I resti del "gasometro" ottocentesco nella zona Sud di Firenze che generava il gas per la prima illuminazione pubblica della città. Azionato con carbone inglese, è stato il primo elemento della rivoluzione industriale in Toscana.
Circolo ARCI; zona sud di Firenze.
Questo circolo ARCI è in una delle aree tradizionalmente operaie di Firenze. Ancora, mantiene qualcosa di quell'antica tradizione. Ma solo qualche vestigia nei quadri alle pareti e, forse, nella memoria degli anziani. Oggi, come in tutti i circoli del genere; alla sera c'è gente che beve, che chiacchera, che guarda la TV. Fino a non molti anni fa, nei circoli ARCI si trovava ancora gente che giocava a carte, ma quella generazione sembra essersi estinta, forse spazzata via dalle telenovelas.
Degli avventori di stasera, alcuni sembrano essere la versione toscana del Cipputi; probabilmente sono veri operai. Alcuni giovani hanno anche loro l'aspetto di operai, ma non è detto che lo siano. Possono essere cococo che lavorano in qualche call center, oppure studenti, oppure semplicemente semioccupati in lavori saltuari. Poco importa, tanto lo so che nessuno di loro, e neanche degli operai veri, verrà a sentire la mia conferenza. Ormai, ne ho fatte parecchie, so come vanno le cose.
La conferenza si tiene in una saletta piuttosto piccola e spoglia. All'inizio, sembra che sia stato un flop clamoroso. A parte me, mia moglie, e un paio di altre persone, la sala è completamente vuota. Non funziona nemmeno il proiettore delle diapositive. Peggio del solito; forse non era la serata giusta. Peccato, perché mi ero preparato un discorso che mi sembrava interessante.
Mi consolo pensando che la qualità dell'udienza che conta, non la quantità, e comincio a parlare. In realtà, le cose si mettono meglio di quanto non sembrasse. In breve, la gente comincia a entrare e la saletta si riempie. In un quarto d'ora ho almeno venti spettatori. Come mi aspettavo, non sono venuti né gli operai né i giovani. Ci sono persone di media età che sembrano più che altro impiegati. C'è un signore dai capelli bianchi con un'aria molto intellettuale in prima fila e una signora anziana vestita in scarpe da tennis e una tuta da ginnastica che si piazza anche lei in prima fila e mi guarda, curiosa. Ha i capelli completamente bianchi raccolti in una coda di cavallo. Si sono persi l'inizio, ma poco danno. Continuo a parlare.
Come dicevo, mi ero preparato. Quella zona di Firenze la conosco bene; ci sono nato e vissuto fino a 14 anni. Parto dalla storia del "gasometro", l'antico gassificatore che il Granduca Pietro Leopoldo aveva fatto costruire per dare luce alla città con i lampioni a gas. Il vecchio gasometro c'è ancora: è un monumento alla storia industriale della città. Racconto di come il carbone per il gasometro arrivasse dall'Inghilterra su navi a vela che attraccavano a Livorno. Racconto di come fosse poi laboriosamente trasportato a Firenze su delle chiatte che navigavano l'Arno controcorrente. Accendo il portatile e giro lo schermo verso l'udienza, facendo vedere il quadro di Telemaco Signorini che mostra la fatica fisica di quelli che tiravano le chiatte. La gente in platea si sporge in avanti per guardare il quadro: sono affascinati.
Continuo raccontando come la storia dell'industria italiana, e di conseguenza del movimento operaio, sia nata con il carbone inglese e ne abbia seguito le sorti. Come il declino del carbone inglese abbia portato al fascismo e alla necessità di cambiare alleanza: dall'Inghilterra alla Germania, che ancora ci poteva fornire il carbone negli anni '30. Racconto dei moti operai del 1921, che si erano svolti proprio in quella zona. Della repressione, dell'assassinio del sindacalista Spartaco Lavagnini. Di come, poi, si sia arrivati alla guerra. Racconto di come la storia moderna dell'Italia nel dopoguerra sia legata alla disponibilità di petrolio, esattamente come prima della guerra era legata al carbone. Faccio vedere le previsioni per la produzione e come tanti eventi degli ultimi anni siano strettamente legati alle disponibilità petrolifere. Parlo delle difficoltà che abbiamo di fronte e della carenza di petrolio che dobbiamo fronteggiare. Concludo dicendo che il futuro rispecchia il passato e che se ci ricordiamo degli errori fatti allora, forse potremo evitare di ripeterli.
Ormai mi accorgo bene se mi seguono oppure no. Qui, chiaramente, il messaggio sta passando. In particolare, l'intellettuale dai capelli bianchi seduto in prima fila sembra aver seguito ogni parola. Noto che ha le dita lunghe e affusolate come quelle di un musicista. Quando finisco, è il primo a commentare. Parla scandendo le parole, si sente che anche lui è abituato a parlare in pubblico. Si qualifica; dice che è il presidente del consiglio di quartiere. Dice che ha capito che questi sono dei concetti importantissimi; che ci vorrà del tempo per assimilarli, ma che sono fondamentali per capire il nostro futuro.
