martedì, giugno 03, 2008

I rifiuti di Granada VI - l'esplosione del salgemma


Vladimir Dubinko parla dei suoi esperimenti sulla stabilità dello stoccaggio di scorie radioattive alla conferenza "Waste Management 2008" a Granada.


Le grandi conferenze scientifiche sono sempre molto dispersive e faticose. Giri da una sessione all'altra, trovi che certe cose che ti sembravano interessantissime dal titolo, in realtà non ti interessano per niente. Trovi oratori bravi e oratori che non si capisce neanche di cosa parlano. Trovi un po' di tutto e il risultato finale è una specie di sfinimento mentale che ti coglie e ti fa stravaccare su una sedia con gli occhi vitrei e puntati all'infinito.

Ma, certe volte, ti capitano sorprese piacevoli. Una di queste è stata la presentazione di Vladimir Dubinko, ricercatore ukraino. Uno dei soggetti di questa conferenza erano i rifiuti radioattivi e Dubinko ha fatto vedere i suoi risultati sullo stoccaggio delle scorie radioattive dentro quelle che in inglese si chiamano "salt dome" e che in italiano vanno sotto il nome di "formazioni saline" o semplicemente salgemma. Il sito di stoccaggio di Scansano di cui si è parlato qualche tempo fa, era di questo tipo. L'idea è che questi siti sono stabili da diverse centinaia di milioni di anni; pertanto sono un buon posto per immagazzinare le scorie radioattive

Dubinko però ha scoperto un problema. Ha visto che esponendo il salgemma (NaCl) alle radiazioni, si formano delle bolle di cloro all'interno della struttura. Queste bolle indeboliscono il solido e alla fine lo fanno letteralmente esplodere. E' un fenomeno abbastanza noto nella scienza dei materiali. A me è capitato scaldando un blocco di silice; sembrava una roccia indistruttibile e, invece, è andato in un milione di pezzi portandolo solo a 300 gradi. Dopo abbiamo scoperto che conteneva delle minuscole inclusioni di carbonato di calcio che, scaldando, rilasciavano CO2 gassoso. Dubinko l'ha visto succedere con il salgemma irradiato, ma non solo; anche su altre rocce in teoria resistenti, come il granito. Una perfetta illustrazione del principio di Lao Tsu che diceva (mi pare) "chi è duro alla fine si spezza".

Ora, non mi fate sproloquare di cose di cui so poco. Non mi intendo di scorie radioattive e ancora meno di stoccaggio geologico. Però, la presentazione di Dubinko mi ha fatto vedere problemi che non sospettavo esistessero. Se mettiamo le scorie in queste salt dome impermeabili; ci resteranno davvero per milioni di anni? Oppure la radioattività spaccherà tutto molto prima, facendo penetrare acqua e sparpagliando le scorie dappertutto?

Non è detto che il fenomeno che Dubinko ha trovato in laboratorio si verifichi anche nella pratica. Non ci sono dati affidabili su cosa potrebbe succedere in un milione di anni, o fra mille anni, o anche solo pochi secoli. Non è affatto detto che Dubinko abbia dimostrato che lo stoccaggio nel salgemma o nel granito non sia sicuro. E', comunque, un'illustrazione dell'immensa complessità di queste cose e della difficoltà di gestirle correttamente,

La cosa mi ha fatto più che altro riflettere su quelli che vorrebbero risolvere la questione del nucleare in italia a colpi di referendum. Ovvero ridurre tutta questa faccenda difficile e complessa a una scelta fra nucleare si e nucleare no; con da una parte alcuni che ti raccontano di quanto è bello e perfettamente sicuro il nucleare e dall'altra quelli che ti portano una sfilata di gente vestita da mutanti del post-olocausto. La cosa è un tantinello più sottile ma, purtroppo, i nostri metodi decisionali sono rimasti all'800 e non ammettono altre risposte che non siano "si oppure "no". Più si va avanti, più il mondo diventa complicato. Più diventa complicato, più sembra che siamo incapaci di gestirlo.


Anche queste cose si imparano a una conferenza sui rifiuti. L'articolo di Dubinko, in inglese, lo trovate a questo link.






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9 commenti:

Anonimo ha detto...

