Riflessioni antropologiche su un documento di Aspoitalia
created by Armando Boccone
Il problema dell’informazione
Nei primi giorni di gennaio del 2009 compaiono sulla stampa italiana articoli che parlano di un ripristino nel 2008 dei ghiacci artici al livello del 1979 (già alcuni giorni prima però alcuni quotidiani avevano fatto dell’ironia sulla “teoria” del riscaldamento globale mettendo in evidenza le forti nevicate avvenute in Italia).
Questi articoli fanno riferimento a quanto detto dal Centro di Ricerca sul Clima Artico dell’Università dell’Illinois.
I soci di Aspoitalia iniziano un duro e lungo lavoro con cui dimostrare scientificamente l’infondatezza del contenuto di quegli articoli di stampa.
I contatti e gli scambi di informazioni fra i soci di Aspoitalia per la preparazione di un documento da mettere sul sito avvengono soprattutto in una mailing list della stessa associazione. Sono fatte ricerche sul Web per recuperare le informazioni necessarie alla stesura del documento e soprattutto per vedere cosa effettivamente ha scritto il Centro di Ricerca sul Clima Artico dell’Università dell’Illinois. Sono contattati via e-mail Bill Chapman (ricercatore del predetto centro di ricerca) e un responsabile del National Snow and Ice Data Center del governo USA.
Il lavoro è svolto soprattutto da Claudio Della Volpe, Luca Mercalli, Alessio Zanol, Ugo Bardi ma tanti altri soci ed amici di Aspoitalia hanno dato il loro apporto creando, tutti insieme, il nuovo “spazio antropologico” che ha reso possibile la stesura del documento “Ghiaccio agghiacciante” di Claudio Della Volpe, che viene pubblicato sul sito Aspoitalia il 12 gennaio cui un articolo di Luca Mercalli, intitolato “I negazionisti dei gas serra” e pubblicato su Repubblica on-line del 13 gennaio, rimanda con un link.
Il documento redatto da Claudio Della Volpe è un vero e proprio lavoro scientifico e arriva alla conclusione finale che le notizie giornalistiche hanno dato informazioni false sulla situazione dei ghiacci artici. Ovviamente si rimanda alla lettura di questo lavoro per conoscere tutti gli aspetti della questione.
Ma come è stato possibile risolvere in questo modo il problema posto dalle erronee informazioni comparse sulla stampa a proposito dei ghiacci artici?
E’ stato possibile grazie ad una nuova cultura e a nuove personalità che sono maturate in seno alla rivoluzione nella gestione dell’informazione avvenuta negli ultimi decenni; ma anche grazie all’adeguato soddisfacimento dei bisogni fondamentali alimentari, sanitari e di istruzione che è avvenuto nell’ultimo secolo. Questa nuova cultura e queste nuove personalità hanno preso il posto di quelle vecchie (che sono però ancora dominanti), che affondano le loro radici nella rivoluzione neolitica avvenuta circa diecimila anni fa.
Questo discorso culturale è importante non solo per mettere in evidenza il modo in cui è stato possibile dimostrare la falsità di quelle notizie giornalistiche (il ripristino dei ghiacci artici al livello del 1979) ma anche perché lo scontro fra energie rinnovabili ed energie da combustibili fossili (che sono i temi centrali di questo blog e dell’associazione Aspoitalia) è uno scontro fra diversi valori culturali.
E’ bene andare per ordine!
La cultura iniziata col neolitico
I valori fondamentali della cultura iniziata col neolitico e venuti a maturazione nella bassa Mesopotamia nel quarto millennio a.C., e che costituiscono il sangue di tutte le attuali culture umane, sono quelli di “individuo” (inteso come centro di iniziativa e di interessi, prima solamente diversi ma in seguito, in presenza di penuria di risorse, anche contrapposti a quelli di altri individui), di “gerarchia” (inteso come l’orizzonte, il contesto, in cui si situavano gli individui, indicandone le diverse posizioni e i connessi oneri e diritti nella distribuzione di beni e servizi), le “derive sociali” (intese come quel fenomeno per cui ogni parte di un gruppo umano, in relazione alle caratteristiche delle mansioni che svolge, acquisisce degli interessi particolari e, in presenza di penuria di risorse disponibili, in contrapposizione a quello di altre parti dello stesso gruppo umano, formando corporazioni e classi) e le “derive culturali” (intese come quel fenomeno per cui ogni gruppo umano, a contatto con un ambiente ecologico particolare, acquisisce un pacchetto culturale particolare e, in presenza di condizioni di penuria di risorse materiali, in contrapposizione a quello di altri gruppi umani).
Tutto iniziò con gli sconvolgimenti climatico-ambientali avvenuti alla fine del pleistocene (12-15 mila anni fa). La temperatura aumentò di circa 8 gradi centigradi e aumentò anche la piovosità. Ciò porto ad una forte crescita delle foreste e ad contemporaneo e connesso forte restringimento delle savane e delle praterie, dove vivevano i grandi erbivori oggetto di caccia da parte dell’uomo. La situazione si fece molto critica per i piccoli e radi gruppi umani: c’era il pericolo della loro estinzione. La soluzione che venne presa, all’interno di un complesso contesto che lo rese possibile, fu l’adozione della agricoltura e della pastorizia al posto della caccia e della raccolta, in modo che così si ottenesse incremento demografico. Si ebbe però un peggioramento delle loro condizioni di vita ma il pericolo dell’estinzione dei piccoli e radi gruppi umani fu scongiurato.
