mercoledì, agosto 20, 2008

L'arte della retorica nel dibattito sul riscaldamento globale: il "punto caldo" della troposfera

L'arringatore, scultura etrusca al museo archeologico nazionale di Firenze:
i nostri antenati conoscevano e coltivavano l'arte della retorica.

In un post precedente, ho sostenuto che la retorica è una nobile e antica arte che non merita l'opinione spesso negativa che ne abbiamo oggi. La retorica non consiste nell'imbrogliare la gente (quella è un'altra cosa: si chiama "propaganda") ma nel presentare i propri argomenti nel modo migliore e più convincente e - allo stesso tempo - essere preparati a confutare quelli dell'avversario. Il dibattito pubblico è un arte raffinata che si impara solo con la pratica. Qui, ne porto un altro esempio.


Luglio 2008 - in un circolo ARCI nei dintorni di Firenze

E' una serata calda e il circolo è pieno di gente che beve birra, fuma, chiacchera e guarda la televisione. Nella loggia dove si tiene il dibattito sono venute una quindicina di persone. Non c'è male; solo qualche anno fa, in altre occasioni estive, poteva succedere che non venisse nessuno a sentir parlare di energia e ambiente.

In questa occasione sono il solo oratore della serata; per cui cerco di dare un quadro a tutto campo della situazione. Non parlo solo di petrolio, ma descrivo anche il problema del riscaldamento globale. La gente che mi ascolta è chiaramente interessata: ormai l'atteggiamento della platea lo "sento" come lo sente un attore consumato.

Comincia il dibattito. Come sempre, mi trovo di fronte a domande di gente consapevole che bisogna fare qualcosa, anche se non hanno perfettamente chiaro cosa. Sono interessati a soluzioni pratiche. Mi chiedono dei miei pannelli fotovoltaici. Viene fuori il discorso dei doppi vetri, delle biciclette, degli autobus e cose del genere.

A un certo punto, qualcuno prende la parola in platea. Vedo subito che il tono è diverso. Comincia a parlare di clima; parte molto da lontano descrivendo come funzionano i modelli dell'IPCC. Quello che dice suona giusto, nel complesso, ma bisogna vedere dove vuole andare a parare. Dopo un po', comincia a parlare del "punto caldo" che i modelli proporrebbero come la "firma" del riscaldamento globale. Questo "punto caldo", dice, dovrebbe essere nella troposfera, ma non lo si trova. Perciò i modelli dell'IPCC, dice "sono stati screditati". Continua dicendo che - di conseguenza - non esiste nessuna prova che l'effetto serra sia causato dalla CO2, e quindi dall'attività umana.

Lo guardo mentre continua a parlare. Ha l'aria di una persona normale; sui trent'anni, con la barba. Di cosa sta parlando? Di questo "punto caldo" della troposfera non avevo mai sentito parlare. Qualunque cosa sia, se fosse vero che c'è una discrepanza importante fra teorie e misure, i climatologi ne starebbero dibattendo e la cosa non mi sarebbe sfuggita. Se nessuno degli esperti ne parla, evidentemente la discrepanza non c'è, oppure non è importante. Ma non è con questo argomento che posso rispondere. D'altra parte, vedo chiaramente che la gente che ascolta è perplessa. Sul riscaldamento globale sono state dette tante cose, e sempre serpeggia l'idea che sia un complotto per tartassarci ulteriormente con tasse e balzelli. Non sarà mica vero, per caso?

Il tale continua a parlare. Troppo a lungo. Gli ascoltatori hanno perso il filo delle sue elucubrazione e questo mi da il tempo di elaborare una strategia di risposta. Una delle leggi della retorica è che non devi mai dare spazio all'avversario. Se del punto caldo non ho mai sentito parlare, so come rispondere.

