domenica, luglio 01, 2007

Memorie di un picchista

L'anno scorso, David King "chief scientific advisor" del governo britannico è andato da Tony Blair e gli ha detto che il problema principale che il mondo si trova davanti non è il terrorismo ma il riscaldamento globale causato dalla combustione dei combustibili fossili. Le priorità secondo David King, evidentemente, sono ben diverse da quelle che sembrerebbero a giudicare da quello che si legge sui giornali.

Non sappiamo esattamente quale linea di pensiero abbia portato David King a prendere una posizione che probabilmente lo ha reso poco popolare con il governo inglese. Ma di alcuni di noi sappiamo di più. Per esempio, Debora Billi, "Nostra signora del Petrolio," ha discusso la questione in un interessante post sul suo blog. Debora ha iniziato il suo cammino nel petrolio, apparentemente, come risultato di una visita del sito www.dieoff.org nel 2003. Da parte mia, vi posso raccontare esattamente come è andata che mi sono trovato di fronte al concetto di "picco del petrolio".

E' successo un giorno specifico, l'11 Settembre 2001. Ero a Berkeley, in California, per un periodo di ricerca al Lawrence Berkeley Laboratory. La mattina, avevamo visto tutti l'attacco alle torri gemelle di New York e il laboratorio era stato chiuso per ragioni di sicurezza. Quel pomeriggio, non avevo niente altro da fare che aggirarmi con aria spettrale per la città. Come faccio spesso, passai ore nelle varie librerie della zona. Berkeley è una città piena di libri e librerie.

Una di queste librerie è Black Oak Books sulla Shattuck avenue, vi consiglio di visitarla se vi capita di passare da quelle parti. In quella libreria, in uno degli espositori più o meno al centro della sala principale, mi capitò fra le mani il libro di Kenneth Deffeyes "Hubbert's Peak".

Non avevo mai sentito parlare di Hubbert né di picco del petrolio. Ma mi bastò una scorsa alle pagine per esserne colpito ancora di più che dal crollo delle torri di quella mattina. Mi ricordo la sensazione di smarrimento. Non erano solo edifici che crollavano, era tutto un concetto di mondo che mi crollava intorno.

L'11 Settembre del 2001 è stato veramente uno spartiacque; un momento che ci ha ributtato dalle fantasie degli anni 90 al mondo reale. Negli anni '90 credevamo che gli scenari dei "Limiti dello Sviluppo" fossero delle fesserie, che l'internet ci avrebbe fatti tutti ricchi, e che si poteva avere sviluppo economico anche senza risorse materiali; come aveva detto Solow una volta. Il risveglio è stato duro. Il crollo delle torri di New York è stato solo la prima salva di artiglieria che dava il segnale dell'inizio delle guerre per le risorse e ci dava il benvenuto nel ventunesimo secolo.

Va detto anche che quel giorno molti avranno preso libro di Deffeyes in mano, ma non tutti ne saranno stati fulminati come Paolo di Tarso sulla via di Damasco. Nel mio caso, però, ero preparato alla rivelazione. La mia carriera scientifica era cominciata con il petrolio. Già la mia tesi di laurea, - nel lontano 1976 - aveva a che fare con il petrolio. Avevo studiato l' "epossidazione dell'etilene". Più tardi ho lavorato su un'altra cosa dal nome astruso, il cracking catalitico degli idrocarburi, che, anche questo, ha a che fare con la raffinazione del petrolio.

Queste cose le studiavo nel pieno di quella "crisi del petrolio" che era cominciata nel 1974. A quell'epoca, come allora, la prima reazione del sistema economico davanti ai prezzi alti era di migliorare il migliorabile; ottimizzare reazioni - appunto - come il cracking catalitico in vista di sostituire il petrolio pregiato con petrolio di bassa qualità. Ma già a quel tempo non mi sembrava sufficiente. Volevo fare qualcosa di più radicale che lavorare per migliorare i processi petroliferi. Nel 1980 trovai il modo di andare a Berkeley per la prima volta a studiare l'idrogeno e le pile a combustibile. L'idea dell'economia basata sull'idrogeno già era una cosa ben nota a quel tempo, solo molto dopo Jeremy Rifkin l'avrebbe presentata come sua.

Atterrai a Berkeley nel dicembre del 1980, il momento più nero della crisi. L'anno prima lo Shah in Iran era stato cacciato; il prezzo del petrolio era salito all'equivalente in moneta odierna di circa 90 dollari al barile. A Berkeley non si parlava che di energia e di nuove tecnologie per l'energia. Uno dei miei supervisori aveva scoperto in quel periodo che si poteva ottenere idrogeno dall'acqua esponendo l'ossido di ferro alla luce solare. La resa era ignobile, intorno all'1 per mille all'inizio per poi peggiorare e scendere a zero dopo un po' di tempo. Ma con questa soperta lui trovò il modo di presentarsi in TV come salvatore del mondo (diceva che bastava solo migliorare un po' le rese.....). Non era il primo e non sarebbe stato l'ultimo a vaneggiare su qualche nuova meraviglia energetica che poi meraviglia non è.

