Jutta Gutberlet dell'Università di Victoria (Canada) parla della sua esperienza con la
gestione dei rifiuti di San Paolo, in Brasile.
gestione dei rifiuti di San Paolo, in Brasile.
Come avrete notato, ho investito un bel po' di tempo e di risorse sulla conferenza sui rifiuti di Granada. Avevo l'idea che ne sarebbe valsa la pena e oggi ve lo posso confermare. Ne valeva la pena. Assolutamente. Completamente. Senza l'ombra di un filo di dubbio.
La conferenza è cominciata subito benissimo stamattina con la prima presentazione invitata di Arjan van Timmeren dell'università di Delft, Olanda. Ha parlato del concetto di "metabolismo urbano", che è una variazione sul tema generale di "ecologia industriale". Van Timmeren parla di un concetto estremamente ambizioso; il riciclo totale, non solo di quello che noi chiamiamo "RSU" (rifiuti solidi urbani) ma anche dei rifiuti organici umani. Ha realizzato dei sistemi completi a vari livelli, dalla casa singola all'intero quartiere. Sono quasi delle astronavi urbane, che mettono in pratica sulla terra quello che si fa nello space shuttle, in effetti la sua "vacuum toilet" sembra essere derivata da quella dello shuttle. Ma sulla terra si può anche ottenere energia dal biogas dei rifiuti di origine umana. A parlarci, van Timmeren è il perfetto profilo dell'aspista, si occupa anche di dirigibili (!!).
Dopo un talk come quello di van Timmeren ho pensato che me ne potevo anche tornare a casa; non avrei potuto sentire niente di meglio. Invece, oggi pomeriggio ho sentito Jutta Gutberlet , dell'università di Victoria, in Canada, parlare dell'integrazione della raccolta e il riciclo dei rifiuti nel tessuto sociale del Brasile. L'idea è di dare un lavoro e un reddito agli "outcast" brasiliani. Sembra che la cosa abbia funzionato alla grande. Una fascia sociale disprezzata e respinta ha acquisito una logica e un posto nella società. Sono diventati grandi esperti nel separare i materiali e la gente li conosce e li apprezza. Dice che li invitano anche a bere il caffé e a chiaccherare quando passano. Le ho chiesto se non si potrebbe fare la stessa cosa con in nostri Rom, e lei mi ha detto "perché no?". Già, in effetti, perché no? Persona molto interessante questa sig.ra Gutberlet; di genitori tedeschi è cresciuta in Brasile e ora vive in Canada. Parla inglese, tedesco, portoghese, spagnolo e anche un po' di Italiano.
Finito qui? No, in realtà ho avuto un ulteriore illuminazione; anche se forse non così potente come quella ricevuta dalla Gutberlet. Ho fatto una lunga chiaccherata con il chairman della conferenza, il prof. Carlos Brebbia. Anche lui è una personalità estremamente interessante. Argentino, ingegnere civile di formazione, è il direttore del Wessex Research Institute. Si occupa un po' di tutto, una classica mente poliedrica. Si occupa anche di deforestazione. Abbiamo scambiato idee; lui ha fatto uno studio specifico sulla deforestazione in Islanda, io lo sto facendo sull'Irlanda.
Brebbia mi ha illuminato in particolare su una cosa: vedete, con il fatto di andare a questa conferenza mi era rimasta una perplessità di fondo; non avrei dovuto piuttosto fare il bravo professore universitario di chimica e occuparmi solo di molecole come fanno i miei colleghi? Brebbia mi ha dato questa piccola illuminazione zen dicendomi "se vuoi fare qualcosa di utile devi diventare interdisciplinare e questo non è compatibile con quello che si fa all'università".
Eh, beh, Brebbia ha proprio ragione. L'università, in tutto il mondo, non ammette competenze interdisciplinari, premia invece la specializzazione. Questo rende estremamente difficile occuparsi di cose così profondamente interdisciplinari come l'ecologia industriale, il metabolismo urbano o anche semplicemente di rifuti visti come qualcosa di un pochino più variegato e complesso di un combustibile per gli inceneritori. Meglio detto, non è che nessuno te lo impedisca, ma non ne vieni premiato. In Italia, deve essere un problema più serio che in altri posti del mondo. Non che non ci siano italiani in questa conferenza e non fatemi dir male di loro perché mi sono parse bravissime persone. Ma indovinate in quale sessione sono concentrati? Indovinate anche qual'è l'unica sessione che ha un chairman italiano? Indovinato? Quella sugli inceneritori. Meno male che qui almeno li chiamano "incinerators" e non qualcosa tipo "thermalvaluegenerators".