Alla fine, si accorge anche lui che ha parlato troppo a lungo. Si guarda un attimo intorno e poi si siede. La gente è tuttora perplessa; si aspetta una risposta da parte mia. Bene; eccola che arriva:

"Egregio signore, vedo che lei ha sollevato dei punti interessanti sui modelli climatici dell'IPCC. Purtroppo, però, devo dirle che ha fatto un errore fondamentale; un errore, purtroppo, molto comune. Lei si basa su un imperfezione dei modelli per sostenere che la CO2 non causa riscaldamento. Sbagliato. Non è a questo che servono i modelli. Che la CO2 causi un riscaldamento dell'atmosfera è un fatto fisico. Nessun modello dell'atmosfera potrebbe provare o smentire un fatto che deriva dalle proprietà fisiche della molecola di CO2, ovvero dalla sua capacità di assorbire la radiazione infrarossa. Questa è una cosa nota da più di un secolo e che si misura in laboratorio: vorrebbe negarla?"

(A questo punto, faccio una breve pausa a effetto. La gente in platea annuisce. Ricomincio.)

"Le faccio un semplice esempio. Supponiamo che lei accenda un caminetto in una stanza. Lei sa che è un fatto fisico che la fiamma riscalderà la stanza. Ora, se le chiedessi di prevedere esattamente che temperatura la stanza raggiungerà, lei avrà bisogno di qualche modello, probabilmente piuttosto complicato, che tenga conto dell'isolamento termico, dei doppi vetri, della circolazione dell'aria nella stanza, e di tante altre cose. Un buon modello le darà una previsione approssimata. Può darsi benissimo, tuttavia, che non riesca a prevedere al decimo di grado la temperatura della stanza, o esattamente la temperatura di ogni parte della stanza. Ora, dal fatto che il modello non da previsioni esatte, lei andrebbe a concludere che il fuoco non scalda la stanza?"

(altra pausa ad effetto. Ormai è stato silurato sotto la linea di galleggiamento - non resta che farlo colare a picco)

"Vede quindi che le imprecisioni dei modelli non sono un motivo per negare l'effetto del riscaldamento dei gas serra che, ripeto, è un fatto fisico. Certamente, non sappiamo con precisione assoluta di quanto la terra si riscalderà a causa del biossido di carbonio. C'è chi arguisce, in effetti, che l'effetto del sole è più importante di quello del biossido di carbonio. Ma lei sa anche, o dovrebbe sapere, che la concentrazione di biossido di carbonio nell'atmosfera è la più alta mai osservata su questo pianeta da quasi un milione di anni a questa parte. E sta continuando ad aumentare. Questo deve portare per forza a un riscaldamento e lei vorrebbe dirci che non ce ne dobbiamo preoccupare? Semmai, le imprecisioni dei modelli sono un motivo per preoccuparci di più. I modelli, infatti, potrebbero essere ottimisti e il riscaldamento globale potrebbe essere molto più forte e più dannoso di quanto non prevedano".

A questo punto, il mio interlocutore si tace. Tutti quelli intorno a lui lo guardano come se avesse appena proposto di nominare Adolf Hitler per il Nobel postumo per la pace. Il dibattito continua su altre cose; lui non interviene più. Più tardi, se ne va silenziosamente. Peccato. Avrei voluto chiedergli dove aveva trovato questa faccenda del punto caldo.

Tornato a casa, cerco su internet. La ricerca è laboriosa, ma alla fine trovo qualcosa su un sito italiano che era probabilmente l'origine delle affermazioni del mio interlocutore. Secondo questo sito:

"nei periodi nei quali la temperatura al suolo ha continuato a salire e quindi anche le temperature troposferiche avrebbero dovuto mostrare un trend di crescita ben definito. Così non è, la realtà descritta dalle osservazioni è ben diversa dalle simulazioni, non c’è traccia di alcun hot spot delle temperature in quota. L’effetto serra di chiara origine antropica come descritto dai modelli di simulazione non esiste."

Da dove arriva questa affermazione? Il sito non lo dice; nel testo ci sono delle citazioni bibliografiche ma la bibliografia in fondo all'articolo non c'è, quindi è impossibile risalire alle fonti. Questo non da una buona impressione - anzi, la da pessima. Comunque, mancando i riferimenti, non si può dire niente sulla validità di queste disquisizioni.