Qualcosa di buono che posso fare è piantare un albero che farà ombra a qualcuno che non conoscerò mai.
Quanto si discosta il nostro modo di agire da questo proverbio ...
Mimmo.

Anonimo ha detto...

[...]La cosa è un tantinello più sottile ma, purtroppo, i nostri metodi decisionali sono rimasti all'800 e non ammettono altre risposte che non siano "si oppure "no".[...]

A volte può essere demoralizzante ma come disse qualcuno, "la democrazia è un sistema imperfetto ma per ora è l'unico che abbiamo inventato".
La maggioranza, il famoso 50+1 che prende le decisioni anche per gli altri 49, è una cosa piuttosto seccante.
Forse dovremmo imparare dagli indiani d'America, le decisioni venivano prese dopo lunga discussione e solo dopo che tutti fossero convinti della bontà della scelta fatta, ma sarebbe attuabile nella nostra società?

Anonimo ha detto...

No non sarebbero attuabili nella nostra società per molti motivi; non per fare antipolitica, ma che ci rappresenta in parlamento molte volte fanno accordi tra loro molto vantaggiosi.

Unknown ha detto...

E' un malinteso che democrazia significhi che la maggioranza relativa può decidere a piacimento. O meglio, lo è nella accezione moderna di democrazia, che di fatto intende liberal-democrazie costituzionali.

Ora, il fatto che decidere a furor di popolo sia rischioso e non porti a nulla è noto alla teoria politica da venticinque secoli. Per questo quanto sopra, gli Stati si basano su un insieme di contrappesi, e vincoli e smorzatori per impedire decisioni "ad umore", come tali quasi sempre controproducenti e manipolabili.

Quando altresì i politici scelgono di aggirare i suddetti meccanismi e metodi, quando cavalcano le opinioni da bar e spacciano populismo per rispetto della volontà pubblica, accadono disastri che non sono inevitabili effetti collaterali della liberal-democrazia ma sabotaggio della stessa.

Il caso del nucleare è emblematico: sull'onda di un incidente si è trasformata una decisione prettamente tecnica in una contrapposizione emotiva. All'epoca ciò provocò un grande danno economico, ma peggio ancora questi vent'anni di tabù fanno ora sembrare il nucleare un irresistibile frutto proibito, nonchè il mantra di tutti i fautori dello status-quo e di modelli di sviluppo palesemente insostenibili. Oggi non è possibile discutere di nulla senza che qualcuno non tiri fuori "se avessimo il nucleare...". Inutile far notare che gli stessi problemi di finitezza delle risorse sono presenti anche nei Paesi "nuclearizzati", che se quel tipo di energia fosse così semplice l'intero pianeta già vivrebbe su quello. La cosa più buffa è che a sostenere l'utopia nucleare autoctona sono gli stessi che si dicono liberisti... come se l'energia non fosse un bene a mercato.

Cosa bisognerebbe fare? Anzitutto cacciare a pedate chi fa populismo e disinformazione in questioni strettamente scientifiche e tecnologiche. E su questo la responsabilità dei media è cruciale.

In secondo luogo, bisognerebbe avere l'umiltà di accettare che non si può capire tutto - foss'altro per questione di formazione e di tempo per studiarlo - e che su ciò che non si comprende ma è prettamente razionale e basato sui fatti, proprio non si può pretendere di decidere direttamente: il meglio è cercare di scegliere qualcuno di adeguato a farlo al posto nostro, vigilando che operi in libertà e senza conflitti di interesse.

Anonimo ha detto...

a Den: è per questo che hanno schierato Veronesi? per dare una parvenza di scientificità alla cosa? se lo dice lui che ha curato tanta gente...

Anonimo ha detto...

Bardi: "Più diventa complicato, più sembra che siamo incapaci di gestirlo."

"Sembra che"? Mmm... troppo ottimismo.

Al di là di ciò che diverrà nella pratica, trovo geniale l'idea del "Ministero della Semplificazione", proprio per via della complessità superiore alle nostre capacità che ha raggiunto il sistema attuale.

Ma per semplificare bisogna prima di tutto avere spazio di manovra, e per avere spazio di manovra bisogna prima di tutto ridurre le dimensioni del sistema.