Si innescò così una reazione a catena che portò al progresso tecnologico, alla specializzazione del lavoro e in seguito all’urbanizzazione.
Le causa più immediata della nuova cultura che si creò dipese dalla soluzione di un grosso problema che intervenne nella gestione del know how in una situazione di penuria di risorse. (si preferisce l’uso del concetto di “know how” in questo contesto piuttosto che quello di “informazione”)
Per centinaia di migliaia di anni infatti l’uomo visse in piccoli gruppi di circa trenta persone fra uomini, donne e bambini. Circa la metà di questi gruppi umani erano fatti da bambini e l’altra metà da persone adulte, quindi poco meno di dieci uomini adulti e poco meno di dieci donne adulte per villaggio, fra cui c’era una divisione del lavoro (gli uomini addetti alla caccia e alla preparazione delle strumentazione necessaria e le donne, aiutate dai bambini, alla raccolta, alla costruzione delle capanne e ad altre mansioni. I rapporti erano diretti (interazioni “faccia a faccia”) e improntati a una forte solidarietà. L’attività lavorativa avveniva in comune. Non esistevano capi, gerarchie o leggi. C’era parità fra uomini e donne. Le questioni che riguardavano tutti venivano discusse in comune intorno al fuoco.
Con l’incremento demografico che avvenne nel neolitico in seguito all’adozione dell’agricoltura e della pastorizia i villaggi diventarono consistenti con alcune centinaia di persone. Come conseguenza e opportunità offerta dall’incremento demografico e dallo sviluppo tecnologico si ebbe la specializzazione del lavoro. Sorsero così dei problemi nella gestione del know how e ciò si risolse con l’elaborazione dei valori dell’individuo e della gerarchia così come sono stati intesi appena sopra. Non era infatti più possibile risolvere i problemi stando la sera accanto al fuoco. Non era più possibile svolgere insieme l’attività lavorativa visto che ogni villaggio era formato da centinaia di individui. Ogni individuo-corporazione poteva svolgere (e, necessariamente, in esclusiva) solamente una fra le tante mansioni che si erano create con la specializzazione del lavoro. Per esempio, nelle prime civiltà storiche, uno scriba (la cui mansione si acquisiva con un lungo apprendistato nelle scuole scribali) non poteva discutere con un artigiano che forgiava i metalli sul modo di redigere un contratto sulle tavolette di terracotta; così pure un artigiano non poteva discutere con un pastore sul modo in cui forgiare i metalli. Molti rapporti sociali non poterono più essere diretti e iniziarono un processo, lungo e lentissimo, di spersonalizzazione e burocratizzazione.
La nascita dell’individuo come centro di interessi prima solamente diversi e poi in contrapposizione con gli altri individui e la connessa gerarchia che indicava l’orizzonte in cui si situavano gli individui indicandone le diverse posizioni e i connessi e diversi oneri e diritti nella distribuzione di beni e servizi derivò dalla soluzione del problema nella gestione del know how in un contesto di endemica penuria di risorse.
Internet e il Web
Il termine Internet deriva dall’abbreviazione delle due parole inglesi interconnected (interconnesso) e network (rete) e indica sia la più grande rete di computer mondiale ad accesso pubblico sia come uno dei principali mezzi di comunicazione di massa, insieme con le informazioni e i servizi che sono offerti agli utilizzatori per mezzo di questa rete.
Internet offre i più svariati servizi, i principali dei quali sono il World Wide Web, la posta elettronica, mailing list, forum, blog, e-commerce, e-learning, ecc. Internet è utilizzata per le comunicazioni più disparate: private e pubbliche, ricreative e lavorative, scientifiche e commerciali.
Il Web (sigla con cui viene indicato il World Wide Web, conosciuto come la grande ragnatela mondiale) è uno dei principali servizi offerti da Internet. Il servizio mette a disposizione degli utenti uno spazio per la pubblicazione di contenuti multimediali (testi, immagini, audio, video, ipertesti, ipermedia, ecc.) oltre che per la distribuzione di programmi, dati, applicazioni, videogiochi, ecc.
Questi contenuti sono costantemente on-line e sono costantemente fruibili da chiunque disponga di un computer, di un accesso a Internet e degli opportuni programmi che consentono, come si dice in gergo, di navigare nel Web, salvo il caso che il titolare di uno spazio web metta dei limiti all’accesso ai contenuti del proprio spazio web.
L’intelligenza connettiva e collettiva: un nuovo spazio antropologico
Con Internet, intesa come infrastruttura tecnologica, e il Web, intesa come nuovo spazio umano fatta di reti relazionali, si assiste ad una rivoluzione che non è da meno di quella avvenuta molti millenni fa con l’incremento demografico, la specializzazione del lavoro e con l’urbanizzazione. Il periodo in cui questa rivoluzione fa passi significativi sono gli anni novanta del secolo scorso.