Dopo lunghe ricerche su internet, credo che una spiegazione sulla questione del punto caldo la si trovi in questo articolo su realclimate. La cosa è estremamente complicata e astrusa e non sono sicuro di aver capito esattamente tutti i dettagli. Ma, in sostanza, potete leggere che, nel 2007, un gruppo di ricercatori (Douglass, Pearson, Singer e Christy) hanno pubblicato un articolo in cui sostenevano che i modelli climatici predicevano un riscaldamento dell'alta troposfera nelle regioni tropicali che, invece, non si osserva. Qui, nessuno usa il termine "punto caldo" (hot spot") ma sembra chiaro che è questo che intendono. In realtà, i dati che realclimate riporta fanno vedere che a) questo riscaldamento tropicale non è la firma del riscaldamento antropogenico ma si verifica anche per altri tipi di riscaldamento e b) che non è che questo punto caldo non ci sia, può essere benissimo mascherato dall'errore nelle misure. Fra le altre cose, l'articolo fa vedere che, se non si tiene conto dei gas serra, non si riesce a spiegare il raffreddamento della stratosfera, che è una cosa osservata sperimentalmente. Quindi, semmai i modelli provano qualcosa, provano che il riscaldamento è antropogenico.

In sostanza, questa storia del "punto caldo mancante" della troposfera è un'altra bufala; una delle tante sul cambiamento climatico. E' una bufala poco nota, in quanto piuttosto astrusa e complicata; ma comunque una bufala.

Però questa storia illustra alcune delle leggi fondamentali della retorica. In un dibattito complesso come quello sul cambiamento climatico, ci sarà sempre qualcuno che cercherà di prendervi alla sprovvista sollevando qualche punto oscuro e marginale. Non bisogna cadere nella trappola. La strategia è di riportare il dibattito sui punti fondamentali senza farsi trascinare nella polemica sui dettagli. Se sui punti fondamentali siete ben preparati, nessuno vi potrà mettere in difficoltà.

Incidentalmente, ho scoperto in questi giorni che la bufala della mancanza del "punto caldo" è stata ripresa su un quotidiano australiano da un certo David Evans, auto-proclamatosi "climatologo" e "scienziato missilistico" ma che in realtà non è nessuna delle due cose. La critica alle affermazioni di Evans la trovate sul blog di Tim Lambert. E' curioso notare che quando hanno fatto notare a Evans che il "punto caldo" non è caratteristico del riscaldamento antropogenico e che, viceversa, ci sono altri elementi che fanno vedere come i modelli siano coerenti con l'origine antropogenica del riscaldamento, Evans ha risposto "beh, questo non prova che il modello funziona. Potrebbe essere fortuna..." Certa gente avrebbe proprio bisogno di qualche lezione nell'arte della retorica.

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Nota. I miei interventi in pubblico sono quasi sempre sull'argomento di cui mi occupo principalmente: l'esaurimento delle risorse, in particolare dei combustibili fossili. Quando necessario, faccio del mio meglio per fare da "proxy" dei veri climatologi, senza pretendere di essere un climatologo io stesso. Tuttavia, ho lavorato sulla stretta correlazione che esiste fra il consumo di combustibili fossili e riscaldamento globale ponendo la domanda "ci sono abbastanza combustibili fossili per causare un riscaldamento planetario disastroso?" La risposta, secondo me, è affermativa, come potete leggere in questo articolo.

17 commenti:

stefano ha detto...

Bel post Prof.
Peccato che mi sia perso il suo intervento..mi piacerebbe sapere se pubblicizza tali interventi o se c'è modo di avere un programma..(magari potrebbe accennarlo nel blog..).
Mi interesso di clima da tanto tempo e devo dire che ne sa parlare in maniera semplice e diretta.
Purtroppo sul riscaldamento globale pullulano varie voci discordi..e addirittura sui forum meteo/climatici gli scettici sono la maggior parte; dico 'purtroppo' perché spesso tutto si riassume in un becero scontro tra fazioni opposte..senza una vera dialettica.
stefano

p.s.: circa quel signore..l'IPCC mica ha dei modelli propri..analizza solamente i dati fino ad oggi raccolti e ne esamina l'attendibilità..tipico atteggiamento di chi manco sa cosa l'IPCC sia o ancor peggio, faccia.

Ugo Bardi ha detto...

