Il blog di ASPO-Italia, sezione italiana dell'associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del gas (ASPO)
lunedì, giugno 09, 2008
Ma non avrà per caso ragione Maugeri?
Posted by
Ugo Bardi
Non molto tempo fa, un mio intervento a un convegno sull'energia a Firenze coincideva quasi esattamente con un'iniziativa parallela dove Leonardo Maugeri, direttore della ricerca e sviluppo di ENI, parlava della stessa cosa: il petrolio.
L'intervento di Maugeri, devo dire, sembrava avere una ben maggiore risonanza del mio. Maugeri parlava nel prestigioso salone dei 500 a Palazzo Vecchio di fronte ai giornalisti e alle telecamere di tutte le reti nazionali. Io parlavo in una sala poco nota dell'ex carcere delle Murate, senza televisioni.
Lungi da me da lamentarmi di questo; per carità! Anzi, fatemi dire subito che considero Leonardo Maugeri una persona seria e preparata; tutt'altra cosa dei tanti pseudo-esperti che concionano sul petrolio senza saperne niente (e non mi fate fare esempi.... beh, ne faccio soltanto uno). Quindi, è cosa buona che la preparazione e la serietà di Maugeri siano premiate dall'attenzione dei media.
La ragione per la quale vi racconto questa storia è che mi era balenato per la testa che, all'incontro in cui intervenivo, qualcuno del pubblico avrebbe potuto alzarsi e domandarmi qualcosa tipo "Caro professore, nel momento stesso in cui lei ci racconta queste cose, il vicepresidente dell'ENI, il dr. Leonardo Maugeri, sta raccontando cose completamente diverse a Palazzo Vecchio. Perché dovremmo dar ragione a lei e non a lui?"
Nella pratica, nessuno mi ha domandato una cosa del genere. Ma siccome mi ero preparato una risposta; penso che potrei passarvela qui nel caso che la domanda sia passata per la testa a qualcuno di voi.
Allora, spero di non far torto a Maugeri se riassumo in una sola frase il concetto di fondo della sua posizione, così come appare, per esempio, nel suo libro intitolato "Petrolio" e nei suoi interventi sulla stampa. In sostanza, Maugeri dice "Il petrolio è ancora abbondante, dunque non ci sono problemi" Questa posizione è abbastanza comune in molti ambienti dell'industria petrolifera e me la ritrovo spesso presentata formalmente o informalmente in varie situazioni e da molteplici figure più o meno ufficiali.
Ora, confrontiamo con la posizione di ASPO, che credo di poter riassumere anche quella in una sola frase senza far torto a nessuno: "il petrolio è ancora abbondante, però ci sono problemi"
Messe così le cose, vedete che quello che poteva sembrare all'inizio un titanico scontro fra abbondantisti e catastrofisti si riduce a una questione molto più limitata. ASPO non ha mai detto che il petrolio sta per finire e ENI o Maugeri non hanno mai detto che il petrolio è infinitamente abbondante. Le risorse petrolifere sono entità reali e chi di questo argomento ha un minimo di conoscenza e di senso critico difficilmente si allontana troppo da certi valori che sono comunemente accettati. Le stime delle riserve fatte dall'ENI, dalla BP, o dalla Shell non sono enormemente diverse da quelle di ASPO.
Certo, non bisogna nemmeno sottovalutare le differenze. Fra i dati di ASPO e, per esempio, quelli del "Cambridge Energy Research Agency" (CERA) c'è una differenza notevole; di un buon 50% in più nelle stime di CERA. Ma anche CERA è un'agenzia nel complesso seria (anche se, a mio parere, parecchio ottimistica in questo caso) che non riesce a stiracchiare la realtà oltre un certo limite. Siamo ben lontani dalla follia di quelli che parlano di petrolio "infinito" e di altri, come Lynch e Adelman, che sparano numeri più o meno a caso.