Il fenomeno di Internet e del Web è abbastanza recente e non è certamente possibile fare delle affermazioni certe su di esse però alcune cose si riescono già ad intravedere. Con Internet, il Web e gli altri servizi resi possibili da Internet ogni persona dotata di un computer e della possibilità di connettersi alla rete si mette in contatto in tempo reale praticamente con tutto il mondo. L’intelligenza di ogni persona si connette alle intelligenze di tutte le altre persone connesse a Internet. Si crea, come dicono alcuni studiosi, un nuovo spazio antropologico. Ogni persona connessa vede espandere in modo incredibile le sue possibilità di conoscenza. Si crea, secondo alcuni studiosi, una intelligenza collettiva resa possibile dall’intelligenza connettiva. Si crea così una nuova cultura e una nuova personalità degli attori, basi per nuovi valori come la collaborazione e, in molti casi, la gratuità. Ogni attore vale per quello che pensa e comunica e ciò che pensa e comunica dipende anche da ciò che altri attori hanno pensato e comunicato. Una caratteristica delle relazioni che avvengono sul Web prescindono dallo status socio-economico-lavorativo degli attori di queste reti. Internet e il Web sono potenti strumenti ma alcuni studiosi si sono sbilanciati nel considerare questi strumenti l’unica causa della nuova cultura e della nuova personalità che si è creata. Internet e il Web sono diffusi nel mondo sviluppato, in un mondo in cui, in un contesto caratterizzato da un notevole sviluppo tecnologico, sono soddisfatti adeguatamente le esigenze fondamentali di alimentazione, salute e istruzione. Sono anche questi ultimi aspetti della realtà che creano attori che sono considerati per le informazioni e le esperienze che mettono in rete e non per il loro status socio-economico-lavorativo o per altri titoli. Questo stesso fenomeno si nota anche in altre nuove realtà come Wikipedia, le banche del tempo, i G.A.S. (gruppi di acquisto solidali) e in tanti altri fenomeni (non è un caso che anche questi fenomeni siano nati negli anni novanta del secolo scorso). Il comportamento umano non è dovuto ad una fantomatica “natura umana” ma ad una serie di condizioni storiche di cui l’uomo e tutta la natura sono attori. Come la vecchia cultura iniziata col neolitico (che è l’attuale e predominante cultura, basata sull’individuo e la gerarchia) fu determinata dalla necessità di risolvere il problema della gestione del know how in una situazione di endemica penuria di risorse, così le condizioni che stanno creando una nuova cultura adeguata alla nuova realtà sono rappresentate dalla rivoluzione nel campo della gestione dell’informazione dovuta a Internet e al Web, però all’interno di un contesto caratterizzato dallo sviluppo tecnologico, dalla sviluppo economico e dall’adeguato soddisfacimento dei bisogni fondamentali (alimentari, sanitari, di istruzione e di pochi altri).
E’ questa nuova realtà, con la nuova cultura e con le nuove e adeguate personalità, che ha reso possibile la redazione di un documento per dimostrare l’infondatezza delle notizie giornalistiche di cui si parlava agli inizi. E saranno proprio queste a rendere possibile la diffusione delle energie rinnovabili al posto di quelle derivanti da combustibili fossili, perché lo scontro fra questi diversi tipi di fonti energetiche è uno scontro fra quelle diffuse sul territorio e quelle concentrate, fra quelle democratiche e quelle gerarchiche: è uno scontro fra la vecchia cultura basata sull’individuo e la gerarchia (a cui però bisogna aggiungere anche le derive culturali a proposito dei rapporti fra le varie parti del mondo) e la nuova, basata sulla collaborazione, la gratuità e altri valori ancora.
Quanto detto è solo una parte di una analisi ancora più complessa che questo tema richiederebbe.
2 commenti:
"L’intelligenza di ogni persona si connette alle intelligenze di tutte le altre persone connesse a Internet."
Sì, in quella minoranza di casi in cui l'intelligenza c'è.
In generale - permettetemi un po' di qualunquismo - mi pare che sia la stupidità a collegarsi.
Guardate le due top ten di google
riportate qui.
Il campo dell'intelligenza collettiva è attualmente quello che sta dando i risultati più sorprendenti, non a caso il marketing, la ricerca, l'organizzazione aziendale, i sistemi sociali guardano e usano i sistemi di intelligenza collettiva sempre più frequentemente.
Il movimento delle Città di Transizione (Transition Towns), ad esempio, è fortemente basato sull'attivazione delle capacità di creatività e intelligenza collettiva delle comunità e questa è una delle ragioni che mi fa pensare che abbia grandissime potenzialità. Molte risposte ai complessissimi problemi di questa epoca potrebbero venire proprio da questo livello di intervento (anche perché è difficile aspettarsele dagli stessi livelli in cui i problemi stessi si sono generati).
A chi volesse approfondire questo straordinario tema in modo agile (intendo dire non attraverso una bibliografia accademica) consiglio: La saggezza della folla di James Surowiecki (in italiano) e We-think di Charles Leadbeater (in inglese).
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