In effetti, sono piuttosto pigro - dovrei annunciare i miei interventi. Il fatto è che ormai appaio almeno 3-4 volte al mese da qualche parte. Magari nel nuovo sito troveremo il modo di annunciare gli interventi pubblici dei soci aspo. Sul fatto che il mio interlocutore abbia detto "I modelli IPCC", ora che mi ci fai pensare, non sono tanto sicuro. Forse gli ho fatto dire qualcosa che non ha detto veramente, ma è un dettaglio.
Se sei un esperto di clima, mi sai dire per favore se la mia interpretazione del post di Mann su realclimate sul riscaldamento troposferico è OK? Non vorrei aver frainteso qualche dettaglio. Grazie

Ugo Bardi ha detto...

Riguardo all'altra cosa che hai sollevato, è curioso in effetti come in Italia gli scettici pullulano forse di più che in altri paesi. Mi è capitato una volta di andare a una conferenza organizzata della società micologica fiorentina (di cui mi onoro di far parte) dove parlava un "esperto di meteorologia" che ha passato i primi venti minuti del suo intervento, che doveva essere sulle previsioni del tempo e le nuvole, a spiegarci come mai secondo lui la storia del riscaldamento globale è una fesseria. Non sono intervenuto perché non era il caso; ma è curioso che questo signore di nuvole e previsioni meteo ne sapeva alquanto. Però, di clima e cambiamento climatico, non riusciva che a tirar fuori la solita fluffa denialista. Chissà perchè... boh?

Carlo Fusco ha detto...

Prof. Barsi, se non ne fosse già a conoscenza le segnalo il blog "Skeptical Science" di John Cook, che sebbene non sia un climatologo, è comunque un fisico che segue con molta attenzione la letteratura e la raccoglie con meticolosamente con ordine e logica.

http://www.skepticalscience.com/

Là si trovano con molta precisione tutte (o quasi) le argomentazioni che negano l'oringine antropogenica del GW e le ovvie contro-argomentazioni, sempre citando i dovuti riferimenti in letteratura. Fa risparmiare un mucchio di tempo quando si ha a che fare con i così detti scettici.

Carlo Fusco ha detto...

chiedo scusa per aver scritto erroneamente il suo nome, ma l s è vicino alla d nella tastiera :-)

Anonimo ha detto...

Beh, di quelli che negano l'evidenza è pieno il mondo.
C'è chi nega il cambiamento climatico, c'è chi nega che le auto inquinino, c'è chi nega che le sigarette siano causa di tumori, c'è pure chi nega il primo sbarco sulla Luna.
Trovo che i "Luna-complottisti" siano i più simpatici nella loro ingenuità :-)

Ugo Bardi ha detto...

Grazie per la segnalazione. Ho messo il blog di Cook nella mia lista dei blog che leggo. Sul clima, ci sono parecchi ottimi blog, segnal quello di Deltoid (Tim Lambert) http://scienceblogs.com/deltoid/

Anonimo ha detto...

professore, le segnalo questo studio che smentisce la bufala 'troposferica':
http://www.sciencedaily.com/releases/
2008/05/080530144943.htm

Per avere una panoramica dei più recenti studi ScienceDaily è sempre utile: e viene aggiornato quotidianamente.

un caro saluto

Anonimo ha detto...

faccio ammenda scusandomi col signore intervenuto all'incontro..ho giudicato in maniera troppo secca e sono caduto nel trappolone comune alle discussioni sul clima..
@prof. a me l'interpretazione sembra corretta..il post comunque non è dei piu' semplici..anzi..
grazie per il titolo di 'esperto' ma non lo sono affatto:)

Anonimo ha detto...

