giovedì, luglio 26, 2007

La grande giungla del CIP6

In questo inizio di estate del 2007 è stato particolarmente attivo il dibattito sul "CIP6". Per chi non lo sapesse, CIP6 sta per il sesto provvedimento emanato nel 1992 dal Comitato Interministeriale Prezzi e destinato a sovvenzionare le energie rinnovabili e "assimilate". Tutta la faccenda del CIP6 ha danneggiato enormemente lo sviluppo dell'energia rinnovabile in Italia e potrebbe essere una delle ragioni principali per il ritardo italiano nel settore.

Il CIP6 è un buon esempio di quello che possiamo chiamare la "giungla delle sovvenzioni"; ovvero di quei provvedimenti che pagano questa o quell'attività industriale con fondi pubblici, ovvero con soldi presi dalle tasche di chi paga le tasse. Molto spesso questi provvedimenti partono con ottime intenzioni, ma chiunque abbia esperienza di come funziona il meccanismo che produce le leggi in Italia sa che queste lodevoli intenzioni si scontrano spesso con la realtà delle "lobbies" alla ricerca di fondi. Questo fa si che i fondi vengano a volte dirottati ad attività assai meno nobili di quelle che erano nell'idea di partenza. Il CIP6 ne è un tipico esempio,

L'intenzione del CIP6, quella di incentivare le fonti rinnovabili, era buona, ma la legge incentivava anche l'incenerimento dei rifiuti, fonti fossili di ogni tipo e financo l'estrazione del carbone. E' andata a finire che meno della metà dei fondi del CIP6 sono finiti alle rinnovabili, mentre la parte del leone l'hanno fatta le "assimilate."

La situazione attuale del CIP6 la possiamo leggere nel rapporto annuale dell'autorità per l'energia elettrica e il gas, a firma del presidente Alessandro Ortis e datato il 5 Luglio 2007. In questo documento, leggiamo che gli oneri del CIP6:

rappresentano una quota per nulla trascurabile e crescente: un onere totale pari a circa 5 miliardi di euro l'anno, il 13 per cento del prezzo medio finale per le famiglie. Essi comprendono oneri di varia natura, in alcuni casi non attinenti il sistema elettrico, che nel tempo sono stati e continuano ad essere sommati, da norme primarie o da interventi governativi, sul già elevato prezzo dell'energia elettrica; essi incidono significativamente sulla confrontabilità dei prezzi italiani nel contesto europeo e purtroppo le prospettive non appaiono incoraggianti".

Non solo, ma scopriamo anche dal rapporto che, mentre l'incentivazione per le rinnovabili è stabile, quella per le "assimilate" sta notevolmente aumentando

I costi relativi alla remunerazione dell’energia CIP6 prodotta da impianti assimilati sono risultati in aumento rispetto al 2005, essendo passati da circa 3.989 milioni di euro a 4.362 milioni di euro, al netto della componente di costo addizionale, pari a più di 200 milioni di euro, derivante dalla revisione dei prezzi applicati per il I trimestre all’energia assimilata e rinnovabile. Tale aumento trova giustificazione nell’aumento dell’energia prodotta e della relativa remunerazione per gli impianti esistenti e, secondariamente, per gli impianti nuovi che utilizzano combustibili di processo o residui o recuperi di energia.

La tendenza a premiare qualsiasi cosa con il CIP6 è dimostrata anche dalle vicende delle miniere di carbone del Sulcis dove si dovrebbe ripartire con carbone di pessima qualità assolutamente antieconomico da estrarre, eccetto che per magia diventa conveniente con i sussidi del CIP6.


I danni fatti dal CIP6 allo sviluppo dell'energia rinnovabile in Italia sono molteplici. In primo luogo, come abbiamo visto, la definizione di "assimilate" ha fatto si che gran parte dei fondi per le rinnovabili non sia mai arrivata a destinazione. Non solo i soldi non sono arrivati, ma l'aver pesantemente sovvenzionato attività di produzione di energia per mezzo dell'incenerimento di rifiuti ha distorto le priorità degli investimenti, dirottando su tecnologie "sporche" capitali che, almeno in parte, sarebbero potuti andare alle rinnovabili vere.

Ci sono stati altri effetti perversi del CIP6, forse più sottili ma altrettanto efficaci. Per esempio, la campagna anti-rinnovabili di certi settori della politica e dell'industria italiana si è spesso basata sul CIP6 per proclamare che "le rinnovabili ci sono costate un sacco di soldi e non sono mai decollate" (vedi p. es. questo articolo in proposito). Infine, la burocrazia associata con la distribuzione dei fondi è tale da scoraggiare attivamente i piccoli operatori, quelli che sarebbero intenzionati a installare impianti rinnovabili, per lasciare spazio invece a chi gestisce inceneritori o centrali a carbone le cui risorse sono ben superiori per affrontare i costi e i tempi di accedere ai fondi CIP6.