A questo punto, interviene la signora anziana; quella in tuta e scarpe da ginnastica. Cambia argomento di brutto. Qui, dice, bisogna identificare i politici che rubano. Dobbiamo fare un elenco; ci devono dire come hanno speso i nostri soldi. Poi prenderemo dei provvedimenti; lo stiamo già facendo. Parla stando seduta, rilassata.
Il presidente si tace con aria seccata, ma fulmina con lo sguardo la signora anziana. C'è un momento di gelo nell'udienza. Ahimé, la magia si è rotta. La discussione riprende, ma è un po' zoppicante. Mi chiedono, al solito, dei pannelli fotovoltaici, dei doppi vetri, dei veicoli elettrici. Si conclude verso mezzanotte. Il politico e la signora escono dalle due porte in dalle direzioni opposte, senza guardarsi.
Come ogni volta, mi chiedo se sia servito a qualcosa. Chi lo sa?
Se volete leggere qualcosa di più sul carbone in Toscana e in Italia, potete vedere questo link a www.aspoitalia.net
8 commenti:
serve Prof., serve in particolar modo a due cose: a far apparire simpatici gli accedemici (dei miei che ho avuto mai nessuno sarebbe entrato in un 'circolino'..come diciamo a Firenze) e cercare di dire cose diverse fa comunque pensare, anche se spesso le platee sono ristrette e chi segue tali interventi è spesso uno che già si interessa di quelle cose o che già le mette in pratica.
A volte spiego ai miei colleghi alcune cose in ambito meteo/climatico e da quali indizi si possa ricavare la 'prova' (o qualcosa di simile..) del global warming, ma non essendo un Prof. un pò fanno domande e un pò cambiano argomento spazientiti..
sempre il 'titolo' da corpo a cosa si dice..
Addirittura -come ho spiegato in un altro post- c'ho messo due anni a convincere quache collega ad acquistare uno scooter elettrico almeno per chi faceva chilometraggi ridicoli (sotto i 10km a/r) per venire a lavoro..spiegando i vantaggi dell'elettrico..ma nulla..addirittura un collega sta pensando all'acquisto di un suv..meglio allora che mi dedichi al silenzio:)
L'altro giorno ho dovuto di discutere sul fatto che il club di Roma avesse predetto la fine del petrolio entro 30 anni, ma di petrolio ce n'è una infinità!
E che Al Gore a casa sua consuma 200 kW (!!!).
Ma cosa ci dovrà fare con 200 kW?
Nemmeno avesse un hotel a Dubai con la pista da sci!!!
JAS
.....non si sa - ma è sempre uno spunto di autoriflessione primo - e qualche volta una situazione cosi poco conforme ad un concetto di efficienza - forse proprio quei due hanno avuto un in-put significativo.
Forse è soltanto un allenamento per uscire da un paradigma - affrontare il "non-senso" il "chi lo sa" per ammorbidire le proprie convinzioni e irrigidimenti. E ne abbaimo tutti scorie da smaltire.Siamo in una transizione enorme e la capacità di fare cose che non hanno una grande riposta o gratifica sono all' ordine del giorno. Tutta la mia stima per aver' dato la disponibilità a "due gatti".
Maria
Certo che serve parlare alla gente, qualcosa gli sarà rimasto in mente. Io avrei una richiesta ad ASPO: non si potrebbere mettere una sezione sul blog o sul sito, in cui si dice dove qualunque aspista terrà una conferenza??? Perchè io ne vorrei ascoltare qualcuna ma non so mai dove fanno queste conferenze.
Grazie dell'attenzione
Di solito capisco al volo dove vuole arrivare Bardi (è bravissimo) ma questa volta, mea culpa, il nodo della questione mi sfugge proprio. Un aiutino?
Mah.... il nodo della questione non lo so nemmeno io. E' solo la cronaca di un fatto veramente accaduto.
bah ,forse la bestialità della signore che proponeve una soluzione *esclusivamenete* sociale e politica (se ho capito bene ) a un problema di natura tecnico/fisica.
Se mi permettete la modifica di un motto tristemente noto inventato da Mao, l'originale diceva se non ricordo male:"Colpirne uno per educarne cento". Venne anche ripreso dai terroristi italiani, purtroppo.
Io lo modificherei così in senso positivo:"Informarne uno per risvegliarne cento".
Lo so che ci si scoraggia quando si dicono delle cose con delle prove e la gente sembra anestetizzata, però si gettano dei semi, qualcuno germoglierà nelle coscienze.
Spero.
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