Se il problema fossero solo gli interlocutori da bar (o da conferenza)... Questa è di oggi, ennesima 'zichicca':


(ANSA) - PALERMO, 21 AGO - ''Nessuno oggi e' in grado di poter affermare se in futuro fara' piu' caldo o piu' freddo. Manca una matematica raffinata per poter realizzare modelli affidabili''. Lo ha detto il professor Antonino Zichichi, presidente dei Seminari internazionali di Erice sulle Emergenze Planetarie. Le mutazioni climatiche hanno caratterizzato la prima parte dei lavori di questa quarantesima sessione dei Seminari. ''Ancor'oggi - ha aggiunto Zichichi - non sono sicure neppure le previsioni meteo a 48 ore. Figuriamoci cosa accade a lunga scadenza''. Per imporre il rigore scientifico nello studio dei problemi meteoclimatologici, Zichichi, ad Erice, nella meta' degli anni Ottanta propose l'istituzione di un comitato di studio: ''Il gruppo era composto da 50 membri, tra cui Tsung Dao Lee, allievo di Fermi e Nobel per la fisica - ricorda Zichichi -. Negli anni il comitato si e' ampliato, trasformandosi in un organismo dell'Onu: l'attuale Ipcc, di cui fanno parte 2500 membri''. Zichichi evidenzia che proprio ''l'Ipcc ha indotto il grande pubblico a credere che la scienza abbia capito tutto del clima. Ed invece non e' vero''.

Anonimo ha detto...

Concordo con il fatto che appoggiare tutta una critica su un unico punto non e' una scelta retoricamente saggia. Annoiare l'uditorio, poi, e' un crimine.

D'altra parte tutto questo disprezzo nei confronti degli "scettici" una volta mi dava fastidio. Adesso lo trovo finanche utile, a dimostrare che dietro alle paure climatiche non c'e' al momento molto di solido.

Riguardo il meccanismo dell'effetto serra, ricordo che e' universalmente riconosciuto che la sensitivita' alla concentrazione della sola CO2 in assenza di altri effetti, e' di circa 1C per ogni raddoppio di concentrazione.

Se si trattasse solo di quello, non staremmo qui a parlarne.

Ma l'atmosfera e' molto piu' complicata che un laboratorio: lo stesso IPCC e' riuscito solo ad arrivare a un ampio range di stime, fra 1.5C e 4.5C, senza granche' miglioramento negli ultimi sei anni, e il dibattito su quale siano i valori piu' vicini al vero e' ancora aperto.

Ugo Bardi ha detto...

Grazie per la segnalazione, Paolo. Interessantissimo articolo questo di science daily. Se ne evince, quindi, questa cosa del punto caldo della troposfera è proprio una bufala con i fiocchi e i campanelli.

In compenso questo David Evans continua a parlarne e continua a spacciarsi per climatologo. Insomma, tattiche di guerriglia mediatica. Cercano di fare confusione, alzare cortine fumogene, sempre sperando che qualcuno ci caschi.

Anonimo ha detto...

Complimenti per la retorica della risposta.

Ho trovato un articolo interessante di Marco Pagani(che sicuramente avrai già letto ma magari alcuni lettori no) e prende anche in considerazione la teoria del punto caldo che non si trova....

Anonimo ha detto...

