E' probabile che un grafico di questo genere sia incomprensibile per una frazione importante della popolazione.
(Predizioni per la produzione di gas e petrolio, da ASPO Newsletter, Dicembre 2008)
Tempo fa, Dennis Meadows, uno degli autori dei "Limiti dello Sviluppo" del 1972, mi ha raccontato delle tante difficoltà che hanno avuto con il loro studio. Mi diceva che uno dei problemi è stato che hanno scoperto che la maggior parte della gente non è in grado di leggere i grafici cartesiani. Infatti, i detrattori dello studio hanno basato le loro critiche non sui grafici pubblicati nel libro, ma su dati numerici estratti da una delle tabelle. Se la gente fosse stata in grado di capire i grafici, si sarebbe resa conto immediatamente che le critiche erano infondate; invece la demolizione delle tesi del libro ha avuto successo.
Un grafico cartesiano è una forma di linguaggio. Non è un linguaggio difficile, ma comunque deve essere appreso - altrimenti uno si ritrova perduto come di fronte a una lingua straniera della quale non conosce una parola. Il linguaggio dei grafici si può imparare a scuola o nella pratica, ma la maggior parte della gente non lo conosce, nessuno glie lo ha spiegato. Fateci caso: sulla stampa i grafici cartesiani dove si vede una linea continua che connette i dati sono molto rari. Quasi sempre, troverete piuttosto dei "diagrammi a barre". Sembra che per la maggior parte dei lettori sia difficile capire che le barre sono connesse fra di loro da una tendenza storica. E' un po' come una patologia nota della corteccia cerebrale: certe persone sono in grado di vedere gli oggetti che si spostano da un punto all'altro, ma non sono in grado di vederli "in movimento".
Non ho trovato dati su quale frazione della popolazione sia affetta da questa forma di cecità ai grafici cartesiani. Ho il dubbio, però, che Dennis Meadows avesse perfettamente ragione e che questa frazione non sia per niente piccola. Questo lo sto vedendo con la questione del picco del petrolio che, dopo tutto, è comprensibile più che altro in termini di un grafico cartesiano. Negli ultimi tempi, con la caduta dei prezzi del petrolio, mi sono trovato in discussioni accese sulla questione con gente che mi sono accorto, con orrore, non aveva la minima idea di cosa si stesse parlando. Non so se avete avuto anche voi la stessa esperienza ma, per esempio, Mario Tozzi scriveva qualche tempo fa su "La Stampa": "si sta per raggiungere il cosiddetto picco del petrolio, cioè il momento in cui costerà troppo." Anche lui, evidentemente, non ha capito niente del picco.
Molta gente non ha capito che il picco è un picco di produzione e lo ha inteso invece come correlato ai prezzi, più o meno come ha detto Tozzi. Dal fatto che i prezzi si sono abbassati, sono saltati alla conclusione che ASPO ha "sbagliato le previsioni". E' una cosa molto simile a quello che è successo con "I Limiti dello Sviluppo", dove alcuni numeri estratti da una singola tabella sono stati presi come prova che, anche qui, lo studio aveva "sbagliato le previsioni".
Gli autori dei "Limiti dello Sviluppo" hanno passato almeno vent'anni a cercare di spiegare che non avevano mai detto le cose che erano accusati di aver detto, senza riuscirci. Sfortunatamente, sembra che non sia un esempio isolato. Verso la fine del 2008, 2 settimane di neve e l'abbassamento dei prezzi del petrolio sono stati sufficienti per convincere moltissima gente che sia il concetto di "picco del petrolio" come di "riscaldamento globale causato dall'uomo" sono delle pure e semplici fesserie. Non è un buon sintomo della nostra capacità di reagire a questi problemi.
(ringrazio mia figlia Donata per avermi segnalato la patologia della corteccia cerebrale di cui parlo in questo articolo)
12 commenti:
Credo che occorra parlare di "Limiti dello sviluppo della corteccia cerebrale".
Nasciamo totipotenti, ma i condizionamenti culturali ci pongono dei "limiti" difficilmente valicabili, che si evidenziano nella completa impossibilità di sfruttare alcuni semplici strumenti culturali, come i grafici.
Avere opinioni, al confronto, è molto più semplice, specialmente se sono assolute e perentorie, ma una opinione non argomentata da fatti è esattamente quello che è, un condizionamento culturale.
Non siamo affatto malati, siamo semplicemente beati nella nostra stupidità, giustificata dal relativo benessere di cui godiamo.
concordo . la gente crede a quello cui vuole credere ... che dire ... almeno il vostro lavoro dara' speranza ai sopravvissuti , che diranno : "toh ! non tutti erano imbecilli ..... "
Che Mario Tozzi non abbia capito un grafico non mi stupirei troppo. Un paio d'anni fa nella sua trasmissione GAIA, vi era stato un lungo servizio sull'inceneritore di Brescia magnificandolo come ottima soluzione al problema della gestione rifiuti.
Magari adesso è rinsavito e la penserà diversamente, mah...
Come può ASPO fare informazione quando si scontra con dei colossi televisivi del genere della DISINFORMAZIONE?