Alla fine dei conti, in ogni caso, il problema non è contare il numero di barili che, teoricamente, stanno sottoterra e che si potrebbero estrarre, perlomeno in linea di principio. Il punto è un altro: quanti di questi barili ci possiamo permettere di estrarre? Quest'ultima domanda è, ovviamente, correlata a quanto ci costa l'estrazione.
Come ho fatto notare in un post precedente, i dati disponibili indicano che il progressivo esaurimento del petrolio ci sta portando a dover estrarre risorse sempre più costose. Si parla di estrazione da giacimenti che hanno costi anche dell'ordine degli 80 dollari al barile. Allora, non c'è troppo da stupirsi se il petrolio costa oltre cento dollari al barile. Certo, una componente speculativa esiste, ma il prezzo che paghiamo riflette i costi reali di estrazione. Il petrolio che ci rimane da estrarre - pur abbondante - costa molto caro e costerà sempre di più via via che ci muoviamo verso risorse sempre più difficili.
Quindi, il problema che abbiamo di fronte è un problema di costo, non di disponibilità fisica. Non c'è problema a trovare petrolio da aquistare sul mercato mondiale; il problema è che per aquistarlo oggi bisogna pagarlo circa 10 volte di più di quanto non costasse 10 anni fa.
A Maugeri si attribuisce la frase, dal suo libro "L'era del petrolio", "Il petrolio c'è; basta scavare". Sono perfettamente daccordo; il problema è quanto in fondo e con quanta fatica. E, soprattutto, se non si rischia di spezzarsi la schiena!
[I commentatori e i lettori che lo desiderano, possono inviare materiale che ritengono interessante per la discussione a franco.galvagno@gmail.com. Esso potrà essere rielaborato oppure pubblicato tal quale (nel caso di post già pronti), sempre con il riferimento dell'autore/contributore]
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
9 commenti:
Sacrosante parole.
OT: scusate se lo chiedo qua ma non so a chi chiederlo, non si potrebbe fare una sezione del blog dove ci sono date e luoghi dove uno dei componenti di aspo va a fare una conferenza??
Grazie per l'attenzione
Basta, basta parlare di Maugeri, ne abbiamo tutti le sfere piene. Un personaggio di questo tipo si deve solo ignorare.
Maugeri nel suo libro "Con tutta l'energia possibile" non solo si affida alle stime dell'IEA che parlano di riserve per 2600 miliardi di barili - con la precisazione che solo 1100 sono provate - ma aggiunge altri 1000 miliardi di riserve non convenzionali costituite da greggi ultrapesanti e sabbie e scisti bituminosi. La conclusione è che non solo ci sarà petrolio per tutto questo secolo, ma per molto più tempo.
Dal direttore Strategie e Sviluppo dell’ENI mi aspettavo qualcosa di più.
Ciao,
vorrei sottoporvi questa riflessione:
Le compagnie petrolifere sanno - quantomeno dai tempi di Hubbert (anni '50) -che a un certo punto si sarebbero trovate ad affrontare questo problema economico:
Aumentare i profitti di fronte a un calo della produzione e ad un aumento dei costi.
Tutte le aziende quotate (e non solo quelle) PER LEGGE sono tenute ad adottare una gestione che tenda ad aumentare i profitti assoluti nel tempo.
Posto il problema in questo modo, appare chiaro a chiunque che, di fronte ai 3 vincoli ineluttabili:
1.Aumentare i profitti assoluti
2.Il calo della produzione
3.l'aumento dei costi di estrazione (EROEI calante)
il modo migliore per aumentare i profitti nel tempo, nel post picco, è quello di avere un prezzo del barile alto.
Ma per avere un prezzo alto ci deve essere uno scarto enorme tra domanda ed offerta.
E l'unico modo per avere questo scarto è sfruttare tutto il potere lobbistico per bloccare ogni innovazione ed ogni consapevolezza del picco in chi consuma petrolio e benzina.