Gent.mo Prof. Bardi,
mi sono imbattuto di recente in un suo post nel quale ha inserito un link al blog sul quale scrivo. L'argomento dell'hot spot troposferico è interessante e, come Lei certamente sa, non può essere liquidato con la velocità di un certo genere di pur elegante "retorica". Come avrà letto nel mio post il dubbio che le osservazioni non siano del tutto affidabili esiste. Non solo per le osservazioni al suolo (sulle quali ci sono fiumi di letteratura pro e contro), ma anche con riferimento ai dati in quota. Errori dei quali in qualche modo si deve tener conto certamente, ma dissento sull'affermazione che questa raccolta dati non si nata per il monitoraggio del clima. Quale altro sarebbe il suo scopo? Può darsi che passare da osservazioni dirette a dati di prossimità come il vento termico dia risultati più affidabili, ma al riguardo sarei cauto: in base a quale principio le osservazioni di temperatura sarebbero inesatte e quelle sul vento (derivate dalla localizzazione delle sonde) sarebbero certamente precise? Nella fattispecie non sono cambiati i sensori, ma è cambiato, per non dire che è stato rivoluzionato, il sistema di localizzazione (teodolite prima, Loran poi, ora GPS). Ho potuto leggere soltanto l'articolo da Lei linkato e non la ricerca nella sua completezza, per cui non ho idea di come sia stato possibile separare la componente termica del vento da quella dinamica, semplicemente basandosi sullo spostamento della sonda. Sono certo però che pur a costo di qualche inevitabile scelta di tuning, questa separazione sia stata fatta con successo. questo però potrebbe aver modellato i dati nella direzione desiderata, altra inevitabile conseguenza dell'uso di dati di prossimità piuttosto che di misurazioni oggettive. Fin qui le sonde. Ma i rilevamenti con sensori satellitari? Sono dati giovani, non c'è dubbio, ma credo li si possa ritenere piuttosto affidabili. Ho letto inoltre in un commento che prima di dare giudizi si dovrebbe conoscere come funziona l'IPCC. Giusto, al riguardo la invito a leggere questo articolo su Limes (http://limes.espresso.repubblica.it/2007/11/22/i-guasti-dellipcc-consensus/?p=351), nel quale sono ben evidenziate le procedure ed i meccanismi di formazione dei rapporti pubblicati. Non solo, è utile anche sapere come è avvenuto il peer-review delle varie sezioni del rapporto, con specifico riferimento al WG1 (quello che fornisce le basi scientifiche dell'AGW), e, anche questo lo si può leggere a questo link (http://scienceandpublicpolicy.org/sppi_originals/peerreview.html). Scoprirà con interesse che dei 2500scienziati o presunti tali di cui si suppone il Panel possa avvalersi, soltanto poche decine hanno commentato le varie sezioni del rapporto del WG1, facendolo inoltre quasi sempre sugli stessi capitoli di cui si sono occupati loro stessi o le istituzioni dalle quali essi provengono. Lei boccerebbe un articolo che ha scritto o al quale ha partecipato un ricercatore del suo staff?
In conclusione, fino a che la discussione resta nel campo della comprensione degli eventi è giusto cercare di andare a fondo. In verità è meno giusto bollare come bufale le posizioni altrui fino a che il discorso non sia chiarito e, mi sembra che questo non sia ancora accaduto. Quando si passa alla fase due, cioè alle scelte dei policy makers, la faccenda purtroppo diventa dicotomica, o sei scettico o sei credente e ti devi fidare delle scelte. La fede è nei luoghi di culto, lo scetticismo ne resta fuori ma non è molto diverso. Nelle stanze dei bottoni sarebbe meglio ci entrassero delle verità scientifiche inoppugnabili, altrimenti le scelte non saranno di buon senso ma di comodo. Le sembra che sperperare decine di miliardi di Euro nel traffico di certificati di emissione sia una scelta di buon senso o di comodo? Non sarebbe meglio spendere quei soldi per abbattere realmente l'inquinamento atmosferico, migliorare la viabilità (riducendo al contempo le emissioni) o magari combattere la fame nel mondo? Il problema non è che la terra si scalda, è che malgrado tanta retorica (nel senso di giusto argomentare) non stiamo facendo assolutamente nulla di quello che andrebbe fatto, salvo tenere in piedi una speculazione di proporzioni planetarie che assicuri il mantenimento dello statu quo alla porzione di mondo che l'ha generata.
La ringrazio comunque per la citazione, lo scambio di opinioni non può che giovare alla conoscenza.
Cordiali saluti, Guido Guidi.

Ugo Bardi ha detto...

Caro sig. Guidi, la ringrazio per questo suo interessante commento. Personalmente, non mi provo nemmeno a disquisire su cose di cui non sono minimamente esperto, come le misure della temperatura troposferica, quindi lascio agli esperti il dibattito che, da quanto ho potuto capire, può non essere ancora completamente concluso.

Avrà certamente notato, comunque, che il succo del mio post non era di discutere se il "punto caldo" ci fosse o no. Era, piuttosto, di riferire un "dibattito caldo" in cui mi sono trovato di fronte a un interlocutore che usava tattiche che in gergo militare si chiamano di "diversione" e nella parlata comune "menare il can per l'aia". E' stato un piccolo dibattito di periferia che, tuttavia, riflette le tattiche adottate a livello internazionale da certi imbroglioni che si qualificano come climatologi senza esserlo, come David Evans.

Ma anche le tattiche di diversione si possono combattere e sconfiggere se uno è ben preparato sui punti fondamentali. La questione del riscaldamento globale non è il risultato di astrusi modelli, ma una realtà quotidiana che dipende da leggi fisiche ben assodate. Credo che questo sia il punto fondamentale, quello che cerco di rimarcare quando posso, senza pretendere di saperne di più di altri.