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13 commenti:
Se puoi,se hai tempo, puoi farci dei riassunti più dettagliati sugli incontri?
Ricadute concrete (su una scala in grado di incidere, intendo) di questi bellissimi studi?
Caro Anonimo n. 2; ti sembra una cosa abbastanza concreta aver dato lavoro e dignità a diverse migliaia di persone a San Paulo, facendogli fare una cosa utile per tutti? E non solo a San Paulo; lo stesso modello si sta espandendo in molte città dell'america latina e un po' in tutto il mondo
Per l'anonimo n.1; ci sono state parecchie relazioni molto tecniche e specifiche; si spazia dal recupero dei rifiuti nucleari al cemento, trattamento delle acque, riciclaggio della plastica, c'è un po' di tutto. Fare un riassunto di tutto sarebbe un impresa immane. Piano, piano, proverò a riassumere le cose più interessanti
Gli 'outcast' brasiliani di cui parla sembrano simili ai personaggi di un mio commento ad un post del 4 gennaio, a proposito dei rifiuti campani...
Mimmo.
Il guaio, Ugo, è che a questa conferenza gli Italiani non partecipano sia come relatori ( se non in ruoli di retroguardia) sia come istituzioni.
Questo la dice lunga sul grado di impegno dei nostri politici.
Che cacchio ci sta a fare un ministro dell'ambiente o un sottosegretario ai rifiuti se non trova 2 giorni per andarsi ad aggiornare?
Qui non è questione di ideologie: Sono dei cialtroni et amen.
La lavandaia di Via Dell'oche
...lavoro interdisciplinare e nuovo modo di pensare ...APPUNTO...
ci sono anche rifiuti analoghi del pensare - da trasformare.
Traspare buona energia dal suo articolo.
Maria
E' vero, esiste anche un rifiuto della mente che è generato dalla televisione e si accumula rendendo il cervello simile a una strada di Napoli in un giorno di sciopero dei netturbini in Agosto.
San Paulo: alcune (quante?) migliaia di persone in una sola città, per quanto sciaguratamente gigantesca, sono una goccia nell'oceano.
Anche a livello locale, 1000 persone su 11.000.000 (tale è la popolazione di San Paulo) che percentuale rappresentano?
A mio avviso, non si tratta di una scala in grado di incidere. Pur apprezzando l'encomiabile sperimentazione di San Paulo, invito a non gridare al miracolo perché nessun miracolo è in vista.
Prof. Bardi, è mia intenzione fare il disfattista ma esortare a tenere i piedi per terra. In quel che scrive, per ora, non vedo ragioni per scatenare un entusiasmo che potrebbe rivelarsi fratello delle illusioni. Non me ne voglia.
Errata corrige: l'esordio dell'ultima frase sarebbe dovuto essere "Prof. Bardi, non è mia intenzione [...]". Capita quando si scrive di fretta.
Caro anonimo, il futuro è come un bambino appena nato. E' piccolo e inerme, ma cresce. Poi può diventare qualunque cosa: il signor Rossi che fa il ragioniere, oppure Hitler o Gandhi. Il futuro non va mani sottovalutato.
A proposito di Sao Paulo, ho menzionato la tua opinione a Jutta Gutberlet, la quale suggerisce per prima cosa di dare un'occhiata al sup sito http://cbrl.uvic.ca (community based research laboratory). La puoi anche contattare direttamente a jutta@uvic.ca; capisce bene l'italiano anche se non lo scrive. Mi ha promesso che farà un post sulla sua esperienza a Sao Paulo apposta per il nostro blog
Io sto trattando diversi impianti di modifica molecolare,ove dai rifiuti solidi urbani si trae energia elettrica e termica....
non solo si elimina il problema dello smaltimento,ma si guadagnano fior di quattrini....Tutti i paesi aderenti al protocollo di Kyoto sono interessanti..
Io sto trattando diversi impianti di modifica molecolare,ove dai rifiuti solidi urbani andiamo a trarre energia elettrica e termica ad emissioni 0.
Tutti i paesi aderenti al protocollo di Kyoto sono interessanti...
Per informazioni tecniche non esitate a contattarmi!!!
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