Ma, sempre quel mio supervisore, tuttavia, aveva un'atteggiamento molto più concreto su certe cose. Aveva un cartello dietro la sua scrivania che diceva, "Why Not Coal? "(perché non il carbone?). Era un suggerimento che poi fu seguito dal governo americano che sapeva benissimo che non si poteva fare energia con le vecchie Buick. L'idrogeno, allora come oggi, era un giocattolo costoso che serviva a poco o a niente. Però ci credevamo; ci sembrava una possibilità reale anche se per un futuro lontano.

Nel 1982, tornai a casa in Italia pieno di entusiasmo, salvo accorgermi subito che da noi di quello che avevo studiato sull'idrogeno non glie ne importava niente a nessuno. Non che a Berkeley avessi scoperto cose meravigliose, ma pensavo che, insomma, la competenza che mi ero costruito in due anni di lavoro sulle pile a combustibile potesse valere qualcosa. Specialmente considerando che erano ben pochi da noi a quel tempo che ci lavoravano sopra.

Nella vita, mi è capitato parecchie volte di essere in controtendenza, in quei primi anni '80 lo ero certamente. Dopo il massimo dei prezzi del 1980, i Sauditi si erano messi a pompare come matti e il prezzo del petrolio aveva cominciato una discesa vertiginosa. L'ingresso sul mercato del petrolio del Mare del Nord aveva completato il cambiamento. I prezzi del petrolio erano crollati a livelli che sembravano bassi a tutti (anche se erano più alti di quelli di prima della crisi). Ogni problema era stato subito dimenticato. La crisi del petrolio? Solo l'isterismo di un gruppetto di sceicchi fanatici; ora che gli abbiamo dato il fatto loro non ci riproveranno più.

A quell'epoca non seguivo il mercato del petrolio, ma mi ricordo perfettamente un paio di cose che ho letto sulle riviste e che avevano convinto anche me che il problema non si poneva più. Una era la pubblicità di una caldaia per il riscaldamento, mostrata proprietario che annunciava orgogliosamente "un giorno monterò sul tetto di casa mia un pannello solare, ma oggi non rinuncio alla convenienza e al comfort della fornace xxxx della ditta yyyy". Un'altra era l'annuncio che, in un paesino di non so dove negli Stati Uniti, i vicini di casa avevano citato in giudizio un tale che aveva montato i pannelli fotovoltaici sopra casa sua e il giudice gli aveva ordinato di smontarli perché "imbruttivano il vicinato". La visione del mondo che abbiamo, molto spesso, non deriva da un'analisi precisa, ma da piccole cose come queste che ti rimangono impresse.

Così, passai qualche anno a cercare di lavorare sull'idrogeno e sulle pile a combustibile in un ambiente che se ne disinteressava sempre di più. Ero, appunto, in controtendenza. Senza soldi non si fa ricerca e alla fine mi detti per vinto. Ritornai a lavorare su argomenti correlati agli idrocarburi, fra le altre cose sulle turbine a gas. Era meno entusiasmante, ma aveva pur sempre a che fare con l'energia.

Ma quelli della mia generazione non si sono mai veramente dimenticati della grande crisi del petrolio degli anni '70. Così, vedete che quell'11 Settembre del 2001, quando ho aperto il libro di Deffeyes, ero un po' confuso ma nel complesso preparato. Mi ricordo che quel libro mi fece una tale impressione che non lo comprai nemmeno subito. Lo comprai più tardi, per posta dall'Italia. Passai l'inverno del 2001-2002 a studiare il petrolio e la dinamica dei sistemi. In primavera, tutto quello che mi frullava in testa lo scrissi in un articolo che poi spedii a Colin Campbell, che evava fondato ASPO poco prima, per una sua opinione. Lui ne fu entusiasta e mi consigliò di pubblicarlo; cosa che feci su "Energy Resources". Nel 2003, invitai Colin Campbell a Firenze a farci una conferenza, quel pomeriggio ci riunimmo nel mio ufficio con un gruppetto di persone e fondammo "ASPO-Italia".

Questa è la storia, più o meno. Non so se l'avete trovata interessante ma se siete arrivati a leggere fino a qui vuol dire che non siete caduti addormentati o avete cliccato via verso altre pagine. Tutti noi, in effetti, abbiamo delle storie diverse e il fatto che avete aperto questa pagina e l'avete letta vuol dire che anche per voi c'è un cammino di pensieri e di notizie che, in qualche modo, vi ha portato a pensare che la questione del picco del petrolio è ben più importante di quanto non sembri leggendo i giornali.

