lunedì, agosto 11, 2008

Un picco al giorno: Il picco delle foreste in Irlanda.

Un picco al giorno, leva l'abbondantismo di torno.

Siamo nel periodo estivo; molti lettori sono in ferie e comunque scollegati da Internet, incluso il nostro coordinatore, Franco Galvagno. Pertanto, non è il caso di impegnare il blog con post complessi e lunghi. Fino al prossimo week-end dopo ferragosto, mi limiterò a passarvi un picco al giorno, dai miei archivi, con brevi commenti. Molti di questi picchi non si riferiscono al solo petrolio; il fatto che ne esistano così tanti fa vedere come l'andamento "dinamico" dello sfruttamento delle risorse sia comune.


Il picco delle foreste in Irlanda. Dal libro di Eilleen McCracken "The Irish woods since Tudor times" (1972). Questi dati si riferiscono soltanto alla zona vicino a Dublino, ma è probabile che rappresentino il trend generale su tutta l'isola. All'inizio della dominazione inglese, nel '600, si riporta che l'Irlanda manteneva circa il 12% del territorio coperto da foreste spontanee. Per l'inizio dell'800, queste foreste erano completamente scomparse.

Secondo la mia interpretazione, la deforestazione dell'Irlanda ha scatenato una serie di fenomeni in cascata che vanno in questa sequenza:

  1. Lo spazio liberato dalle foreste ha consentito un aumento della produzione agricola.
  2. L'aumento della produzione agricola ha generato un'aumento della popolazione.
  3. L'aumento della popolazione ha generato il sovrasfruttamento del suolo con erosione dell'humus fertile.
  4. L'erosione ha generato una diminuzione delle rese agricole.
  5. La diminuzione delle rese ha generato la necessità di affidarsi a una monocultura ad alta resa, quella della patata.
  6. La dipendenza da una monocultura ha reso il sistema vulnerabile ai parassiti della moncultura stessa.
  7. La vulnerabilità del sistema ai parassiti si è manifestata con effetti devastanti sulla popolazione.
Risultato? L"An Gorta Mor", la grande fame, la grande carestia che, a partire dalla metà dell'800 ha dimezzato la popolazione Irlandese che è passata da un massimo storico di 8 milioni di persone a circa 4 milioni. A sua volta, anche la popolazione presenta un picco a campana che vedete qui nel seguito (immagine da Wikipedia)


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Sarebbe interessante mettere insieme le varie curve che si sono create nel tempo e che si sono influenzate a vicenda per capire quale e quante figure a campane si sono formate e sovrapposte. Ho un immagine nella mente che il grafico somiglierebbe alle onde sonore. Pensieri di un'estate calda al sud.

Ugo Bardi ha detto...

Ci sto scrivendo un intero articolo sopra!

Anonimo ha detto...

Bene o male gli Irlandesi, in occasione di quella carestia, ebbero la possibilità di emigrare altrove. Oggigiorno quella possibilità ci è preclusa, per cui una crisi del genere ai nostri giorni significa un casino incommensurabilmente più grave. Il paragone regge per le cause, non per gli effetti, che sono tutti da esplorare (anche se sono facilmente immaginabili).

Frank Galvagno ha detto...

Estremamente interessante, un esempio di multi-feedback positivo con crash conseguente

Anonimo ha detto...

Da non sottovalutare pero' la volonta' Inglese di stroncare la capacita' bellica di eventuali rivolte irlandesi. L'uso del legname era strategico per le operazioni militari sia in terra che - ovviamnente in mare.

Non mi limiterei quindi ad una semplice analisi Malthusiana della vicenda delle foreste irlandesi.