Cordiali Saluti

UB

Anonimo ha detto...

Gent.mo Prof. Bardi,
chiedo scusa se ho frainteso il senso del suo post, mi era sembrato che definisse "bufala" l'esistenza dell'hot spot troposferico, quale sia il sistema di osservazione della temperatura. Pur essendomi definito più volte non scienziato (perchè non ho la cultura professionale per esserlo) ma persona informata dei fatti (perchè conosco la materia ed ho la possibilità di documentarmi), concordo con Lei sul fatto che chi non è addetto ai lavori non dovrebbe entrare nel dibattito. Perciò per rispettare il silenzio in cui sia io che Lei dovremo entrare, togliamo la parola anche ad Al Gore ed a tutti i paladini dell'ambiente della ultima ora, cui piace il verde perchè somiglia a quello dei dollari. Tra questi anche la pletora di avvocati, economisti, giuristi ed esperti di altro genere che concorrono a formare i famosi 2500 consenzienti. Rimarranno alcuni studiosi, molti dei quali hanno già espresso la loro distanza dalla politicizzazione di quella che, come Lei giustamente sottolinea, è una questione puramente fisica. E in quanto tale va compresa. La temperatura è salita? Giusto, ma non sappiamo nè esattamente quanto nè perchè. Dal punto di vista puramente fisico, è molto più probabile che le cause siano naturali con un leggero concorso antropico, più consistente nelle aree urbanizzate per ovvi motivi altrettanto fisici. Se per amore della conoscenza è giusto investire come e più di quanto sia stato fatto nella ricerca, per amor proprio non è giusto farsi menare per il naso dai catastrofisti di professione, specie se questi tirano l'acqua al proprio mulino. Forse il suo interlocutore pensava a questo nel suo intervento, se così fosse andrebbe compreso.
Saluti, Guido Guidi.

clayco ha detto...

“Di cosa sta parlando? Di questo "punto caldo" della troposfera non avevo mai sentito parlare. Qualunque cosa sia, se fosse vero che c'è una discrepanza importante fra teorie e misure, i climatologi ne starebbero dibattendo e la cosa non mi sarebbe sfuggita. Se nessuno degli esperti ne parla, evidentemente la discrepanza non c'è, oppure non è importante. Ma non è con questo argomento che posso rispondere.”

C: Non si può certo seguire tutto l’infinito e snervante dibattito tra serristi e scettici, anche perché secondo A Pasini sono 20000 all’anno le peer review sui cambiamenti climatici, impossibile monitorarli tutti. Ma sul fatto che la teoria dell’effetto serra antropogenico non abbia riscontri nei dati reali proprio perché non si sono mai manifestate le zone calde nella media alta troposfera, come previsto dai modelli di J Hansen è citato in molte pubblicazioni ad es:
http://cfa-www.harvard.edu/~wsoon/ArmstrongGreenSoon08-Anatomy-d/Lindzen07-EnE-warm-lindz07.pdfRichard S. Lindzen “Taking Greenhouse Warming Seriously” Energy & Environment, Volume 18, Numbers 7-8, December 2007 , pp. 937-950(14)

Non solo è evidente dai trend delle temperature sia della superficie terrestre sia marine, che prima si scalda la superficie e poi, successivamente e con incrementi inferiori, la bassa troposfera. Non è la bassa troposfera che scalda il mare ma il contrario.
Questo è incompatibile con le teorie dell’effetto serra antropogenico o dell’IPCC che attribuiscono ai gas serra antropogenici il 92% dell’incremento di temperatura avuto negli ultimi 250 anni ( vedi chapter 2 IPCC2007 radiative forcing di Hansen).


“Che la CO2 causi un riscaldamento dell'atmosfera è un fatto fisico. Nessun modello dell'atmosfera potrebbe provare o smentire un fatto che deriva dalle proprietà fisiche della molecola di CO2, ovvero dalla sua capacità di assorbire la radiazione infrarossa. Questa è una cosa nota da più di un secolo e che si misura in laboratorio: vorrebbe negarla?"