Su quest'ultimo punto, posso parlare per esperienza personale: due anni fa avevo fatto un piccolo calcolo e mi ero accorto che, anche senza nessuna sovvenzione, installando pannelli fotovoltaici sopra casa mia avrei avuto energia elettrica gratis per trent'anni. Questo mi pareva già un buon investimento; ma quando mi imbarcai nell'impresa di installarli, tutti mi dissero che il "decreto conto energia," finanziato con i fondi del CIP6, stava per essere approvato e che questo avrebbe fatto rendere assai di più i miei pannelli. La legge, però, diceva che le sovvenzioni sarebbero andate soltanto agli impianti costruiti dopo l'approvazione del decreto; per cui tutti mi dissero che mi conveniva aspettare "alcuni mesi". Questi "alcuni mesi" sono diventati più di due anni, e dopo l'approvazione del decreto, c'è stato bisogno di aspettare le norme attuative, i moduli, i permessi, e tutto il resto. I miei pannelli sono sul tetto da un pezzo ma, a tutt'oggi, non hanno prodotto un solo kWh di energia. Ditemi se questo non è sabotaggio! (la storia dei miei pannelli la trovate qui e nei link associati)


Verrebbe voglia di dire "eliminiamo tutte le sovvenzioni!" e questo potrebbe alla fine dare un vantaggio alle rinnovabili. Questo vantaggio sarebbe veramente incolmabile se si facessero pagare i "costi esterni" a chi produce energia usando combustibili fossili. Ma il dibattito attuale sta prendendo forme che non fanno sperare in bene.

Carlo Stagnaro sul blog "Realismo Energetico" dice correttamente che "Il Cip6 è una vergogna nazionale che deve finire". Ma non è per niente ovvio che questo vada inteso come diretto ad eliminare le sovvenzioni ai combustibili fossili. Per esempio, in una mozione bipartisan presentata l'11 Luglio 2007 da Daniele Capezzone (Pr) e Stefano Saglia (An) si parla di "un freno ai nuovi incentivi sull'energia solare". Il documento apparso sul "Sole 24 ore" non è di chiara interpretazione, ma probabilmente possiamo capire dove si vuole andare a parare considerando che Saglia si era espresso il 28 Dicembre 2006 dicendo che "con le decisioni drastiche su Cip6 e cogenerazione si eliminano opportunamente incentivi ingiustificati ma parallelamente si fanno uscire dal mercato i termovalorizzatori a tutto vantaggio delle lobby delle discariche e dei rifiuti".

I provvedimenti che verranno presi a settembre potrebbero, in effetti, essere peggiori della situazione attuale, ovvero incentivare ulteriormente inceneritori e centrali a carbone. Neanche Tarzan riuscirebbe a uscire dalla giungla del CIP6.






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2 commenti:

Anonimo ha detto...

A questo punto bisogna prendere atto che c'è molto più da imparare da Elio e le storie tese (la terra dei cachi) che da Capezzone.
Mi spiego meglio, sembra sostenere che se togliamo i Cip6 per gli inceneritori favoriamo determinate lobbies. D per scontato che non si
possa spingere sulla raccolta differenziata,come peraltro previsto dal decreto Ronchi. In Italia invece ci sono esempi di comuni che si stanno impegnando molto in questa direzione.
Mi permetto di suggerire ai politici, sempre sul tema inceneritori, di dare un'occhiata alla legge di Lavoisier, non è neppure difficile, così si faranno un'idea di come lavorano gli inceneritori. A tutti consiglio la lettura di "L'Italia sotto i rifiuti" di Marino Ruzzenenti così per capire come funziona il più grande inceneritore italiano.

Andrea Quaranta ha detto...

A volte ritornano.
In certi casi per fatalità; in altri, per più o meno strane (o volute?) coincidenze; in altri ancora, anche per necessità.
Ma quando quel “a volte” si ripete un po’ troppo spesso (per non dire: sempre), allora il “ritorno” è dovuto ad un motivo solo: per convenienza, mascherata da ineluttabile necessità.
Sto parlando del “famoso” CIP6: un giusto e importante incentivo, funzionale ad una specifica politica energetica (favorire le fonti di energia rinnovabili), trasformato, di fatto, in un’iniqua sovvenzione ai “soliti noti”.
In sostanza, non si incentivano solo le fonti rinnovabili, ma anche quelle “assimilate” – per diktat (legislativo) politico – alle rinnovabili…
Convenienza, dicevo.
Per qualcuno.
Ma presa in giro per tutti gli altri, ambiente e consumatori in prima linea…


Ci(p) 6, ce la fai, sei connessa?, viene da chiedere alla nostra “classe” dirigente, anche se la risposta mi sembra scontata…

http://naturagiuridica.blogspot.com/2008/12/cip-6-ce-la-fai-sei-connesso.html