Dunque, un Ministero della Semplificazione che volesse essere davvero coerente con la sua denominazione dovrebbe comportarsi da Ministero della Decrescita, il che è in antitesi con la linea dichiarata dei governi che abbiamo conosciuto fin'ora, compreso quello attuale.

Ergo, non si andrà da nessuna parte, come al solito, e il sistema continuerà ad aumentare la propria complessità, già superiore alle nostre capacità di gestione, fino all'inevitabile collasso.

Gosh!

Unknown ha detto...

Sinceramente non credo che la decrescita coincida con la semplificazione, o perlomeno non quella "ragionevole".

Con "decrescita ragionevole" intendo il fare un passo indietro nel fronte del consumo e rinunciare a qualche lusso e comodità, in cambio di una minor conflittualità.

Ma cosa c'è di semplice in questo? Nulla, anzi è l'esatto opposto della semplificazione. Semplice è lasciare il mondo alle spontanee dinamiche del mercato e della frizione tra Stati, gruppi e individui. Complessissimo è invece indirizzare le logiche della naturale concorrenza in modo che valorizzino (anzichè demoliscano) beni non quantificabili come la sostenibilità a lungo termine, il benessere non strettamente economico, e via dicendo.

La decrescita semplice è quella degli Amish, ma senza la sicurezza di un mondo fuori a cui appoggiarsi su necessità... è ciò che cerchiamo? Siamo disposti a dimezzare l'aspettativa di vita, a tornare a morire di influenza, a continui lavori di fatica ed a sedare con la forza ogni idea che guardi oltre?

Io no, davvero no, anche se fosse possibile - cosa che peraltro non è.

L'economia stazionaria è tutta da inventare, e altrettanto la strada per raggiungerla. Pensarla come semplificazione dell'attuale è naif, così come l'idea che si possa tornare ad avere tutto sotto controllo, a capire tutto.

Che poi, quando mai si capiva tutto? Semmai si può dire che quando la scienza era giovane, pochi geni eletti di nascita riuscivano a padroneggiarla quasi per intero. Ma erano eccezioni macroscopiche, laddove i più vivevano nell'ignoranza più abissale.

Sinceramente preferisco la situazione attuale, in cui da un lato non ci sono papi e re che mi obbligano a "fare tacendo", dall'altro con un semplice browser posso accedere in maniera mirata a tutte le informazioni che necessito - e il resto, il capirle, sta alla mia intelligenza.

Unknown ha detto...

No, non credo che Veronesi sia stato "schierato", né tantomeno credo alle dietrologiche accuse dei grilliani circa un suo interesse a generare tumori (come se l'oncologia fosse in carenza di malati, o come se un ottantenne si preoccupasse di avere più pazienti tra vent'anni).

E' vero invece che c'è sempre più la tendenza a fare propaganda tramite personaggi, e Veronesi è molto noto sia in generale che come scienziato. L'obiettivo è quello che si faceva notare: tramite ipse-dixit dare autorità alla tesi.

Purtroppo un'altro punto dolente dell'informazione (non finirò mai di ribadirlo: i cittadini devo essere accorti, ma sono anzitutto i giornalisti ad avere il dovere deontologico di indagare e dare il giusto peso alle notizie) è la pesante somma di incapacità e cattiva fede che zavorra le testate. Non si trova quindi applicata la banale regola che essere esperti in un settore non dice nulla sulla capacità di giudizio negli altri; anzi, spesso la iperspecializzazione porta a trascurare il resto, guardarlo con ottica distorta, applicare metodi di analisi inadatti, e così via.

Va invece da sè che sino a prova contraria Veronesi è esperto di energia così come la Ronaldo di neurochirurgia.

Anonimo ha detto...

Bah, una cosa mi meraviglia sempre: a scuola, qando ancora studiavo da geologo, mi hanno insegnato che le salamoie (intese come soluzioni saline calde ad altissima concentrazione di soluto) hanno la capacità di dissolvere qualsiasi cosa (anche l'oro). Con che cervello affidiamo i nostri rifiuti più pericolosi ad un contenitore così ferocemente aggressivo?

Buona fortuna a tutti noi.

fausto