Ricordiamoci sempre che la Mobil è l'AZIENDA PIù GRANDE DEL MONDO per capitalizzazione e ha un potere politico-lobbistico enorme.
Questo ragionamento mi sembra che possa spiegare molte cose.
Che ne pensate?
Marco Bertoli
Mi piacerebbe "vedere" la relazione tra costo di estrazione ed EROEI...a un prezzo infinito sarebbe conveniente estrarre petrolio anche se rapporta un centilitro di prodotto netto...
Alla conferenza in questione c'ero anch'io, e a me la domanda, dietro le quinte, me l'han fatta. Ma chi viene a queste conferenze sa già che ci sono problemi, mentre ci va a quella di Maugeri non necessariamente. Difatti Maugeri aveva anche molto più pubblico :-)
Per Marco: un sano principio dice: mai attribuire alla malignità ciò che può essere spiegato dall'incompetenza. Le innovazioni tecnologiche non ci sono perché:
1) non sono facili: cose comode come il petrolio non ce n'è, punto.
2) non si percepisce l'esistenza di un problema o non si percepisce correttamente la causa. Ci sono dei problemi, ora, con il petrolio, ma è colpa degli scarsi investimenti, delle compagnie petrolifere, degli speculatori, dei governi, delle tasse.... Un po' di pressione su chi può correggere queste storture, e riavremmo il petrolio a 30$.
Un esempio semplice ed immediato. I motorini elettrici sono un buon sistema per ridurre i consumi (e i costi) della mobilità urbana. Ma non se ne trovano, perché le ditte non li fabbricano, perché i pochi modelli disponibili non sono richiesti, mentre i motorini endotermici ancora vendono alla grande.
O sicuramente sempre più gente mette pannelli fotovoltaici o termici, ma si fa i conti sulla redditività a condizioni attuali, nessuno, quasi, li mette come "assicurazione sul futuro". E a condizioni attuali, ancora, le soluzioni innovative, che esistono, non sono tremendamente vantaggiose.
Mi piace il modo in cui lei, prof. Bardi, affronta il tema "fine del petrolio".
Dalla lettura di questo articolo si percepisce un ottimismo di fondo che, senza creare false illusioni, aiuta e stimola ad affrontare e a tentare di risolvere il problema.
Gianni,
Sono giuste le tue osservazioni, però pensa se si fosse saputo 5 anni fa (2003) che a partire dal 2008 la benzina sarebbe arrivata a 1.5€ al litro e che sarebbe salita ancora.
Nel 2003 si sarebbero vendute meno auto, meno mezzi agricoli, meno aereoplani, e quelli venduti sarebbero stati più efficienti.
In altri termini, la domanda oggi sarebbbe stata più bassa, e i petrolieri , oltre a una domanda più bassa, nel 2008 avrebbero comunque avuto costi più alti (EROEI calante) e produzione più bassa. Ciò si traduce in PROFITTI più bassi e calanti!
Se ti immedesimi nei ragionamenti economici di un petroliere, è chiaro che ti adopererai il più possibile perchè la domanda al momento del picco non cali!!
Non è malignità, è razionalità economica al cui servizio cè un potere lobbistico enorme.
Alla Mobil non ineteressa nulla della protesta dei pescatori, a loro interessa solo quella voce del conto economico che si chiama profitto.
E fanno di tutto perchè questa voce sia in crescita ogni anno (glielo impone addirittura la legge).
Marco Bertoli
Indipendentemente dal "costo monetario" per estrarre il petrolio, che ovviamente potrebbe continuare a salire in modo indefinito secondo le regole del mercato (domanda/offerta), prima o poi a forza di raschiare sul fondo per sfruttare giacimenti "scomodi" si arriverà al punto in cui per estrarre/trasportare/raffinare/etc 1 litro di petrolio si consumerà esattamente la stessa energia prodotta con 1 litro di petrolio.
La mia domanda è: quanto siamo lontani da questo punto?
Posta un commento