Da quel giorno di sei anni fa quando le torri sono crollate e io ho preso in mano quel libro di Deffeyes, molte cose - anzi quasi tutte - che si sentivano dire da quelli che parlavano di picco del petrolio si sono avverate. Invece, tante cose che ci raccontavano con tanta convinzione sui giornali si sono rivelate delle grandi fesserie. Per il futuro, vedremo se la nostra visione rimarrà quella giusta. Le previsioni non sono rosee, ma davanti al futuro si può sempre essere preparati.




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6 commenti:

Anonimo ha detto...

In questo post è citata la crisi petrolifera degli anni '70. C'è una cosa che non mi spiego: 30 anni fa c'era la crisi petrolifera (cioè petrolio a prezzi molto alti) e come reazione vi furono le domeniche a piedi, la ricerca di fonti alternative, il dibattito pubblico onnipresente sulle tematiche energetiche. Oggi abbiamo prezzi altrettanto alti e in aumento eppure abbiamo introdotto i SUV, i condizionatori in ogni casa (tanto che il massimo della richiesta energetica occorre in giugno anziché in dicembre come fino a qualche anno fa), il trasporto su gomma la fa da padrone insieme alle consegne "just-in-time", e la cosiddetta opinione pubblica è generalmente poco interessata alla questioni energetiche che sono al più affrontate indirettamente passando per il problema del cambiamento climatico, peraltro assai grave ma a ben guardare difficilmente considerabile in maniera disgiunta dal generale problema della disponibilità delle risorse energetiche.
Sembrerebbe che il mondo, diciamo per lo meno l'Occidente, stia ripondendo in maniera del tutto irrazionale ed illogica. Perché?

Anonimo ha detto...

C'è una spiegazione, il "gold standard" che in quel periodo sostituì il "dollar standard" .
In pratica liberi tutti: i sauditi vogliono più dollari per il loro petrolio? Facile, ne stampiamo un po' di più, tanto Nixon già dal 15 agosto (dice niente la data?) 1971 lo aveva dichiarato non convertibile in oro.
Oggi a furia di inseguire i prezzi del petrolio, le valute mondiali sono talmente decorrelate da qualsiasi cosa che NULLA a questo mondo ha un valore nel senso economico del termine, neppure l'aria né l'acqua. Basta stampare altro denaro...

Anonimo ha detto...

Complimenti,simpatica storia
devo anche dirti una coincidenza: da poco iscritto ad ASPO Italia, in vacanza negli USA nell'estate 2006 mi sono trovato in una libreria di Santa Monica (Los Angeles) appena arrivato, fortunosamente bene, il giorno dei mancati attentati a Londra con le bottiglie d'acqua e dopo una lunga attesa all'immigration con mezzo "sequestro" di mia moglie per approfondimenti dei documenti.
Trovo uno scaffale pieno di libri scientifici, fra cui alcuni sul nucleare ("Nuclear is not the answer") e la nuova edizione del libro di Deffeyes, che me lo sono rigirato, non volevo prendere, ma grazie alle insistenze di mia moglie l'ho aggiunto al carrello.
uscito con 5-6 libri in piu', 2-3 kg in piu' di peso e un centnaio di dollari in meno, ho iniziato a leggerlo rimandendo colpito della data "millenaristica" già stabilita del picco, il giorno di ringraziamento del 2005.
La relazione ad ASPO firenze non ha fatto che confermarlo, ora vediamo i fatti, intanto la mia cultura si è arricchita e insieme al clima porto sempre una slide sul picco nelle mie conferenze.
Lombo1964

nicolò ha detto...

Io ho avuto la sua stessa reazione, caro professor Bardi, leggendo il suo libro "il mondo in riserva", che mio nonno mi regalò 3 anni fa più o meno.
Ricordo che fui davvero destabilizzato, non sapevo davvero nulla sulla questione energetica, ma dopo un periodo di iniziale smarrimento capii che era quello l'argomento su cui darsi da fare per cercare di cambiare le cose!
Qundi lei deve ringraziare Deffeyes, e io ringrazio lei!!
P.s. Curioso il fatto che fu sempre il mio caro nonnino a regalarmi lo sconosciuto libro "La fisica di Carlson", grazie al quale mi innamorai della fisica! (Adesso sono fisico a Los Angeles)
Saluti,

Nicolò

nicolò ha detto...

Naturalmente mi riferivo a "la fine del petrolio", l'altro libro e' di David Goodstein, e penso che sia inferiore al suo dal punto di vista della semplicita' e della chiarezza.
Saluti

Ugo Bardi ha detto...

Avevo capito che si riferiva al mio libro e non a quello di Goodstein. Sono due libri diversi; quello di Goodstein è un ottimo libro, ma non quel tipo di libro che ti cambia le prospettive di vita. Grazie per i complimenti!