Hubbert ha detto che in prox e dopo il picco i prezzi avrebbero avuto oscillazioni violente...
Come volevasi dimostrare...
Mario Tozzi è un geologo tutt'altro che ottimista e abbastanza preoccupato per l'esaurimento delle risorse; il fatto che non abbia capito l'essenza del picco purtroppo la dice lunga sulla mancanza di conoscenze matematiche sostanziali.
Oltre all'interessante nota neurologica, aggiungo anche una considerazione sull'insegnamento della matematica. In Italia la didattica è ancora troppo succube dell'algebra: si perde un sacco di tempo con monomi, polinomi, regola di Ruffini, triangolo di Tartaglia, radicali assurdi, razionalizzazioni del denominatore, equazioni binomie trinomie e quant'altro e non si spende abbastanza tempo per fare capire nella sostanza (anche attraverso esempi mirati) che cos'è una funzione e cos'è il suo grafico. Si perde tempo a fare equazioni logaritmiche con basi minori di 1 (vero masochismo!) e non si spiega mai cos'è un grafico logaritmico ecc. D'altronde anche in Visual Basic un tempo non era possibile fare grafici cartesiani con la versione base, ma soplo barre, torte ecc.
Proprio così; anche in excel, fare un grafico cartesiano richiedeva (e mi sembra richieda tuttora) manovre astruse, mentre quelli a barre sono di default. Quanto all'insegnamento della matematica, sembra fatto apposta per intristire i ragazzi. Anzi, probabilmente è proprio così...
Ugo,
Due osservazioni. La prima pedante: tecnicamente, per tutte le cose di cui noi parliamo il grafico a barre è più corretto della curva, anche se poi tutti usiamo la seconda perché è più bella. Infatti la curva poggia sulla (ragionevole) assunzione che, tra un punto e l'altro, l'oggetto che noi stiamo misurando si muova con andamento continuo. In realtà non lo sappiamo: noi facciamo dei "carotaggi" temporali (per esempio, i consumi giornalieri o mensili di petrolio) e diciamo che quello che c'è in mezzo è determinato dalla prima e dalla seconda misura. Teoricamente, potrebbe anche darsi che il consumo di un mese non sia uniformemente distribuito (anzi, non lo è quasi mai, ma non ci interessa e quindi ce ne freghiamo, normalmente) e quindi la nostra bella curva sia "sbagliata".
La seconda osservazione è su Hubbert e Tozzi. E' chiaro che la teoria del picco si focalizza sulla capacità di produzione e sui suoi limiti fisici. E' però anche chiaro che questa è una teoria rilevante e utile (per il futuro) solo nella misura in cui essa presuppone che la crescente scarsità avrà conseguenze, ossia determinerà un trend crescente dei prezzi (al netto di oscillazioni dovute a mille e una ragioni diverse). Se la produzione diminuisce inesorabilmente, ma i prezzi *nel lungo termine* non crescono (cioè restano stabili o si riducono), allora Hubbert non ha più nulla da dirci (se non come interpretazione ex post), in quanto del petrolio non abbiamo bisogno. E' questa la prima, forte e più importante critica che quelli come me fanno a quelli come te.
Caro Carlo, se permetti, mi sembra un po' riduttivo suddividere il dibattito fra "quelli come me" e "quelli come te". C'è ben di più in questa storia. Comunque, se vogliamo rimanere in questa suddivisione, io credo che "quelli come te", ovvero gli economisti, abbiano seguito, storicamente, una strada che dava un peso esagerato a unsolo parametro: il prezzo. Intendiamoci, non che i prezzi non siano importanti; anzi, in teoria sono il link vitale che genera il feedback fra produttore e consumatore. Il problema è che sono instabili, volatili, imprevedibili e spesso scorrelati dalla realtà fisica di quello che viene prezzato. In sostanza, su un barile ci può essere un etichetta con scritto "10 dollari" o "100 dollari" ma è sempre lo stesso barile. Molto più importante, invece, è il valore di quel barile in termini energetici. Se ci vuole più energia per produrlo di quanto non ne possa fornire, allora vale zero, indipendentemente dal valore in dollari che sta sull'etichetta.
Trascurando i parametri fisici, gli economisti si sono messi in una strada senza uscita. Non c'è una teoria economica al mondo che descriva l'andamento della borsa e nessun economista aveva previsto il crollo dell'anno scorso. Noi di ASPO, invece, l'avevamo previsto, eccome! Dal che deduco che la teoria dinamica (dalla quale deriva il modello di Hubbert) è molto più utile della teoria economica.
Una domanda OT, come si fa a iscriversi nella newsletter di ASPO? Grazie
Alla newsletter di ASPO ci puoi accedere attraverso il sito di ASPO-Ireland, http://www.aspo-ireland.org/index.cfm/page/newsletter
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Ragazzi non avete capito un concetto:
sia le produzioni che i prezzi sono aletori e discutibili.
se una singola grandezza fosse certa non saremmo qui a discutere.
P.S risulta ovvio che prezzi + o meno alti favoriscono tecnologia quindi paradossalmente la variabile dipendente è la produzione.
R
Confermo la cosa dei grafici di excel; bisogna usare "dispersione".
Nomen omen.
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