La mappa dei centri di raccolta dei rifiuti in Campania, dove i cittadini possono portare i loro rifiuti differenziati e riceverne un compenso monetario. Dal sito http://www.emergenzarifiuticampania.it/erc/Home/Informazione/Notizie/ERC-ERC_Layout_locale-1199880667264_1199887877985.htm
In un post precedente, vi avevo già parlato del decreto "porta e incassa" (conferimento remunerato dei rifiuti), promulgato a Novembre dell'anno scorso dal consiglio dei ministri. In Italia, capita non di rado che decreti bene intenzionati restino lettera morta, ma in questo caso per fortuna non è successo. Il decreto è stato attuato molto seriamente e i cittadini campani possono oggi portare plastica, vetro, alluminio e acciaio a ben 28 centri di raccolta sparpagliati per la regione. Ne ricevono un piccolo compenso, da 1.28 euro per 100 kg per la carta a 28.8 euro per 100 kg per l'alluminio. A questi compensi, decisamente nessuno diventa ricco. Per l'alluminio, per esempio, una lattina di 20 g vale meno di un centesimo. E' poco, però è qualcosa e, vista la situazione generale, aiuta.
La cosa interessante è che, anche a questi prezzi bassi, il sistema funziona. Mi riferiscono da napoli che la gente porta davvero carta, vetro, eccetera ai centri di raccolta. Se la cosa prende campo, Napoli e le città Campane potrebbero diventare le città più pulite d'Italia.
Fra le altre cose, è nato anche un progetto della prefettura di Napoli per incoraggiare i Rom a ripulire i loro campi e le zone limitrofe sfruttando il sistema "porta e incassa". Lo riferisce "La Repubblica" del 20 Febbraio 2009. Un'altra buona idea che potrebbe dare risultati eccellenti sia per ripulire zone degradate sia per migliorare l'immagine sociale dei tanto bistrattati Rom.
Potete leggere i dettagli dell'operazione in Campania a questo link.
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Ringrazio Mariella Maffini del commissariato per l'emergenza rifiuti in Campania per le informazioni che mi ha dato su questo argomento.
8 commenti:
che sia il LA per la spigolatura?
I segnali ci sono. Speriamo bene
I cartoneros argentini
E' un'esperienza interessante, ma non credo che da sola possa servire a risolvere il problema dei rifiuti. Ad esempio, l'organico che rappresenta circa il 30% in peso degli RSU italiani non viene intaccato con questo sistema. Quindi può essere un utile supporto ai sistemi di raccolta differenziata porta a porta, che ha peraltro il vantaggio di obbligare tutti a differenziare, non solo quelli motivati ambientalmente e, in questo caso economicamente. Ricordo che in Italia c'è un obbligo, finora poco rispettato dalle amministrazioni, di passare dalla tassa a mq alla tariffa commisurata alla effettiva produzione. E questo si sposa al meglio con la raccolta differenziata di tipo domiciliare.
Fa comunque parte di una presa di coscienza e di un cambiamento più ampio. Buona notizia oggi tra tante altre meno buone. Il vecchio si impone ancora con virulenza e i segnali di svolta sono timidi, ma bisogna insistere.
Molto apprezzabile anche il pensiero sui Rom.
Maria
Terenzio, questo obbligo di cui parli sta scritto in una qualche disposizione/legge? Permetterebbe di eliminare l'iniqua e preistorica "tassa rifiuti" :-)
Il passaggio da Tarsu a TIA è già stato bloccato da anni, ovviamente perchè avrebbe inevitabilmente portato al sistema "più produci più paghi" mal visto dal punto di vista business incenerimento. Chi era già passato alla TIA bene, gli altri si attaccano. disgustoso.
Per quanto riguarda il porta e incassa, può funzionare in qualche caso, ma non è universale. Primo perchè spinge ad aumentare i rifiuti e non a ridurli (si può sperimentare per qualche materiale, PET, lattine ecc. in cui è necessaria l'ottima qualità)
Secondo perchè dalle mie parti, col porta a porta si è arrivati a percentuali dell'ordine del 70/80% in 6 mesi, e la filiera non paga più il materiale differenziato (come prima faceva) per ovvi motivi quantitativi e qualitativi. Questo non comporta nessuno svantaggio, perchè smaltire una tonnellata indifferenziata da noi costa circa 140 euro, mentre prima per una tonnellata di carta pagavano un ordine di grandezza di 10 euro.
Faccio un esempio: 100 tonnellate, di cui 30 differenziate: si guadagnava 30x10= 300 euro, si spendeva 70x140=9800. Ora si guadagna 0, si spende 4200.
JAS
E' una bella speranza, ma dubito che in tempi di crisi possa essere sostenibile dal punto di vista economico, dato che lo era marginalmente prima in tempi di vacche grasse.
Il fatto è che il valore della materia prima seconda è crollato a picco in pochissimi mesi, le quotazioni danzano come i prezzi dei bond argentini, ed è impossibile calcolare un prezzo medio stabile per remunerare i cittadini.
Parlando con il responsabile dei rapporti con il Conai di Hera, è saltato fuori che parecchie aziende oggi si fanno PAGARE, pur di non fargli rompere i contratti Conai imposti da contratto che gli impongono il ritiro dei materiali. Sia per la carta che per l'alluminio sono tempi durissimi, par il vetro va ancora bene, per la plastica sono diventati iperselettivi e accettano praticamente solo imballaggi.
La vedo nerissima per la sostenibilità di queste esperienze di porta e incassa, credo che finiranno alla fin fine finanziate in perdita dallo stato.
Caro Franco, si tratta del del decreto legge n. 22/97, altrimenti detto "decreto Ronchi", dal nome dell'allora Ministro proponente. Stabiliva diverse scadenze di applicazione in funzione della classe demografica dei comuni e del grado di copertura dei costi del servizio con la vecchia tasse sui rifiuti. Queste date sono tutte scadute, però non seguo più la materia da qualche anno e non so se hanno dato delle proroghe. Comunque, so che alcuni comuni che fanno il porta a porta utilizzano la tariffa prevista in questo decreto con ottimi risultati. In un mio precedente articolo sul blog citai il caso del Consorzio Priula di Treviso, che utilizza a tale scopo un trasponder elettromagnetico per "pesare" il secco residuo conferito dagli utenti negli appositi contenitori e su questo peso applica la tariffa.
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