però si dimostrano inefficaci, così come è tutt'ora inefficace il messaggio dei catostrofisti reazionari circa il bisogno di più figli Italiani DOC.


Certo comunque che informazione e al limite propaganta van fatte, ma avendo ben presente che il conseguente impatto è limitato e molto lontano nel tempo. Leggasi: l'orizzonte temporale è lungo, molto più rispetto ai tempi in gioco in fatto di limitatezza di risorse.


In ogni caso, io sono più che favorevole ad una inversione di tendenza, ad un progetto di contrarre la popolazione mondiale. Però tornando in topic, ho due remore:

1) Anche se utopicamente da domani si smettesse tutti di figliare la riduzione della popolazione ci sarebbe solo a lungo termine, contando la contemporanea forte crescita dell'aspettativa di vita nei paese in grande crescita economica. Ergo: l'effetto sulla richiesta energetica sarebbe tutto da vedersi.

2) Spesso dietro al "siamo troppi" si nasconde un o "sono troppi", ovvero "io voglio tenermi il mio lusso, che smettano gli altri di chiedere di più".

In altre parole: il problema energetico è oramai ad orizzonte breve, tanto che abbiamo già i primi sentori. Porre l'accento sulla sovrappopolazione rischia di diventare un modo per rimandarne la soluzione, demandandola a incerti effetti nel futuro remoto di campagne di contenimento demografico tutte da inventarsi.

Anonimo ha detto...

(ANSA) - LONDRA, 09 GIU - I giacimenti petroliferi mondiali sarebbero grandi il doppio di quello che compagnie estrattive e paesi produttori dicono. Un accordo non scritto che, sottostimando le effettive riserve disponibili, mantiene alti i prezzi dell'oro nero e confonde le previsioni su quando effettivamente finira' l'era degli idrocarburi. Lo denuncia Richard Pike, presidente della 'Royal Society of Chemistry', i chimici britannici e la piu' grande organizzazione europea per gli studi del settore

Come la valutate la notizia Ansa?
Fabrizio

Ugo Bardi ha detto...

Gli Dei fanno impazzire quelli che vogliono perdere

Anonimo ha detto...

Den, questa volta sei stato più chiaro e in parte condivisibile. In parte. Per altro, richiamo semplicemente quanto scrive molto opportunamente Galvagno: "Le soluzioni [...]: rinnovabilità, abolizione del concetto di 'rifiuto', ripensamento delle infrastrutture e dei trasporti, equilibri demografico-migratori."

Anche chiudere gli occhi sulla questione demografica è stato ed è un modo per peggiorare le cose e portarci dove siamo e dove saremo.

Anche voler affrontare le questioni a livello globale è stato ed è un modo per coltivare intenzionalmente l'inerzia (ben sapendo che la scala globale è troppo ampia per permettere manovre efficaci) allo scopo di non agire in casa propria.

Cerchiamo di vedere le cose da un punto di vista oggettivo. La saggezza popolare ci ricorda che "il medico pietoso fa la piaga infetta".

P.S. Potrei acchiappare diverse "pulci" in quel che hai scritto, ma sarebbe puerile, giacché sono convinto che da persona intelligente qual sei hai capito benissimo il punto.