C: Perché è un dogma religioso che non si può negare? I dati di laboratorio sulle ecosfere indicano a seguito degli aumenti di concentrazione dei gas serra antropogenici avveratisi negli ultimi 250 anni, incrementi di T° maggiori di un fattore 3 (Guido Visconti) addirittura di 6 se le curve delle T sia della superficie sia marine sono mondate dagli errori, da isole di calore o strumentali.

http://www.agu.org/pubs/crossref/2004/2003GL019024.shtml T. J. de Laat, A. N. Maurellis “Industrial CO2 emissions as a proxy for anthropogenic influence on lower tropospheric temperature trends” (Geophysical Research Letters, Vol. 31, L05204, 2004)

http://icecap.us/images/uploads/MM.JGRDec07.pdf McKitrick, R.R. and P.J. Michaels, 2007, Quantifying the influence of anthropogenic surface processes and inhomogeneities on gridded global climate data, J. Geophys. Res. 112, D24S09, doi:10:1029/2007JD008465
http://www.agu.org/pubs/crossref/2007/2006GL027834.shtml GOURETSKI, V. and Koltermann, K.P.2007. “How much is the ocean really warming?” Geophysical Research Letters 34:doi 10.1029/2006GL027834.
I comportamenti delle molecole cambiano a seconda dello stato fisico basti pensare all’ozono e agli aerosol solfati che sono raffreddanti in stratosfera e riscaldanti in troposfera. Quindi il comportamento della CO2 e degli altri gas serra antropogenici CH4 N2O CFC HFC ecc in atmosfera è probabilmente diverso da quello nelle sfere di laboratorio. Perché?
Perché l’atmosfera è enorme ( decine di kilometri) ed è un sistema aperto.
E’ stato dimostrato lo sfogo di calore tra la troposfera e la stratosfera:
http://icecap.us/images/uploads/DOUGLASPAPER.pdf David H. Douglass, John R. Christy, Benjamin D. Pearsona and S. Fred Singer “A comparison of tropical temperature trends with model predictions” INTERNATIONAL JOURNAL OF CLIMATOLOGYInt. J. Climatol. (2007) Published online in Wiley InterScience (www.interscience.wiley.com) DOI: 10.1002/joc.1651
Ci sono scienziati che ipotizzano una saturazione delle bande di assorbimento dei gas serra antropogenici entro un centinaio di metri nella bassa troposfera e una trasmissione del calore, nell’atmosfera per moti convettivi, non per rifrazione termica.
http://www.warwickhughes.com/papers/barrett_ee05.pdfJack Barrett “Greenhouse molecules, their spectra and function in the atmosphere” MULTI-SCIENCE PUBLISHING CO. LTD. 5 Wates Way, Brentwood, Essex CM15 9TB, United Kingdom Reprinted from ENERGY & ENVIRONMENT VOLUME 16 No. 6 2005
“Ma lei sa anche, o dovrebbe sapere, che la concentrazione di biossido di carbonio nell'atmosfera è la più alta mai osservata su questo pianeta da quasi un milione di anni a questa parte. E sta continuando ad aumentare. Questo deve portare per forza a un riscaldamento e lei vorrebbe dirci che non ce ne dobbiamo preoccupare?”
C: Deve portare per forza ad un riscaldamento? Anche questo è un dogma religioso che non si può contraddire?
L’incremento della CO2 non ha MAI determinato un aumento delle T° nella storia della terra!

http://brunoleonimedia.servingfreedom.net/BP/IBL_BP_47_IPCC.pdfCarotaggi EPICA Dome C – Temperatura e CO2 Non vi sono prove di feedback positivo Fonti: Monnin et al, 2004 (CO2); Stenni et al, 2006 (d18O);


Professore le faccio i complimenti per il post sull’arte della retorica, condivido le sue tesi, purtroppo per l’opinione pubblica non ha ragione chi discute scientificamente, ma chi ha più visibilità mediatica, come Al Gore. Certo che ci vuole coraggio ad affermare che lo pseudo scienziato finanziato da greenpeace con milioni di dollari, faccia retorica positiva con le clamorose balle che ha raccontato al mondo, contraddette da decine di peer review.